Realizzi generalizzati per le tensioni sui rendimenti dei Treasury Debolezza sui


Le tensioni sui Treasury Usa innervosiscono i mercati, a partire dall’indice Nasdaq, con contestuale risalita della volatilità implicita (Vix: 27,20). Le prese di beneficio potrebbero proseguire nelle sedute a venire, ma non ci sono ancora segnali convincenti di un’inversione di tendenza al ribasso. Per l’S&P500 (PC: 3837; cfr. grafico) sono possibili discese a testare i minimi del mese di dicembre a ridosso di 3600: solo alla perforazione di tale supporto, al momento prematuro, si avrebbe un segnale convincente dell’inizio di un movimento correttivo in ottica pluri-settimanale. Il rischio correttivo cesserebbe su risalite al di sopra di 3935. Operativamente rimane opportuno mantenere un’esposizione leggera sul mercato (per i più aggressivi valutare short tattici sull’azionario USA su strappi dell’S&P500 verso quota 4000). Il driver che sostiene le dinamiche azionarie rimane l’iper-liquidità immessa nei circuiti dalle Banche Centrali. determinando uno scollamento crescente tra l’andamento delle Borse e quello dell’economia reale”: in termini di rischio-rendimento il focus deve rimanere sulla protezione dei portafogli.

- Preziosi: prese di beneficio anche sui metalli preziosi, in particolare in chiusura d’ottava, legate anch’esse alla risalita dei rendimenti dei Treasury. Il permanere di un contesto tendenziale di rendimenti “reali” negativi (cioè “rendimenti nominali - tasso di inflazione”) mantiene comunque un contesto favorevole sul comparto in termini strategici, al di là dell’erraticità a livello più tattico. Si conferma la debolezza dell’Oro rispetto all’Argento (che rimane laterale) e, ancor di più, nei confronti del Platino, che rimane inserito in un trend rialzista da inizio novembre, nonostante la scivolata della settimana.

- Obbligazionario: la “repressione finanziaria” attuata dalle Banche Centrali con i programmi di easing quantitativo mantiene i rendimenti schiacciati verso e sotto lo zero, sancendo la fine, di fatto, di una asset class tradizionalmente chiave in tutti i portafogli di investimento: uno scenario destinato a perdurare per anni, aggravato da possibili ritorni dell’inflazione a seguito delle politiche fiscali espansive attuate dai governi (che vanno ad aggiungersi alle politiche monetarie anch’esse iper-espansive). La risalita dei rendimenti dei Treasury delle ultime settimane non determina un cambio del quadro tecnico strategico ma riflette comunque il nervosismo crescente dei mercati per le prospettive di rialzo dell’inflazione e quindi di rendimenti reali negativi;

- Valute: il dollaro USA, dopo un nuovo minimo contro euro a 1,2368 a inizio anno, si è stabilizzato rimanendo comunque debole. Il cambio EurUsd (PC 1,2085) sta consolidando al di sopra di 1,1950: un nuovo impulso rialzista per la divisa unica si avrebbe solo al superamento di 1,2200/2250 (prematuro). Confermiamo comunque di evitare sovra-esposizioni sul biglietto verde, per il rischio di deprezzamenti del dollaro nei mesi a venire verso la prima resistenza critica a 1,2600 (a tendere anche 1,3000).

Stante il quadro di fondo, confermiamo “l’opportunità di mantenere una quota importante del portafoglio allocata sul comparto dei preziosi, in prospettiva strategica”. Come veicoli, manteniamo i seguenti Etc quotati su Borsa italiana:

Oro, ticker PHAU: PC 135,00; Argento, ticker PHAG: PC 20,340; Platino, ticker PHPT: PC 90,720. A parziale “copertura” della posizione lunga netta sul comparto manteniamo anche lo short sul Palladio, ticker 1PAS: PC 10,270.

Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC: 7,830), valutando incrementi su sbuffi dell’indice S&P500 verso quota 4.000.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)