NUOVI RECORD PER GLI INDICI AZIONARI S&P500 E NASDAQ100 GRAZIE AI BUONI DATI SUL MERCATO DEL LAVORO.
DOLLARO INDEX STABILE MENTRE CONTINUANO A SCENDERE I RENDIMENTI DEI BONDS SU TUTTE LE SCADENZE.
IN LEGGERO RECUPERO LE QUOTAZIONI DELL’ORO E DELLE ALTRE COMMODITIES PREZIOSE COSI’ COME LE COMMMODITIES INDUSTRIALI. STABILE IL PETROLIO SUI 67-68$/B.
Venerdì scorso l'indice S&P500 ha raggiunto la sua 57a chiusura record dell'anno registrando guadagni annuali consecutivi del 20% o più, per cinque volte dal 1928. Non da meno l’indice NASDAQ100 che con una poderosa accelerazione dei titoli ad alta capitalizzazione come quelli dell’indice ‘Magnificent Seven’ che guadagnando il + 6,60% hanno contribuito a far registrare un nuovo record sopra i 21600 punti. Solo gli indici DOW JONES e RUSSELL2000 sono rimasti al palo riportando perdite rispettivamente dello 0,60% e dell’1,10%.
Ad oggi le performance annuali dei maggiori indici azionari USA sono racchiuse nella seguente tabella:
NASDAQ COMPOSITE: +32.3%
NASDAQ100: + 28,51%
S&P 500: +27.7%
S&P Midcap 400: +19.8%
RUSSELL 2000: +18.9%
DOW JONES Industrial Average: +18.5%
Questi rialzi si sono verificati grazie alla base di una solida economia statunitense e le aspettative future potrebbero essere altrettanto rosee se i tassi di interesse dovessero scendere di più, se i tagli fiscali e la deregolamentazione promessi dal presidente eletto Donald Trump dovessero essere praticati.
Con le sue proposte di ingenti dazi e tagli fiscali, Trump ha alimentato un rialzo del dollaro, poiché gli investitori hanno previsto il probabile aumento dell'inflazione che queste misure potrebbero comportare.
Ma questi hanno anche alimentato un rally nelle azioni statunitensi verso nuovi massimi record, poiché gli investitori hanno scontato il possibile impatto positivo sulla crescita. Uno degli effetti collaterali è stata un'ondata di capitale che è confluita nelle azioni statunitensi a spese dei mercati azionari altrove.
Le indicazioni di eccesso di euforia sul mercato si stanno accumulando, con l’indice S&P500 che è stato scambiato a 22,6 volte gli utili previsti per i prossimi 12 mesi, il suo rapporto P/E più alto in più di tre anni. Tanto per citarne alcune, Sentimentrader.com ha rilevato che i flussi in entrata dentro i veicoli levereggiati al rialzo sono cresciuti del 16% nelle ultime 3 settimane, e ci sono 14 dollari investiti negli ETF a leva al rialzo per ogni dollaro in un ETF a leva al ribasso su Wall Street al momento, nuovo massimo storico del ratio.
Solitamente questi livelli di ipercomprato (75 di RSI, le serie positive, etc.) portano a consolidamenti di qualche tipo in tempi non troppo lunghi. Tra l’altro, è interessante notare che gli insiders hanno praticamente smesso di comprare a questi livelli, che evidentemente giudicano cari nel breve, a prescindere dal quadro economico e dai fondamentali.
Ripetiamolo ancora una volta, questo tipo di momentum non si riscontra vicino ai top del mercato. I trend prima di invertirsi si indeboliscono, solitamente. Sentimentrader.com ha illustrato un altro backtest che conferma questo argomento: Il VIX, volatilità implicita nei prezzi delle opzioni dell’S&P500, è crollato in un mese da oltre 20 punti a meno di 14, a segnalare un radicale cambiamento di scenario degli operatori, da prudente a euforico.
La performance a 12 mesi dopo questi fenomeni (coerenti con un rally a bassa volatilità realizzata come quello osservato di recente) è stata sempre positiva a 12 mesi, con una sola eccezione.
Su queste basi sembra sensato attendersi un rialzo più contenuto nel breve (in fin dei conti l’S&500 sta guadagnando il 27.7% da inizio anno, e il record del 21° secolo è stato fatto nel 2013 con +29.6%), ma una performance positiva nel 2025, con eventualmente segnali di perdita di momentum, potrebbe portare ad un progresso a cifra singola in un contesto di volatilità crescente.
A livello di commodities il mercato del petrolio rimane sotto pressione. I prezzi del greggio sono scesi ancora questa settimana (minimo delle ultime tre) a causa dell'ennesimo rinvio dell'aumento della produzione da parte dell'OPEC. Il cartello allargato non potrà aumentare le proprie quote fino ad aprile 2025. Si tratta di una decisione attesa che riflette la continua cautela dinanzi a prospettive di domanda che stentano a rassicurare. Da segnalare una piccola ripresa del future sul RAME.
Infine una buona notizia, fresca di giornata, arriva dalla CINA. Una dichiarazione del Politburo cinese ha affermato che “implementerà politiche fiscali più proattive e allenterà moderatamente le politiche monetarie, arricchirà e migliorerà le politiche finanziarie rafforzando gli aggiustamenti anticiclici straordinari”. Difficile da decifrare nel concreto ma il mercato azionario di Hong Kong ha preso bene questa dichiarazione con un bel balzo dei titoli.
