Commodities week – clima pazzo e dazi fanno il mercato. Il punto sull’oro


Gli agricoli ancora al rialzo a causa della siccità, mentre gli industriali soffrono. Un’analisi del future del “gold”.

Hot markets

L’analisi settimanale delle materie prime non evidenzia un quadro molto differente rispetto a quello della precedente ottava. Ancora wheat (grano) e corn (mais) in primo piano come trend positivi, mentre i metalli industriali proseguono nella marcia al ribasso. Il perché è presto spiegato: il clima pazzo comporta siccità che brucia raccolti agricoli e quindi fa salire le quotazioni; il fattore dazi frena la domanda di nickel, alluminio e altro ancora.

Il verdetto è pertanto inesorabile, analizzando il settore in base alle medie mobili riferite ai future:

► segno verde solo per wheat e corn, come già detto;

► segno misto per la soia (soybeans);

► segno rosso per rame, palladio, alluminio, nickel e piombo, con il solo zinco che si salva relativamente alle medie mobili corte.

Una particolare attenzione va naturalmente dedicata all’oro, che continua a scendere scivolando verso quota 1.200 $. Data la vastità di offerta di prodotti finanziari riferiti a questo metallo è preferibile eseguire l’analisi sul future, trascurando eventuali fattori di cambio.

Il gold ha toccato venerdì il supporto dei 1.212 $, per poi chiudere a 1.221,9. Si nota una certa volatilità intraday ma la media mobile a 10 comprime ormai da fine aprile il suo movimento, confermandosi ottimo elemento di analisi. Qualche tentativo di rottura c’è stato ma assolutamente marginale. Per registrare un segnale positivo occorrono:

1°) rottura decisa della media mobile a 10 sedute;

2°) allontanamento dall’area dei 1.200/1.220 $;

3°) fine del movimento ribassista della media mobile a 200, inclinata in giù ma non in maniera eccessiva.

Molti indicatori annunciano la possibile conclusione di un ciclo ma oltre non si può andare nella valutazione.

Data l’ulteriore avvisaglia positiva del wheat su base “daily”, pur con un inevitabile segno rosso del suo future venerdì, che ha chiuso a 558,75, va spiegata la particolare situazione di questa commodity:

1°) è giunta sulla resistenza dei 559; giovedì l’ha forzata ampiamente salendo in “intraday” a 593, per poi chiudere a 560,5;

2°) ecco perché abbiamo sostenuto “inevitabile”: è una forte resistenza che dura ormai da tempo e richiede un netto allungo per non vincolare l’andamento della fase rialzista.

Si è detto del soybeans. Per ora il movimento all’insù è marginale, con la rottura della media mobile a 10 sedute, e occorrono ben altre indicazioni per un’inversione rialzista. Contro la chiusura venerdì a 892,5 $ si deve tornare almeno oltre quota 1.000, sebbene l’analisi grafica indichi una ben più importante resistenza a 1.076 $.