Ci sono anche delle buone notizie ... tra cui che quando la notte è più cupa ...


Io sono un patito della storia della mia famiglia. Ho anche scritto un centinaio di pagine su diversi personaggi della mia famiglia e un giorno o l’altro la pubblicherò perché è strettamente intrecciata, come tutte le storie di tutte le famiglie, con la storia d’Italia. Quando ripercorri le tappe della storia della tua famiglia ti rendi conto che i singoli, per quanto brillanti, hanno sempre potuto fare poco rispetto al quadro generale. Se il fiore dei loro anni è corrisposto alla prima guerra mondiale sono stati semplicemente rovinati indipendentemente da quello che erano e sapevano fare. Se il fiore dei loro anni è corrisposto a dopo la seconda guerra mondiale hanno fatto semplicemente un buon successo indipendentemente da tutto. Se sono partiti durante l’ultima grande crisi della società italiana che sono stati gli anni ’70 raramente hanno avuto un successo straordinario. Al netto ovviamente di tutti quelli che riposano oggi al Cimitero Militale del Montello perché caduti nella battaglia di arresto del Piave o rientrati devastati nel corpo e nello spirito dalla guerra di trincea e dalla prigionia in Austria Ungheria.

Parlavo con l’”omino nero” che tutti miei lettori conoscono benissimo qualche giorno fa e lui si chiedeva sconsolato perché sua figlia avrebbe dovuto vivere “per i prossimi anni in deflazione”. E motivava questo ragionamento con una tale dose di dati macro a cui io francamente non riuscito a reagire. Però l’omino nero ha il senso della storia e sa benissimo che gli anni prossimi venturi, ceteribus paribus, non saranno lieti per il nostro Paese.

Capisco che se il tuo problema è scegliere il prossimo sabato sera la pizzeria con la pizza che piace a te (alta o bassa che sia, larga o stretta che sia) allora questi discorsi non hanno senso. E forse hai ragione tu perché vivi sereno. Però qui il problema sta iniziando a porsi in maniera davvero essenziale.

Un mio lettore che è un noto gestore stamattina scherzava chiosando che quando Tomasini fa questi pensieri vuol dire che siamo sul fondo del ribasso.

Lo spero ma purtroppo non lo vedo.

E vi spiego.

Come ricorda James Mackintosh sul Wall Street Journal “quando i prezzi del petrolio raddoppiano o più in un anno spesso succede un patatrac. A volte si tratta di una recessione, come nel 1974, 1980 o 2001. Altre volte una recessione è appena iniziata, come nel 1990 o nel 2008. Lunedì, il benchmark globale del petrolio greggio è salito brevemente a $ 139 al barile, raddoppiando rispetto a un anno fa non appena è stato discusso negli USA a livello politico l’embargo sulle esportazioni di petrolio russo. Questi cupi parallelismi storici sono giustificati o la situazione attuale potrebbe essere più simile al 2017 quando il petrolio è raddoppiato ma il mondo era tutto a posto ?”

E il grafico che segue vi mostra senza ombra di dubbio che in prossimità di ogni impennata del prezzo del petrolio rispetto ad un anno prima c’è una area grigia che significa una sola cosa: recessione. Ho segnato in rosso i picchi con sull’asse delle ordinate la percentuale di incremento mentre con la linea orizzontale verde.

Per l’opinionista americano potremmo scegliere tra due paragoni: la crisi petrolifera del 1973-1974 e la rivoluzione iraniana del 1979. Nel primo caso l’Sp500 ha perso il 43% ed è stato secondo rispetto alla crisi del 29 e superato solo dal crack di Lehman Brothers. Nel secondo caso l’Sp500 ha guadagnato il 12%, circa in linea con l’inflazione.

Fino a qui diciamo che ci sarebbe da piangere.

In realtà ci sono molte buone notizie: l'economia USA è oggi molto più resiliente agli shock petroliferi, sia perché la produzione statunitense è stata potenziata dallo shale gas, sia perché l'economia è più efficiente dal punto di vista energetico. L'intensità energetica, misurata dalla quantità di energia necessaria per ogni dollaro di prodotto interno lordo , è scesa di circa il 40% da prima dell'embargo arabo del 1973-1974 all'indomani dell'embargo iraniano 1979-1980 e da allora si è dimezzata di nuovo.

E non da meno ha fatto l’Europa. Il piano presentato ieri dalla Commissione Europea è l’inizio di una direzione nuova nella politica comune europea, finora non è stato ancora dato il giusto peso alle notizie di stampa ma stiamo parlando di una Europa che finalmente diventa Europa come stato sovrano attraverso l’emissione di Eurobond per la difesa e la politica energetica e che condivide le scorte di materie prime energetiche. Una cosa a cui nessuno avrebbe mai pensato nemmeno di osare esattamente il 23 febbraio 2022 ma che oggi 9 marzo 2022 rischia di essere approvata nel giro di settimane. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno ricompattato un continente che dovrebbe essere vaso di ferro tra vasi di ferro e non vaso di coccio.

Poi c’è una notizia cattiva: le azioni erano sopravvalutate secondo l’indice di Shiller nel 1973-1974 ed è per questo che hanno perso tanto (situazione simile a quella attuale) mentre erano sottovalutate nel 1979-1980 sempre secondo l’indice di Shiller (ammesso e non concesso che questo indice funzioni, ma questo lo diciamo noi).

Siccome l’Europa (e l’Italia) sono oggi molto più indietro rispetto agli USA in termini di valutazione azionarie c’è chi dice che se tutto torna a posto nel giro di qualche settimana ( accordo tra Russi e Ucraina e cessate il fuoco) potrebbe essere (per l’Italia) la buy opportunity di una vita.

Non voglio fare previsioni ma voglio semplicemente dire che la situazione è talmente fluida da poter essere l’inizio della fine così come l’inizio di un nuovo inizio.

Quindi non strappiamoci i capelli né sentiamoci sollevati: la notte è più cupa quando l’alba è vicina ricorda la sentinella …