L'inflazione è in arrivo: è cambiato il quadro macro


In gennaio 2022 negli USA i prezzi erano al rialzo del 7.5%, un massimo da 40 anni a questa parte. A febbraio l’incremento è stato ancora peggio ovvero del 7.9%. Nell’eurozona l’inflazione a febbraio è stata del 5.8%. Fino a qui sembrano numeri buttati a caso su un foglio ma se pensate che avete 100.000 euro sul conto corrente allora sappiate che pronti partenza via ve ne ritrovate in un attimo 95.200 in termini di potere di acquisto. E non è finita qui perché la guerra in Ucraina genererà ulteriori aumenti di prezzo attraverso il complesso dei beni energetici e la catena alimentare.

Purtroppo gli economisti sono inaffidabili come gli stregoni: fino a pochi giorni fa andava di moda il mantra che l’inflazione è transitoria nonostante i 4 trilioni di dollari buttati nella fornace dell’economia mondiale durante la pandemia. Ora nessun economista si azzarda a continuare a recitare questo rosario perché tutti hanno capito che è probabile che l’inflazione non sia davvero transitoria ma al contrario sarà permanente. Ci ha pensato l’ex governatore della Banca d’Inghilterra Charles Goodhart, che oggi oltre ad occuparsi di politica monetaria alleva pecore in una fattoria del Devon, con un paper dove profetizza la fine dell’inflazione stabile a livelli prossimi allo zero e arriva a prevedere una inflazione sempre stabile ma a cavallo del 5% per i lustri a venire. Se finora la politica monetaria ha prima identificato l’inflazione come un problema di troppa moneta in circolazione per pochi beni disponibili e poi come l’effetto di una bassa disoccupazione che spinge verso l’alto i salari oggi entra in campo una nuova variabile: la mancanza di lavoro per la bassa natalità che sta minando la crescita della popolazione mondiale. Così secondo Goodhart la ragione per cui abbiamo visto anni con l’inflazione inesistente sarebbe stata l’entrata nel mercato del lavoro di milioni di lavoratori cinesi e dell’est Europa a salari irrisori. Ora nessuno fa più figli tanto che la Germania, paese che è noto per guardare avanti, ha in programma di integrare nel proprio mercato del lavoro ogni anno 400.000 lavoratori stranieri specializzati. Mentre in Cina la denatalità sta diventando un problema sempre più scottante.

Quindi l’inflazione non è transitoria come ci avevano raccontato e la guerra in Ucraina non fa che peggiorare questa situazione aggiungendo il problema delle forniture energentiche.

Pubblico di seguito un grafico che la dice lunga su come l’inflazione CPI negli USA sia a livelli mai visti negli ultimi 40 anni:

La domanda che tutti si fanno è che effetto avrà l’inflazione sull’attività economica e questo è presto detto: diminuzione della crescita. E lo dimostra molto bene il grafico che segue che mette in relazione il PPI ovvero l’indice dei prezzi alla produzione (scala invertita) e l’ISM manifatturiero che misura l’entità dell’attività manifatturiera. Come vedete dal grafico che segue la curva arancione è nella zona di oscillazione in basso e ci indica come tra breve anche quella blu (attività manifatturiera) finirà nella stessa direzione:

A livello di quotazioni di Borsa tutto il pistolotto precedente è indicativo di una situazione in cui delle due l’una:

  1. 1. O il recente assestamento delle Borse è stato l’anticamera di quello che vi ho appena scritto perché le Borse anticipano la realtà e quindi si sono adeguate
  2. 2. O il recente assestamento è il film dell’inflazione che non tiene conto se non a livello emotivo anche dell’Ucraina e quindi il bello lo dobbiamo ancora vedere

Personalmente non ho nessuna idea di dove possa andare il mercato perché la situazione Ucraina può “esplodere” nel giro di poche ora da una parte o dall’altra visto che sembra che ci siano negoziati in corso ed entrambe le parti hanno capito che non si arriva ad uno status quo militare senza che ci sia un accordo. Quindi faremo come fanno quelli bravi che prendono a riferimento un minimo di mercato e lo considerano il punto di non ritorno. Nel nostro caso mi pare di capire che il punto di non ritorno sia il minimo della settimana precedente. Pubblico il grafico del Ftse All Share con il punto di non ritorno di quota 22.971 perché in fin dei conti siamo italiani ma poi vengono anche gli indici USA:

Gli indici azionari USA hanno una faccia meno triste di quelli italiani e pubblico di seguito il grafico del Nasdaq 100 che ha segnato 3 minimi uno nei pressi dell’altro dimostrando di essere su un supporto che per il momento regge:

Morale: consideriamo gli ultimi 3 minimi del Nasdaq e il minimo del Ftse All Share come il punto di non ritorno: sotto inizia il ribasso. Sopra siamo in un buy opportunity, soprattutto se finalmente si ferma la macelleria ucraina.