Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

Se sei un trader, questo è il tuo momento! Sfida al Ribasso: Nasdaq a 18.000, Oro a 3.300$ e la Strategia del 'Nemico Esterno' che Scotta


Se la scorsa settimana aveva lasciato in eredità ai trader il retrogusto amaro dei futures in scadenza che ha generato ulteriore confusione nei movimenti, questa si è conclusa con un dato inflazionistico statunitense leggermente in rialzo, sufficiente a innervosire un mercato già alle prese con le turbolenze commerciali della nuova amministrazione Trump.

Un cocktail di tensioni geopolitiche, guerre tariffarie e indicatori tecnici al limite: analizziamo i nodi critici, con un occhio alla prossima settimana.  

L’Inflazione e la Strategia del Nemico Esterno  


Il core PCE USA, salito di un timido 0,1% su base mensile, ha fatto tremare Wall Street più del previsto.

Perché?

Perché in questo dato si specchia la contraddizione dell’America di Trump 2.0: da un lato, un’amministrazione osannata dall’elettorato per il pugno di ferro sui dazi ("proteggiamo i lavoratori!"), dall’altro, CEO dell’acciaio e automotive in rivolta.

Dal 2 aprile, i dazi su componenti auto e ricambi rischiano di trasformare gli utili aziendali in polveriera.

La domanda è lapalissiana: chi pagherà il conto? Le aziende non possono alzare i prezzi (la Casa Bianca minaccia ritorsioni), ma i costi aumentano.

Risultato: margini compressi, ordinativi in calo, e un’inflazione che, seppur modesta, rischia di diventare il cavallo di Troia del malcontento.  

Ironia della sorte: creare nemici esterni per placare le tensioni interne funziona… finché le aziende non iniziano a bussare alla porta dello Studio Ovale chiedendo risarcimenti.  

 

Wall Street e il Fantasma della Correzione 


I mercati USA continuano a soffrire più di altri. Il S&P 500, dopo aver sfiorato livelli stratosferici, vacilla su supporti tecnici critici. Non è una novità: da mesi sottolineiamo come i multipli di bilancio (P/E sopra 25x per il 40% delle blue-chip) siano incompatibili con una crescita reale del 2-3%.

Quando affermo che i multipli di bilancio (P/E sopra 25x per il 40% delle blue-chip) siano incompatibili con una crescita reale del 2-3%, sto evidenziando un problema di sostenibilità delle valutazioni azionarie.

  • Se la crescita reale (GDP reale USA o crescita degli utili aziendali) è solo del 2-3% annuo, un P/E così elevato presupporrebbe aspettative di crescita futura molto più alte o tassi di interesse permanentemente bassi per giustificare il premium.

La Fed, intanto, naviga a vista: tagliare i tassi significherebbe ammettere una recessione in arrivo; mantenerli alimenta il mal di terra obbligazionario.  

Il Nasdaq, in particolare, è sul ciglio di una bella discesa tecnica: una chiusura infatti, sotto i 19.500 punti aprirebbe la porta a un target di 18.000.

Broadcom (AVGO), citata uno dei termometri del settore tech, è osservata speciale: i 160$ sono un livello di switch tra rimbalzo tecnico e caduta libera verso i 132$. Consiglio: stop loss obbligatori, e non fidarsi del solito "buy the dip".  

 

Europa: Tenere la Barra a Dritta (con un Occhio a Wall Street)  


Il Vecchio Continente prova a ignorare il caos d’oltreoceano. Il DAX, il CAC 40 e il FTSE MIB hanno mantenuto range consolidati, ma gli scricchiolii di Wall Street iniziano a riecheggiare nelle borse europee. La BCE, prudente, rimanda ogni decisione sui tassi al prossimo trimestre, puntando su una crescita anemica ma stabile.

Attenzione, però: il 30% degli utili delle società Euro Stoxx dipendono da export extra-Ue. Se i dazi USA colpiranno l’automotive tedesco o il lusso francese, la resilienza europea potrebbe sgretolarsi.  

Obbligazioni e Oro: Rifugi o Trappole?  

Il Bund tedesco, dopo il tonfo delle scorse settimane, ha finalmente mostrato segni di vita. Per confermare il rimbalzo, serve una risalita oltre 129,5 punti, con target a 131. Stessa musica per i T-bond USA: i futures potrebbero sfruttare la fuga dai rischi per tornare in rialzo.  

L’oro, intanto, vola a 3.085$/oncia, alimentato dalle tensioni geopolitiche (Ucraina, Filippine-Cina-Usa  e Medio Oriente su tutte) e dal dollaro in affanno. Tecnicamente, è il momento della verità: o correzione verso i 2.700$ o sprint verso i 3.300$. La seconda ipotesi è plausibile se le banche centrali accelereranno gli acquisti per proteggersi dal caos valutario.  

 

Prossima Settimana: Volatilità è la Parola d’Ordine


La settimana che verrà sarà un test per nervi saldi e strategie difensive. I fattori da monitorare:  
1. -Reazione ai dazi del 2 aprile-: le prime reazioni delle aziende colpite potrebbero innescare sell-off settoriali.  
2. -Dati occupazionali USA-: un’eventuale frenata rafforzerebbe le critiche alla politica commerciale.  
3. -Dinamiche tecniche sul Bund e T-bond-: i rimbalzi devono consolidarsi, altrimenti si rischia un nuovo capitolo ribassista.  

In conclusione, viviamo tempi in cui la politica detta l’agenda dei mercati più dei fondamentali. Trump, con il suo modo unico di condurre il timone degli Stati Uniti, è il regista volontario di questa fase. Ma attenzione: quando le aziende iniziano a contestare il copione, anche il pubblico più entusiasta potrebbe fischiare.  

*Stay tuned, e tenete lo stop loss a portata di click.

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