L'andamento del debito dell'Italia dopo il Pnrr? Facciamo un po' di ipotesi


Il piano di fondi Ue previsto per aiutare gli Stati membri può fare bene all'Italia, ma i fondamentali dell'economia vanno rivisti e riformati. Ecco quali sono i rischi.

Il fico era proprio davanti alla cattedrale di Fiorano Modenese: prima che partisse la processione tutti mangiavano i fichi e buttavano le bucce. Poi al ritorno, dopo aver camminato sotto il sole cocente della prima settimana di settembre, siccome raccoglievano le bucce per mangiarle perché solo quello c’era da mangiare. Non so se sia vero o esistesse solo nella narrazione popolare ma mi ha sempre colpito questo paragone che da bambino i vecchi fioranesi mi ripetevano. E siccome i miei detrattori mi accusano di essere oltre che un “vecchio” commentatore di Borsa anche un commentato di Borsa “geolocalizzato” mi piace ripetere questo story telling molto popolaresco.

Ecco l’Italia è nella stessa situazione della processione di Fiorano Modense e i fichi sono il PNRR l’ultima chiamata prima della fine. Le economie sono come le aziende: prosperano sull’innovazione. Se innovi vinci, se continui a ripetere il mantra del turismo e delle bellezze dell’Italia da vendere sottocosto ai turisti muori. Non so se il PNRR come lo hanno strutturato serve a spingere l’innovazione perché non sono un addetto ai lavori, so che è una occasione perché sarà l’ultima occasione prima di finire come la Grecia. E indirettamente conferma questa versione delle cose Aswath Damodaran, professore di finanza alla New York University Stern School of Business e vera star youtube della corporate finance con 401.000 iscritti al suo canale.

Nel rituale che il prof americano di origine indiana compie a beneficio dei suoi fans ogni inizio anno c’è il calcolo dell’equity risk premium USA e di tutti i paesi del mondo. Che cosa è l’equity risk premium ? E’ il rendimento richiesto dai grandi pesci della finanza internazionale per intraprendere investimenti rischiosi (leggi per comprare azioni). E soprattutto questo numero rientra in tutti i progetti di investimento degli imprenditori saggi grandi o piccoli che siano. Se gestite un ristornate o avere una aziendina meccanica o siete dei palazzinari della provincia di Frosinone vale lo stesso principio: dovete conoscere l’equity risk premium del vostro Paese e il costo del capitale azionario del vostro settore altrimenti non sapete se state perdendo soldi o guadagnando. Infatti in ogni business non conta se alla fine dell’anno avete un più o un meno conta, è scontato che bisogna avere più, ma quel più deve essere qualificato. La domanda è molto semplice: se in borsa una azienda che fai il mio mestiere rende il 10% e la mia bottega rende il 5% chi me lo fa fare ogni giorno di aprire la saracinesca della mia bottega ? Non mi conviene vendere tutto e comprare le azioni dell’azienda che invece rende il +10%?.

Ma lasciamo questo aspetto a quegli imprenditori non hanno voglia di perdere tempo nella vita e concentriamoci invece sull’equity risk premium che riguarda i mercati finanziari: allora succede che quando l’equity risk premium è ai massimi siamo in una situazione di crisi e quando è ai minimi siamo in una situazione di boom azionario.

Infatti quando c’è crisi gli investitori chiedono molti soldi perché avvertono il rischio mentre quando c’è il boom danno i soldi al primo che passa perché non avvertono il rischio.

Ma facciamo un passo ulteriore: il rendimento atteso degli investitori è dato dall’equity risk premium e dal tasso di interesse free risk (prendiamo a caso le obbligazioni di stato a 10 anni). Ovvero questo rendimento atteso dalle azioni (atteso è un modo gentile per dire “richiesto”) deve essere superiore di un tot (appunto l’equity risk premium) al rendimento delle obbligazioni free risk garantite dallo stato.

Altrimenti conviene investire in obbligazioni free risk e il rischio se lo tengano gli altri. Bene, l’equity risk premium negli USA come risulta dalla immagine (istogramma rosso) qui sopra è pari al 4.24% che non è eccessivo in una visione storica ma se sommato a rendimento delle obbligazioni davvero al minimo storico (vedere l’istogramma blu qui sopra) abbiamo un risultato che è davvero da considerare: il rendimento più basso da 60 anni a questa parte.

