Cedole& dividendi: ● 30.000 euro? Si possono piazzare così ● Due bond in renminbi, uno contro l’altro ● Nuove emissioni ● Quatto Etf per chi cerca reddito


Questo report è pubblicato ogni mercoledì, con aggiornamenti infrasettimanali in presenza di notizie di rilievo

Le inchieste condotte presso sportellisti di banca o promotori sostengono che la domanda più frequente da parte dei clienti – oltre a quelle sui rischi – consiste nel come investire una certa cifra di denaro, tenuta liquida magari da lungo tempo. L’importo prevalente sarebbe di 30.000 euro, considerando le diverse tipologie di correntisti. Cerchiamo allora di dare una risposta a un’esigenza più sentita di quanto comunemente si creda.

Finita l’epoca dei Bot, terminata (o quasi) quella dei Buoni fruttiferi postali, il cui collocamento è momentaneamente sospeso, salvo per poche categorie, incerto l’investimento sui titoli di Stato, il cui rapporto rischio/rendimento diventa sempre più sfavorevole, che fare, se non strapparsi i capelli? Per evitarlo ecco una proposta di micro portafoglio adeguato alla maggior parte dei piccoli e medi investitori, che non possono accedere alle gestioni patrimoniali riservate a chi ha ingenti capitali, con risultati però spesso assolutamente deludenti.

1°) E’ appena uscita sul Mot (e ne scriviamo in seguito più in dettaglio nell’area delle nuove emissioni) la Imi Collezione Mc St26 Eur (Isin XS1490787113), un classico tasso misto in euro, con alcuni punti forti. Oltre alla facilità di acquisto diretto su Borsa Italiana ha anche un prezzo di sottoscrizione a 99, che la rende ancor più interessante.

2°) Una puntata sul dollaro Usa è inevitabile a qualche settimana da un possibile rialzo dei tassi da parte della Fed. Il rischio in questo caso è solo valutario, perché l’emittente prescelto ha rating AA+ e la struttura prevede un tasso variabile: si tratta della Apple scadenza 7/2/2020, indicizzata Usd Libor 3 mesi + 0,25%, importo 500 milioni di Usd, cedola trimestrale, lotto minimo 2.000 Usd e Isin US037833AW07. Quota su Tlx fra 100,3 e 100,8, ma occorre imporre un prezzo limite non oltre 100,5 e – se possibile – 100,3, perché lo “spread” denaro/lettera talvolta balla. Il rendimento lordo corrente è sull’1%, considerando che l’Usd Libor 3 mesi si colloca sullo 0,85%. Nei prossimi mesi è destinato certamente ad aumentare.

3°) Nell’attuale fase di incertezza trovare titoli che garantiscano un rendimento minimo nel breve periodo, con quotazione nettamente sotto la pari, è abbastanza raro. Questo bond soddisfa tale richiesta: Mediobanca scadenza 28/2/2023, tasso fisso 2% fino al 28/5/2018 e successiva trasformazione in Euribor a 3 mesi, con tetto (“cap”) al 4%, importo 58 milioni di euro, lotto minimo 1.000 euro e Isin IT0005162448. Il rendimento attuale è modesto, ma la quotazione di mercato (su Tlx) sotto i 95 è un argomento forte, poiché al primo segnale di rialzo dei tassi si registrerà un bel rimbalzo, per nulla penalizzato da quel “cap” al 4%, che per ora appare irraggiungibile. L’importo dell’emissione è modesto, ma ciò non penalizza gli scambi, abbastanza soddisfacenti.

4°) Un po’ di sprint si impone e non può che venire dalle valute emergenti. E’ una scelta tattica, in questo caso riferita a un bond da non portare probabilmente a scadenza, ma di cui si incasseranno per alcuni anni elevate cedole: IBRD (World Bank / rating AAA), valuta lira turca (Try), scadenza 4/3/2022, tasso fisso 8,25%, importo 50 milioni di Try, lotto minimo 1.000 Try e Isin  XS1198022706. Il titolo quota sul Tlx e su Borsa Italiana fra 98 e 99, valori interessanti, grazie ai quali si sale in rendimento all’8,5%. Certamente c’è il rischio valuta e la lira turca è molto volatile, ma attualmente si muove sui minimi storici rispetto all’euro. I margini di ulteriore debolezza appaiono trascurabili. Un cambio consigliato? Quello a 3,45/3,5 Try, poco lontano dal valore in corso.  

5°) Non dimentichiamo l’inflazione, inesistente nella disastrata Europa ma in rialzo in altre parti del mondo. Bisogna quindi cavalcarla, mediante un Etf, possibilmente in euro e riferito ai più importanti emittenti governativi dell’area occidentale. E’ il caso del Db X-Tra Ii Ibx Gl Inf-Link Ucits Etf 5c, con Isin LU0908508814 e valuta di denominazione in euro. Si tratta di un Etf a replica sintetica, il che presuppone l’utilizzo di derivati. Come profilo di rischio viene classificato a livello 4 sulla scala con valore massimo 7, per la possibile ciclicità di variazione dei prezzi. Da febbraio 2015 la sua quotazione ha in effetti registrato una certa volatilità, dovuta anche all’intervento del Q.E. della Bce per alcuni emittenti europei (con una rincorsa dei sottostanti titoli “inflation linked”) nonché alla pressione rialzista di quelli statunitensi, dove l’inflazione comincia a dare segnali di risveglio. Le commissioni previste per l’Etf sono dello 0,25% annuo e i dividendi non vengono distribuiti ma accumulati sul capitale.

