Non esaltiamoci non deprimiamoci


Mi diceva ieri Guido Bellosta relativamente alla crisi greca: "è ridicolo chiedersi cosa si farà con la Grecia quando in una sola giornata le borse internazionali hanno perso un valore pari ai debiti di cui stiamo parlando". Come dire che la crisi del debito greco non è che una pagliuzza negli occhi dei mercati finanziari.
Ieri è scaduto il termine per il pagamento al FMI e i greci hanno sortito dal cappello una nuova proposta (o controproposta o controproposta della controproposta) che verrà discussa alle 17.30 dall'Eurogruppo. Inutile fare filosofia, il sentimento dei mercati è che si chiuda la partita molto prima, con un mediterraneo salto mortale della Grecia, e viene da dire che fanno bene i tedeschi a stare fermi sulla stessa posizione perché seguire un greco nelle sue evoluzioni negoziali è davvero impossibile.
Ripeto il concetto: alla fine archivieremo (speriamo, ma questa è la direzione attuale) il tormentone greco come un temporale estivo, temporale che, e ricordiamolo bene ora, per il momento non ha rotto nessun supporto del mercato sia italiano che straniero. Gli americani si preoccupano del supporto di 2040 dell'SP500 ma non vedo nessun inconveniente per il problema perché non dobbiamo fare i conti del ragioniere con la rottura dei supporti e in ogni caso siamo lontani anzi lontanissimi.
Ad ogni buon conto non vale la pena né esaltarsi per lo scampato pericolo né deprimersi: siamo in congestione, e la congestione è lunga e noiosa di solito, tranne in questo caso perché si può dire che sia lunga ma non noiosa.