L’indiscreto di Borsa: ● La strategia “banale” di Wall Street ● Auto con la spina per il 2022 ● Le aspettative dei big ● Software stock, le migliori


Spulciando qua e là documenti e notizie ignorate, oggi mettiamo in evidenza come e con cosa i maggiori professionisti della finanza stanno seguendo i mercati. Cominciando a guardare anche al prossimo anno.  

Hot markets

Forse ci si immagina che gli operatori professionali utilizzino strumenti molto raffinati nella valutazione e gestione dei mercati. Un’indagine condotta negli Usa rivela una realtà in parte diversa: il criterio del “trend following” si dimostra quello più diffuso. L’inseguimento del trend porta infatti ottimi risultati. Su cosa si basa? Su tanti indicatori, con un occhio sempre rivolto però all’andamento di un Etf su cui si montano o si smontano posizioni enormi. È l’Invesco QQQ (Isin US46090E1038), che replica l'indice Nasdaq-100, collocandosi sempre al primo posto nei fondi a replica a grande capitalizzazione. Dalla sua costituzione nel 1999, QQQ ha palesato una storia di sovraperformance, battendo costantemente l'indice rivale S&P 500. Non quotato su Borsa Italiana viene tuttavia reso disponibile da varie piattaforme operando su piazze estere. Può essere interessante valutare la composizione dei primi quattro titoli attualmente in portafoglio: sono Apple (11,02%), Microsoft (9,98%), Amazon (7,83) e Tesla (4,53%). C’è poi lo strumento opposto su cui si punta quando il QQQ diventa ribassista: si tratta del ProShares Short QQQ (ticker PSQ), sul quale ci si sbizzarrisce relativamente alle strategie possibili, o addirittura del ProShares UltraPro Short QQQ (ticker SQQQ) a leva 3. Ecco i sottostanti del primo: sono tutti logicamente swap (Nasdaq 100 Index Swap Bnp Paribas al 10,44 % - Nasdaq 100 Index Swap Goldman Sachs International al 9,11 % - Nasdaq 100 Index Swap Ubs Ag all’8,73 % - Nasdaq 100 Index Swap Jp Morgan Securities al 7,85 %). Con questi Etf e altri “colleghi” si gestiscono fortune immense, comprovando come spesso la semplicità vinca sulla complessità.

Svelato – si fa per dire – questo metodo operativo di Wall Street, occorre segnalare che l’Invesco QQQ nell’ultima settimana ha registrato deflussi di capitale per un totale di 1,5 miliardi di $. Leggendo il tradizionale report di Refinitv Lipper si riscontra come invece gli afflussi siano stati guidati dai mercati monetari, i quali hanno assorbito 11,9 miliardi di $. Si teme quindi un incidente in Borsa? Se i numeri hanno un senso si direbbe di sì.

Veicoli elettrici, c’è chi teme che saranno la bolla del 2022

Comunque vada nelle prossime due/tre settimane, occorre guardare già al 2022. Parecchi i temi probabilmente vincitori di un anno dai mille interrogativi, tutti legati alla tecnologia o meglio ai nuovi megatrend. Uno su tutti piace tantissimo al mercato: è quello delle automobili elettriche. Dopo l’irragionevole Ipo di Rivian, quotata dal 10 novembre con prezzo di offerta a 78 $, prezzo di inizio contrattazioni a 106 $ e chiusura venerdì a 128,6 $, nonché con una capitalizzazione ormai superiore a Volkswagen, pur avendo prodotto solo poche centinaia di auto, si sta puntando a quelle che potrebbero essere le regine di Borsa del prossimo anno sul fronte “EV”. Due report specifici si sono assommati negli ultimi giorni sul tema. La sintesi – inevitabilmente nostra – dà nove favorite, qui esposte in ordine alfabetico.

Byd (Cina)

77,04 $ (azione presente però solo sull’Otc Usa, il che la esclude da quasi tutte le piattaforme) – p/e 216,4

È il più grande produttore cinese di veicoli elettrici, con auto e autobus ma anche con modelli ibridi. Si conferma inoltre un importante fabbricante di batterie per veicoli. Berkshire Hathaway di Warren Buffett vi ha investito da lunga data. A ottobre le vendite hanno raggiunto oltre 41.000 unità con un obiettivo globale per fine anno di 600.000 veicoli. L’azione è sui massimi storici

Ferrari (Italia)

239,7 € (271,3 $ per la quotazione al Nyse) - p/e ratio 48,5

Ha superato Banca Intesa nella capitalizzazione su Borsa Italiana, preceduta ormai solo da Enel. Per Morgan Stanley potrebbe salire a 350 $ (nella quotazione Usa): si specula intanto su un qualche accordo di spicco in campo tecnologico. Il primo modello elettrico comunque arriverà solo nel 2025

Fisker (Usa)

21,28 $ - p/e ratio n.d.

