NASDAQ100 WEEKLY - Settimana di consolidamento sugli indici azionari USA per prese di beneficio sui titoli tech.


DA OGGI E’ IN VIGORE L’ORA LEGALE NEGLI STATI UNITI.

MODESTO RIBASSO PER I TRE INDICI AZIONARI USA ! I DATI MACRO CONTRASTANTI SUL MERCATO DEL LAVORO E PESANTI REVISIONI DEL MESE PRECEDENTE HANNO CREATO INCERTEZZA NEGLI INVESTITORI. RENDIMENTI DEI BONDS E DOLLARO IN CALO, NUOVI RECORD PER ORO E BITCOIN.

I titoli azionari sono scesi alla fine della scorsa settimana dopo che l’ultimo rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti ha offerto segnali contrastanti sull’economia e la rincorsa dei titoli tecnologici ha preso una pausa.

Con la chiusura di venerdì scorso sia l’indice S&P500 che il Nasdaq100 hanno fermato il record di 16 settimane positive su 18, record che ci riporta al 1971 per trovarne uno uguale, non riuscendo ad eguagliare il record di 17 settimane positive su 19 del 1962.

Tutti e tre gli indici hanno registrato perdite settimanali tra l’1,55% (il Nasdaq100) e lo 0,26% (l’S&P500), con i suddetti indici che, venerdì scorso, hanno chiuso in ribasso, dopo aver toccato nuovi massimi storici durante la seduta, a causa dei titoli azionari di chip ad alta capitalizzazione che hanno registrato un'inversione di tendenza. Venerdì il settore informatico è stato il settore con la performance peggiore nei due indici maggiori. I produttori di chip come Broadcom, Intel, Lam Research, Microchip, Marvell e ON Semiconductor perdono tutti almeno il 4%.

In ogni caso, la modesta discesa settimanale guidata dal Nasdaq100 e dalle ‘big cap’, ha più il sapore di prese di beneficio accentuate dalle news sui divieti di vendita dei semiconduttori alla Cina, e dalle difficoltà di Tesla e Apple, che non di reazione alle news. Il Big tech ha avuto significative defaillance (Tesla, Microsoft e Apple e altri titoli growth), mentre i settori difensivi hanno fatto bene. I titoli tecnologici cosiddetti ‘Magnifici Seven’ che per mesi hanno contribuito a spingere al rialzo i mercati in generale, hanno avuto tutti una settimana negativa, tranne Nvidia e Meta. Venerdì scorso Nvidia ha registrato una netta inversione di tendenza, con le sue azioni in rialzo di oltre il 5% all'inizio della sessione prima di chiudere in ribasso del 5,6% anche se il titolo è ancora in rialzo di quasi l’80% nel 2024.

Anche Deutsche Bank ha notato che anche all'interno dei titoli cosiddetti ‘Magnificent Seven’ il rally si stia assottigliando, con almeno tre titoli che stanno contribuendo negativamente alla performance dell’ ‘indice’. Ma Nvidia, con il suo + 80% da inizio anno domina felice.

Venerdì scorso le vendite si sono riflettute anche sugli spreads, in allargamento, e sui rendimenti, in calo. L'impressione è che gli indici fossero così iper estesi da non richiedere un particolare driver per giustificare delle prese di beneficio, ma solo una buona scusa. Non è un caso che il big tech abbia guidato la discesa.

In generale l’azione dei prezzi delle ultime settimane è dominata dall'euforia e dall’innalzamento del rischio, che sta producendo rally vertiginosi in diversi asset. Abbiamo i numerosi record sull'azionario, già più volte commentati in questa sede. Abbiamo il rally degli spread governativi, di quelli del credito (investment grade e high yield), quello eccezionale dell'Oro, quello delle criptovalute e il recupero delle quotazioni dei Bonds. L’indice PHLX Semiconductor ha chiuso sopra quota 5.000 per la prima volta ed è cresciuto del 24% nel 2024, il miglior inizio anno dal 2000.

Si può trovare un motivo specifico per ognuno di questi rally, ma, mettendoli insieme, è difficile rifuggire dalla sensazione che gli investitori stiano facendo incetta di tutto, o in quanto mal posizionati (Oro, spread periferici) o in quanto in preda all’euforia (azionario, semiconduttori, Bitcoin). In queste condizioni, qualsiasi spiegazione va bene.

Art Hogan, capo stratega del mercato presso B Riley Wealth Management ha dichiarato: “Questo tipo di volatilità dovrebbe essere la norma, non l’eccezione, quando si ottiene un valore così elevato così velocemente. Potrebbe risultare mozzafiato ma ciò non sorprende dopo aver avuto così tanta esuberanza in borsa."

Questi record, così come il numero di massimi storici da inizio anno, così come il numero di sedute senza una correzione del 2% e la distanza dalla media mobile, dovrebbero in teoria condurre a una fase consolidativa. Per il momento nessuno di questi segnali ha potuto fermare il rally e nemmeno farlo rallentare, il che dovrebbe forse dirci qualcosa sul tono sottostante del mercato. Continuo a pensare che non sia il momento di incrementare l'esposizione, ma è anche vero che i livelli diventano sempre più elevati, e l'eventuale correzione, per riportarci su livelli attraenti, dovrebbe essere sempre più profonda.

Come detto in precedenza, una delle cause di questo repentino cambiamento di ‘umor’ da parte degli investitori è dovuto, non tanto al rapporto sull'occupazione di venerdì scorso ma alle sue inaspettate ampie revisioni. Revisioni così radicali su questi importanti dati pone anche interrogativi sul fatto che possano essere veritieri o meno a seconda delle circostanze del periodo. Ma veniamo ai numeri che mostrano come i datori di lavoro statunitensi nel mese di febbraio hanno creato 275.000 posti di lavoro nel settore pubblico, superando i 198.000 previsti dagli economisti intervistati dal Wall Street Journal e stessa situazione nel settore privato con 223.000 nuovi occupati a fronte di attese per 160.000 unità. E fin qua tutto bene, sembra che il mercato del lavoro tenga bene con un’economia in aumento e l’inflazione che lentamente scende. Ma……, e sì c’è un ‘ma’, il dato sui nuovi occupati nel settore pubblico di gennaio riportava un’eccellente numero pari a 353.000 unità e dopo un mese la revisione del dato riporta ad un più modesto 229.000 unità, in pratica si sono sbagliati di 124.000 unità, un terzo del totale, un’enormità ! Peggio dicasi per il settore privato dove a fronte di 317.000 nuovi occupati in realtà la revisione ha portato il totale a 177.000 unità, ben 140.000 in meno. Sbagliarsi di una decina di migliaia è un conto, anche se non di poco conto, ma i numeri di gennaio sono un abbaglio clamoroso.

Ma non è finita qui, a febbraio il tasso di disoccupazione è salito al 3,9% il massimo degli ultimi due anni. Questo dato viene calcolato su un’indagine più ristretta sulle famiglie, ed hanno mostrato che l’occupazione familiare è diminuita di 184.000 posti di lavoro lo scorso mese, segnando il terzo calo mensile consecutivo. Quindi se ciò è vero, molto probabilmente maschera la presunta crescita delle condizioni di fondo del mercato del lavoro.

Pertanto, per sapere se effettivamente a febbraio sono stati creati quasi 500.000 nuovi posti di lavoro, dovremmo aspettare le revisioni che verranno pubblicate il mese prossimo. Una dinamica spiazzante per le strategie degli investitori, in quanto il divario è crescente tra ciò che dicono i dati sulle buste paga del settore non agricolo e ciò che dicono i sondaggi sull'occupazione delle famiglie. Di certo, se il mercato del lavoro nel complesso è ancora rialzista, l'indagine sulle famiglie dice chiaramente che il trend si sta affievolendo.

Altre distorsioni si sono avute nel corso di due settimane fa anche sui dati riguardanti l’attività manifatturiera delle società statunitensi di febbraio, con l’Institute Supply Management (ISM) che riportava un dato al ribasso di 47,8 in contrazione ed al di sotto dei 50 punti (livello che distingue tra un’attività in espansione o contrazione) indicando il 16° periodo consecutivo di calo dell’attività manifatturiera, mentre lo stesso dato a cura della società S&P Global indicava un dato al rialzo a 52,2 indicando l’espansione più rapida nel settore manifatturiero del Paese da luglio 2022 ! Che dire ? A chi dare credito ? Con tutti i distinguo possibili, almeno qui siamo in presenza di due società diverse e due modi diversi di interpretare i dati rivenienti dalle interviste ai manager delle società. Ma per quanto riguarda i dati sui nuovi occupati l’ufficio è unico e si chiama: The United States Bureau of Labor Statistics.