Diamo ora uno sguardo ai movimenti sui fondi. Gli investitori statunitensi hanno fatto incetta di fondi azionari per la quinta settimana consecutiva fino al 4 novembre, spinti dal rally dei principali indici di Wall Street, dall'ottimismo per una forte crescita economica e dalle aspettative di un terzo taglio consecutivo dei tassi della Federal Reserve questo mese.
Secondo i dati LSEG, durante la settimana gli investitori hanno acquisito fondi azionari statunitensi per un valore netto di 8,85 miliardi di $, dopo circa 11,8 miliardi di $ di acquisti netti nella settimana precedente.
I fondi large-cap statunitensi hanno assistito a un robusto afflusso di 6,6 miliardi di $, il più grande in tre settimane. Gli investitori hanno anche accumulato fondi small-cap e multi-cap per un netto di 2,59 miliardi di $ e 585 milioni di $, rispettivamente.
Nel frattempo, i fondi settoriali statunitensi hanno registrato deflussi netti per 321 milioni di $, dopo afflussi per tre settimane di fila. Gli investitori hanno abbandonato i fondi del settore tecnologico e sanitario per un valore rispettivamente di 914 milioni e 538 milioni di $.
Allo stesso tempo, gli acquisti netti settimanali di fondi obbligazionari statunitensi sono scesi a 3,7 miliardi di $, il minimo delle ultime sei settimane.
I fondi obbligazionari nazionali imponibili di grado di investimento da breve a intermedio e i fondi obbligazionari municipali hanno comunque ricevuto rispettivamente significativi afflussi per un valore di 2,01 miliardi di $, 1,36 miliardi di $ e 1,15 miliardi di $.
Nel contempo, gli investitori hanno immesso nei fondi del mercato monetario statunitense la considerevole cifra di 121,34 miliardi di $, la cifra più elevata in una settimana da aprile 2020.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
I rendimenti dei titoli del Tesoro USA sono scesi dopo che il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha dichiarato mercoledì scorso che la recente performance dell'economia consentirà alla banca centrale USA di essere più giudiziosa con il futuro percorso dei tagli dei tassi di interesse. Data la crescita migliore del previsto rispetto alle aspettative di inizio anno, "possiamo permetterci di essere un po' più cauti mentre cerchiamo di trovare una politica di tassi neutrale", ha affermato Powell.
Lontano dalle turbolenze politiche, gli investitori sperano di avere maggiori indizi sul percorso politico che la Fed probabilmente intraprenderà il prossimo anno, dopo il buon rapporto sull'occupazione di novembre e in attesa del dato sull’inflazione di novembre, atteso per mercoledì.
Il report sull'attività economica degli Stati Uniti, noto anche come “Beige Book” ha evidenziato una crescita leggera nella maggior parte delle regioni dall'inizio di ottobre, con una crescita dell'occupazione "moderata", un'inflazione in aumento a un ritmo modesto e aziende che esprimono ottimismo sul futuro, come ha affermato mercoledì scorso la FED in una sintesi di sondaggi e interviste provenienti da tutto il paese.
Questo scenario ha storicamente prodotto forti guadagni azionari, ed è stato supportato dal rapporto sull'occupazione di venerdì, secondo cui la crescita mensile dei posti di lavoro è stata più forte del previsto. Tuttavia, i dati non erano propensi a segnalare un cambiamento sostanziale nelle condizioni del mercato del lavoro che avrebbe portato la FED a riconsiderare la sua traiettoria dei tassi nella riunione del 17-18 dicembre.
Il presidente della Federal Reserve di St. Louis ha affermato di aspettarsi che la FED sarà in grado di continuare a tagliare i tassi di interesse, ma ha avvertito che il ritmo delle azioni future è diventato meno chiaro.
I dati sul mercato del lavoro di novembre, pubblicati venerdì scorso, in aggregato non sono stati da disprezzare, ma nemmeno rappresentativi di un mercato del lavoro USA in accelerazione particolare, e con un dato riveniente dall’indagine sulle famiglie, costantemente più debole del dato sui nuovi occupati, come visibile nel seguente grafico:
Nulla che potesse creare ripensamenti ad una FED che aveva già lasciato intendere di voler tagliare a Dicembre, in assenza di shock. Tuttavia, i dati sui prezzi al consumo attesi mercoledì potrebbero mettere a repentaglio il quadro ottimistico se i tassi di inflazione superassero le aspettative, ponendo una sfida per i titoli azionari in forte crescita.
Così la Fed Funds Strip è corsa a scontare una probabilità del 90% di un taglio da 25 bps il 18, seguito da un altro scontato al 90% entro il FOMC del 19 marzo 2025. E le pressioni al ribasso si sono estese sulla curva dei tassi USA. Il rendimento dei titoli di riferimento statunitensi a 10 anni è sceso dal 4,228% registrato martedì scorso al 4,155% in chiusura di ottava.
Il potenziale di una ripresa dell'inflazione è anche al centro dell'attenzione a causa dei piani del presidente eletto Donald Trump di aumentare i dazi sulle importazioni. Si prevede che i dazi saranno inflazionistici.
