Borse: non essere prigionieri di quello che è successo ieri


Una delle ragioni della diffusione dell’analisi tecnica è che ti dà il senso di controllo del mercato. Siccome i prezzi sono il pensiero e l’azione del mercato nel suo complesso considerare solamente i prezzi senza nessuna valutazione di tipo fondamentale ti permette di catturare quello che è lo spirito del mercato al di là delle parole dello stesso. Della serie vedo dove vanno i tuoi soldi e vedo cosa pensi e non l’incontrario. Con la chiusura di venerdì scorso Wall Street ha espresso i suoi voti in maniera chiara: rialzo.

I prezzi del Nasdaq 100 che riproduciamo qui sotto infatti hanno chiuso al di sopra del massimo relativo precedente disegnando quello che è un doppio minimo (figura blu) mentre contemporaneamente violavano la trendline discendente degli ultimi 2 mesi (linea rossa).

Se due più due fa quattro ecco che siamo in una situazione tecnicamente simile: due segnali rialzisti ci danno il polso di un mercato che “ne sa più di noi”. È evidente che ognuno di noi ha la sua opinione relativamente alla guerra in Ucraina, la crisi energetica, la politica dei tassi di interesse in giro per il mondo. Ma alla fine conta quello che pensa la maggioranza degli operatori di mercato e la maggioranza degli operatori di mercato a venerdì 18 marzo vede positivamente la situazione.

Una cosa che non dobbiamo fare è quella di rimanere prigionieri di quello che pensavamo fino a ieri. Questo è tipico non solo dei commentatori di Borsa come me (che temono di fare “brutta figura” cambiando opinione) ma anche dei singoli investitori che debbono “moralizzare” ogni loro azione sul mercato. Se hanno venduto male il portafoglio debbono farsene una ragione e per questo perseverano dal quello che è il lato sbagliato del mercato. Se non hanno venduto il portafoglio e sono in perdita vedono solo roseo davanti a sé per giustificare di non avere venduto. Se il Nasdaq si manterrà sopra 14.342 ovvero sopra il massimo relativo precedente il bello tornerà sui mercati azionari. È evidente che tanti altri indici azionari come quello italiano ed europei in genere rimangono sacrificati ma l’impatto della crisi energetica è diverso da Paese a Paese e noi europei lo subiremo maggiormente.

Conclusione: fino a qui sembra tutto rientrato, purtroppo l’inflazione non è transitoria come ce lo hanno raccontato e rimarrà con noi ancora per molto. Un po’ di inflazione non fa male raccontano i vati dell’economia ma come sempre ad ogni cosa la sua dose giusta. Il dibattito si sposterà quindi su percorsi più accidentati ovvero su quanta inflazione è buona e quanta inflazione è cattiva e quanto i rialzi dei tassi la terranno a bada oppure no. Il quadro, comunque lo vogliate disegnare, è cambiato. E ci dobbiamo adeguare. Che il quadro sia cambiato non significa che vada peggio o meglio, significa che dobbiamo cambiare modo di pensare.