l'incubo della consonante "R" si concretizza.


I segnali purtroppo aleggiano da sei mesi. Basta vedere i grafici delle borse dallo scorso giugno che annusano i cambiamenti ben prima dei politici per coprendere il futuro economico. Solo chi non è in stretto contatto con la base produttiva europea poteva  incredibilmente ignorarli. Questa incertezza ci aveva impedito di rientrare in borsa, nel portafoglio a scarso rischio, in novembre, come ci eravamo prefissati dopo aver liquidato in maggio quasi tutti i titoli. Gli unici acquisti effettuati in dicembre sono state piccole partite di auriferi ed argentiferi in attesa di un maxi segnale rialzista che finora non si è ancora materializzato e le quote Mediolanum RE B..

Al contrario abbiamo decisamente puntato nel portafoglio a scarso rischio sulle obbligazioni IVS 4,5% che, nella peggiore delle ipotesi di un rimborso anticipato a 15/11/2019, ci permettavano di ottenere in un anno un rendimento del 3%.

I segnali del crollo della produzione italiana e tedesca (oltre che delle altre economio europee) viene oggi sbattuto in prima pagina. Nel fine settimana molti risparmiatori si chiederanno cosa fare dei loro investimenti, spaventati dal titolo del Sole 24 Ore "Produzione  industriale KO" In Italia - 2,6%, in Germania - 4,6% Tra l'altro i giornali accennano alla possibilità che il PIL in Italia quest'anno sarà  in crescita ridotta allo 0,5%. Noi sommessamente ci permettiamo di dire che firmeremmo per tale percentuale. pronti a cambiare idea, e con gioia, se le cose improvvisamente migliorassero....La famigerata consonante R, utilizzata  per non scrivere per esteso la parola "recessione" trova spazio su molti giornali.

Come amici del lombardreport.com già conoscete le posizioni del "portafoglio a scarso rischio". La massima parte è in bond Intek 5% scadente nel 2020, bond IVS 4,5%, ci sono piccole partite di bond danesi 0,25%, qualche quota del  fondo immobiliare chiuso Mediolanum Real Estate B, piu' qualche  azioni PLTE  e Intek risp( queste  per una scommessa personale pluriennale sulle risparmio che hanno una prelazione già acquisita di 21 cent, sul primo dividendo che sarà distribuito mentre in borsa tale forbice è solo di 0,03 cent mentre come valore patrimoniale la stessa società indica circa 1,10 euro e in borsa siamo a 0,33).) e talune altre micro paccottaglie azionarie di scarso ammontare mantenute per frequentare le assemblee..Una posizione estremamente ridotta sull'azionario da maggio 2018 proprio come nel 2008 avevamo solo un titolo (Ergo Previdenza) successivamente fortunatamente opato proprio quell'anno.

Ora vi proponiamo(si licet parva....) quanto afferma, per difendersi, dalla recessione il grande Marc Faber, storico e famoso analista che abbiamo avuto il piacere di incontrare a Lugano e intervistare pubblicando a suo tempo tale chiacchierata su queste colonne.

Marc Faber(www.gloomboomdoom.com) in dicembre segnalava il cambiamento mondiale da "asset inflation" a "asset deflation". Un evento molto raro avvenuto solo dopo il 1929 in cui tutto perde valore. E consigliava la diversificazione dettagliando gli assets che avrebbero "sofferto meno".

La storica percentuale del 25% tra azioni, cash e bond, immobili e metalli preziosi viene portata ad un 25%-30% in cash limando le altre voci. Consiglia di ridurre gli high yield, i FAANG e di sfruttare i rimbalzi per alleggerire eventuali posizioni sulle azioni del lusso. In una asset deflation i preziosi dovrebbero offrire una buona garanzia di tenuta..Non vuole azzerare le azioni in quanto potrebbe avere torto-onestamente lo scrive- sulla asset deflation, ma rimane scettico sulle azioni. Una voce opposta è quella di AG Thorson che invece punta su una maggiore inflazione e caldeggia le commodities.

Marc Faber è spesso stato criticato per il suo pessimismo ma l'esperienza non si discute. Specialmente quando viene corroborata da una valanga di dati produttivi europei già ventilati da tempo.

Noi abbiamo liquidato di più, forti del fatto che un "portafoglio a scarso rischio", da 23 anni sul mercato deve fare tutto il possibile per non rischiare. La borsa è sempre aperta e se migliora torniamo a buttarci.. La nostra legge è sempre "prima non prenderle". Da 23 anni si chiude l'anno in attivo con tale portafoglio. Tocchiamo ferro, molto ferro. 

P.S. Segnliamo un interessante articolo di Christopher Aaron www.iGold Advisor su gold eagle dal titolo "gold prices face a wall". Aaron ricorda che tra gennaio e maggio 2018 sono passati di mano niente meno che 700 milioni di contratti sui metalli, record storico. La maggior parte più o meno attorno a quota 1300.  Ora ci dovrebbe essere un muro di colossali vendite per tali future in quanto i possessori riescono piu' o meno ad uscire in pareggio. Per lui, accreditato analista, è molto facile che l'oro perda punti e torni verso 1200 offrendo un migliore prezzo per entrare sul mercato. Da parte nostra prendiamo atto con interesse di questo articolo che giustifica la battuta d'arresto del metallo giallo. Noi l'avevamo imputato allo sfacciato ipercomprato ( due mesi quasi di rialzo lento ma continuo). Mal'analisi di Aaaron, molto dettagliata, potrebbe essere corretta. Sarà però il mercato a dirci se è valida  nel breve termine ( sul lungo termine anche Aaaron è ottimista sul metallo giallo). Nel dubbio, per il lombardreport.com, nessun acquisto fino a quando quota 1300 non sia definitivamente superata.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)