Bond USA ancora sotto pressione


Non ci sono novità significative: nonostante il supporto della Fed, i rendimenti dei governativi statunitensi rimangono poco al di sotto dei massimi di periodo, in quella che sembra una semplice pausa di consolidamento all’interno del movimento di risalita dei rendimenti in essere da inizio 2021 (anzi, a ben guardare, si tratta di un movimento iniziato già nell’ultimo trimestre 2020). I rendimenti dei Treasury restano sotto pressione per i più che probabili focolai inflazionistici che seguiranno il piano fiscale dell’amministrazione Biden, per di più in un contesto di politiche monetarie ancora ultra-espansive.

Contestualmente è proseguito il recupero del dollaro USA: contro euro (PC: 1,1788) dai minimi (per il $) di inizio gennaio a ridosso di 1,2370 le quotazioni si sono riportate in settimana verso quota 1,1800: il movimento delle ultime settimane ha sorpreso molti operatori che oramai avevano ipotizzato un sentiero di discesa per il biglietto verde, in prosecuzione del movimento di ampio deprezzamento subito dal dollaro nel secondo semestre 2020.

Lato azionario prosegue il movimento altalenante delle ultime settimane. Come evidenziato la scorsa settimana, “L’impressione è che le stampelle monetarie e fiscali siano buone a sorreggere il malato ma che non lo aiutino a guarire davvero e quindi a camminare con le proprie gambe. Se così fosse lo scollamento tra mercati finanziari sui massimi ed economia reale ancora alle prese con molte criticità non può che preoccupare: o parte l’economia con forza oppure scendono le Borse. A meno che non si pensi che l’inflazione sia la panacea per tutti i mali: per abbattere il valore reale dei debiti riportandoli sotto controllo (se si riesce però a mantenere schiacciati i rendimenti nominali), sostenendo nel contempo le quotazioni azionarie. E i Bond? Già, perché in tal caso sarà arduo evitare una risalita dei rendimenti nominali sulla parte lunga della curva, come in effetti sta avvenendo negli USA in modo marcato da inizio 2021”.

L’S&P500 (PC: 3910; cfr. grafico allegato) mantiene le posizioni, poco sotto i massimi di periodo, al di sotto della resistenza a quota 4.000. La volatilità implicita (Vix: 22,40) rimane poco sopra i minimi di periodo: pare molto (troppo?) compressa, ma nuove tensioni si avrebbero comunque solo su risalite al di sopra di quota 30, al momento poco probabile (al di sopra resistenza critica in area 35-37). Come dicevamo le scorse settimane, “sull’S&P500 permane il rischio di una ripresa del movimento correttivo delle ultime settimane, con possibile obiettivo i minimi del mese di dicembre a ridosso di 3600: un segnale di rinnovata debolezza si avrebbe comunque solo in caso di ridiscese al di sotto di 3820. Nonostante l’affaticamento dell’azionario Usa sui livelli correnti, solo la perforazione di quota 3600 sull’S&P500 (al momento ancora poco probabile) fornirebbe un segnale convincente dell’inizio di un movimento correttivo in ottica pluri-settimanale. Operativamente e in ottica risk-reward rimane opportuno mantenere un’esposizione leggera sul mercato (per i più aggressivi valutare nuovi short tattici sull’azionario USA su strappi dell’S&P500 verso quota 4000). Si conferma che in termini di rischio-rendimento il focus deve quindi rimanere sulla protezione dei portafogli”.

- Preziosi: il comparto, come evidenziato le scorse settimane, è “frenato dalla risalita dei rendimenti dei Treasury e dal rimbalzo del dollaro Usa in essere da inizio anno. Il permanere di un contesto tendenziale di rendimenti “reali” negativi (cioè “rendimenti nominali - tasso di inflazione”) mantiene comunque un contesto favorevole sul comparto in termini strategici, al di là dell’erraticità a livello più tattico”. 

L’Oro sta difendendo le posizioni al di sopra di un supporto importante; l’Argento sta consolidando all’interno dell’ampio intervallo dell’ultimo semestre, mentre il Platino (che rimane il metallo prezioso più performante su orizzonti plurimensili) sta consolidando nella parte bassa del canale compreso tra i picchi di metà febbraio e i minimi di inizio marzo. Il Palladio, dopo lo scatto della settimana precedente, si assesta sui massimi di periodo, poco sotto i picchi di un anno orsono.

Stante il quadro di fondo, confermiamo “l’opportunità di mantenere una quota importante del portafoglio allocata sul comparto dei preziosi, in prospettiva strategica”. Come veicoli, manteniamo i seguenti Etc quotati su Borsa italiana:

Oro, ticker PHAU: PC 139,12; Argento, ticker PHAG: PC 19,804; Platino, ticker PHPT: PC 93,520. A parziale “copertura” della posizione lunga netta sul comparto manteniamo anche lo short sul Palladio, ticker 1PAS: PC 9,060.

Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 7,771).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)