Piano Bar : Certezze poche, dubbi tanti...


Piano Bar di Virginio Frigieri
Certezze poche, dubbi tanti…

Negli USA tutti aspettano ormai un ribasso che tarda ad arrivare, ma più si prova a cercare di capirci qualcosa, più la confusione sale per cui alla fine fa bene il Direttore a dire che finchè abbiamo trendline di supporto abbastanza robuste che reggono è inutile cambiare gioco appena c'è una parvenza di correzione.
Per un vecchietto come il sottoscritto vedere due personaggi come Jim Rogers e George Soros che negli anni '70 hanno gestito insieme il Quantum Fund battendo tutti i record con una performance che superò il 1300% in un decennio dove l'S&P500 aveva guadagnato pressappoco un 50%, devo confessare che ritrovarmeli in questi giorni su posizioni diametralmente opposte fa anche un certo effetto.
Soros nei giorni scorsi ha raddoppiato le sue posizioni short su S&P500 ma vede di buon occhio il mercato europeo e pensa si posizionarsi su Grecia e Italia… di nuovo una cosa che non si è mai vista… l'America affonda e le borsette europee salgono? Boh…?!?.
Sempre Soros nei mesi scorsi ha venduto oro a piene mani mentre Jim Rogers compra ritenendo che il ribasso in corso non si ancora finito, ma che rientri un contesto di correzione fisiologica terminata la quale l'oro tornerà a crescere più di prima… I lettori di vecchia data sanno che personalmente sono sempre stato abbastanza in sintonia sulle considerazioni di Jim Rogers ma… alla fine chi avrà ragione?
Alcuni commentatori americani dicono che il programma di QE della FED abbia favorito bolla dopo bolla, mania dopo mania, ma questo è vero solo in parte. La bolla del tecnologico sul Nasdaq del 2000, la bolla sull'immobiliare fino al 2006, la mania sull'azionario fino al 2007 e sulle materie prime fino al 2008 sono tutte cominciate e finite prima che la FED iniziasse i suoi Quantitive Easing. L'unica bolla o mania che si colloca negli anni dei QE della Fed, è quest'ultima sui mercati azionari. Entro la fine dell'anno la FED avrà accumulato 4.000 miliardi di dollari in cambiali del governo in sei anni. Per utilizzare tutta questa liquidità aggiunta , gli investitori hanno scelto il mercato azionario, ignorando altri settori del mercato finanziario e concentrando la bolla tutta sulla fetta dell'azionario.
Se osserviamo il grafico sottostante che rappresenta l'indice delle commodity vediamo che durante gli anni dei QE le materie primi hanno lavorato lateralmente mantenendosi ben al di sotto dei massimi del 2008, che è l'anno in cui la FED ha iniziato la sua baldoria di accumulazione del debito, e negli ultimi tempi anche ben al di sotto dei massimi del 2011.

Una situazione come quella sopra implicherebbe una visione di mercato ribassista, dato che manca una evidente onda c. Al contrario invece gli investitori, se si osserva il movimento sui primi tre mesi di quest'anno, scommettevano che i prezzi delle materie prime fossero pronti a salire.
Alla fine di marzo i grandi speculatori in future sulle commodity monitorati dalla CFTC, avevano accumulato la posizione long netta sul CRB Commodity Index più alta di tutti i tempi a partire dal 1995 (primo anno di cui si dispone dei dati). Ora è chiaro che solo un ottimismo estremo può spingere un tale volume di acquisti. In effetti il Daily Sentiment Index lo scorso 20 febbraio segnava un picco di ottimisti pari al 95%. Ora questa enorme quantità di ottimisti, ha partorito il classico topolino. Sul petrolio ad esempio alla fine di marzo il DSI dava una percentuale di ottimisti al 91% sui large Spec, ma allo stesso tempo i Commercials (le mani forti) che notoriamente hanno la fama di essere molto spesso sul lato giusto del mercato, registravano nello stesso periodo un record di posizioni corte. I mercati in genere non sopportano per molto tempo tali eccessi di ottimismo, e a prescindere da quello che potrà accadere ai prezzi del petrolio in questa estate 2014, la prospettiva pluriennale è di prezzi decisamente più bassi.

