Dollaro in calo, borse sempre sui massimi


Non ci sono particolari novità da segnalare, se non la conferma della nuova fase di debolezza del dollaro: col superamento di 1,2000 il cambio EurUsd (PC: 1,2258) ha accelerato verso 1,2300. La tenuta di 1,2150 conserverebbe un’impostazione tonica per la divisa unica. Gli obiettivi rialzisti sono confermati: nelle settimane a venire la forte resistenza a 1,2600 e, a tendere, quota 1,3000. Confermiamo quindi di evitare sovra-esposizioni sul biglietto verde.

- Borse: prosegue il movimento laterale/moderatamente positivo, con i principali indici a ridosso dei massimi di periodo, senza denotare però particolare entusiasmo, con conseguenti possibili prese di beneficio (cfr. Grafico S&P500: PC 3690). Mancano, comunque, segnali forti;

- Preziosi: riescono finalmente ad approfittare della debolezza del dollaro USA, in particolare l’Argento (cfr. grafico in allegato), risalendo sui massimi delle ultime settimane. Il quadro strategico rimane positivo;

- Obbligazionario: la “repressione finanziaria” attuata dalle Banche Centrali con i programmi di easing quantitativo mantiene i rendimenti schiacciati verso e sotto lo zero, sancendo la fine, di fatto, di una asset class tradizionalmente chiave in tutti i protafogli di investimento.

Come scrivevamo la scorsa settimana “Il driver dominante, se non addirittura unico, che muove i “mercati” - ammesso che possano ancora chiamarsi così viste le manipolazioni e l’interventismo crescente delle Banche Centrali - rimane la liquidità: da metà marzo la liquidità globale M2 è balzata da 80mila a 94mila miliardi di dollari USA, con un incremento orario netto (considerando le ore di contrattazione nei giorni di Borsa aperta) pari a quasi 10 miliardi di dollari USA. Un espansione creditizia inaudita, che sta provocando profonde alterazioni nei meccanismi di funzionamento dei mercati finanziari e nell’economia reale. Sullo sfondo, poi, il tema del debito globale - pubblico e privato - schizzato dai 250mila miliardi di dollari USA pre-Covid ai circa 277mila miliardi previsti dall’Institute for International Finance per fine 2020, pari a circa il 365% del Pil mondiale. Anche il debito pubblico globale ha messo a segno un nuovo record balzando al 101,5% del Pil mondiale. L’insostenibilità del debito accumulato, aggravata dal forte rallentamento economico conseguente ai lockdown imposti dai governi mondiali per gestire l’epidemia Covid, mette le Banche Centrali al muro: ci attendono anni di tassi nominali negativi o nulli e, negli auspici delle B.C., un incremento dell’inflazione annua verso, e oltre, il target del 2%. Con rendimenti reali negativi anche l’asset class cash viene condannata a morte. L’obiettivo è quindi quello di evitare dei default de iure, imponendo però dei default de factoin un processo pluriennale di abbattimento del valore reale dei debiti e contestuale trasferimento di ricchezza dai risparmiatori/creditori ai debitori, in primis Stati sovrani ma anche grandi imprese private. La grande difficoltà, negli anni a venire, sarà quindi la preservazione del potere di acquisto dei propri risparmi. Resistendo alla tentazione di alzare sempre più l’asticella del rischio e di cadere vittima di un moral hazard che potrebbe rivelarsi decisamente pericoloso vista la fragilità strutturale del quadro delineato (e non dovuta al Covid, ma semplicemente accentuata dall’epidemia).”

Stante la stabilità del quadro tattico e strategico, confermiamo “l’opportunità di mantenere una quota importante del portafoglio allocata sul comparto dei preziosi, in prospettiva strategica”. 

Come veicoli, maneniamo i seguenti Etc quotati su Borsa italiana:

Oro, ticker PHAU: PC 145,95;  Argento, ticker PHAG: PC 19,770; Platino, ticker PHPT: PC 79,470.

A parziale “copertura” della posizione lunga netta sul comparto manteniamo anche lo short sul Palladio, ticker 1PAS: PC 10,130.

Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC: 8,049), valutando incrementi su sbuffi dell’indice S&P500 verso quota 4.000.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)