I quindici giorni che precedono il fine settimana prima della vigilia di Natale vedranno una serie di decisioni da parte delle banche centrali, la maggior parte delle quali è impegnata in un processo di allentamento monetario. La Reserve Bank of Australia (martedì) e la Bank of Canada (mercoledì) precederanno la Banca centrale europea (giovedì). Le aspettative sono alte per quest'ultima, mentre Francia e Germania sono in fase di ripresa. L'inflazione non è mai lontana, con la pubblicazione dell'andamento dei prezzi di novembre in Cina (lunedì) e negli Stati Uniti (mercoledì).
Ma entriamo nello specifico del mercato dei futures sui Fed Funds secondo lo strumento CME FedWatch, e troviamo che:
per l’ultima riunione del 2024, salgono notevolmente le probabilità per un taglio di 25 bps che passano dal 65,4% di lunedì scorso, all’attuale 87,1%. Conseguentemente scendono le probabilità relative a nessun taglio che dal 34,6% di lunedì scorso passano all’attuale 12,9% (v. grafico):
Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio, lo scenario si è leggermente modificato rispetto alla scorsa settimana, con le probabilità di un taglio per soli 25 bps (ma se tagliano a dicembre diventa nessun taglio) che salgono dal 58,2% di lunedì scorso all’attuale 64,9%, buona risalita anche per le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (25+25) che dal 15,4% di lunedì scorso passano all’attuale 26,1%, il tutto a scapito delle probabilità per nessun taglio prezzato all’attuale 9,0% dal 26,5% dello scorso lunedì (v. grafico):
Anche su questa nuova scadenza, quella del 19 marzo 2025, si conferma lo scenario di un taglio per complessivi 50 bps (25+25) con le probabilità che dal 40,2% di lunedì scorso passano all’attuale 51,7% contro le probabilità per un taglio di soli 25 bps prezzato al 28,0% dal 39,8% di lunedì scorso. In rialzo al 17,2% anche la percentuale delle probabilità di tagli per complessivi 75 bps (v. grafico):
Infine per quanto riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità e le relative probabilità con la tendenza a tagliare meno basis point rispetto al recente passato. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute. Qui notiamo una conferma al comando delle probabilità di tagli per complessivi 75 bps al 28,3%. Al secondo posto troviamo le probabilità al 27,8% di tagli per complessivi 100 bps e al terzo posto salgono le probabilità al 16,3% di tagli per complessivi 125 bps. Infine l’ultima previsione a doppia cifra riguarda le probabilità per un taglio di soli 50 bps al 15,9% (v. grafico):
Come detto in precedenza, continua discesa dei rendimenti su tutta la curva con quello del Treasury 2 anni che perde quota scendendo all’attuale 4,106% rispetto al 4,163% di due venerdì fa. Stessa situazione per il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni che perde anche la soglia del 4,20% chiudendo l’ottava al 4,155%, rispetto al 4,18% di due venerdì fa. Infine stessa dinamica anche per la scadenza più lunga del 30Y, con il rendimento che torna sotto la soglia del 4,40%. L’ottava si è chiusa al 4,339% rispetto al 4,368% di due venerdì fa.
Risale dalla quasi parità la curva del classico spread 10Y – 2Y allargandosi a 4,9 punti rispetto a 1,7 punti di due venerdì fa (v. grafico):
Stessa situazione dei rendimenti dei Treasury anche per quanto riguarda i tassi reali al netto dell’attuale tasso di inflazione, che in chiusura di ottava scendono al 2,24% rispetto al 2,26% della settimana precedente, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.
Grazie nuovamente ai titoli facenti parte del cosiddetto indice ‘Magnificent Seven’ che hanno contribuito con un guadagno del + 6,60% nel corso della scorsa settimana, l’indice tech vola a far registrare nuovi record a quota 21626 punti. Tra i titoli ‘big cap’ che maggiormente hanno contribuito alle performance dell’indice troviamo TESLA che, dopo le perdite di due settimane fa, stampa un + 12,76%, AMAZON con un + 9,21% % dopo che l'azienda ha annunciato una nuova serie di piattaforme di intelligenza artificiale, note come modelli di fondazione, alla sua conferenza annuale AWS. META PLATFORMS che guadagna un + 8,61%, MICROSOFT + 4,75% e mettiamoci anche NETFLIX che ha riportato guadagni per il 5,41% agli stramassimi storici. Mentre ALPHABET, NVIDIA e APPLE si accontentano di guadagni tra il 3,4% e il 2,32% con la prima che ha annunciato i piani per aprire un centro di ricerca e sviluppo AI in Vietnam, in collaborazione con il governo vietnamita. Questa mossa mira a sfruttare il bacino di talenti del paese per accelerare l'adozione dell'AI in vari settori. Mentre APPLE si sta preparando a lanciare la sua attesissima serie di chip modem cellulari il prossimo anno che sostituiranno i componenti del partner di lunga data Qualcomm.
LULULEMON ATHLETICA ha rivelato un calo nelle vendite trimestrali nei negozi tradizionali negli Stati Uniti, ma le vendite all'estero hanno incrementato i profitti dell'azienda di abbigliamento sportivo e hanno portato a un rally delle azioni del 24,62% in chiusura di settimana.
Le azioni di SYNOPSYS sono scese del 7,38% dopo che la società di software per la progettazione di chip ha previsto ricavi per l'anno fiscale 2025 inferiori alle aspettative di Wall Street, in parte a causa del crollo delle vendite in Cina.
Sempre nel settore tecnologico, MARVELL TECHNO ha registrato un rally del 22,46% e ha anche raggiunto un massimo storico dopo che il produttore di chip ha previsto ricavi per il quarto trimestre superiori alle stime degli analisti.
