Bond sotto la lente – Con quelli Mps meglio perdere un’occasione che…


Incertezza totale su che fine faranno le obbligazioni della banca senese in caso di vendita, fusione o spartizione con altri istituti. Il mercato così attende e scambia molto poco le obbligazioni del più vecchio istituto italiano.

Cedole & dividendi

A fare trading con i bond Mps si sarebbero potuti fare tanti soldi. Il condizionale però è d’obbligo per chi non ha un’elevata propensione al rischio, poiché i rating sono bassissimi e la volatilità molto alta. Ecco questi due aspetti prima di approfondite il tema.

Rating – La stessa banca ha di recente reso noto che, in sede di revisione annuale, l'agenzia DBRS Ratings ha deciso di confermare tutte le valutazioni di Mps, inclusi il Long-Term Issuer Rating a B (high), il Long-Term Senior Debt Rating a B (high) e il Long-Term Deposits Rating a BB (low). Agli istituzionali possono prestarsi per strumenti specifici ad alto rischio ma per il piccolo e medio investitore il discorso è ben diverso.

Volatilità – Analizziamo quello che è il titolo più seguito, il 10,5% subordinato Tier 2 23lg29 (Isin XS2031926731 – taglio 100.000 euro): nelle ultime 180 sedute ha registrato una variabilità del 28%, doppia rispetto a quella del Btp 2,8% 2067 (Isin IT0005217390), seppur quest’ultimo abbia una scadenza nettamente più lunga e una “duration” (sensibilità ai tassi) di oltre 5 volte superiore!

La somma delle due voci è assolutamente sfavorevole per le obbligazioni Mps, banca che pur appartiene di fatto allo Stato Italiano.

Il perché di questa diversità di comportamento deriva dai timori che l’istituto senese possa essere sottoposto a uno spezzatino fra asset buoni e cattivi, con il rischio che i bond rientrino in qualche modo sotto il secondo cappello. La politica in parte lo smentisce (ma chi crede più alla politica?), i media spingono l’una o l’altra ipotesi – secondo l’appartenenza di area – e l’investitore si trova in balia dei dubbi di ogni tipo.

Così gli Mps scambiano poco, hanno spread larghi (il 10,5% sui 400 pb) e potrebbero essere un affarone o un bidone. C’è troppa incertezza per capire se:

● resteranno di competenza della banca acquirente nell’ipotesi Unicredit

● verranno rimborsati anticipatamente

● subiranno una qualche forma di ristrutturazione, magari prevista nei termini di un accordo di vendita di Mps.

E che l’indecisione sia totale lo dimostra il fatto che perfino il 4% senior luglio 2022 (Isin XS2026202643 – spread sui 60 pb), adatto a collocare liquidità, sia di fatto fermo per un “pit stop” che non si sa quanto possa durare.

In questo contesto il consiglio è di estrema prudenza. Può darsi che si perda un’occasione d’oro (dati i tempi!) ma la precedente esperienza della ristrutturazione del 2017, con la conversione dei subordinati in azioni, è stata per molti una bruciatura troppo dolorosa. Magari la storia non si ripeterà ma il magari per ora resta d’obbligo.