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L'agosto molesto


E arrivò l'agosto molesto ad imperversare sui mercati finanziari a seguito del sorprendente downgrade di Fitch al rating sovrano degli Stati Uniti.

La notizia ha subito scatenato le ire di Janet Yellen quasi a voler rimproverare la natura e l'entità del downgrade volendo attribuire all'oltraggioso declassamento anche un significato di attacco politico alla tanto rinomata Agenzia Ftich, dando il via alla tremenda lotta elettorale tra Democratici e Repubblicani in vista delle elezioni presidenziali, l'anno prossimo.

Dal momento del downgrade è iniziato un calo dei mercati che ha gettato del semi freddo nel bel mezzo di settimane canonicamente calde.

Il movimento tuttavia non ha Intaccato minimamente il percorso di rialzi che è in atto da un anno a questa parte, ma in ogni caso ha scosso  i mercati ed ha impaurito gli investitori facendoli battere in ritirata velocemente.

Se si potesse usare una metafora per descrivere il momento, direi che il pugile Johnny Long, il quale conduce alla grande l'incontro, nei confronti di Sammy Short, ha subito un paio di colpi forti ma affinché le gambe inizino a tremare sarà necessario un Dax sotto 15800 e un Nasdaq sotto 15000. Finché questi valori rimangono invariati, Sammy è destinato a soccombere.

Ogni affermazione sui cali dei mercati pertanto, va sempre presa con le pinze e con tutte le cautele del caso, dal momento in cui siamo di fronte al maggior rialzo consecutivo degli ultimi due anni, in particolare statunitensi, conservando la particolarità che ricorda il 2021 come più volte detto, con anche il quinto mese di rialzi consecutivo per lo Standard & Poor nonostante la Fed, con il rialzo dei tassi abbia portato i tassi interni ad un livello mai raggiunto negli ultimi 22 anni.

Una anomalia del periodo consiste nel fatto che i manager dei maggiori Hedge Found mondiali stiano faticando non poco ad attrarre l'enorme massa di liquidità in circolazione che si è tirata fuori dal mercato a seguito delle varie manovre di politica monetaria. 

La suggestione che lega i rialzi dei tassi al timore di una imminente recessione, fa mantenere i denari fermi a molti investitori senza approfittare della volatilità del periodo e del mercato che avrebbe reso rendimenti ben più cospicui ma evidentemente il timore di scrolli repentini del mercato fa preferire alla grande massa degli investitori di rimanere fuori dal mercato e semmai un piccolo avvicinamento si è verificato soltanto nel campo dei fixed income anche se questa tendenza viene stemperata e frenata dalla prosecuzione di rialzi da parte della Fed.

La stragrande maggioranza degli asset manager ritiene che solo nel momento in cui la Fed deciderà di alzare il piede dal pedale dell'acceleratore, questa enorme massa di liquidità potrà riversarsi su una marea di titoli obbligazionari Fixed Income ed azioni che sono in grado di offrire dei rendimenti mai visti negli ultimi 22 anni.

Questa appena segnalata è l'unica importante differenza tra l'estate del 2021 e l'attuale e non è di poco conto poiché narra di una certa pigrizia da parte degli investitori i quali preferiscono accontentarsi dei tassi più alti per tenere la liquidità ferma. 

I manager chiaramente cercano in ogni modo di accaparrarsi la gestione degli assets ma si trovano difronte un investitore impigrito e coccolato dalle banche centrali.

Cosa può modificare questo equilibrio?

La fine dei rialzi dei tassi oppure un atterraggio nervoso delle economie che smentisca il buonumore attuale.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)