Borse altalenanti


Si è assistito a una veloce scivolata sulle Borse in apertura di settimana ma poi sono tornati gli acquisti che hanno consentito una risalita sui livelli della settimana precedente. Come indicato la scorsa settimana, “non ci sono particolari novità, il trend dominante rimane positivo anche se si nota una lateralizzazione sia sull’indice USA Russel 2000 (sui livelli di febbraio-marzo) sia sul Dax tedesco (sui livelli di aprile), mentre l’S&P500 (cfr. grafico) e il Nasdaq rimangono poco al di sotto dei massimi. Anche la volatilità implicita si muove lateralmente poco al di sopra dei minimi dell’anno. In altre parole, è come se il mercato non percepisse rischi, e ciò risente dell’enorme flusso di liquidità che ha inondato i mercati finanziari post-Covid. La liquidità globale M2, che pre-epidemia si aggirava sugli 80mila miliardi di dollari Usa è balzata sui 100mila miliardi, con un rialzo senza precedenti. È evidente come il mercato continui a fare affidamento sulla rete di protezione garantita dall’interventismo della Fed e delle altre Banche Centrali. Segnali chiari di possibili storni al momento non ce ne sono, anche se questo rialzo trainato dalla liquidità appare poco sano e un movimento correttivo sarebbe assolutamente fisiologico e benvenuto”.

I mercati continuano a dipendere strutturalmente dalle politiche monetarie delle Banche Centrali, le quali minimizzano i rischi di risalita dell’inflazione per potere proseguire ad oltranza con la repressione dei rendimenti governativi, che è funzionale alla stabilizzazione dell’enorme debito, pubblico e privato, a livello globale. Secondo stime del Fondo Monetario Internazionale a fine 2020 il debito globale aveva infatti registrato l’assai poco invidiabile record di 277mila miliardi di dollari USA, circa il 365% del Pil mondiale (con la componente del debito pubblico rispetto al Pil sul 101,5% a livello mondiale, in Italia siamo al 160%). Una vera e propria “trappola del debito” che costringe le Banche Centrali a proseguire con le stesse politiche monetarie ultra-espansive che però sono proprio tra le principali responsabili dell’accumulo del debito, in particolare modo a partire dalla Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009. Come uscirne? La strada che le Banche Centrali stanno perseguendo è la classica uscita “inflazionistica”: mantenere i rendimenti schiacciati e lasciar salire i prezzi del carrello della spesa. In tal modo, con rendimenti reali negativi, i debiti (e i corrispondenti crediti) verrebbero “svalutati” in termini reali, cioè di potere d’acquisto. Un gigantesco spostamento di ricchezza dai risparmiatori/creditori ai debitori, che sono in genere gli Stati sovrani ma anche grandi imprese corporate, che potrebbe proseguire per anni, ponendo al risparmiatore il grande quesito su come difendere il proprio patrimonio in termini di potere d’acquisto negli anni a venire.

A livello di asset allocation, l’unica opzione rimane quella di “gestire le posizioni in ottica di controllo del rischio, riducendo la volatilità di portafoglio attraverso la diminuzione dell’esposizione agli asset più a rischio, come l’obbligazionario high-yield, i titoli a reddito fisso a lunga scadenza, l’azionario Usa, i settori che si sono apprezzati maggiormente negli ultimi 15 mesi. Il probabile ritorno dell’inflazione, non così temporaneo come dichiarano le Banche Centrali per giustificare la prosecuzione ad oltranza delle proprie politiche monetarie ultra-espansive per sgonfiare i debiti, mantiene un interesse strategico sul comparto dei preziosi e delle commodities, al di là dei movimenti erratici a livello settimanale/mensile.”

Sui metalli preziosi si è assistito ad un tentativo di rimbalzo del Platino, dopo lo scivolone delle ottave precedenti, e a una stabilizzazione sui minimi dell’ottava precedente per Oro e Argento. Il Palladio, dopo avere subìto una correzione marcata, sta tentando di fare base per poi rimbalzare. Al di là delle oscillazioni di breve/medio periodo, il comparto rimane comunque importante in ottica strategica. Come strumenti manteniamo quindi in portafoglio i seguenti Etc quotati su Borsa italiana: Oro, ticker PHAU: PC 141,43; Argento, ticker PHAG: PC 17,842; Platino, ticker PHPT: PC 77,580. Dopo il pesante sell-off sul Palladio si sono chiuse le posizioni corte e aperte posizioni lunghe (ticker : PHPD: PC 156,10).

Andamento mediamente positivo sulle altre materie prime che deteniamo in portafoglio: Frumento (ticker WEAT: PC 0,6651), Mais (ticker CORN: PC 0,8600), Caffè (ticker COFF: 0,9979), Cotone (ticker COTN: 2,2955), Rame (ticker COPA: 32,175), Nickel (ticker NICK: 15,388), Alluminio (ticker ALUM: 3,4775), Zucchero (ticker SUGA: 8,322), Cacao (ticker COCO: 2,303) Zinco (tickerZINC: 8,111).

Incrementate le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 6,864).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)