Con la sua moquette riciclata, gli interni e il tetto solare, il Suv elettrico di questo costruttore percorrerà fino a 480 km per carica, il che le ha meritato la valutazione di auto più sostenibile al mondo. L’azione risulta molto volatile con improvvise violente correzioni. E’ una storia simile a quella di Rivian

General Motors (Usa)

61,8 $ - p/e ratio 8,3

Indietro in Borsa rispetto a Ford potrebbe rifarsi nel 2022. Il p/e ratio in effetti la favorisce, visto che la concorrente è a 27,2. Inoltre GM ha una buona esperienza nel campo delle elettriche

Li Auto (Cina)

30,6 $ - p/e ratio n.d.

La crescita dei ricavi è rilevante ma in Borsa il titolo non ha ancora fatto le scintille di alcuni suoi concorrenti. Incide il fatto che sia cinese? Ciò dovrebbe aiutarla, perché il mercato asiatico si annuncia quello con maggiori capacità di sviluppo nei prossimi anni. Da segnalare che gli analisti prevedono entrate in crescita di circa il 67% nel 2022 (a 6,46 miliardi di $) e nel 2023 un ulteriore passo avanti del 42% (a oltre 9 miliardi di $)

Lucid Motors (Usa)

55,2 $ - p/e ratio n.d.

Si dice che sarà la prossima Tesla. Fondata (con il nome di Atevia) in California nel 2007 vuole produrre EV di lusso. Vale già più di Ford! E venerdì ha messo a segno il +17,3% con un grafico da sballo

Nio (Cina)

38,66 $ - p/e ratio n.d.

Con 61,5 miliardi di $ di capitalizzazione è la “new entry” più consolidata. Alla Borsa di New York ha però finora deluso, perché il mercato teme che la crescita delle vendite non sia accompagnata da quella dei profitti. E’ un titolo abbastanza nervoso seguito soprattutto dai trader

Toyota Motors (Giappone)

185,96 $ (quotazione al Nyse) – p/e 5,7

Almeno i giapponesi le auto elettriche le producono e vendono realmente. Senza però dare eccessivo risalto alle evoluzioni tecnologiche in serbo. La capitalizzazione sui 290 miliardi di $ ne fa un gigante anche in Borsa, dove però non riesce a superare l’area dei 185/190 $. Se volasse oltre i 200 $ diventerebbe una star per gli investitori

XPeng (Cina)

46,9 $ - p/e n.d.

10.000 veicoli consegnati in un mese a Pechino e dintorni sono tanti? Dipende. Sembra comunque che i clienti siano in fila per prenotare non solo i modelli popolari ma anche il nuovo Suv G9, basato su un’inedita piattaforma a 800 volt, in grado di raggiungere potenze di ricarica molto elevate (l’azienda sostiene di 5 minuti). In Borsa il titolo è abbastanza forte, con range min-max 2021 estesosi da 22,73 a 74,49 $

Il cronista deve riportare le valutazioni di chi il mercato lo fa. Se tutto questo sia assurdo lo lasciamo decidere ai lettori, cui proponiamo una domanda: si sta creando una nuova bolla? In molti lo pensano ma gli investitori continuano a metterci la spina. Da notare comunque per vari titoli l’assenza di paramenti valutativi, quale il p/e. Ciò dimostra come si stia in parte viaggiando senza fari dentro una nebbia da Pianura Padana degli anni ’50. Inoltre sorprende l’assenza – salvo Ferrari – di costruttori europei.

Cosa dicono i gestori

Ecco riassunte le opinioni di alcuni leader dell’asset management in relazione alle occasioni che si presentano al momento attuale sul mercato.

● Per Axa la strategia preferita in questa fase unisce due aspetti: 1°) catturare l’inflazione; 2°) senza detenere però emissioni con lunghe scadenze e focalizzandosi solo sulla parte breve della curva dei “linkers”, evitando troppa esposizione sulla duration. Si ha preferenza quindi per obbligazioni inflation-linked a corta scadenza. Il grafico mostra la correlazione tra quest’asset class, il petrolio e le obbligazioni a tasso fisso: si vede come al ridursi della duration, aumenti il legame con il petrolio e quindi in seconda istanza con l’inflazione realizzata, mentre diminuisce quella con il tasso nominale.

  

● Per Credit Suisse la strategia da seguire in questa fase è quella di un moderato sovrappeso azionario, sebbene la forte crescita dei mercati suggerisca tatticamente (in altre parole nel breve termine) una riduzione dell’esposizione. La banca svizzera osserva che la recente stagione degli utili ha dato sollievo, riservando nuovamente sorprese al rialzo e sfidando le preoccupazioni di un’imminente pressione sui margini, il che ha preparato la strada a ulteriori guadagni dell’asset azionario.