Un'altra materia prima su cui riflettere è il rame. I suoi tre massimi più importanti hanno coinciso con la bolla immobiliare (2006) , quella delle materie prime (2008) e quella dei metalli preziosi (2011). Sempre dal grafico vediamo che il rame ha seguito il crollo dei mercati del 2009 e poi grosso modo ha sempre oscillato non lontano dai livelli che aveva quando la FED iniziò le sue politiche di QE (freccia blu).
Ora da circa tre anni e mezzo è seduto su una mensola di supporto che rischia di cedere da un momento all'altro. Allora se l'economia è così forte, per quale motivo il rame sta rischiando di rompere i minimi segnati negli ultimi quattro anni? Il problema è che l'economia reale non è affatto così forte; è solo l'ottimismo della gente che la fa sentire forte. Quando il rame romperà questa mensola di supporto, sarà il segnale che l'economia si sta spostando da un andamento flat laterale ad una nuova micidiale fase di contrazione.
La maggior parte degli investitori pensa che essendo saliti i mercati azionari, la Fed sia riuscita a sconfiggere le forze della deflazione, ma la realtà è che il presunto potere della Fed è di gran lunga inferiore di quello che si può pensare. La verità prima o poi viene a galla e se per ora la Fed è riuscita a mascherare il suo fallimento, si avvicina il tempo in cui questo fallimento diverrà palese.

Il prossimo grafico mostra un indice che misura la velocità con cui il denaro (M2 Money Stock) passa di mano in mano.
Quando l'attività economica è in espansione la velocità con cui il denaro cambia di mano tende a salire, mentre tende a scendere quando l'attività economica si contrae.

Le variazioni di velocità non sono tuttavia un fenomeno meccanico, ma psicologico. La Fed ha gonfiato e continuerà a farlo seppure in misura minore, fino all'autunno (questo dicono i bene informati) nella speranza di generare un'inflazione tale per cui la velocità di circolazione alla fine riuscirà a girare in su. Solo che fino ad oggi la cura non ha funzionato ed anzi ogni volta che la Fed rincara la dose la situazione tende a peggiorare.
Finora nessuno dei due combattenti sta emergendo e prendendo il sopravvento ma prima o poi un vincitore ci sarà. Quando l'umore sociale peggiorerà e girerà ancora in negativo, la velocità di circolazione del denaro cadrà ancora più giù, il credito si ridurrà ulteriormente, il mercato azionario cadrà come un castello di carte e l'economia tornerà a contrarsi. A quel punto l'inflazione indotta dal diluvio di dollari della FED si mostrerà in tutta la sua inadeguatezza rispetto al compito iniziale di invertire queste tendenze. . Le materie prime stanno andando in laterale , e i volumi dei mercato azionari si sono prosciugati. I mercati alla deriva, con bassi volumi, record di ottimismo e compiacimento basato sulla politica della Fed stanno preoccupando i più grossi gestori di fondi del pianeta. Il 5 maggio, alla conferenza di Sohn, Paul Tudor Jones, il leggendario trader e manager dell'hedge fund Tudor Investments, che gestisce quasi 14 miliardi di dollari ha detto che "il macro trading è stato probabilmente il più difficile che abbia mai visto nella sua carriera." Ha iniziato quasi 40 anni fa. E' depresso. Egli sottolinea il comportamento delle banche centrali negli ultimi tre anni , mette in evidenza la mancanza di variazioni dei tassi di sconto, la mancanza di volatilità a livello globale, e l'ambiente attuale. "Io per guadagnarmi da vivere dipendo dai movimenti dei prezzi, e sulla piazza non c'è nessuno."

Anche l'indice di volatilità VIX se lo si osserva riflette questo periodo di stasi prolungata.

Il VIX ha viaggiato sui minimi dal 2005 al 2007. Quando i prezzi delle opzioni sono elevati significa che gli investitori si aspettano e levata volatilità in futuro, mentre se gli investitori si aspettano bassa volatilità allora i prezzi sono bassi. Tuttavia il VIX non è la sfera di cristallo sul futuro in quanto le aspettative degli investitori sul futuro si basano su analisi e riflessioni del presente. Quindi l'indicazione del VIX è da leggere come una misura di sentiment.
Oggi indica una compiacenza persistente, che di solito è un segno distintivo dei rally di età avanzata e l'attuale calma relativa, potrebbe essere la quiete che precede la tempesta.