Nel corso della scorsa settimana abbiamo visto un bel balzo dei titoli ‘big cap’ del listino rispetto alla performance di quelli a più bassa capitalizzazione. L’indice NASDAQ100 Equal Weighted ha riportato un guadagno dell’1,45% in chiusura di ottava, ampliando leggermente il deficit da inizio anno rispetto a quello ‘pesato’, passando dal 12,67% di due venerdì fa all’attuale 15,16%.
A livello grafico notiamo come i prezzi nella fase di rialzo, abbiano aperto due gap up lunedì e mercoledì scorso. Il livello di RSI a 7 periodi indica 78 punti che la dice lunga sulla forza relativa dell’indice che ora trova due resistenze, la prima la troviamo in area 21600 punti dove ha chiuso le contrattazioni della settimana scorsa, la seconda è proprio rappresentata dai prezzi in zona di ipercomprato. Pertanto dando uno sguardo ai supporti, troviamo un supporto intermedio in area 21200/175 con chiusura del gap più ampio, quindi uno più importante in area 20700 punti. Viceversa la prosecuzione della fase rialzista vede la proiezione dei prezzi prima in area 21850/21900 quindi in area 22150 punti. La settimana si è chiusa a 21622,25 in guadagno del + 3,31% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 28,51% rispetto alla chiusura del 2023.
Ennesimo massimo storico anche sull’indice S&P500 che, dopo la correzione del 15 novembre scorso, continua imperterrito il rialzo con i prezzi a quota 6099,97 punti dove l’aria è abbastanza rarefatta e, per noi comuni mortali, l’euforia si fa sentire senza bombole di ossigeno.
Settimana di grande divaricazione tra i settori, con i titoli dei consumi discrezionali, tecnologici e servizi di comunicazione sugli scudi che hanno riportato guadagni pari rispettivamente al 5,86%, 3,35% e 4,11%. Quindi ancora tech in auge, mentre l’indice generale è stato un frenato dalle prese di beneficio sui titoli dell’energia che perdono il 4,55%, a seguire i titoli di pubblica utilità con un – 3,84%, i titoli dei materiali di base che perdono il 3,05% e infine i titoli industriali che perdono il 2,73%.
Allo stesso modo notiamo che l’indice S&P500 Equal Weighted ha ceduto l’1,29% aumentando lo spread dal 7,93% di due venerdì fa all’attuale 10,66% vanificando l’overperformance della seconda metà di novembre che è stata più che ritracciata (vedi sotto il grafico del ratio).
Evidentemente, se l’entusiasmo per la nuova amministrazione resta sempre robusto, in attesa di vedere gli eventuali effetti delle politiche economiche di Trump su Corporate America, gli investitori sono tornati a inseguire i titoli growth ad alta capitalizzazione che hanno funzionato negli ultimi 2 anni.
SALESFORCE è balzato dell'11% e ha raggiunto il massimo storico dopo che la società di cloud aziendale ha superato le stime degli analisti per i ricavi del terzo trimestre e ha aumentato la fascia più bassa delle sue previsioni sui ricavi annuali. Anche altre società di cloud sono avanzate.
Le azioni di AMERICAN AIRLINES sono aumentate di oltre il 15% dopo che la società ha aumentato le sue previsioni di utili rettificati del quarto trimestre, segnalando una prospettiva positiva per il settore delle compagnie aeree durante le festività. La stima rivista degli utili per azione ora varia da 0,55 a 0,75 $, in aumento rispetto ai precedenti 0,25 - 0,50 $.
Infine le azioni della società di investimento APOLLO Global Management Inc. e della piattaforma di servizi cloud per l'ambiente di lavoro WORKDAY. hanno registrato un rialzo dopo l'orario di chiusura di venerdì scorso, dopo che l’S&P Dow Jones Indices ha annunciato che le due società entreranno a far parte dell'indice S&P500 entro la fine del mese.
A livello grafico notiamo che le quotazioni, dopo essersi fermate due venerdì fa proprio in corrispondenza della proiezione rialzista in area 6040 punti, hanno superato tale resistenza e si sono fermate, sempre nella giornata di venerdì scorso a ridosso della proiezione in area 6110/15 punti. Prossima proiezione rialzista la troviamo in area 6200 punti. Mentre un primo supporto lo troviamo in area 5950 punti ed un secondo molto più importante lo troviamo in area 5850 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)]. L’S&P500 è molto vicino alla zona di ipercomprato (RSI 14 a 69) e a contatto con la Bollinger band superiore (non visibile sul grafico), cosa che di recente ha spesso prodotto un consolidamento, anche se solo una volta la correzione è stata significativa.
Continua la discesa per l'indice di volatilità Cboe Volatility Index (VIX) che in settimana è sceso fino a toccare quasi i minimi annuali. Questa è un'altra condizione di ipercomprato, ma non è un problema per le azioni a meno che il VIX non inizi a salire bruscamente. Dopo il balzo del livello dell’indice fino a 18,79 punti del 20 novembre, il livello è sceso ulteriormente dai 14 punti di due venerdì fa all’attuale 12,77 della chiusura di ottava. Simili valori non si vedevano dalla metà di luglio scorso a dimostrazione che la struttura dei derivati ​​sulla volatilità rimane sempre più rialzista per le azioni e i future sul VIX vengono scambiati con un premio rispetto all’indice VIX. La storia dell'indice VIX suggerisce che la calma del mercato potrebbe persistere per un po'. Una volta che l'indice chiude sotto il livello 14, come è successo a fine novembre, ci vogliono in media 136 sessioni di trading per salire sopra il livello 20, un livello associato a livelli moderati di volatilità del mercato.