Ecco spiegato il grande interesse della stampa e degli investitori all’andamento dei tassi e come il mercato azionario abbia iniziato a battere in testa non appena la Fed ha iniziato ad agitare lo spauracchio dell’inflazione e del rialzo dei tassi. La chiave di volta è nel mercato monetario e sul fronte dell’inflazione: le azioni seguiranno se ci saranno le condizioni necessarie. Ma Damodaran ha anche pubblicato un'altra tabella che è invece un po’ più preoccupante: senza andare troppo per il sottile possiamo dire che l’equity risk premium dipende anche dal Paese che stai considerando.

Se devi investire in Niger richiedi un tasso di interesse come investitore azionario superiore a quello richiesto per investire in Svizzera. Logico e naturale. Ecco allora che il nostro Damodaran pubblica l’elenco degli equity risk premium in giro per il mondo e l’Italia con il suo 6.11% risulta colorata di giallo esattamente come Grecia, Portogallo e Romania giusto per fare qualche nome. Non una gran bella compagnia, premesso che sono un ammiratore della storia della Grecia, del Porto portoghese e della bellezza delle donne romene. E qui torniamo a bomba.

Il nostro rialzo azionario è condizionato dalla nostra storia come qualsiasi essere umano. Se riusciremo a cambiare le carte in tavola in termini di innovazione e produttività abbiamo un futuro, altrimenti ci ridurremo a vendere pummarola e mozzarelle agli stranieri in visita a Pompei. E su questo punto ripeto il mio concetto: a farci passare come gli sventurati di Europa per la pandemia siamo stati davvero bravi, peccato che subito dopo sono seguite Francia e Spagna e tanti altri paesi europei e quindi bene avere incassato e buonanotte suonatori. Più un errore dell’Europa che è stata sorda ai nostri bisogni in un primo momento che nostro merito. Prendiamo il PNRR a portiamo a casa.

Ma l’economia e mi mercati finanziari sono come un elastico: quando lo tiri troppo da una parte puoi te lo ritrovi sui denti. Questo rialzo di Borsa è condizionato dal quadro generale che per il momento non è cambiato: eppoi la tendenza in atto è valida fino a prova contraria e per il momento di prove contrario in giro non se ne vedono. Dobbiamo sapere però che prima o poi le feste finiscono e un giorno finirà anche questa festa e invece di Televirus alla sera ci godremo Teledebito come spettacolo di intrattenimento. E proprio per godersi in rialzo in corso sovviene ITI ovvero l’Independent Trend Index che ogni giorno entro le ore 19.30 sforna gratuitamente la lista delle migliori azioni italiane. Il primo ITI dell’anno porta fortuna… ma sarà vero? Non so, però potremmo trattarlo come i cornetti napoletani: non ci crede (quasi) nessuno, ma nel dubbio lo comprano tutti perché “non si sa mai”. E quindi ci buttiamo nel 2022 a capofitto tra tentativi di schivare l’Omicron (argomento tristemente più diffuso nelle ultime settimane) e speranze di atterrare su un materasso di gomma piuma che attutisca la caduta.

L’ITI ormai è un nostro caro amico. Con lui abbiamo trascorso un 2021 fatto di rialzi anche a tre cifre, di promesse rispettate, di nuove scoperte. Ed è così che ci auguriamo sarà il nuovo anno: pieno di piacevoli sorprese. Come sempre abbiamo evidenziato in blu gli articoli di cui abbiamo già parlato (e che potete trovare scorrendo nella nostra home page) e in rosso il protagonista del giorno: azioni Basicnet.

Dal grafico vediamo che dalla fine dell’estate il titolo è partito in un’impennata che non si è ancora esaurita. All’orizzonte c’è però lo spauracchio di un triangolo che, quando si chiuderà, potrebbe cambiare il trend (a seconda della chiusura, rialzista oppure ribassista). Il rialzo per il momento è del 46,14% e anche i volumi, anche se in ritardo, hanno risposto positivamente. Ad ogni modo il rialzo si è fatto più ripido da dicembre in poi, quindi la strada potrebbe essere ancora lunga.

Per quanto riguarda le ultime notizie diffuse dall’azienda, riferite ai conti dei primi nove mesi del 2021, si riflette perfettamente il quadro descritto dal grafico. Il periodo in esame (gennaio/settembre 2021) si è chiuso con un fatturato consolidato di 216,4 milioni di euro, in crescita di oltre il 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Più che raddoppiato, invece, l’Ebitda, passato da 16,1 a 33,6 milioni di euro.