Tornando al tema azionario ed all’innalzamento del rischio da parte degli investitori, nell'indifferenza generale la New York Community Bank ad inizio settimana ha perso un altro 23% dopo il 25% di due venerdì fa, ma L'ETF delle banche regionali USA ha perso in tutto l'1,1% nello stesso periodo, come a dire che difficilmente il mercato avrebbe potuto prendere una visione più ottimista su questa faccenda. A metà settimana la banca ha sondato degli investitori per un aumento di capitale. Il titolo è calato del 40% ed è stato sospeso in attesa di news. Il mercato azionario non ci ha fatto minimamente caso. Solo i treasuries hanno visto i rendimenti calare di qualcosa. Un'(assenza) di reazione sorprendente, per un evento di questa portata. Certo, il mercato ha ancora in mente i fatti di marzo scorso, quando il fallimento di una manciata di banche regionali e di Credit Suisse, non ha avuto effetti macroeconomici particolari, anche grazie alla gestione della crisi da parte delle autorità USA e svizzere. Queste crisi si sono dimostrate idiosincratiche. Ma in quel caso si parlava di perdite latenti in bilancio, da deprezzamento di bonds, e ritiro di depositi per la concorrenza dei fondi monetari. Questa volta stiamo parlando di qualità e rischiosità degli asset, e con la crisi del Commercial Real Estate che sta già comparendo qua e là nei bilanci, il mercato continua a considerare il caso NYCB come totalmente isolato. Ovviamente non crediamo che i problemi restino confinati ad un solo istituto visto anche i recenti casi sul Commercial Real Estate e gli asset delle banche regionali. Nei giorni successivi è emerso che NYCB ha potuto racimolare un miliardo di dollari di capitale, con il contestuale ingresso dell'ex Segretario di Stato USA Mnuchin nel Consiglio di Amministrazione. Liberty Strategic Capital, la finanziaria di Mnuchin, ha guidato la cordata di salvataggio. Inoltre la società ha inoltre annunciato una radicale revisione del suo management.

Diamo ora uno sguardo alla stagione delle trimestrali economiche societarie praticamente conclusa.

Scheda di valutazione degli utili: per il quarto trimestre del 2023 nel complesso, il 97% delle società dell’indice S&P500 ha riportato finora utili per il quarto trimestre. Di queste aziende, il 73% ha riportato un utile effettivo superiore alla stima media, il 6% ha riportato un utile effettivo pari alla stima media e il 22% ha riportato un utile effettivo inferiore alla stima media.

La crescita degli utili per le società dell’S&P500 nel quarto trimestre del 2023 è stato del 4,0% anno su anno, mentre la previsione per il primo trimestre 2024 è del 3,4%.

A livello settoriale, le maggiori sorprese per gli utili sono arrivate da società del settore consumi discrezionali, energia e industriale, a fronte di una diminuzione della stima per gli utili delle società del settore finanziario.

Il settore dei beni di consumo discrezionali (+10,7%) è alla pari con il settore dell'energia per aver riportato il maggior valore positivo (in aggregato) riguardo la differenza tra guadagni effettivi e guadagni stimati. All'interno di questo settore, Ford Motor (0,29 $ contro 0,12 $), Marriott International (3,57 $ contro 2,12 $), Wynn Resorts (1,91 $ contro 1,15 $), MGM International (1,06 $ contro 0,71 $), Carnival (-0,07 $ contro -$ 0,13) e Amazon.com ($ 1,00 contro $ 0,79) hanno riportato le maggiori sorprese positive in termini di utili. Il settore dell'energia (+10,7%) è alla pari con il settore dei beni di consumo discrezionali per aver riportato il maggior valore positivo (in aggregato) riguardo la differenza tra guadagni effettivi e guadagni stimati. All’interno di questo settore, Marathon Petroleum (3,98 $ contro 2,19 $), Phillips 66 (3,09 $ contro 2,35 $), Valero Energy (3,55 $ contro 2,95 $) e Hess Corporation (1,63 $ contro 1,36 $) hanno riportato le maggiori sorprese positive degli utili. Il settore industriale (+9,8%) ha riportato la terza maggiore differenza positiva (in aggregato) tra utili effettivi e guadagni stimati. All’interno di questo settore, Uber Technologies (0,66 $ contro 0,16 $), Southwest Airlines (0,37 $ contro 0,12 $) e American Airlines (0,29 $ contro 0,11 $) hanno riportato le maggiori sorprese positive in termini di utili per azione. Il settore dell’assistenza sanitaria (+8,2%) riporta la quarta più grande differenza positiva (in aggregato) tra i guadagni effettivi e guadagni stimati. All'interno di questo settore, Illumina (0,14 $ contro 0,02 $), Moderna (0,55 $ contro -0,99 $), Pfizer (0,10 $ contro -0,16 $), Merck (0,03 $ contro -0,11 $) e Insulet Corporation (1,44 $ contro 0,65 $) hanno riportato le maggiori sorprese positive in termini di utili per azione.

D’altro canto, il settore finanziario (-10,4%) ha riportato la maggiore differenza negativa (in aggregato) tra guadagni effettivi e guadagni stimati. All'interno di questo settore, Citigroup (-1,16 $ contro 0,11 $), Trust Financial Corp. (-3,85 $ contro 0,68 $), Comerica (0,20 $ contro 0,87 $) e Bank of New York Mellon (0,33 $ contro 0,85 $) hanno riportato le maggiori sorprese negative per quanto riguarda gli utili.

Sette degli undici settori segnalano (o hanno segnalato) una crescita effettiva degli utili anno su anno, guidati dal settore dei servizi di comunicazione, dei beni di consumo discrezionali, dei servizi di pubblica utilità e dell'informatica. D'altra parte, quattro settori segnalano (o hanno segnalato) un calo anno su anno degli utili e parliamo del settore dell’energia, dei materiali, dell’assistenza sanitaria e della finanza.

Il tasso di crescita dei ricavi per il quarto trimestre è oggi del 4,2%, rispetto al tasso di crescita dei ricavi del 4,2% dello scorso anno.

Otto settori segnalano (o hanno segnalato) una crescita dei ricavi anno su anno, guidati dal settore immobiliare, dei servizi di comunicazione e della finanza. D’altro canto, tre settori hanno riportato un calo dei ricavi anno su anno, guidati dal settore dell’energia, dei servizi di pubblica utilità e dei materiali.

Il margine di profitto netto per le società dell’S&P500 nel quarto trimestre del 2023 è stato dell’11,2%, inferiore alla media quinquennale dell’11,5%, ma pari al margine di profitto netto dell’11,2% di un anno fa.

A livello settoriale, sei settori segnalano (o hanno segnalato) un aumento anno su anno dei loro margini di profitto netti nel quarto trimestre 2023 rispetto al quarto trimestre 2022, guidati dal settore dei servizi di pubblica utilità (12,9% contro 9,1%), dal settore tecnologico e dell’informatica (26,4% contro 23,1%) e dal settore dei servizi di comunicazione (11,8% contro 8,8%). D’altro canto, cinque settori segnalano (o hanno segnalato) una diminuzione anno su anno dei loro margini di profitto netti nel quarto trimestre del 2023 rispetto al quarto trimestre del 2022, guidati dal settore finanziario (13,1% contro 16,5%) e dal settore dell’energia (10,7% contro 13,0%).

Per quanto riguarda il prossimo trimestre (Q1 2024) su 106 società che finora hanno pubblicato una previsione sugli utili per il primo trimestre del 2024, 74 società hanno emesso una previsione negativa e 32 hanno emesso indicazioni positive. Ad oggi, si prevede che i titoli dell’S&P500 registreranno una crescita degli utili (anno su anno) del 3,4%, rispetto al tasso di crescita degli utili (anno su anno) del 5,6% stimato il 31 dicembre 2023. Si prevede che sette degli undici settori registreranno una crescita degli utili anno su anno, guidati dal settore dei servizi di pubblica utilità, dal settore dei servizi di comunicazione, dell'informatica e dei beni di consumo discrezionali. Si prevedono invece quattro settori che segnalano un calo degli utili anno su anno, guidato dai settori dell’energia e dei materiali.

Anche sul fronte dei ricavi gli analisti hanno abbassato le stime nel prossimo trimestre (Q1 2024). Ad oggi è previsto che i titoli dell’S&P500 registreranno una crescita dei ricavi (anno su anno) del 3,5%, rispetto al tasso di crescita degli utili (anno su anno) del 4,3% stimato il 31 dicembre 2023. Si prevede che otto settori registreranno una crescita dei ricavi anno su anno, guidati dal settore dei servizi di comunicazione e dal settore immobiliare, d’altro canto si prevede che tre settori registreranno un calo dei ricavi anno su anno, guidato dal settore dei materiali, dei servizi di pubblica utilità e dal settore dell’energia.

Le previsioni per il primo trimestre del 2024 del margine di profitto netto delle società dell’S&P500 è dell’11,6%, superiore alla media quinquennale dell’11,5%, ma pari al margine di profitto netto dell’11,6% di un anno fa. A livello settoriale, si prevede che quattro settori registreranno un aumento anno su anno dei loro margini di profitto netti nel primo trimestre del 2024 rispetto al primo trimestre 2023, guidati dai settori dei servizi di pubblica utilità (13,3% contro 10,3%) e dell’informatica (25,0% contro 22,4%). D’altro canto, si prevede che sette settori registreranno una diminuzione anno su anno dei loro margini di profitto netti, guidato dai settori dell’energia (9,5% contro 12,5%) e dei materiali (9,1% contro 11,2%).

Guardando al futuro, per tutto il 2024 gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) dell’11,0%. Il rapporto previsionale del P/E (Price/Earnings) a 12 mesi per l’indice S&P500 è di 20,7. Questo rapporto è superiore alla media quinquennale (19,0) e superiore alla media decennale (17,7). Ad oggi, 263 società nell’indice S&P500 hanno emesso una previsione sugli utili per l’anno fiscale in corso (2024 o 2025), delle quali 139 hanno emesso una previsione negativa e 124 hanno emesso una previsione positiva.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

All’inizio della scorsa settimana si è notato poco movimento sul fronte tassi e comunque leggermente al rialzo, forse per po’ di pressioni arrivate dalle dichiarazioni del membro della FED Bostic, preoccupato che tagli anticipati alimentino esuberanza della domanda e desideroso che la riduzione del bilancio FED continui il più possibile. Bostic ha poi detto che, dopo il primo taglio, preferirebbe fermarsi per valutare.