Situazione in linea con l’indice VIX anche per l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che giovedì scorso ha fatto registrare il proprio massimo storico a 173,93 punti per poi chiudere l’ottava appena sotto a 168,05 punti. Incredibile la fase di euforia di questo periodo. Pertanto vengono confermate le scommesse degli investitori sulla tendenza al rialzo in questa e per le prossime settimane. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 6090,27 in guadagno del + 0,96% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 27,68% rispetto alla chiusura del 2023.
Unico listino, quello delle major industrial, DOW JONES, a riportare una perdita settimanale seppur modesta. Lo scenario è più da consolidamento sulle alte vette che altro. Le quotazioni in chiusura di ottava rimangono a meno dell’uno percento dal massimo storico di due venerdì fa.
Tra i titoli che hanno contribuito al ribasso dell’indice troviamo un peso massimo come UNITEDHEALTH in calo del 5,01% dopo la notizia che mercoledì scorso, Brian Thompson, CEO dell'unità assicurativa della società, è stato ucciso fuori da un hotel di Midtown Manhattan in quello che la polizia ha descritto come un attacco mirato.
CHEVRON che ha lasciato sul parterre settimanale il 4,13%, BOEING che ha perso il 3,64% e PROCTER & GAMBLE in negativo del 3,03%
A livello grafico notiamo che i prezzi si sono fermati a ridosso della proiezione in area 45200/45250 punti che, a questo punto, potrebbe rappresentare una sorta di resistenza, superata la quale la prossima proiezione rialzista la troviamo in area 46000 punti. Viceversa un supporto intermedio è possibile in area 44400 punti, mentre un vero supporto lo troviamo in area 43300 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)]. Il livello di RSI a 61 punti indica che la forza relativa non manca e che c’è più spazio per nuovi record. La settimana si è chiusa a 44642,52 in perdita del – 0,60% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 18,45% rispetto alla chiusura del 2023.
ORO INDEX
Fase di consolidamento per le quotazioni dell'Oro che sono scese di poco tra le giornate di giovedì e venerdì scorso dopo i dati macro pubblicati. Il rapporto sul mercato del lavoro ha mostrato che il numero di nuovi lavoratori assunti è stato superiore alle aspettative. Il rapporto ha mostrato che l'economia ha aggiunto 227.000 nuovi lavoratori, più delle stime di 200.000. Il tasso di disoccupazione è accelerato al 4,2%, come previsto.
La crescita sostanzialmente in linea nel mercato del lavoro ha aumentato le aspettative per la Federal Reserve di tagliare di nuovo i tassi di interesse a dicembre. Gli operatori sono propensi a ritenere che la FED ridurrà i tassi di interesse di 25 punti base nella riunione del 18 dicembre.
Infine la violazione dei termini della tregua tra Israele e Hezbollah ha riacceso le tensioni in Medio Oriente, che dovrebbero fornire sostegno ai prezzi dell’Oro. La previsione da questa settimana in poi è che le quotazioni del metallo giallo affronteranno una maggiore volatilità mentre i trader si preparano alle crescenti tensioni geopolitiche. L'accordo di cessate il fuoco nella regione del Medio Oriente tra Israele e Hezbollah sembra vacillare mentre le tensioni si sono riaccese, con ciascuna parte che accusa l'altra di aver violato i termini della tregua. L'esercito israeliano ha effettuato una serie di attacchi aerei lunedì sera su Hezbollah in rappresaglia al loro attacco con due proiettili alla postazione militare israeliana vicino al Libano. Nel frattempo, la guerra tra Russia e Ucraina tiene banco aumentando la propensione al rischio. Il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha avvertito che la Russia è pronta a usare qualsiasi mezzo per impedire all'Occidente di raggiungere il suo obiettivo di infliggere una "sconfitta strategica" al paese, in un'intervista al giornale ThePrint.
Pertanto, le crescenti tensioni geopolitiche e l'incertezza globale dovrebbero accrescere l'attrattiva di asset rifugio come l'Oro.
Prospettive tecniche dell’Oro.
Il quadro tecnico a breve termine evidenzia, come detto in precedenza, una fase di consolidamento in attesa di eventi macroeconomici, come l’indice dei prezzi al consumo e l’indice dei prezzi alla produzione di novembre, e le notizie provenienti dal Medio Oriente e dall’Ucraina. Dopo la forte discesa di due lunedì fa quando i prezzi hanno testato il supporto in area 2600 $/oz. (rappresentato dal ritracciamento del 38,2% della fase rialzista iniziata dal minimo di maggio scorso) il successivo rimbalzo ha visto i prezzi ritornare in area dei 2680 $/oz. non riuscendo a superare la resistenza psicologica dell’area dei 2700 $/oz. La prossima forte resistenza la troviamo in area 2760 $/oz. superata la quale i prezzi andranno al test del precedente record a 2801 $/oz. Viceversa, la fase di consolidamento potrebbe continuare senza però scendere sotto l’area dei 2600 $/oz.