Insomma anche se per adesso tutto è andato bene molti fattori suggeriscono che il quadro potrebbe deteriorarsi abbastanza in fretta e l'altra cosa che mi preoccupa è che molti analisti stimano in un 20% la sopravalutazione dei mercati azionari. Ma in base al modello delle onde le cose non starebbero esattamente così.

Se osserviamo il grafico sul Dow Jones, da alcuni mesi si sta strusciando sulla trendline a 14 anni che parte dal massimo del 2000. Considerando l'ultima onda rialzista che parte dal minimo di ottobre '87 fino al massimo del 2000, vediamo che la prima ondata di ribasso portò nel 2002 ad una correzione di poco superiore al 38,2%. Il successivo massimo del 2007 ha daterminato una correzione della stessa onda di poco superiore al 50% nel 2009. Il picco corrente dovrebbe ahimè comportare una correzione ancora maggiore delle precedenti due (almeno del 61,8%).
Ma prima che cio avvenga ,l'indice deve completare le suddivisioni di un potenziale "ending diagonal" spiegato sul testo p.37. che dovrebbe portare temporaneamente i prezzi sopra la trendline a 14 anni.
Per chi dispone di dati intraday questa figura dell'ending diagonal è perfettamente visibile sul grafico a 60 minuti in cui è in corso un'onda 5 che dovrebbe superare il precedente massimo di onda 3 a 16735,50 punti realizzato il 13 maggio. Quando dico superare intendo una chiusura sopra 16.735. Su S&P500 invece siamo già su nuovi massimi e vediamo fin dove può spingere, tenendo anche conto del fatto che la pioggia di dollari dovrebbe proseguire almeno fino all'autunno.

Il Nasdaq Composite come si vede nel grafico sotto è l'unico che continua a fare nuovi massimi, ma per ora resta ancora sotto al massimo siglato il 6 di marzo.
Solo una rottura decisa sotto ai minimi del 15 aprile a 3946,00 darebbe il segnale che il rialzo è concluso.

Rendimenti T-Bond:

I Rendimenti del T-Note statunitensi hanno continuato a scendere come avevamo ampiamente previsto ed il target range che avevamo calcolato tra 2,34 e 2,46 è gia stato raggiunto, per cui un movimento in controtendenza potrebbe cominciare ora in qualsiasi momento. Ricordo che il target più basso di 2,34 sarebbe il punto in cui l'onda C è uguale all'onda A che è un rapporto d'onda molto frequente. Un altro target tutt'altro che irraggiungibile sarebbe poi il livello di 2,086% che sarebbe il punto in cui l'onda C sarebbe uguale ad 1,618 volte l'onda A. tenete poi presente che sull'asse dei tempi l'onda (2) in corso toccherà il 38,2% della durata di onda (1) a metà di luglio.

Euro/USD:

L'euro potrà fare ancora un rimbalzo a testare la trendline da sotto, ma la tendenza predominante resta al ribasso. Il rimbalzo potrà collocarsi in area 1,36 – 1,37 o 1,3750. Dopo si dovrà scendere rapidamente sotto 1,3450 e da lì dovremmo assistere ad un onda di ribasso con un potenziale decisamente maggiore.

Oro e Argento:

Prosegue come a suo tempo previsto la formazione del triangolo. Con il ribasso di oggi ci avviciniamo molto alla probabile conclusione del segmento D a cui dovrebbe seguire un ultimo rimbalzo in su prima di dare avvio a quell'onda 5 che porterà l'oro a ritestare la trendline ascendente provenienti dai minimi del 2001 che transita per quota 1.000$/onz.
Il ribasso dell'oro andrà a terminare in una area compresa tra gli 800 e i 1000 $/onz ed è in quel range di prezzi che, chi vuole accantonare posizioni fisiche per la vecchiaia o da lasciare ai nipoti, dovrebbe riprendere ad acquistare oro fisico.

L'argento è sceso fino a 18,60 $/onz avvicinandosi molto al minimo di onda 3 di 18,45 di fine giugno 2013. Un cedimento di questa mensola dovrebbe causare un forte calo delle quotazioni.
Il primo obiettivo sotto a tale livello si colloca a 17,28 $/onz ma un maggiore potenziale ribassista esiste. Il livello di prezzo a cui tornare ad acquistare argento fisico si colloca a mio avviso in un range che va da 14,85 e i 15,60$.

Alla prossima

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