Ma gli eventi importanti dovevano ancora arrivare. Il primo evento ‘clou’ stato rappresentato dalla testimonianza del Presidente della FED Jerome Powell al Congresso, durante la quale non ha aggiunto nulla di particolare alla recente retorica. Come nello scorso FOMC, ha dichiarato che il quadro inflattivo è migliorato e le dinamiche di domanda e offerta di lavoro sono più equilibrate, quindi è probabile che nel corso dell'anno i tassi saranno tagliati. Ma ancora non ci siamo in quanto servono più segnali che l'inflazione stia rientrando, anche se non sarà necessario che sia al 2% per iniziare. Inoltre ha aggiunto che non c’è alcun motivo per aspettarsi una recessione negli USA nel breve termine, che il rischio degli immobili commerciali è gestibile e che bisogna essere preparati alle sorprese provenienti dall’economia. Queste parole con la recente tendenza a deludere dei dati macro ha favorito una prima discesa dei rendimenti dei titoli di stato con il Treasury 2 anni che è arrivato ad un minimo del 4,50% ed il 10 anni arrivato al 4,05%.

Poi, nella giornata di venerdì scorso, il secondo evento ‘clou’ rappresentato dai dati mensili di febbraio sul mercato del lavoro. Il confuso e contraddittorio rapporto sulla disoccupazione statunitense di febbraio sui due sondaggi separati condotti su imprese e famiglie e relative ampie revisioni al ribasso del dato di gennaio, con la minore crescita dei salari e il tasso di disoccupazione in rialzo, evidenziano il rischio che il mercato del lavoro possa deteriorarsi prima che la FED inizi a tagliare i tassi, tutto ciò hanno indotto gli investitori del mercato obbligazionario a forti acquisti soprattutto sulle scadenze brevi, facendo precipitare i rendimenti del Treasury 2 anni fino a lambire il 4,41%, livello più basso dall’inizio di febbraio, per poi recuperare parte della perdita in chiusura di contrattazioni. Oltre ai rendimenti dei titoli del Tesoro in diminuzione si sono registrati nuovi record sull’Oro a 2.203 $/oz. e sui Bitcoin a 72.500 $.

I trader daranno il prossimo sguardo ai dati sull'inflazione domani, martedì, con il rilascio dell'indice dei prezzi al consumo di febbraio e poi giovedì sui dati delle vendite al dettaglio.

In generale, gli investitori continuano a vedere un forte coordinamento tra le politiche monetarie delle principali banche centrali, come mostra questo grafico dell'evoluzione del numero di tagli dei tassi previsti per il 2024 da parte di Fed, ECB e Bank of England.

In questo contesto andiamo, quindi, a vedere nello specifico lo scenario che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024 che, stranamente, hanno apportato solo lievi modifiche alle percentuali dando poca importanza, o quasi, alle dichiarazioni di apertura di Powell e dei dati macro sul mercato del lavoro.

Lo strumento FedWatch del CME Group mostra come i mercati, per la prossima riunione del 2024 in programma il 20 marzo, siano fermi nel prezzare una probabilità del 96,0% di mantenere i tassi fermi come rilevato anche due venerdì fa. Dato praticamente certo visti gli ultimi dati macro e le dichiarazioni dei membri della FED (v. grafico):

Stessa situazione per quanto riguarda la riunione del 1° maggio, risalgono di pochissimo le probabilità di nessun taglio dal 74,0% di due venerdì fa all’attuale 75,9%, stesso discorso per le probabilità di un taglio pari a 25 bps che ridiscende al 23,2% rispetto al 25,1% di due venerdì fa (v. grafico):

E veniamo al mese ‘clou’ per quanto riguardano le probabilità del primo taglio dei tassi, quello relativo alla riunione del 12 giugno. Le probabilità di un taglio di soli 25 bps si alzano di una limatura al 57,4% rispetto al 56,8% di due venerdì fa. Mentre scendono anche se di pochissimo le probabilità per un taglio per complessivi 50 bps (due da 0,25 o uno da 0,50 bps) al 15,4% rispetto al 16,6% di due venerdì fa. Stazionarie le probabilità del fermo tassi al 26,6% (v. grafico):

Infine, per l’ultima riunione del 2024, riprendono il comando delle operazioni le probabilità di un taglio per complessivi 100 bps che dal 33,4% di due venerdì fa passano all’attuale 35,3%, a scapito delle probabilità di un taglio complessivo di 75 bps che scendono al 26,9% dal 28,2% di due venerdì fa. Così come riprendono quota le probabilità di un taglio complessivo di 125 bps che passano dal 19,0% di due venerdì fa all’attuale 21,2%, a scapito del taglio complessivo di soli 50 bps che dal 12,5% di due venerdì fa passa all’attuale 10,3% (v. grafico):

Sul fronte rendimenti abbiamo già detto come la retorica del presidente della FED Powell e le revisioni dei dati macro sul mercato del lavoro abbiano apportato un bel taglio su tutte le scadenze con quelle corte che al momento dell’uscita dei dati sono precipitate per poi recuperare parte delle perdite in chiusura di ottava. Il Treasury 2Y è passato al 4,478% dal 4,535% di due venerdì fa. Perde più il Treasury 10Y che dal 4,184% di due venerdì fa passa all’attuale 4,079%, seguito a ruota dal 30Y che passa dal 4,329% di due venerdì fa all’attuale 4,255%.

Inverte nuovamente anche lo spread 2Y-10Y, riportandosi a 39,9 bps rispetto ai 35,1 bps di due venerdì fa.

Infine i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, il grafico del breakeven inflation rate decennale, scende di poco al 2,28% contro il 2,32% di fine febbraio (v. grafico FED di S.Louis):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Settimana ondivaga quella appena trascorsa sull’indice tech, tra gap e contro gap, comunque richiusi. Martedì scorso si parte con un bel gap down e con vendite che durano tutta la giornata, per poi recuperare nei due giorni successivi grazie anche alla testimonianza del Presidente della FED Powell al Congresso, che apre alla possibilità dell’inizio dei tagli ai tassi di interesse senza necessariamente arrivare prima al target del 2% di inflazione. E sulla scia di queste dichiarazioni e delle ampie revisioni sul mercato del lavoro di gennaio che, nella giornata di venerdì scorso, poco dopo l’apertura del cash le quotazioni fanno registrare un nuovo massimo storico a 18416.73, per poi ripiegare e chiudere la settimana in area 18000 in perdita di un punto e mezzo percentuale. Come detto in precedenza, le vendite hanno preso il sopravvento più per prese di beneficio che di reali motivazioni con i titoli del settore dei semiconduttori a fare da capo cordata viste le quotazioni ipertese dei giorni scorsi. Dei titoli facenti parte del cosiddetto listino dei ‘Magnificent Seven’ solo NVIDIA e META sono andate in controtendenza rispetto agli altri cinque, chiudendo la settimana ancora in guadagno. Scende leggermente meno l’indice Nasdaq100 ‘equal weighted’ portando la performance annuale al + 4,35% recuperando qualcosina rispetto all’indice non pesato. Graficamente notiamo come, nella giornata di venerdì scorso, l’indice abbia tentato con un nuovo record di portarsi verso la resistenza in area 18500, costituita dall’estensione del 78,6% di onda 1 di (5) partendo dal minimo di onda 2 di (5) non riuscendoci, e a quel punto le vendite hanno preso il sopravvento con i prezzi che hanno chiuso la settimana in area 18000. Da valutare, già da oggi ma soprattutto martedì con i dati sull’inflazione (CPI), se tale area possa rappresentare un supporto o se i prezzi avranno bisogno di andare a testare i supporti in area 17800 e 17600. Viceversa il primo obiettivo rialzista rimane sempre l’area 18500. Il livello di RSI a 55 indica che tutti e due gli scenari sono possibili, anche se la divergenza in atto da un paio di settimane tra il livello di RSI in discesa e le quotazioni in salita indicano una certa prudenza negli acquisti. Vedremo. La settimana si è chiusa a 18018.45 con una perdita del – 1,56% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 7,09% rispetto alla chiusura del 2023.

Per un’inezia si fermano a 16 le settimane positive sulle ultime 18 per le quotazioni dell’indice S&P500, non senza aver fatto registrare l’ennesimo record a 5189 punti. Questa volta a penalizzare le quotazioni dell’indice sono stati i titoli del settore dei semiconduttori e dell’informatica in generale, del resto questa sequela di record è stata in gran parte dovuta proprio al trend di codesto settore. Chiusa la stagione delle trimestrali economiche, ora si ritorna a pesare soprattutto i dati sull’inflazione e sul mercato del lavoro ed a quando la FED inizierà il primo taglio dei tassi in quanto, sembra oramai scontato, che non ci sarà un taglio dei tassi continuo ad ogni riunione del FOMC fino a fine anno a meno di stravolgimenti appunto sui dati macroeconomici che usciranno nei prossimi mesi. Detto ciò passiamo ad analizzare i numeri e a conferma di quanto scritto in precedenza notiamo che l’indice S&P500 ‘equal weighted’ ha guadagnato uno 0,90% a fronte della piccola perdita dell’indice non pesato, crescendo del 4,55% da inizio anno e riducendo il gap di meno del 3,00% rispetto all’S&P500 ‘normale’. Superata la resistenza posta in area 5115 costituita dall’estensione del 61,8% di onda 1 di (5) partendo dal minimo di onda 2 che ora funge da supporto, in base alla pubblicazione dei dati sull’inflazione di questa settimana l’indice potrebbe proseguire la corsa al rialzo verso la resistenza posta in area 5230 [estensione del 78,6% di onda 1 di (5) partendo dal minimo di onda 2]. Viceversa, possibile fase di consolidamento tra le aree 5190 e 5050 punti, altrimenti in caso di correzione più profonda, troviamo un altro supporto in area 5000 oltre al sempre valido in area 4950 punti con chiusura del gap del 22 febbraio. Visto il livello di RSI a 62 punti tutti gli scenari sono possibili ma, come per l’indice tech, notiamo una divergenza in atto tra la fine di gennaio ed oggi tra il livello di RSI in discesa e le quotazioni in salita. Non un buon segno. Anche l’indice Cboe Volatility Index (VIX) torna a percepire un aumento della componente rischio portandosi oggi a 15.75 punti, superando la lateralità tra i 12.50 ed i 14.50 punti che la contraddistingueva da novembre 2023. Mentre scende nuovamente l’indice della ‘paura’ e parliamo dello skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che dai 150 punti di due settimane fa si è portato a 141 punti in chiusura di ottava. Al momento che scriviamo il mercato dell’indice è ancora chiuso. La settimana si è chiusa a 5123.68 con una perdita del + 0,26% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 7,42% rispetto alla chiusura del 2023.