Veramente poco da dire sui prezzi del Platino che per tutta la settimana hanno cincischiato tra l’area dei 960 $/oz. e il supporto in area 930 $/oz. In caso di rottura di tale supporto, le quotazioni andranno al test del supporto successivo, peraltro abbastanza importante, in area 900 $/oz.
Viceversa le quotazioni dell’Argento hanno trovato giovamento nella scorsa settimana con gli acquisti che hanno riportato le quotazioni al test della resistenza posta in area 32 $/oz. ma senza bucarla, per poi chiudere l’ottava in area 31,5 $/oz. Pertanto in questa fase di mercato i livelli chiave sono la resistenza in area 32 $/oz ed il supporto in area 30 $/oz.
La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2681,0 $/oz. con una perdita del – 0,80% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 28,37%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2632,91 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2025:
DATI MACROECONOMICI
I PMI services e composite sono stati rivisti significativamente al ribasso dal dato flash, ma restano abbastanza alti in assoluto. Il dato finale delle PMI del settore manifatturiero rilasciato da S&PGlobal a novembre è pari a 49,7 punti, in aumento rispetto ai 48,5 punti di ottobre e sopra al dato preliminare di 48,8 punti.
Il PMI manifatturiero rilasciato da ISM a novembre è aumentato a quota 48,4 punti dal 46,5 di ottobre e dal 47,5 del dato preliminare.
L’indice relativo all’occupazione nel settore manifatturiero rilasciato da ISM a novembre si attesta a 48,10 punti, in aumento rispetto ai 44,4 punti di ottobre.
Il dato sui nuovi ordini nel settore manifatturiero rilasciato da ISM, invece, passa dai 47,1 punti di ottobre ai 50,4 punti di novembre.
Sempre per quanto riguarda il settore manifatturiero, il dato sui prezzi rilasciato da ISM a novembre si attesta a 50,3 punti in calo rispetto ai 54,8 punti di ottobre.
Il JOLTs Job Openings, un’indagine che serve per misurare il numero di posti di lavoro vacanti raccogliendo dati da datori di lavoro, a ottobre si attesta ad 7,744 milioni, rilevazione in crescita rispetto al dato di settembre pari a 7,372 milioni (rivisto da 7,443 milioni). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
Il dato finale delle PMI relativo al settore dei servizi rilasciato da S&PGlobal a novembre è pari a 56,1 punti, di poco sotto al dato preliminare di 57,0 punti ed in calo rispetto ai 55,0 punti di ottobre.
E veniamo all’ISM services, che ha fatto un mega flop, calando di quasi 4 punti da ottobre a novembre, su un livello di espansione marginale o moderata, e con i nuovi ordini a mostrare un calo analogo. Il PMI relativo al settore dei servizi rilasciato da ISM a novembre è a quota 52,10 punti, in forte ribasso rispetto ai 56,0 punti di ottobre e sotto al consensus di 55,5 punti.
L’indice di occupazione nel settore dei servizi rilasciato da ISM passa dai 53,0 punti di ottobre ai 51,5 punti di novembre.
Per quanto riguarda i nuovi ordini nel settore dei servizi rilasciato da ISM, altra forte contrazione a novembre a quota 53,7 punti, rispetto ai 57,4 punti di ottobre.
Il dato sui prezzi nel settore dei servizi rilasciato da ISM rimane stazionario passando dai 58,1 punti di ottobre ai 58,2 punti di novembre.
Gli ordini alle fabbriche a livello mensile a ottobre registrano un +0,2%. A settembre era stato registrato un -0,2% (rivisto da -0,5%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il trade balance di ottobre è uscito a -73,8 miliardi di $, un deficit ben sotto delle stime poste a 83,0 miliardi di $, il che da un’altra spinta al GDP del quarto trimestre, con il modello della Fed di Atlanta che per effetto del dato va a scontare un bel 3.3% annualizzato.
I jobless claims sono un po’ rimbalzati, e il monte sussidi, che è relativo alla settimana precedente, invece si è ridimensionato. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 30 novembre sono state 224 mila, in crescita rispetto alle 213 mila della settimana precedente. Mentre il monte sussidi scende da 1,896 milioni di unità a 1,871 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
E veniamo al dato ‘clou’ del mese sul mercato del lavoro. Il report è risultato un po’ ambiguo. Buona la creazione di posti di lavoro, presa insieme alle revisioni al rialzo dei 2 mesi precedenti, anche se è difficile quantificare se vi è stato un payback da ottobre, che fu distorto dagli uragani. La disoccupazione è però salita di 0.1% a 4,246%, il che vuol dire che appena un centesimo di più e sarebbe stata arrotondata a 4.3%.
I nuovi occupati nel settore non-agricolo nel mese di novembre sono stati 227 mila, ben oltre il dato di ottobre pari a 36 mila (rivisto da 12 mila) e sopra al consensus pari a 200 mila unità.
Nel settore non-agricolo privato, a novembre sono stati creati 194 mila posti di lavoro, rispetto ai meno 2 mila di ottobre (dato rivisto da meno 28 mila). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
Il tasso di disoccupazione nel mese di novembre è uscito al 4,2%, come il consensus che indicava un dato stabile al 4,2% ma in rialzo rispetto al 4,1% del mese di ottobre. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
I salari orari sono usciti sopra attese, con il salario orario medio a livello annualizzato che è uscito a novembre pari al 4,0% rispetto ad un consensus del +3,9% ma uguale alla rilevazione di ottobre. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
PORTAFOGLI AZIONARI
Sul Portafoglio Storico piccoli recuperi sui titoli con il mercato francese che sembra riprendersi dopo la crisi di governo. ENEL ritraccia sotto i 7 € dopo che era abbastanza vicino al nostro livello di target. Mentre MERCK continua a soffrire nonostante diverse case di investimento e banche (DX Bank, Deutsche Bank, JP Morgan, ecc.) continuano a reiterare il consiglio di Buy.
