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[ GIUSEPPE MINNICELLI ] FINE DELL’ANNO O L’ANNO DELLA FINE? NEANCHE TOTO’ DOCET…


Riceviamo da Giuseppe Minnicelli e volentieri pubblichiamo questo editoriale natalizio:

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FINE DELL’ANNO O L’ANNO DELLA FINE?

 

NEANCHE TOTO’ DOCET… di Giuseppe Minnicelli

 

Mi sto rendendo conto che probabilmente si è perso tempo.

 

Anzi no.

 

Non riesco a guardare fuori dal mio orticello.

 

Ho perso tempo, ho mandato all’aria tanti anni passati davanti ai miei fidati monitors ed al mercato, cercando di migliorare le tecniche che mi permettevano di scappare prima degli altri, per riuscire a portare sempre un risultato, senza rischiare più del dovuto ma sempre con la chiara impressione di svolgere un lavoro con delle regole scolpite nel cervello.

 

Ed anche se a volte questa operazione non è stata agevole, non avrei mai pensato che nel frattempo non fosse valso a nulla applicarsi, perché una nuova filosofia operativa, a me disconosciuta, stava prendendo piede, e conduceva agli albori del trading 5.0 o giù di lì.

 

Vi chiederete allora quale sia questa modalità così nuova ed in itinere, ed io, visto che siamo sotto Natale e sotto le feste, sfrutto il periodo per farvi questo regalo e per dirvela tutta: per sapere fare un ottimo trading bisogna saper mangiare, o meglio, non si può non sapere che esistono tutta una serie di pietanze che favoriscono l’attività professionale di compravendita.

 

Uff, ce l’ho fatta.

 

Ve l’ho detta …

 

Pensate che cosa geniale.   

 

Vuoi operare in Francia? Prepara un buon soufflé o una buona omelette, rifocillati e guadagnerai di sicuro. Ci sono fiumi di bibliografia a riguardo, da far rabbrividire i più grandi scrittori esistenti. Se mangi bene guadagni di certo. E pensare che io ho sempre pensato che funzionasse il concetto inverso: guadagnare per mangiare bene, anziché mangiare bene per guadagnare.

 

E se dovessi tradare l’Italia va benissimo una buona cacio e pepe o, se non si ha tempo, perché ahimè questo tipo di lavoro assorbe tanto del tempo a disposizione, si può procedere pure con un piatto di rucola e bresaola, con o senza le scaglie di parmigiano.

 

Ma ricordate sempre, che se poi doveste perdere, non è perché non vi siate preparati, non abbiate studiato, non abbiate messo passione, o, al limite, non siate stati attenti sul mercato alle dinamiche di periodo.

 

È solo perché nel soufflé probabilmente c’era troppa cipolla, e nell’omelette il prosciutto aveva il cosiddetto velluto in superficie… l’immancabile lappa nostrana.

 

Siamo ormai arrivati alla follia, ed io, per chiudere la stagione 2022, oltre ad augurare le migliori fortune per il nuovo anno finanziario, cerco di dire ciò che penso alleggerendo alcune situazioni borderline, ma con la fermezza di chi deve cercare di mettere i puntini sulle i.

 

Il trading è studio, è passione, il trading è libertà, il trading non comprende chat nelle quali denigrare il prossimo sulla scorta di un anonimato garantito dalla rete, il trading non ammette il concetto del non lo sapevo, ed il trading non ammette piatti sulla tavola.

 

Il trading ammette l’errore, che fa parte di ogni lavoro.

 

Si può e si deve sbagliare in maniera che non si perda mai l’obiettivo finale: sempre piedi per terra e sguardo rivolto in avanti, e siamo tutti umani.

 

Mi è stato chiesto cosa penso del prossimo anno, come potrebbe andare il mercato, dove potrebbe arrivare o dove potrebbe poggiarsi. Io rispondo nell’unica maniera che accontenta tutti, e cioè, spero che il mercato vada nella direzione in cui vi siete incamminati, anche se non funziona proprio così.

 

E spero possiate riflettere su ciò scrivo ora.

 

Un vero trader non fa la previsione per il prossimo anno. Al limite la fa per le prossime ore o per la prossima giornata, basandosi su di una sola idea: riducendo al minimo l’elemento temporale si riesce a contenere in maniera più concreta la variabile rischio, unico indicatore del quale non perdere mai la cognizione circa la sua esistenza.

 

Non scomodo Keynes, è festa anche per lui.

 

Sul mercato nessuno ci guarda, nessuno ci vuole male, nessuno ci porta sfortuna. Alla base di perdite c’è sempre un errore commesso.

 

Ed anziché perdere tempo nell’attribuire le colpe è più sano cercare di capire dove tale errore è stato commesso.

 

Non esistono titoli di serie A o di serie B, non esistono titoli facili o titoli difficili, non esistono titoli di m… o titoli buoni.

 

Titolo buono è sempre e solo quello che ci farà guadagnare.

 

Anche se ha numeri da far rabbrividire qualsiasi contabile.

 

Ci si deve dare una modalità operativa che funzioni, basata su regole dinamiche e su concetti statici: le prime sono riguardanti lo svolgimento delle operazioni, il modus operandi in senso stretto.

 

Le seconde sono il corollario alle precedenti, e cioè la variabile tempo ed il numero ridotti di titoli sui quali si fa trading nello stesso istante.

 

Pochi titoli, quelli giusti.

 

I titoli sono esigui come le mogli negli harem.

 

Ricordando che poi, a tutte, è da riservare lo stesso trattamento.

 

E sono certo che intuiate la mia idea di base.

 

Per quanto riguarda il resto, la cucina è a completo appannaggio di Masterchef e non del mercato.

 

Non si perda tempo più di tanto.

 

Piuttosto lo si investa in studio ad applicazione.

 

Nel trading si deve lavorare con regole ed attenzione, ricordando sempre che in cucina di gente preparata come Cracco ce ne è una sola, mentre sul mercato di crac, tendenzialmente, ce ne potrebbero essere tanti.

 

O no?

 

Ed ora tutti a tavola, e come diceva il grande Corrado, il pranzo è servito!!!

 

Buone feste a tutti

 

à bientôt

 

Giuseppe Minnicelli

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