Mercati caldi – Cina e Asia, la ripartenza verrà da qui


Già primi buoni segnali per le Borse di Pechino e dintorni. Tutti i fattori che incidono sugli “emerging” del Continente asiatico in base alle valutazioni di due analisti di KraneShares.

Buy and sell

Il secondo trimestre del 2022 è stato difficile per i mercati globali. Nonostante si ipotizzi di intravedere ora la luce alla fine del tunnel e forse si siano già visti i massimi nei prezzi dell'energia e delle materie prime, ci si attende che le principali economie inaspriscano ora ulteriormente le loro politiche monetarie. Tuttavia, la Cina è una delle poche eccezioni. E’ l’opinione di Anthony Sassine, senior investment strategist, e di Robin Zheng, quantitative research analyst, entrambi dell’emittente di Etf KraneShares.

Questa la loro analisi: “Stiamo assistendo a un potenziale cambiamento strutturale del regime economico, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, dove i tassi e le valutazioni sono più elevati e la crescita sembra essere in difficoltà, almeno nel breve periodo. Riteniamo che mercati emergenti e Cina dovrebbero beneficiare di tali cambiamenti grazie alle maggiori aspettative di crescita, alle valutazioni più basse e al posizionamento fortemente sottopesato degli investitori”.

La performance dei mercati emergenti sta soffrendo nelle prime settimane della seconda metà del 2022, con la sola eccezione della Cina. La Corea è stata tra i Paesi asiatici più colpiti dal punto di vista del risultato azionario: l'indice Msci Korea ha subito un calo del 20,83% nel secondo trimestre, a causa dell'inflazione, dei tassi in rialzo, dell'ondata di Omicron, dei lockdown in Cina e dello sciopero dei camionisti, che hanno colpito duramente la fiducia dei consumatori e il sentiment degli investitori soprattutto a luglio.
La Bank of Korea ha rivisto il Pil del primo trimestre dal 3% al 2,6% a giugno, a causa di una crescita più debole di quanto inizialmente previsto nelle esportazioni e nella produzione. Una situazione simile si è verificata a Taiwan, dove l'inflazione, i lockdown in Cina e l'ondata locale di Covid 19 hanno danneggiato il morale dei consumatori, portando a un calo del 19,81% per l'indice Msci Taiwan nel secondo trimestre.
Le economie esposte alle materie prime, come Brasile, Indonesia e Arabia Saudita, si sono indebolite a giugno a causa del raffreddamento dei prezzi del petrolio e dei metalli.
L'India continua invece a performare meglio della maggior parte dei Paesi emergenti, grazie alla forte crescita delle esportazioni e del settore manifatturiero. Tuttavia, l'impatto dei prezzi elevati del petrolio si è riflesso sul bilancio del Paese, che a giugno ha registrato un deficit record delle partite correnti in percentuale sul Pil.

La sovraperformance della Cina nel secondo trimestre si riflette bene nelle sue valutazioni azionarie. Mentre il valore relativo dei mercati emergenti rispetto a Wall Street è ancora significativamente più basso in confronto alla media di lungo periodo, quello relativo alle azioni cinesi (misurate tramite l’indice Msci China All Shares) riguardo a Wall Street (indice S&P 500) è salito sopra la media degli ultimi sei anni, sebbene rimanga scontato di oltre il 30% in rapporto alle azioni Usa.

A livello settoriale, i beni di consumo discrezionali sono stati gli unici a registrare rendimenti positivi nel secondo trimestre. L'indice Msci EM Consumer Discretionary ha guadagnato il 6,26%, trainato dalla rimonta dei titoli cinesi. L'Msci China Consumer Discretionary Index ha registrato infatti un rendimento del +18%. L'energia è stato il settore con la seconda migliore performance dei mercati emergenti, con l'Msci EM Energy Index che ha però perso il 5,90% nel secondo trimestre e l’8,51% a giugno. L'Information Technology e i materiali hanno riportato la performance peggiore, dal momento che i lockdown hanno colpito i titoli legati ai semiconduttori in Taiwan e Corea, causando interruzioni nelle catene di fornitura in tutta l'Asia.

