Area di atterraggio in vista


Emicrania, ansia, depressione: questi sono gli effetti di disastri a livello borsistico come quello di venerdì. Eppure di solito quando ci sono queste conseguenze piscologiche siamo già alla fine del giro infernale. E questo nel caso odierno per due ragioni:

  1. 1. La prima è banale: siamo alla seconda barra di ribasso eccezionalmente forte e oggi avremo la terza barra ribassista. I mercati si muovono a onde di 3 e quindi già oggi potremmo vedere la fine almeno in chiusura.
  2.  
  3. 2. I mercati non ragionano con dei dati puntuali ma ragionano per zone o per scalini. E all’interno della zona abbiamo il rumore ovvero un poco su un poco giù non cambia il quadro. L’area di atterraggio abbiamo detto da sempre è a cavallo di 23.000 anzi un poco sopra 23.000 del Ftse All Share e qui ci aspettiamo che i prezzi vadano a sbattere prima o poi. Quindi se oggi assistessimo ad una discesa fino a 23.000 del Ftse All Share vedremmo completata la nostra previsione.

Discorso diverso è se in un crescendo di volatilità il nostro mercato spaccasse anche il supporto di 23.000 per dirigersi di nuovo ulteriormente verso il basso. Questo aprirebbe uno scenario più preoccupante ma prima di fasciarsi la testa aspettiamo a rompercela.

E per capire il perché di questa posizione dobbiamo guardare i dati macro. Capisco che spesso i lettori sono disorientati quando all’interno di un commento di Borsa gli parli dei dati macro ma è questa la benzina dei mercati.

Il quadro macro delle economie dei paesi sviluppati è di espansione. E’ vero che abbiamo avuto un trimestre negativo negli USA ma le previsioni sono che non ci sarà il secondo. E comunque stiamo parlando di un -1.5% quando l’economia USA nell’anno precedente è semplicemente volata. L’economia italiana sta correndo verso un Pil 2022 2.2% annuale mentre il tendenziale del Pil del primo trimestre 2022 è al + 5.8%. Mi scrive un lettore: “sogno o son desto ? Abbiamo fatturati imbarazzanti nel mio settore (piastrelle ceramiche) e mi chiedo se non finisca prima o poi in bolla”. E  l’effetto della crescita è l’inflazione, secondo passaggio, che alla faccia di tutti quelli che dicono che è transitoria sarà a doppia cifra alla fine dell’anno. E di nuovo, terzo passaggio, i tassi che volano al rialzo e la BCE che è costretta a chiudere i rubinetti del quantitative easing. Martedì e mercoledì si riunisce la Fed e forse avremo un rialzo dei tassi dello 0.50 e quindi quello che abbiamo visto in Europa la scorsa settimana lo vedremo mercoledì negli USA.

Fin qui abbiamo scritto banalità. Ma quello che si chiedono i mercati è se il rialzo dei tassi sarà in grado di curare la febbre dell’economia che è l’inflazione senza per forza toccare la crescita. Quindi si presuppone che la crescita perduri e questo soprattutto negli USA nonostante il rialzo dei tassi. I dati sulla disoccupazione negli USA sono allucinanti perché l’economia continua a creare posti di lavoro ed è questo un fattore che contribuisce a surriscaldare i prezzi.

E qui ritorniamo al discorso precedente: finché gli indici USA non segnano nuovi minimi e finché noi rimaniamo sopra 23.000 del Ftse All Share siamo all’interno di un quadro che non preoccupa i mercati e quindi non dobbiamo preoccuparci neppure noi.

Ci si metta che a livello ciclico tutto questo è stato già scontato e lo vediamo da un conteggio del Set Up ribassista del Sequential sul mensile del rendimento del BTP decennale che pubblico di seguito e un set up rialzista del Sequential sul BTP. Gli indicatori ciclici ci dicono che non può piovere per sempre e più si allunga il periodo delle piogge più  più è facile che torni sereno:

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