Seconda settimana in discesa per le performance del listino delle major, il DOW JONES. Niente di grave in quanto sembra più una fase di consolidamento che ha favorito la discesa del livello di RSI ora a 52 punti e la chiusura del gap del 22 febbraio. Per questa settimana i movimenti, anche in base all’uscita degli importanti dati macro sull’inflazione, potrebbero prevedere una ripresa della fase rialzista a patto di superare la resistenza posta in area 39200, rappresentata dall’estensione del 161,8% di onda 3 partendo dal minimo di onda 4, come obiettivo la resistenza in area 39900/40000, rappresentata dall’estensione del 178,6% di onda 3 partendo dal minimo di onda 4, non che soglia psicologica. Oppure una continuazione del consolidamento tra le aree 39200 e 38400. Altrimenti una correzione che potrebbe portare i prezzi sul supporto in area 38000 punti in coincidenza con l’ultimo minimo significativo. La settimana si è chiusa a 38722.70 con una perdita del – 0,93% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 2,74% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

Nuovo massimo storico per le quotazioni dell’Oro a 2.203 $/oz.

Dopo aver chiuso due venerdì fa in tono rialzista, con un rialzo di quasi il 2%, l'Oro ha iniziato la scorsa settimana su basi solide, dopo che le quotazioni hanno superato i 2.100 dollari, gli acquirenti hanno mostrato interesse e hanno aiutato la commodity a spingersi più in alto.

I dati macro pubblicati martedì scorso hanno mostrato che l’indice PMI dei servizi a cura dell’ISM è sceso a 52,6 a febbraio da 53,4 di gennaio. L'indice dei prezzi pagati, la componente di inflazione dell'indagine sulle PMI, è sceso a 58,6 da 64, mentre l'indice sull'occupazione è crollato a 48 e ha evidenziato un calo degli occupati nel settore dei servizi. Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni di riferimento è sceso al di sotto del 4,2% e il Dollaro è stato sottoposto a pressioni di vendita dopo questi dati, consentendo all'Oro di preservare il suo trend rialzista.

Trend che si è rafforzato nei giorni successivi, ad iniziare da mercoledì scorso con la testimonianza del Presidente della FED, Jerome Powell, che ha presentato il rapporto semestrale sulla politica monetaria davanti al Comitato per i servizi finanziari della Camera. Powell ha ripetuto che i dati in arrivo determineranno quando inizieranno a ridurre il tasso ufficiale e ha spiegato che vorrebbero avere maggiore fiducia che l'inflazione si muoverà in modo sostenibile verso il 2% prima di intraprendere un'azione politica. Alla domanda sulle prospettive economiche, Powell ha affermato che non c’era motivo di pensare che l’economia fosse di fronte a un rischio significativo di recessione a breve termine.

Poi nella giornata di giovedì scorso la CINA, il più grande consumatore mondiale di Oro, ha riferito che il surplus commerciale è aumentato a 125,16 mld $ nel periodo gennaio-febbraio rispetto ai 75,43 mld $ di dicembre. Questa lettura ha superato le aspettative del mercato pari a 103,7 mld $ e ha consentito ai prezzi del metallo giallo di aumentare durante gli orari di negoziazione asiatici, chiudendo la sessione per il settimo giorno consecutivo in positivo ed oltre i 2.160 $/oz.

Infine venerdì scorso l’apoteosi per le quotazioni dell’Oro che ha raggiunto e superato la soglia dei 2.200 $/oz. dopo la pubblicazione del rapporto sul mercato del lavoro con la nota negativa che l'aumento di gennaio di 353.000 nuovi posti di lavoro è stato rivisto al ribasso a 229.000. Altri dettagli del rapporto sull'occupazione hanno mostrato che il tasso di disoccupazione è salito al 3,9% dal 3,7%, mentre la crescita dei salari è diminuita. Il Dollaro è stato sottoposto a una rinnovata pressione di vendita, i rendimenti dei Bonds hanno continuato la discesa favorendo le quotazioni dell'Oro che poi ha chiuso la sessione settimanale a 2.182 dollari.

Sempre a proposito della commodity, interessanti i seguenti due 2 grafici in cui si mostra che investitori privati e istituzionali hanno venduto Oro nel corso dell'ultimo movimento di rialzo (a sinistra flussi, a destra ammontare contenuto negli ETF) creando una divergenza senza precedenti nelle serie degli ultimi 20 anni.

Non si può biasimare gli investitori se non hanno creduto ad un rialzo continuato dell'Oro, con attese di inflazione sopite, tassi reali tenuti alti dalla crescente confidenza nella crescita, e tagli dei tassi da parte delle banche centrali scontati nelle curve in ritirata, il tutto con un dollaro resiliente. Ma l'Oro è salito, evidentemente supportato da altri tipi di domanda, tipo quella delle banche centrali e quella di Oro fisico da parte di CINA e India. E ora, se il movimento dovesse tenere, ci potrebbe stare una rincorsa degli investitori istituzionali e retail, ad aumentare il posizionamento attirati dal rally, come apparentemente sta succedendo con l'azionario cinese.

Nel frattempo soffermiamoci sulle pubblicazioni dei dati macro inflattivi di domani, martedì, con i dati sull’indice dei prezzi al consumo di febbraio. Su base mensile, si prevede che il CPI e il PCI core, che esclude la volatilità dei prezzi alimentari ed energetici, aumenteranno rispettivamente dello 0,4% e dello 0,3%. A seguire, giovedì, le vendite al dettaglio di febbraio con i membri della FED che si troveranno nel periodo di blackout in vista della riunione di politica monetaria del 19-20 marzo. Vedremo.

Prospettive tecniche dell’Oro

Per quanto riguarda la continuazione del trend rialzista, tutto è possibile. Essendo in territori inesplorati ogni nuovo livello è buono e superata l’area dei 2.200 $/oz., la prossima resistenza la troviamo in area 2.290 $/oz. Altro bel viaggio ma non è per ora visto anche il livello di netto ipercomprato. Attualmente l’ideale sarebbe una fase di consolidamento tra i massimi e l’area dei 2.150 $/oz. anche per scaricare l’enorme ipercomprato, mentre nel caso di correzioni troviamo le aree 2.125 e 2.100 $/oz.  

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, i prezzi del Platino continuano l’estenuante fase di lateralizzazione tra le aree 940 e 880 $/oz. e non si ravvisano spunti verso l’alto se prima non si infrange l’area dei 940 $/oz. coincidente con la M.M. a 200 periodi. Al ribasso il supporto rimane sempre quello degli 880 $/oz.

Diverso il discorso per le quotazioni dell’Argento che finalmente sono riuscite a superare la propria M.M. a 200 periodi in area 23,50 $/oz. andando a testare nuovamente l’area dei 25 $/oz. per poi chiudere l’ottava in area 24,50 $/oz. Ora l’importante è consolidare su queste quotazioni senza scendere sotto i 24 $/oz. per poi tentare l’attacco prima alla resistenza posta in area 25,50 e poi sul doppio massimo più recente, quello di maggio e dicembre 2023 in area 26,50 $/oz. Anche in virtù del nostro investimento, questa volta ce la faremo ? Ardua è la sentenza !

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2186.20 $/oz. con un guadagno del + 4,52% rispetto alla precedente settimana che porta ad un guadagno da fine anno del + 5,52%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2179.16 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES APRILE 2024:

POLITICA USA

Si è chiusa la corsa nelle primarie repubblicane di Nikki Haley. L’ex governatrice della Carolina del Sud, unica sfidante di Donald Trump ancora in campo, ha deciso di ritirarsi aprendo la strada verso la nomination repubblicana all’ex Presidente. Una scelta, quella di Haley, maturata in seguito ai risultati del Super Tuesday, dal quale Trump è nuovamente emerso come vincitore. L’ex Presidente ha raccolto più voti della sua competitor in 14 dei 15 stati in cui si è votato per la nomination repubblicana, solo nel Vermont Haley è riuscita a primeggiare.

