Mercati e Banche Centrali


Il quadro tecnico rimane invariato:

- Borse: prosegue il movimento laterale/moderatamente positivo, con i principali indici a ridosso dei massimi di periodo, senza denotare però particolare entusiasmo, con conseguenti possibili prese di beneficio (cfr. Grafico S&P500: PC 3634). Mancano, comunque, segnali forti;

- Valutario: si conferma la debolezza del dollaro USA, destinata a proseguire nei mesi a venire. Contro euro, la tenuta di 1,2000 e il successivo superamento di 1,2200 proietterebbero il cambio verso la forte resistenza a 1,2600 e, a tendere, al test di  quota 1,3000. Attenzione, dunque, a sovra-esposizioni sul biglietto verde.

- Preziosi: difendono le posizioni senza però riuscire ad approfittare della debolezza del biglietto verde. Il quadro strategico rimane comunque positivo;

- Obbligazionario: la “repressione finanziaria” attuata dalle Banche Centrali con i programmi di easing quantitativo mantiene i rendimenti schiacciati verso e sotto lo zero, sancendo la fine, di fatto, di una asset class tradizionalmente chiave in tutti i protafogli di investimento.

Il driver dominante, se non addirittura unico, che muove i “mercati” - ammesso che possano ancora chiamarsi così viste le manipolazioni e l’interventismo crescente delle Banche Centrali - rimane la liquidità: da metà marzo la liquidità globale M2 è balzata da 80mila a 94mila miliardi di dollari USA, con un incremento orario netto (considerando le ore di contrattazione nei giorni di Borsa aperta) pari a quasi 10 miliardi di dollari USA. Un espansione creditizia inaudita, che sta provocando profonde alterazioni nei meccanismi di funzionamento dei mercati finanziari e nell’economia reale.

Sullo sfondo, poi, il tema del debito globale - pubblico e privato - schizzato dai 250mila miliardi di dollari USA pre-Covid ai circa 277mila miliardi previsti dall’Institute for International Finance per fine 2020, pari a circa il 365% del Pil mondiale. Anche il debito pubblico globale ha messo a segno un nuovo record balzando al 101,5% del Pil mondiale. L’insostenibilità del debito accumulato, aggravata dal forte rallentamento economico conseguente ai lockdown imposti dai governi mondiali per gestire l’epidemia Covid, mette le Banche Centrali al muro: ci attendono anni di tassi nominali negativi o nulli e, negli auspici delle B.C., un incremento dell’inflazione annua verso, e oltre, il target del 2%. Con rendimenti reali negativi anche l’asset class cash viene condannata a morte. 

L’obiettivo è quindi quello di evitare dei default de iure, imponendo però dei default de facto, in un processo pluriennale di abbattimento del valore reale dei debiti e contestuale trasferimento di ricchezza dai risparmiatori/creditori ai debitori, in primis Stati sovrani ma anche grandi imprese private.

La grande difficoltà, negli anni a venire, sarà quindi la preservazione del potere di acquisto dei propri risparmi. Resistendo alla tentazione di alzare sempre più l’asticella del rischio e di cadere vittima di un moral hazard che potrebbe rivelarsi decisamente pericoloso vista la fragilità strutturale del quadro delineato (e non dovuta al Covid, ma semplicemente accentuata dall’epidemia).

Operativamente confermiamo quindi l’opportunità di mantenere una quota importante del portafoglio allocata sul comparto dei preziosi, in prospettiva strategica:

Oro, ticker PHAU: PC 144,38;  Argento, ticker PHAG: PC 18,526;  Platino, ticker PHPT: PC 78,730.

A parziale “copertura” della posizione lunga netta sul comparto manteniamo anche lo short sul Palladio, ticker 1PAS: PC 10,308.

Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC: 8,249), valutando incrementi su sbuffi dell’indice S&P500 verso quota 4.000.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)