IPSOS, una delle principali società francesi di ricerche di mercato e sondaggi d'opinione, è attualmente in trattativa con Kantar Media, azienda britannica specializzata nella misurazione dell'audience. L’azienda starebbe collaborando con consulenti per il finanziamento dell'acquisizione, con una scadenza fissata per la prossima settimana. Kantar Media potrebbe essere valutata 1 miliardo di sterline (circa 1,2 miliardi di euro). Questa mossa è in linea con la strategia di Ipsos, che ha già espresso la volontà di “valutare regolarmente le opportunità di investimento per rafforzare la propria posizione sul mercato”.
Non potendo stare fermi con i mercati che continuano a salire e poche opportunità di acquistare titoli con un rapporto rischio/rendimento basso, dobbiamo agire con un compromesso e cioè acquistare un titolo sulla debolezza ed un titolo che viceversa ha forza da vendere. Sto parlando di due titoli tecnologici, INTEL e SALESFORCE, con il primo che sta pagando l’uscita del CEO storico dell’azienda, Pat Gelsinger, reo di aver fatto partire la produzione di chip per l’Intelligenza Artificiale (AI) in notevole ritardo rispetto agli altri competitors. Viceversa il secondo, altro colosso della tecnologia, ha colto al volo l’opportunità fornita dall’AI riportando pochi giorni fa risultati economici trimestrali molto solidi e con prospettive per il futuro ancora più alte.
Sul Portafoglio “The Challenge” siamo entrati in acquisto con il secondo lotto sul titolo CAMPARI. Si poteva senz’altro fare meglio ma siamo rimasti spiazzati dal rialzo in gap e soprattutto dai forti acquisti di venerdì scorso dopo la notizia che la società ha diffuso di aver scelto Simon Hunt come Chief Executive Officer di Campari Group. Hunt subentrerà agli attuali co-CEO ad interim Paolo Marchesini, Chief Financial and Operating Officer, e Fabio Di Fede, Chief Legal and M&A Officer. In ogni caso spazio per salire ce n’è in abbondanza.
STELLANTIS e Zeta Energy hanno annunciato un accordo di sviluppo congiunto per far progredire la tecnologia delle celle a batteria per applicazioni su veicoli elettrici. L'obiettivo della collaborazione è quello di sviluppare un pacco batteria più leggero e con la stessa energia utilizzabile, con una maggiore autonomia, una migliore maneggevolezza e prestazioni migliorate. La tecnologia ha il potenziale per migliorare la velocità di ricarica rapida fino al 50%, rendendo l'acquisto di veicoli elettrici ancora più conveniente. Nel frattempo, STELLANTIS ha smentito le voci su un pacchetto di dimissioni da 100 milioni € per l’attuale CEO Carlos Tavares, definendole "imprecise" e secondo le informazioni ottenute dai ‘media’, John Elkann, presidente della società, avrebbe già scelto il successore di Tavares, il posto dovrebbe andare a Luca Maestri, il cui curriculum è impressionante. Attualmente vicepresidente e direttore finanziario di Apple, Maestri dovrebbe assumere la guida della casa automobilistica all'inizio del 2025, al termine del suo periodo di preavviso presso l'azienda californiana.
Le previsioni sul titolo STELLANTIS sono in generale cauti, con un target price medio di 14,65 €. Le case d'affari sono in attesa della nomina di un nuovo CEO, con Intermonte che consiglia un target di 12,8 € e Goldman Sachs che mantiene un 'BUY' con un obiettivo di 16 €. Le difficoltà del gruppo, unite all'incertezza sul futuro strategico, fanno temere un periodo di instabilità fino alla nomina del nuovo leader. Anche noi aspettiamo prima di acquistare un secondo lotto.
Ripartano gli acquisti su LUFTHANSA e MONCLER con quest’ultima spinta da un report di Goldman Sachs che ha alzato a "buy" da "neutral" la sua raccomandazione sul titolo del comparto del lusso, insieme a Prada e Lvmh, ritenute le marche in grado di accrescere la loro quota di mercato a valutazioni attraenti.
Il rimbalzo di “A” e “H” shares cinesi e di Hong Kong apparentemente è stato favorito da un recupero delle aspettative di stimolo fiscale in vista della Central Economic Working Conference della prossima settimana. Che sia di buon auspicio per i nostri lotti di ALIBABA.
WALT DISNEY mercoledì scorso ha dichiarato che avrebbe aumentato il suo dividendo annuale del 33% l'anno prossimo.
T-ROWE sui massimi di periodo venerdì scorso anche se poi ha ritracciato in chiusura di ottava. Bene mercoledì scorso PAYPAL dopo il breve pullback, ed anche ZOOM che pare aver digerito le vendite dopo la buona trimestrale economica pubblicata.
Delusione DEXCOM anche se guadagniamo il 20%. Il titolo martedì scorso ha superato la resistenza degli 80 $ e mercoledì è arrivato a 82,26$ per poi ritracciare negli ultimi due giorni della settimana tornando nuovamente sul precedente massimo relativo di agosto in area 77,80 $. Al momento, tutto da rifare.