Mercoledì scorso Haley ha annunciato la sospensione della propria campagna elettorale, senza però fare un endorsement per l’ex Presidente. Haley ha detto: “Ora tocca a Donald Trump guadagnare i voti di coloro che nel nostro partito ed oltre non l’hanno sostenuto”. “E spero che lo faccia”. La scorsa settimana è arrivato, invece, l’approvazione a favore di Trump del leader della minoranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell: “Non dovrebbe essere una sorpresa che in qualità di candidato, avrà il mio supporto”. Insomma, sembra ormai tutto pronto o in fase di preparazione per una seconda sfida elettorale nella corsa verso la Casa Bianca tra Donald Trump ed il Presidente uscente Joe Biden. Proprio Biden, in vista del voto di novembre guarda anche ad una fascia di elettori repubblicani, ovvero i sostenitori di Haley; il Presidente statunitense ha detto: “Donald Trump ha chiarito che non vuole i sostenitori di Nikki Haley. Voglio essere chiaro: c’è un posto per loro nella mia campagna”.

La sfida elettorale Trump-Biden ha trovato spazio anche nel discorso sullo stato dell’Unione tenuto giovedì scorso al Congresso dal Presidente statunitense. Biden, pur non citando il suo nome, ha accusato Trump di aver nascosto la verità riguardo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, di essersi inchinato a Vladimir Putin e di aver bloccato un disegno di legge volto ad applicare restrizioni più severe al confine con il Messico. Trump su Truth Social, social network creato dalla Trump Media & Technology Group, riferendosi a Biden ha dichiarato: “Ha detto che mi sono inchinato al leader russo. Lui ha dato loro tutto, compresa l’Ucraina”.

Domenica, ieri, dalla campagna elettorale di Biden hanno fatto sapere di aver raccolto 10 milioni di dollari nelle 24 ore successive al discorso sullo stato dell’Unione; Reuters riporta che nell’intero mese di gennaio la campagna di Biden ed i suoi alleati del Partito Democratico hanno raccolto oltre 42 milioni di dollari.

Intanto, sabato scorso Joe Biden ha firmato un disegno di legge di spesa che permette di evitare un parziale ‘shutdown’ del governo, approvato la scorsa settimana dal Congresso. Venerdì scorso il Senato ha approvato con 75 voti favorevoli e 22 contrari un pacchetto di spesa da 467,5 miliardi di dollari che finanzierà programmi in ambito di agricoltura, trasporti, housing, energia, veterani ed altro fino alla fine dell’anno fiscale fissato per il 30 settembre. In precedenza in settimana, il pacchetto era stato approvato anche dalla Camera a maggioranza repubblicana. Approvato questo pacchetto di spesa, non finisce qui, perché il Congresso deve trovare un accordo per un altro pacchetto di disegni di legge di spesa che riguarda l’esercito, la sicurezza interna, l’assistenza sanitaria ed altro; programmi per i quali i finanziamenti scadono il 22 marzo.

POLITICA DELLA FED

La scorsa settimana il Presidente della FED Jerome Powell ha parlato al Congresso. Mercoledì ha detto alla commissione servizi finanziari della Camera che i tagli dei tassi dipenderanno dal percorso dell’economia: “La nostra attenzione è sulla massima occupazione e sulla stabilità di prezzo, e sui dati in arrivo che influenzano le prospettive, e questi sono gli aspetti che esamineremo”. Il numero uno della banca centrale statunitense ha fatto sapere che riduzioni dei tassi probabilmente saranno appropriate entro la fine dell’anno “se l’economia si evolverà ampiamente come previsto” e una volta che i funzionari acquisiranno più fiducia nel calo costante dell’inflazione. Lo stesso Powell ha sottolineato che “non sono assicurati” i progressi sull’inflazione, tuttavia ha detto che secondo lui l’economia è libera da rischi di recessione immediati, con un basso tasso di disoccupazione, una crescita ampia che probabilmente continuerà e l’aspettativa dell’inflazione che rimarrà in calo. Il Presidente della FED ha anche spiegato che la banca centrale, nello scenario, vede il rischio di provocare danno superfluo all’economia non riducendo i tassi abbastanza presto, ma anche il rischio di allentare le condizioni di credito troppo presto dando nuovo vigore all’inflazione. Appare uno scenario improbabile, invece, quello di ulteriori rialzi dei tassi.

Poi nella giornata di giovedì Powell è intervenuto anche davanti alla commissione bancaria del Senato spiegando che la FED è in attesa di avere più sicurezza rispetto al calo dell’inflazione verso il 2%: “Quando avremo questa sicurezza, e non siamo lontani, sarà opportuno iniziare a ridurre il livello di restrizione in modo da non portare l’economia in recessione”. Il presidente della commissione, il dem Sherrod Brown, ha chiesto a Powell perché la FED non è stata più rapida nel tagliare i tassi in modo da evitare ripercussioni sull’occupazione. Il numero uno della banca centrale ha detto che sono attenti ad evitare questo rischio ed ha aggiunto che se l’economia si evolve come si aspettano e in base a quello che stanno vedendo (forte crescita continua, mercato del lavoro forte e progressi continui nel calo dell’inflazione) “allora pensiamo che il processo di attenta rimozione della posizione restrittiva della politica può e inizierà nel corso di quest’anno”.

Un quadro sulla situazione economica statunitense è stato fornito anche dal Beige Book, rilasciato la scorsa settimana. Dal documento, che mette insieme informazioni aneddotiche sulle condizioni economiche attuali raccolte dalle varie banche della Federal Reserve, emerge che 11 di 12 distretti FED hanno riportato una fotografia di un’attività economica stabile o aumentata, un distretto ha notato un leggero indebolimento. Nel Beige Book pubblicato mercoledì scorso viene riportato: “Le prospettive per la futura crescita economica sono rimaste generalmente positive, con i contatti che notano aspettative di domanda più forte e di condizioni finanziarie meno restrittive nei prossimi 6-12 mesi”.

Il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, mercoledì ha detto che la banca centrale è impegnata a concludere il lavoro riguardo la stabilità di prezzo, in particolare a fronte dell’aumento dei costi delle abitazioni. “Questo fardello è caduto in modo particolarmente duro su coloro che sono meno in grado di permetterselo”. “È per questo che la Federal Reserve è stata così concentrata e risoluta nel ridurre l’inflazione”.

Sul possibile numero di tagli dei tassi si è espresso mercoledì scorso Neel Kashkari, presidente della FED di Minneapolis. Kashkari ha ricordato come a dicembre aveva indicato per quest’anno due tagli dei tassi da un quarto di punto ed ha spiegato che alla luce dei recenti dati difficilmente indicherà più tagli, o addirittura potrebbe esprimersi per un solo taglio. Tuttavia il numero uno della FED di Minneapolis ha anche detto di non aver deciso. Kashkari ha detto che lo scenario di base prevede che la FED non alzi più i tassi e se l’economia dovesse rimanere resiliente e l’inflazione dovesse dimostrarsi più radicata delle attese “la prima cosa che facciamo è mantenere i tassi dove sono per un lungo periodo di tempo”. Considerato lo stato dell’economia, del mercato del lavoro e l’inflazione in calo, Kashkari si chiede quale sia l’argomento per cui si pensa che si stia frenando l’economia.

Loretta Mester, presidente della FED di Cleveland, giovedì scorso ha fatto sapere che secondo lei quest’anno la banca centrale riuscirà a ridurre i tassi, ma ha anche sottolineato come non ci sia fretta di agire e che necessita di acquisire più sicurezza circa il fatto che le pressioni sui prezzi stiano effettivamente diminuendo. Mester ha detto: “a questo punto, penso che l’errore più grande sarebbe quello di abbassare i tassi troppo presto o troppo velocemente senza prove sufficienti che l’inflazione sia su un percorso sostenibile e tempestivo verso il 2%”. Secondo Mester, considerate le prospettive, la FED abbasserà il target range dei tassi d’interesse quest’anno. “Il mio scenario di base è che quando inizieremo a ridurre i tassi, lo faremo ad un ritmo graduale in modo che potremo continuare a gestire i rischi per entrambi le parti del nostro mandato”.

Venerdì scorso il presidente della FED di New York, John Williams ha detto che pensa che lo stato “neutrale” dei tassi d’interesse, ovvero il livello in cui i tassi d’interesse non stimolano e non rallentano l’economia, non è aumentato molto in seguito alla pandemia. Secondo Williams, sulla base dei dati recenti, è probabile che “il tasso neutrale è ancora piuttosto basso”.

DATI MACROECONOMICI

I PMI servizi e composite calcolati da S&P Global sono stati rivisti al rialzo di oltre un punto. In pratica, sovvertono il messaggio dei dati flash, con i servizi che hanno quasi cancellato il calo. Il dato relativo al settore dei servizi a febbraio si attesta a quota 52,3 punti, rispetto ad un dato preliminare di 51,3 punti ed appena sotto ai 52,5 punti registrati a gennaio.

Il dato PMI del settore dei servizi rilasciato da ISM modera un po' il recupero di Gennaio. Tra i dettagli però, abbiamo una bella correzione dell'indice dei prezzi, che continua a segnalare rialzo, ma non così forte come a gennaio. L'occupazione torna a contrarsi, ma i new orders invece accelerano. Il dato di febbraio è pari a 52,6 punti, sotto al consensus di 53 ed in calo rispetto ai 53,4 punti di gennaio.

L’indice di occupazione relativo al settore dei servizi rilasciato da ISM passa dai 50,5 punti di gennaio ai 48,0 punti di febbraio.

Il dato sui nuovi ordini nel settore dei servizi rilasciato da ISM cresce dai 55,0 punti di gennaio ai 56,1 punti di febbraio.

Ancora, il dato sui prezzi nel settore dei servizi rilasciato da ISM dai 64,0 punti di gennaio scende ai 58,6 punti di febbraio.