6°) Ancora nell’ambito degli Etf obbligazionari un altro strumento da prendere in considerazione è il comparto degli high yield e in particolare di quelli statunitensi, limitatamente però a scadenze corte e medie e con cambio euro/dollaro coperto, per ridurre l’impatto di un rialzo dei tassi e per non subire effetti da un’eventuale debolezza nel tempo del biglietto verde. Utile a tale scopo è il Pimco Sh-Term High Yld Eur Hed Ucits Etf, con Isin IE00BF8HV600 e valuta di denominazione in euro, riferito a bond in dollari dalla vita residua massima di 5 anni. Le commissioni annue sono dello 0,60%, piuttosto elevate a causa della struttura dell’Etf; è prevista la distribuzione di dividendi con periodicità mensile.

Due cinesini sul ring, con sorpresa finale

Confronto diretto fra titoli in renminbi, valuta cinese soggetta da circa due anni a una certa volatilità rispetto all’euro, conseguenza di movimenti più netti nei confronti del dollaro, su cui ha subito più volte micro svalutazioni. Dai 6,55 contro la nostra valuta, registrata il 13 aprile 2015, la divisa asiatica ha perso non poco, risalendo verso quota 7,4, poi superata. Da luglio il movimento sta perdendo però forza, a seguito anche delle minori pressioni ribassiste di economia e Borsa cinese. E’ giunto il momento di entrare su questa valuta? La risposta in sintesi:

● ormai il renminbi va considerato come una moneta insostituibile, della quale non si può fare a meno, così come avviene per il dollaro statunitense;

● è finita l’epoca della sua rincorsa senza fine sull’euro – iniziata nel 2008 e terminata nel 2015 - ma margini di rafforzamento sono possibili, in una dinamica più regolare rispetto al recente passato;

● l’internazionalizzazione del renminbi è appena iniziata e ha margini per proseguire nei prossimi anni.

I due bond che confrontiamo sono:

World Bank Tf Cny: scadenza 22/7/2021, cedola fissa 2,5%, importo 200 milioni di Cny, taglio minimo 10.000 Cny e Isin XS1442211923. Il titolo è quotato sul Mot e soggetto ad aliquota fiscale 12,5%.

IBRD (World Bank) Tf Cny: scadenza 23/7/2018, cedola fissa 3,25%, importo 1,37 miliardi di Cny, taglio minimo 10.000 Cny e Isin XS1264499846. Il titolo è quotato al Lussemburgo e soggetto ad aliquota fiscale 12,5%.

Di fatto si tratta dello stesso emittente, con due proposte diverse. Chi vince? Decisamente il secondo, che quota sui 100, ma con qualche piattaforma che lo colloca anche leggermente sotto, contro i 101 circa del primo. Il tasso più alto della 2018, collegato con la sua maggiore liquidità, depone pure a favore di quest’ultimo, che ha il solo difetto di essere negoziato in Italia sull’“Otc”. La differenza deriva da un’evidente inefficienza del mercato, nonché dal fatto che il World Bank è trattato solo su Borsa Italiana, con il collocatore che ne influenza ancora le quotazioni di scambio.

Le nuove emissioni della settimana

► Iniziamo da un nuovo Etf, proposto dall’emittente svizzero Ubs, che torna a presidiare l’asset class del Fixed Income Corporate americano e quota in Borsa Italiana “Ubs Etf Barclays US Liquid Corporates interest rate hedged (USD) A-DH-dis” (Isin LU1371467116), strumento che permette di investire su un paniere diversificato di oltre 500 emissioni obbligazionarie corporate a rating “Investment grade” americane, con la possibilità di ridurre l’impatto di un eventuale rialzo dei tassi di interesse. Come lo fa? Proteggendo l’investimento da tale evento con l'affiancamento al portafoglio di obbligazioni corporate di un investimento “short” in contratti future sui titoli di Stato Usa. Nel momento in cui la Fed dovesse decidere un rialzo dei tassi, quest’ultimo aumenterebbe di valore andando a mitigare considerevolmente l’impatto negativo registrato dalle obbligazioni corporate.

Salgono così a sette gli Etf di Ubs sull’obbligazionario corporate Usa quotati a Piazza Affari. Gli altri strumenti, che compongono questa gamma, sono:

- due Etf che prevedono un filtro SRI - investimenti sostenibili e responsabili - (replicando l’indice Barclays MSCI US Liquid Corporates Sustainable Tr), con e senza copertura dal rischio di cambio;

- due Etf che si concentrano su emissioni a breve scadenza (l’indice replicato è in questo caso il Barclays US Liquid Corporates 1-5 TR), con e senza copertura dal rischio di cambio;

- due Etf che offrono esposizione a un paniere di oltre 500 bond corporate USA, replicando l’indice Barclays US Liquid Corporates TR, con e senza copertura dal rischio di cambio.