Ci stiamo avvicinando al picco di volatilità per gli emerging e la Cina? Per Anthony Sassine e Robin Zheng “se si sono registrati i picchi di inflazione ci potrebbe essere una nuova fase di assunzione di rischio a livello globale. Da qualche tempo i prezzi delle materie prime hanno iniziato a scendere e, a causa dell'aumento dei tassi, mentre si stanno concretizzando i segnali di un rallentamento dei mercati statunitensi dell’immobiliare e dell’automotive. Riteniamo che gli investitori ricominceranno a concentrarsi sui fondamentali e che emergenti e Cina ne beneficeranno”.

Sassine prosegue: “Per quanto riguarda il resto degli ‘emerging’, il sentiment negativo dei consumatori e degli investitori potrebbe migliorare, soprattutto a Taiwan e in Corea. Prevediamo una ripresa dell'attività economica con la riapertura completa della Cina e l'allentamento dell'inflazione. Nel breve termine ci aspettiamo ancora una stretta monetaria sia in Corea che a Taiwan ma crediamo che il calo dei prezzi delle materie prime aiuterà a contenere l'inflazione. In India emergono segnali di rallentamento nel settore delle esportazioni e in quello manifatturiero, che quest'anno sono stati entrambi particolarmente brillanti. Tuttavia, il calo dei prezzi del petrolio e dell''inflazione dovrebbe sostenere i consumi, principale motore di crescita a lungo termine”.

Lo sviluppo della Cina dovrebbe riprendersi dall'impatto dei lockdown nella seconda metà dell'anno. Anche se quello dei ricavi delle società potrebbe essere inferiore ai trend di lungo periodo, si pensa che la crescita degli utili rimarrà robusta, dal momento che le società continueranno a tagliare i costi e gli investimenti poco redditizi. Quindi le valutazioni attraenti, il sottopeso dei risparmiatori e la fine del ciclo normativo in Cina cominceranno ad attrarre gli investitori con la ripresa della crescita.
L'epidemia di Covid 19 rimane però il rischio principale. Con l'avvicinarsi delle elezioni, si ritiene che Pechino potrebbe essere costretta ad allentare significativamente la propria politica Zero Covid, soprattutto se questa dovesse continuare a rappresentare un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di crescita. A giugno il Governo ha così pubblicato nuove linee guida per la prevenzione delle malattie, volte a ridurre l’impatto economico di eventuali futuri lockdown.

In conclusione si ritiene che i mercati siano tornati positivi sulle A shares cinesi, dopo un anno e mezzo di attesa. Questa tipologia azionaria domestica integra alcuni dei settori più redditizi e innovativi della Cina, tra cui alimentare e bevande, elettrodomestici, sanità, telefonia 5G, manifattura di fascia alta e altri ancora. Oltre al suo potenziale di crescita a lungo termine con la transizione della Cina verso la “new economy”, il mercato delle A shares si sta ulteriormente aprendo agli investitori domestici ed esteri. A giugno il Governo ha proposto un progetto di legge per consentire ai fondi pensione di investire nel mercato azionario. Inoltre, poiché Pechino continua a ribadire che "le abitazioni sono per viverci, non per speculare", ci si aspetta che parte dei risparmi venga reindirizzata da investimenti immobiliari verso l’azionario.
La traiettoria di crescita a lungo termine della Cina e dei mercati emergenti non è cambiata ma è stata piuttosto interrotta dalla pandemia, dalla guerra e dalle normative. C’è da credere che il superamento di alcuni o di tutti questi problemi possa essere un catalizzatore a breve termine per i mercati emergenti, come lo è stato per la Cina nel secondo trimestre di quest’anno.