Gli ordini all'industria di gennaio deludono un consenso già conservativo e i dati di dicembre sono stati rivisti al ribasso. Gli ordinativi alle fabbriche su base mensile a gennaio segnano un -3,6%, contrazione più marcata del -2,9% indicato dal consensus e dopo il -0,3% di dicembre (rivisto da +0,2%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 2 marzo sono state 217 mila, come nella settimana precedente (dato rivisto da 215 mila) e appena sopra al consensus fissato a 215 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

La bilancia commerciale di beni e servizi a gennaio si attesta a -67,4 miliardi di dollari, rispetto ad un consensus di -63,5 miliardi di dollari ed un dato di dicembre di -64,2 miliardi (rivisto da -62,2 miliardi). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

La bilancia commerciale dei beni, invece, a gennaio si attesta a -91,6 miliardi di dollari, rispetto ai -89,1 miliardi di dollari di dicembre. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

La produttività nel settore non-agricolo nel quarto trimestre 2023 è cresciuta del 3,2%, come indicato dal dato preliminare del +3,2%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Nel settore non-agricolo a febbraio sono stati creati 275 mila posti di lavoro, ben oltre il consensus di 200 mila. A gennaio ne erano stati creati 229 mila (rilevazione rivista da 353 mila).

Nel settore non-agricolo privato i posti di lavoro creati a febbraio sono stati 223 mila, in crescita rispetto ai 177 mila di gennaio (rivisti da 317 mila) e sopra il consensus di 160 mila. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso di disoccupazione a febbraio è al 3,9%, sopra al consensus del 3,7% e alla rilevazione di gennaio del 3,7%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il salario orario medio a livello mensile a febbraio cresce dello 0,1%, sotto al consensus del +0,3% e dopo un +0,5% registrato a gennaio (rivisto da +0,6%).

A livello annuale, la crescita di febbraio è del 4,3%, appena sotto al consensus del +4,4% e alla crescita di gennaio proprio del +4,4% (rivista da +4,5%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso di partecipazione della forza lavoro, ovvero la percentuale di popolazione in età lavorativa che sta cercando occupazione o che è già occupata, a febbraio rimane a quota 62,5%, come a gennaio e a dicembre. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

PORTAFOGLI AZIONARI

Nulla di nuovo sui nostri Portafogli azionari nel corso della settimana appena trascorsa. Nonostante non sia stata una settimana brillante a livello di performance degli indici, i titoli del Portafoglio Storico sono quasi tutti in territorio positivo ad eccezione sempre di CHARTER COMMUNICATION che non riesce a riprendere le quotazioni sopra i 300 $. Aspettiamo fiduciosi il raggiungimento del target su GILEAD SCIENCES, HONEYWELL e ING GROEP per poter acquistare altri titoli in procinto di rimbalzare, come ci auguriamo accada ad AIXTRON acquistata proprio nella giornata di venerdì scorso.

Per quanto riguarda il portafoglio The Challenge non sono stati raggiunti altri target ma siamo entrati in acquisto (di lungo corso) su APPLE e stiamo con il mirino puntato su un altro titolo del NASDAQ100 non appena scende un po' di quotazione. Passiamo ora alle note dolenti. Se le quotazioni dell’Oro dovessero stabilizzarsi su questi nuovi massimi, mi chiedo cosa attendermi dai Goldminers, che sono rimasti parecchio indietro (il VANECK GOLD MINERS ETF è ancora del 20% sotto i massimi di aprile 2023 e del 35% sotto quelli di Agosto 2020). In generale i goldminers sono ai minimi storici contro il metallo, come mostra questo ratio tra l'indice Nyse Arca Gold Bugs e il metallo.

Per la cronaca, anche il Bitcoin e la popolare Ethereum stanno staccando record su record, con la prima che quota intorno a 72500 e la seconda a 4070, mentre l’ETF VANECK CRYPTO AND BLOCKCHAIN è sotto del 20,0% circa dall’ultimo massimo relativo del 28 dicembre 2023 quando le blockchain quotavano rispettivamente 43100 e 2400 e sotto del ben 70% circa dal massimo storico del 9 novembre 2021, quando le blockchain quotavano rispettivamente 67625 e 4802. Ok la novità e la volatilità del 2021, ma l’attuale quotazione è veramente infima già rispetto al massimo relativo di quattro mesi fa. La società VANECK specifica che   per realizzare il proprio obiettivo d'investimento, in genere il utilizza una strategia di replica dell’indice MVIS® Global Digital Assets Equity, investendo direttamente nei titoli azionari sottostanti e che potrebbe anche (o in alternativa) investire in strumenti finanziari derivati relativi all'Indice o ai suoi componenti. Gli strumenti derivati che il Fondo potrebbe utilizzare sono future, opzioni (put e call), swap (inclusi swap azionari e swap sull'Indice). A lume di naso, considerato che i futures sono sui massimi o quasi significa che le azioni sottostanti stanno perdendo tutte con una media complessiva tra il 60 ed il 70%. Praticamente impossibile. Purtroppo le politiche di investimento di codesti gestori di fondi sono molto fumose e, purtroppo per noi/voi, finché non ci passi non sai mai bene dove inizia l’inghippo. Sugli ETF con sottostanti i futures o opzioni il fattore tempo è un’aggravante tra le spese ed i vari rollover, ma quando i sottostanti sono titoli azionari ciò è escluso, quindi ? Noi nel 2020/2021 ci siamo buttati sull’acquisto di ETF per poter investire su settori innovativi tramite un basket di titoli azionari che davano la possibilità di diversificare il rischio rispetto all’investimento sul singolo titolo ma, a conti fatti, il risultato o non torna o torna in minima parte. Quindi non resta che uscire, mano mano, da questi strumenti cercando di farsi il meno male possibile. Ci vorrà del tempo, ma ne usciremo. Poco da dire sugli altri titoli con BREMBO che ha riportato un bilancio economico trimestrale molto soddisfacente ma, evidentemente, era già prezzato nel titolo visto che le quotazioni post non si sono mosse, anzi hanno anche corretto. Infine abbiamo anche apportato qualche modifica ad alcuni livelli di target (segnati in rosso) nel Portafoglio.

Alla prossima.

FOCUS SU AZIONI

BREMBO -  Il gruppo Brembo ha riportato per il 2023 un utile netto in crescita del 4,2% a 305 mln € a fronte di un fatturato salito del 6,1% a 3,84 mld €. L'EBITDA nel periodo è salito del 6,5% a 665,8 mln €. Nel 2023 le vendite per il settore auto è cresciuto del 7,2%, per i veicoli commerciali del 7,8% e per le competizioni del 13,6% rispetto all'intero esercizio 2022. Nel periodo le applicazioni per motocicli sono calate del 4,1%. Nello stesso periodo, a livello geografico, le vendite sono cresciute in Italia dell'1,3%, in Germania dell'11,8%, in Francia del 12,4% e nel Regno Unito del 3,4%. Il mercato nordamericano (Stati Uniti, Messico e Canada) mostra una crescita del 5,1% mentre quello sudamericano (Brasile e Argentina) del 24,9%. Da segnalare inoltre il +6,6% dell'India (+15% a cambi costanti) mentre la Cina è calata del 4,3% (+2,8% a cambi costanti). Bene il Giappone (+9,9%). I costi per il personale sono ammontati per il 2023 a 681,6 mln €, con un'incidenza del 17,7% sui ricavi, in lieve aumento rispetto all'anno precedente (17% dei ricavi, pari a 616,2 mln €). Le persone Brembo in forza al 31 dicembre 2023 sono 15.653 (erano 14.966 al 31 dicembre 2022).

Alla luce dei risultati, il gruppo ha deciso di proporre all'assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo di 0,30 €/az. in pagamento il 22 maggio. "Brembo archivia un 2023 che conferma il trend di crescita dell'azienda – ha commentato il presidente esecutivo Matteo Tiraboschi. Ognuno di questi indicatori cresce rispetto ai già significativi valori del 2022. In termini assoluti, sono i risultati più alti nella storia di Brembo. Abbiamo registrato un'ottima generazione di cassa e ulteriormente ridotto l'indebitamento. Il livello degli investimenti è senza precedenti, superando i 430 mln €. Siamo entrati nel nuovo anno annunciando il nostro primo sito produttivo in Thailandia per cogliere opportunità di crescita nel Sud-est asiatico. Parallelamente, prosegue l'evoluzione digitale dell'azienda con lo sviluppo del sistema frenante intelligente Sensify e le attività di Brembo Solutions, lanciata proprio nel 2023 per fornire soluzioni di intelligenza artificiale alle imprese. Restiamo determinati a essere leader nel nostro settore e ad accompagnare i nostri clienti nel percorso di profonda trasformazione del mondo automotive".

IBERDROLA SA - Ha comunicato di aver rilevato il 18,4% della sua controllata americana Avangrid, portando la sua partecipazione a circa l'82%. La società spagnola mira a rafforzare la propria presenza nel business della rete negli USA e pagherà 34,25 $/az. per un totale di 2,49 mld $. Iberdrola ha dichiarato di voler crescere nei mercati con rating elevato e in attività regolamentate come le reti. Con sede nel Connecticut, Avangrid ha attualmente 44 mld $ di asset e operazioni in 24 Stati degli USA. I suoi business principali sono due: reti e rinnovabili. Nel 2023, la società ha registrato un utile operativo lordo adjusted pari a 2,43 mld $, in aumento rispetto a 2,25 mld $ dell'anno precedente.

