Aggiornamento portafoglio: nuovi segnali operativi


Nello scorso aggiornamento ci eravamo domandati: è arrivata la correzione?
E’ passata poco più di una settimana e secondo noi la risposta ora è si. La correzione è arrivata e noi, come da segnali operativi inviati poco fa, alleggeriamo in maniera consistente il nostro portafoglio e ci mettiamo alla finestra.

Manteniamo ancora alcuni asset che, per loro costruzione e funzionamento, stanno tenendo molto bene e hanno una volatilità ancora assolutamente tollerabile, e anche perché essendo a ritorno assoluto potrebbero anche riservarci delle gradevoli sorprese.

Ma prima di vedere nel dettaglio le vendite corpose da farsi oggi, cerchiamo di capire perché riteniamo sia giunto il momento di tirare i remi in barca. Il problema ha un nome: inflazione. L’Europa e gli USA hanno visto un’impennata dei prezzi sconvolgente e la situazione pare in progressivo peggioramento, stando alle notizie che giornalmente arrivano in termini di rincari monstre, soprattutto nel comparto energetico.

Ma da lì, vedrete, il rincaro si riverbererà su tutti i settori, è solo questione di tempo. È quindi logico attendersi che, al di là delle intenzioni, le Banche Centrali saranno costrette ad intervenire ben prima di quanto avrebbero voluto. E questo, naturalmente, pone a serio rischio la ripresa post pandemia, che di tutto ha bisogno meno che di politiche monetarie restrittive.

Al netto di evidenti e aggressive speculazioni (almeno ai nostri occhi…), era presumibile che la ripresa delle attività avrebbe causato un effetto molla, dopo oltre un anno di contrazione e sospensione nel nulla. Ma qui la dimensione del fenomeno ha superato i contorni che in molti si aspettavano e quindi i mercati fiutano un rialzo dei tassi, il conseguente rallentamento della crescita appena ripartita e quindi la parola d’ordine è sell.

Basta guardare a cosa sta accadendo in Germania, per avere un quadro prospettico abbastanza delineato. Infatti, l’inflazione tedesca è schizzata al 4% e la BCE di fatto è sotto assedio mentre cerca di ridurre gli stimoli monetari. Ci aspettano mesi di fuoco.

Preoccupanti anche i dati sull’inflazione nell’Eurozona, andati peggio del previsto. Per settembre, l’indice Eurostat ha registrato una crescita tendenziale dei prezzi del 3,4%, ben oltre il target del 2% fissato dalla BCE. In Italia siamo al 2,6%, ma a preoccupare è appunto la Germania con un +4,1%, un balzo dei prezzi al consumo che non si vedeva dal 1993, anno in cui l’inflazione media viaggiava intorno al 4,5%.

Però, erano altri tempi. Intanto la Germania era alle prese con i costi ingenti della riunificazione dopo la caduta del muro di Berlino e, con la BCE ancora di là da venire, la Bundesbank avendo carta bianca reagiva prontamente a ogni accelerazione dell’inflazione. Infatti, nel 1993 fissava il tasso di sconto al 9,50% per i primi mesi dell’anno, tagliandolo fino al 6,75% verso la fine dell’anno. Di fatto, il tasso d’interesse mediamente praticato si attestava ad almeno 300 punti base sopra l’inflazione.

Oggi, invece, abbiamo la BCE che tiene il costo del denaro a zero da anni, e quindi in questo frangente i tassi reali sono negativi per il -3,4% rispetto all’ultimo dato dell’inflazione media nell’Eurozona e per oltre il -4% per la Germania. Inutile dire che se fosse ancora la Bundesbank a gestire la politica monetaria tedesca, a Berlino avrebbero tassi reali ben più alti.

E qui si innesta un altro problema: non è un mistero che la Lagarde sia invisa alla Budesbank (che pare rimpianga non poco il nostro Mario Draghi) e quindi è molto probabile che vi saranno tensioni molto forti in seno al board della Banca Centrale. E questa non è una cosa buona.

Non lo è perché i cosiddetti “falchi tedeschi” avranno ottime argomentazioni, numeri alla mano, per opporsi fermamente al mantenimento sostanzialmente inalterato degli stimoli. Che sia giunto il tempo in cui la bolla creata con l’enorme liquidità iniettata sui mercati dalla BCE a colpi di tassi negativi ci stia presentando il conto?

Tornando al nostro portafoglio, riepiloghiamo i segnali operativi di vendita comunicati stamattina.

  • - SELL tutta la posizione del Lyxor MSCI World Health Care LU0533033238 (+12,41%)
    - SELL tutta la posizione del MSIF Global Brands A EUR LU0119620416 (+16,50%)
    SELL tutta la posizione del Raiffeisen Bilanciato Sostenibile R EUR AT0000785381 (+20,55%)
    SELL tutta la posizione del Janus Hend. Balanced A Cap EUR Hdg IE0009514989 (+6,34%)
    SELL tutta la posizione del Nordea 1 Alpha 15 MA BP Cap EUR LU0607983896 (+11,04%)

Abbiamo quindi alleggerito il portafoglio per un altro 13% abbondante, con un risultato medio di utile superiore al 12%, che non è niente male. La liquidità andrà quindi ad attestarsi poco sopra al 40%.

Aggiorniamo il nostro portafoglio, al close di ieri e con ancora tutti i titoli presenti, che saranno contabilizzati come di consueto con il prossimo aggiornamento. Naturalmente ci allontaniamo un po’ dai massimi storici del mese di settembre e il nostro portafoglio, al close di ieri, valorizza un NAV a 106,05 rispetto al precedente106,45. La performance su base annua si attesta ora al 4,04% e con la volatilità totale in lieve aumento all’1,36% mentre quella negativa è allo 0,29%.

Portafoglio ed equity line aggiornati nell’apposita sezione.