Infine siamo in attesa di vendere i due ETF sui mercati emergenti EMQQ e HSTE visto il rialzo di questa mattina. Nel caso invieremo un segnale in settimana con SMS.
Alla prossima.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
DOLLAR TREE + 0,84%. La società ha una catena di negozi discount che offrono merce al prezzo fisso di 1,00-1,25 $, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2024 pari a 1,12 $/az. su un fatturato di 7,57 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,07 $/az. su un fatturato pari a 7,45 mld $. I ricavi sono aumentati del 3,46% su base annua. Inoltre la società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre fiscale 2024 tra 2,10 e 2,30 $/az. su un fatturato tra 8,10 e 8,30 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,18 $/az. su un fatturato di 8,25 mld $.
La società a livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2024 ha riportato: ricavi totali pari a 7,561 mld $, cresciuti del 3,5% su base annua rispetto a 7,309 mld $ dello stesso periodo 2023; un reddito operativo pari a 343,20 mln $ in aumento del 13,8% rispetto a 301,7 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 240,60 mln $ rispetto a 212,0 mln $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 1,12 $ in aumento rispetto a 0,97 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 785,6 mln $, rispetto ai 505,8 mln $ dell'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato in perdita di 359,2 mln $, in aumento rispetto ad una perdita di 35,6 mln $ dell'anno precedente. Al 2 novembre 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 697,6 mln $.
LULULEMON ATHLETICA + 24,62%. La società è un designer e rivenditore di abbigliamento tecnico sportivo che opera principalmente in Nord America e Australia, ha riportato utili nel terzo trimestre 2024 pari a 2,87 $/az. su ricavi per 2,40 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,69 $/az. su ricavi per 2,35 mld $. Il fatturato è cresciuto del 8,73% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi per il quarto trimestre fiscale 2024 utili tra 5,56 e 5,64 $/az. su ricavi tra 3,475 e 3,51 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 5,58 $/az. su ricavi pari a 3,49 mld $.
La società a livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2024 ha riportato: ricavi totali pari a 2,397 mld $, cresciuti del 9% su base annua rispetto a 2,204 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile lordo pari a 1,40 mld $ in aumento del 9,0% rispetto allo stesso periodo 2023; un margine lordo del 58,1%; un utile netto pari a 321,0 mln $, per un utile per azione pari a 2,53 $. Al 27 ottobre 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 1,20 mld $. La Società ha riacquistato 1,6 milioni delle sue azioni per un costo di 408,5 mln $. Il 3 dicembre 2024, il CdA della società ha approvato un aumento di 1,0 mld $ al programma di riacquisto. Includendo questo aumento, al 5 dicembre 2024, la Società aveva circa 1,8 mld $ rimanenti sul suo programma di riacquisto di azioni.
MARVELL TECHNOLOGY + 22,46%. La società è fornitore di semiconduttori di circuiti integrati analogici, a segnale misto, di elaborazione del segnale digitale e microprocessori integrati, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2025 pari a 0,44 $/az. su un fatturato di 1,52 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,41 $/az. su un fatturato pari a 1,45 mld $. I ricavi sono cresciuti del 6,87% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre fiscale 2025 tra 0,54 e 0,64 $/az. su un fatturato tra 1,71 e 1,89 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,52 $/az. su un fatturato di 1,64 mld $.
La società a livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi totali pari a 1,516 mld $, in crescita del 7,0% su base annua rispetto a 1,419 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile lordo pari a 917,1 mln $ in aumento rispetto a 859,2 mln $ dello stesso periodo 2023; un margine operativo del 29,7%; un utile netto pari a 373,0 mln $ in aumento rispetto a 266,2 mln $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 0,43 $ in aumento rispetto a 0,30 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 536,3 mln $, in aumento rispetto ai 503,0 mln $ dell'anno precedente. Al 2 novembre 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 868,1 mln $.
SYNOPSYS – 7,38%. La società produce software di automazione della progettazione elettronica per l'industria dei semiconduttori, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 3,35 $/az. su un fatturato di 1,64 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 3,30 $/az. su un fatturato pari a 1,63 mld $. I ricavi sono cresciuti del 11,0% su base annua. Inoltre la società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2025 tra 2,77 e 2,82 $/az. su un fatturato tra 1,435 e 1,465 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 3,40 $/az. su un fatturato di 1,65 mld $. Infine la società ha dichiarato di aspettarsi utili per l’anno fiscale 2025 compresi tra 14,88 e 14,96 $/az. su un fatturato compreso tra 6,745 e 6,805 mld $. L'attuale stima di consenso sugli utili è di 14,89 $/az. su un fatturato di 6,87 mld $.
La società a livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 ha riportato: ricavi totali pari a 1,636 mld $, in crescita del 11,0% su base annua rispetto a 1,467 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 529,9 mln $ in aumento rispetto a 464,1 mln $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 3,40 $ in aumento del 13,0% rispetto a 3,0 $/az. dello stesso periodo 2023. Al 31 ottobre 2024 la società aveva liquidità e mezzi equivalenti pari a 4,050 mld $. L'acquisizione della società Ansys precedentemente annunciata dovrebbe concludersi nella prima metà del 2025, subordinatamente al ricevimento delle necessarie approvazioni normative e di altre consuete condizioni di chiusura.
L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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