FIERA MILANO -  Ha annunciato una nuova partnership strategica con INWIT della durata di 15 anni. L'obiettivo, si legge nel comunicato, è quello di rendere "i poli espositivi di Rho e di Milano una vera Smart City”, potenziando le strutture digitali. INWIT si occuperà della gestione e dello sviluppo tecnologico delle infrastrutture passive a sostegno delle telecomunicazioni mobili del quartiere fieristico a Rho e dell’Allianz MiCo a Milano. Si tratta di una superficie totale di 551.000 mq. “Attraverso questo accordo, Fiera Milano e INWIT guardano al futuro e alle trasformazioni tecnologiche in atto con l’obiettivo di garantire e offrire servizi di qualità e all’avanguardia al visitatore, all’espositore e all’organizzatore: un approccio in grado di assicurare una sempre migliore customer experience”, dichiara Francesco Conci, Amministratore delegato e Direttore Generale di Fiera Milano. “La partnership strategica con Fiera Milano conferma l’impegno di INWIT a supportare, con know how e investimenti, la realizzazione e la gestione di infrastrutture digitali, condivise e aperte a tutti gli operatori, al fine di abilitare in modo efficiente la connettività 5G sia outdoor che indoor – ha dichiarato Diego Galli, Direttore Generale di INWIT.

APPLE – Dopo essersi mossa per bloccare il lancio di un game store da parte di Epic Games, venerdì Apple ha fatto un passo indietro. Apple nel 2020 aveva tolto dal suo App Store Fortnite, videogioco di Epic, dopo che quest’ultima aveva infranto delle regole di pagamento in-app per protesta. La scelta di Apple nella direzione di Epic, arriva in seguito alla scadenza di giovedì scorso dell’Unione europea per le aziende Big Tech per conformarsi al Digital Markets Act (DMA), regole che vietano ad Apple e Google di controllare quali app vengono distribuite sui dispositivi con i sistemi operativi iOS e Android. Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi, ha scritto sul social X: “Prendo atto con soddisfazione che in seguito ai nostri contatti, Apple ha deciso di rivedere la propria decisione sull’esclusione di Epic. La DMA sta già mostrando risultati molto concreti!”. L’amministratore delegato di Epic, Tim Sweeney, ha criticato i piani di Apple per conformarsi al DMA, in base al quale l’azienda di Cupertino afferma di avere ancora il diritto di escludere gli app store di terze parti dai suoi dispositivi in alcune circostanze. Venerdì Apple ha ripristinato l’account sviluppatore di Epic Games due giorni dopo aver bloccato il lancio del loro marketplace su iPhone e iPad in Europa; in precedenza, la scorsa settimana, Apple aveva dichiarato di aver chiuso l’account di Epic perché le azioni dell’azienda le avevano fatto dubitare che intendesse seguire le nuove regole che Apple ha stabilito per conformarsi al DMA.

PARAMOUNT – Il direttore finanziario di Paramount Naveen Chopra ha fatto sapere ci saranno ulteriori rialzi dei prezzi per Paramount+, tuttavia ha anche detto che attualmente non sono previsti aumenti per il 2024. Recentemente Paramount ha riportato che le perdite di streaming si sono ridotte a 490 milioni di dollari nel quarto trimestre, superando le stime degli analisti. L’ultimo rialzo per i servizi di streaming da parte dell’azienda risale all’anno scorso.

ALIBABA – Cambio di dirigenza in vista a Lingxi Games. Secondo una nota interna, nell’azienda del gruppo Alibaba che si occupa di videogiochi, riporta Reuters, il gruppo dirigente si dimetterà per fare spazio a dirigenti più giovani. Alibaba dall’anno scorso si concentra nel promuovere personale nato dopo il 1985 nei team dirigenziali, nel tentativo di mantenere una mentalità da startup.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

BROADCOM – 6,47%. La società è leader tecnologico globale che progetta, sviluppa e fornisce soluzioni software per semiconduttori e infrastrutture, impegnata nella produzione di prodotti a semiconduttori come optoelettronica, componenti a radiofrequenza e microonde e circuiti integrati per applicazioni specifiche, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2024 pari a 10,99 $/az. su ricavi per 11,96 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 9,40 $/az. su ricavi per 11,71 mld $. Il fatturato è aumentato del 34,17% su base annua. La società ha detto che prevede ricavi per tutto l’anno fiscale 2024 di circa 50 mld $. L'attuale stima degli analisti è per un fatturato di 50,01 mld $.

Hock Tan, Presidente e CEO della società, ha affermato: "Siamo lieti di avere due forti fattori di crescita dei ricavi per Broadcom nel primo trimestre e nell'anno fiscale 2024. In primo luogo, la nostra acquisizione di VMware sta accelerando la crescita dei ricavi nel segmento di software per infrastrutture, poiché i clienti implementano VMware Cloud Foundation. In secondo luogo, la forte domanda per i nostri prodotti di rete nei data center di Intelligenza Artificiale (AI), così come gli acceleratori AI personalizzati di hyperscaler, stanno guidando la crescita nel segmento dei semiconduttori. Abbiamo iniziato a ripagare il debito, iniziando con 3 mld $ fino ad oggi e prevediamo di continuare a ripagare il debito nell’anno fiscale 2024. Ribadiamo la nostra previsione per l'anno fiscale 2024 con entrate consolidate pari a 50 mld $ e un EBITDA pari a 30 mld $. Mentre a livello contabile nel primo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 11,961 mld $ in crescita del 34% rispetto a 8,915 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023; un margine lordo pari a 9,014 mld $ rispetto a 6,578 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023; un costo del ricavo pari a 3,114 mld $ rispetto a 2,374 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023; spese operative totali pari a 5,292 mld $ rispetto a 1,901 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023; un EBITDA pari a 7,156 mld $, ovvero il 60% dei ricavi, rispetto a 5,678 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023; un utile netto pari a 5,254 mld $ per un utile per azione pari a 10,99 $. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 4,815 mld $ meno spese in conto capitale pari a 122 mln $, ha prodotto un flusso netto di cassa pari a 4,693 mld $, ovvero il 39% dei ricavi. Al 4 febbraio 2024 le disponibilità liquide e mezzi equivalenti ammontavano a 11,864 mld $, rispetto ai 14,189 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023.

Inoltre abbiamo speso 8,290 mld $ in riacquisti ed eliminazioni di azioni, dei quali 7,176 mld $ in riacquisti di 6,7 milioni di azioni e 1,114 mld $ in pagamenti di ritenute fiscali relative a premi azionari netti liquidati maturati nel trimestre (che rappresentano circa 1,0 milioni di azioni trattenute). Infine il 29 dicembre 2023, abbiamo pagato un dividendo in contanti di 5,25 $/az., per un totale di 2,435 mld $.”

COSTCO WHOLESALE – 3,19%. La società e le sue filiali gestiscono 875 magazzini di proprietà nei quali offrono ai loro clienti/membri una selezione limitata di prodotti a marchio nazionale ed a marchio privato, in diverse categorie merceologiche, a prezzi bassi, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2024 pari a 3,71 $/az. su ricavi per 58,44 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 3,60 $/az. su ricavi per 59,20 mld $. Il fatturato è aumentato del 5,75% su base annua.

In una nota la società ha dichiarato: “Nel secondo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato vendite totali pari a 58,442 mld $ rispetto a 55,266 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023; costo del venduto e spese generali per un totale pari a 56,380 mld $ rispetto a 53,363 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023; un reddito netto pari a 1,743 mld $ rispetto a 1,466 mld $ dello stesso periodo fiscale 2023, per un utile per azione pari a 3,92 $ rispetto a 3,30 $ dello stesso periodo fiscale 2023. Al 18 febbraio 2024 avevamo contanti, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine pari a 10,321 mld $.”

CROWDSTRIKE HLDG. + 2,62%. La società di sicurezza informatica basata su cloud, con la piattaforma CrowdStrike Falcon protegge i clienti dagli attacchi informatici sugli endpoint e sui carichi di lavoro all'interno o all'esterno della rete offrendo visibilità e protezione in tutta l'azienda, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 0,95 $/az. su ricavi per 845.34 mln $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,82 $/az. su ricavi per 839.06 mln $. Il fatturato è cresciuto del 32,63% su base annua. La società ha dichiarato che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2025 tra 0,89 e 0,90 $/az. su ricavi tra 902.20 e 905.80 mln $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,82 $/az. su ricavi per 899.33 mln $. Infine la società ha detto che prevede utili per l’intero anno fiscale 2025 tra 3,77 e 3,97 $/az. su ricavi tra 3,92 e 3,99 mld $. L’attuale stima di consenso sugli utili è di 3,76 $/az. su un fatturato di 3,94 mld $.