● Per Ostrum AM del gruppo Natixis l'equilibrio dei mercati finanziari resta legato all'inerzia della politica monetaria statunitense. Certo, l'aumento dell'inflazione crea volatilità sull’obbligazionario ma gli investitori sono convinti che un inasprimento dei tassi fino a un massimo dell'1,5% sarà sufficiente per far scendere l'inflazione al 2%. Tuttavia la Fed prevede un tasso del 2,5% nel lungo termine, compatibile con un rendimento reale positivo (+ 0,5%). Intanto è slittato alla prossima settimana l'annuncio del nuovo presidente della Fed: l’ha detto una portavoce della Casa Bianca. Martedì scorso Joe Biden aveva preannunciato una decisione nel giro di quattro giorni ma venerdì Psaki ha dichiarato che le informazioni al riguardo sono state rinviate alle prossime 48/72 ore.

● Per Carmignac e in particolare per i gestori del fondo Sécurité da luglio si è iniziato a ridurre la duration del portafoglio liquidando gradualmente le posizioni nei governativi italiani. I dibattiti sulla prevista conclusione del piano di acquisto titoli legato all’emergenza pandemica della Banca Centrale Europe, che probabilmente avrà luogo da marzo 2022, potrebbero indebolire i Paesi membri dell’Eurozona più indebitati, dato che al momento sono perlopiù sostenuti dai costanti acquisti obbligazionari della Bce piuttosto che dai tassi di interesse reali negativi. Il passaggio a una bassa duration, liquidando i titoli governativi italiani e successivamente quelli “core” statunitensi, britannici e francesi, è proseguito fino alla fine del trimestre.

Software stock, quelle che piacciono

Da mesi il settore tecnologico è sotto pressione, con andamenti difformi fra le big in Borsa. Ora il mercato guarda soprattutto alle società più di nicchia, con un peso non trascurabile per quelle europee.

Atos (Francia – Isin FR0000051732)

Il gruppo francese è il player numero uno in Europa. Quotato su Euronext Paris e incluso negli indici Cac 40 Esg e Next 20 Paris Stock (ultima quotazione 39,6 euro – media mobile 200 a 50,98) si colloca come leader nel cloud e negli ambienti di lavoro digitali. La performance negativa degli ultimi mesi (è sui minimi dell’anno) non impedisce che molti analisti la giudichino positivamente per il 2022 con un “total return” (performance più dividendo) che potrebbe superare il 40%

Aubay (Francia – Isin FR0000063737)

Dopo un ottimo 2021 questa società pure francese ha messo a segno una continua e regolare crescita all’Euronext (ultima quotazione 52,8 euro – media mobile 200 a 44,91). Una corsa di oltre il 70% lascia ora minori margini, stimati in un ulteriore accumulo calcolabile nel 10%, Specialista della trasformazione digitale Aubay lavora solo con i principali attori di mercato ed è particolarmente presente nei comparti bancario e assicurativo

Indra (Spagna – Isin ES0118594417)

È l’azienda più sostenibile al mondo nel settore tecnologico secondo il Dow Jones Sustainability Index. Capofila mondiale nella fornitura di soluzioni tecnologiche proprietarie nei settori dei trasporti, del traffico aereo e della difesa, con oltre 3 miliardi di euro di ricavi, ha registrato un buon 2021 in Borsa (ultima quotazione a 10,5 euro – media mobile 200 a 8,39) ma ha ulteriori prospettive di un “total return”  2022 di oltre il 20%

Sage (Gran Bretagna – Isin GB00B8C3BL03)

Fornisce alle piccole e medie imprese programmi per gestire finanze, struttura operativa e personale. L’azione – quotata a Londra – ha messo a segno un trend rialzista di lungo periodo che in due anni l’ha portata da poco più di 550 Gbx (penny sterlina) ai 800 Gbx della chiusura di venerdì. L’accelerazione degli ultimi giorni ha un po' spiazzato gli analisti, che vedevano il titolo oltre 800 solo nel 2022. La media mobile 200 si posiziona a 674,6 Gbx

Sap (Germania – Isin DE0007164600)

Questo non è di certo un gruppo di nicchia, in quanto multinazionale europea per la produzione di software gestionali, una delle principali aziende al mondo nel settore degli Erp e in generale nelle soluzioni informatiche per le imprese. È un titolo molto volatile (ultima quotazione a 125,7 euro – media mobile 200 a 117,5), seppur in rialzo nell’ultimo anno (range 97,5/129,7 euro). Può crescere ancora? Sì di un 20-25%, pur confermando un trend oscillatorio

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