George Kurtz, Presidente, A.D. e cofondatore della società, ha affermato: "CrowdStrike ha registrato un quarto trimestre eccezionalmente forte e record con una crescita netta dell'ARR (entrate ricorrenti annuali) al 27% su base annua, raggiungendo un nuovo massimo di 282 mln $ e terminando con una crescita dell'ARR del 34% su base annua per raggiungere i 3,44 mld $. I clienti preferiscono il nostro approccio a piattaforma unica, standardizzando CrowdStrike per la sicurezza del cloud, la protezione dell'identità e le soluzioni SIEM (soluzioni di sicurezza atte a rilevare le minacce prima che compromettano l’attività) di prossima generazione LogScale, che insieme rappresentano oltre 850 mln $ di ARR finale. CrowdStrike è il consolidatore preferito della sicurezza informatica, l’innovatore preferito e la piattaforma preferita per fermare le violazioni. A livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: entrate totali pari a 845,3 mln $ in aumento del 33%, rispetto a 637,4 mln $ del quarto trimestre fiscale 2023; ricavi da abbonamenti pari a 795,9 mln $ in aumento del 33%, rispetto a 598,3 mln $ del quarto trimestre fiscale 2023; un margine lordo di sottoscrizione pari all'80%, rispetto al 77% del quarto trimestre fiscale 2023; un utile operativo pari a 213,1 mln $, rispetto a 95,6 mln $ del quarto trimestre fiscale 2023; un utile netto pari a 236,2 mln $, rispetto a 111,6 mln del quarto trimestre fiscale 2023; un utile netto per azione pari a 0,95 $, rispetto a 0,47 $ del quarto trimestre fiscale 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 347,0 mln $, rispetto a 273,3 mln $ del quarto trimestre fiscale 2023, mentre il flusso netto di cassa è stato pari a 283,0 mln $, rispetto a 209,5 mln $ del quarto trimestre fiscale 2023. Al 31 gennaio 2024 la liquidità, le disponibilità liquide equivalenti e gli investimenti a breve termine ammontavano a 3,47 mld $.”

JD.COM + 7,61%. E’ una società di vendita diretta online in Cina. La Società acquisisce prodotti dai fornitori e li vende direttamente ai propri clienti tramite il proprio sito Web e le applicazioni mobili, ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 0,76 $/az. su un fatturato di 43,11 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,64 $/az. su un fatturato pari a 41,70 mld $. I ricavi sono cresciuti dello 0,64% su base annua.

Sandy Xu, A.D. di JD.com., ha affermato: “Siamo lieti di concludere il 2023 in modo positivo, con aumenti sia nei ricavi che nella redditività del quarto trimestre. Le azioni proattive di JD hanno iniziato a produrre risultati poiché la nostra attenzione all'esperienza dell'utente, alla competitività dei prezzi e all'ecosistema della piattaforma, promuove un coinvolgimento degli utenti più profondo e più frequente e un aumento di crescita degli utenti. Con le due priorità del miglioramento dell’esperienza utente e dell’espansione della quota di mercato, non vediamo l’ora di creare più valore per i nostri utenti, partner commerciali e azionisti nel 2024. Abbiamo fornito solidi risultati finanziari per il quarto trimestre e l'intero anno 2023, poiché i nostri sforzi per fornire il massimo in termini di selezione, velocità, qualità e valore hanno avuto una buona risonanza con gli utenti. Le nostre categorie principali di elettrodomestici ed elettronica hanno continuato a sovraperformare il settore e la categoria di prodotti generali è tornata su una traiettoria di crescita nel trimestre. Riflettendo la nostra forte redditività e il nostro bilancio, restiamo impegnati a restituire valore agli azionisti sotto forma di un dividendo annuale in contanti, nonché attraverso il nostro programma di riacquisto di azioni. Nello specifico a livello contabile nel quarto trimestre abbiamo riportato: ricavi netti pari a 43,1 mld $ in aumento del 3,6% rispetto al quarto trimestre 2022; un costo del venduto pari a 37,0 mld $; spese generali e amministrative, di marketing, di ricerca e sviluppo, sono state pari a 2,7 mld $; un utile operativo pari a 1,1 mld $; un margine operativo del 2,6%; un utile netto pari a 1,2 miliardi di dollari per un utile netto per ADS pari a 0,75 $. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 2,762 mld $, mentre il flusso netto di cassa è stato pari a 1,873 mld $. Dal programma di riacquisto di azioni esistente pari a 2,0 mld $ e ampliato a 3,0 mld $ nel dicembre 2021, abbiamo riacquistato un totale di 55,5 milioni di azioni per un totale di circa 1,5 mld $ al 31 dicembre 2023. Il nostro CdA ha approvato un nuovo programma di riacquisto di azioni fino a 3,0 mld $ nei prossimi 36 mesi fino a marzo 2027. Infine il nostro CdA ha approvato un dividendo annuale in contanti per l'anno terminato il 31 dicembre 2023 pari a 0,76 $ per ADS, ai possessori di ADS a partire dalla chiusura delle attività del 5 aprile 2024. L’importo complessivo del dividendo sarà di circa 1,2 mld $. La data di pagamento dovrebbe essere intorno al 29 aprile 2024 per i possessori di ADS.”

MARVELL TECHNOLOGY – 2,82%. La società è fornitore di semiconduttori di circuiti integrati analogici, a segnale misto, di elaborazione del segnale digitale e microprocessori integrati, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 0,46 $/az. su un fatturato di 1,43 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,46 $/az. su un fatturato pari a 1,42 mld $. I ricavi sono cresciuti dello 0,56% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2025 tra 0,18 e 0,28 $/az. su un fatturato tra 1,09 e 1,21 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,39 $/az. su un fatturato di 1,36 mld $.

Matt Murphy, Presidente e CEO della società, ha affermato: “Marvell ha registrato un fatturato del quarto trimestre fiscale 2024 pari a 1,427 miliardi di dollari, superiore alla media delle previsioni. L'intelligenza artificiale ha favorito una forte crescita dei ricavi del mercato finale dei nostri data center, che sono aumentati del 38% sequenzialmente e del 54% su base annua. In quanto fattore fondamentale di infrastruttura accelerata per l'intelligenza artificiale, Marvell è ben posizionata per trarre vantaggio da questo massiccio aumento tecnologico, che continua ad avere un forte trend. Nel primo trimestre dell'anno fiscale 2025, prevediamo una continua crescita dei ricavi dai nostri data center con le spedizioni iniziali dei nostri programmi in silicio ottimizzati per il cloud per l'intelligenza artificiale che completano il nostro franchising di elettro-ottica. Mentre prevediamo una domanda debole che avrà un impatto sui consumatori, sull'infrastruttura degli operatori e networking aziendale nel breve termine, prevediamo che il calo dei ricavi in ​​questi mercati sarà alle nostre spalle dopo il primo trimestre e prevediamo una ripresa nella seconda metà dell’anno fiscale. A livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi netti pari a 1,427 mld $ cresciuti dell'1% su base annua rispetto a 1,4185 mld $; un margine lordo del 63,9% rispetto al 63,5% dello stesso periodo fiscale 2023; spese generali totali pari a 425,8 mln $ rispetto a 430,7 mln $ dello stesso periodo fiscale 2023; un utile netto pari a 401,6 mln $, ovvero 0,46 $/az. rispetto a 396,3 mln $ o 0,46 $/az. dello stesso periodo fiscale 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 546,6 mln $. Al 3 febbraio 2024 avevamo disponibilità liquide e mezzi equivalenti pari a 950,8 mln $.”

ROSS STORES – 2,60%. La società che gestisce due catene di negozi di abbigliamento ed accessori per la casa a prezzi scontati negli Stati Uniti, ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 1,82 $/az. su un fatturato di 6,02 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,63 $/az. su un fatturato pari a 5,81 mld $. I ricavi sono aumentati del 15,50% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre 2024 tra 1,29 e 1,35 $/az. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,27 $/az. Infine la società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno 2024 tra 5,64 e 5,89 $/az. L'attuale stima degli analisti per il 2023 per gli utili è pari a 5,86 $/az.

Barbara Rentler, A.D. della società, ha commentato: “Siamo soddisfatti delle vendite e dei risultati degli utili del quarto trimestre, che sono stati ben superiori alle nostre aspettative. Le vendite superiori a quelle pianificate sono state guidate dalla risposta positiva dei clienti al nostro assortimento migliorato di occasioni di marca di qualità nei nostri negozi. Il margine operativo del quarto trimestre è cresciuto di 165 punti base al 12,4%, rispetto al 10,7% dell'anno precedente. Questo miglioramento è dovuto principalmente ai forti aumenti delle vendite nello stesso negozio e ai minori costi di trasporto che sono stati parzialmente compensati da incentivi più elevati. La 53a settimana ha beneficiato anche del margine operativo di 80 punti base. Proseguendo a livello contabile, nel quarto trimestre abbiamo riportato: ricavi pari a 6,022 mld $ rispetto a 5,214 mld $ del quarto trimestre 2022; costo del venduto e spese generali totali pari a 5,226 mld $ rispetto a 4,633 del quarto trimestre 2022; un utile netto pari a 610 mln $ rispetto a 447 mln $ del quarto trimestre 2022 per un utile per azione paria a 1,83 $ rispetto a 1,31 $ del quarto trimestre 2022. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 1,874 mld $ rispetto a 1,512 mld del quarto trimestre 2022. Al 3 febbraio 2024 avevamo contanti e mezzi equivalenti pari a 4,872 mld $ rispetto a 4,552 mld $ del quarto trimestre 2022. Nel quarto trimestre sono state riacquistate 1,9 milioni di azioni per un prezzo totale di 247 mln $. In tutto il 2023, sono state riacquistate un totale di 8,2 milioni di azioni ordinarie per un prezzo di acquisto complessivo di 950 mln $, completando il programma biennale di riacquisto di azioni come previsto. Il nostro CdA ha recentemente approvato una nuova autorizzazione biennale al riacquisto di azioni ordinarie pari a 2,1 mld $ per gli anni fiscali 2024 e 2025. Inoltre ha autorizzato un aumento del 10% del dividendo trimestrale in contanti portandolo a 0,3675 $/az. Questo dividendo trimestrale più elevato sarà pagabile il 29 marzo 2024 agli azionisti registrati al 15 marzo 2024.”

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