► Sul fronte delle obbligazioni iniziamo con la Banca Imi, di cui si è scritto in precedenza. Ecco la struttura: valuta euro, scadenza 28/9/2026, tasso misto (prima parte a tasso fisso con cedola 3% per le due cedole in pagamento nel 2017 e 2018; poi tasso variabile indicizzato Euribor a 3 mesi, maggiorato di uno spread pari a 0,60% e con “cap” al 3%, per le restanti cedole in pagamento fino a scadenza), importo 300 milioni di euro, taglio minimo 1.000 euro e Isin XS1490787113. Di fatto si ha un 3% lordo (2,22% netto), nel migliore dei casi, per l’investitore, ovvero in presenza di un forte aumento dell’Euribor, per ora non prevedibile; se invece i tassi reali non salissero si rischierebbe di doversi accontentare di uno 0,80/1,0% per la parte variabile.

Rischio maggiore: che l’Euribor salga e scatti la tagliola del “cap” al 3% dal settembre 2018. E’ pur vero che da oggi ad allora ne deve passare di acqua sotto i ponti e che un 2,22% netto è più che soddisfacente all’investitore prudente. Determinante la quotazione di acquisto: ora è sui 99, con il collocatore che fa la parte del leone in vendita. Meglio attendere quindi possibili discese sotto tale livello.

Banca Imi realizza una seconda operazione, simile alla precedente, con un bond in sottoscrizione sul Mot riferito al dollaro Usa, ma con vita residua più corta: valuta Usd, scadenza 28/9/2022, tasso misto (prima parte a tasso fisso 3,6% per le due cedole in pagamento nel 2017 e nel 2018; poi tasso variabile indicizzato Libor Usd a 3 mesi, maggiorato di uno spread pari all'1,0% e con un “cap” pari al 3,60%, per le restanti cedole in pagamento fino a scadenza), importo 300 milioni di Usd, taglio minimo 2.000 Usd e Isin XS1490786735. Stesso ragionamento di quello riferito all’euro, con la differenza di una durata più corta e di un rendimento massimo ipotizzabile al 3,6% (2,66% netto), che nel caso del Libor diventa più modesto.

Rischio maggiore: il rapporto di cambio, perché con un rendimento netto massimo ipotizzabile al 2,66% una flessione anche non accentuata del dollaro si tradurrebbe in una penalizzazione non trascurabile.

► Il nome dell’emittente dice forse poco: EnBW (Energie Baden-Württenberg AG) è uno dei maggiori operatori dell’energia in Germania e in Europa, in altre parole un concorrente di E.On e Rwe, con cui condivide l’attuale difficile situazione del settore, compresso fra una riduzione dei margini e una politica di progressivo passaggio dal nucleare al rinnovabile. Tuttavia la società regge bene in un quadro complesso ed emette ora due titoli subordinati, in offerta da ieri (rating BBB-), con una struttura tale che ne fa prevedere però un rimborso nel 2022. Un bond è in euro e l’altro in dollari, entrambi trattati sull’“Otc”:

valuta euro, scadenza 5/4/2077, tasso fisso del 3,375%, con passaggio al variabile dal 5/4/2022, quando il bond assumerebbe la struttura a tasso variabile indicizzato euro swap 5 anni + 3,629% fino al 5/4/2027, per poi trasformarsi in euro swap 5 anni + 3,879% fino al 5/4/2042, quando diventerebbe un euro swap 5 anni + 4,629% fino a scadenza ipotetica nel 2077, importo di 725 milioni di euro, taglio minimo 1.000 euro e Isin XS1405770907. Il titolo quota già sul secondario sui 99.  

valuta Usd, scadenza 5/4/2077, tasso fisso del 5,125%, con passaggio al variabile dal 5/4/2022, quando il bond assumerebbe la struttura di indicizzato all’Usd swap a 5 anni più differenti “spread” nel tempo fino a scadenza ipotetica nel 2077, importo di 300 milioni di Usd, taglio minimo 2.000 Usd e Isin XS1498442521. Il titolo quota già al secondario sui 101,8, ma alcune piattaforme lo danno anche a 102.

Rischio maggiore: un “downgrade” dell’emittente nel complesso mondo dell’energia europea. Si tratta pur sempre di ibridi, quindi con maggiore rischiosità insita nella loro struttura, sebbene questo comparto abbia dato ottime soddisfazioni nel 2016 agli investitori, anche perché riferito quasi solo a bond a piccolo taglio.

L’interesse nei confronti degli zero coupon aumenta da qualche tempo, per i vantaggi che li caratterizzano agli occhi di vari investitori, dalle potenzialità patrimoniali più modeste. IFC (cioè World Bank) è uscita con uno z.c. in peso messicani, cioè in diretta concorrenza con il Deutsche Bank di cui abbiamo scritto la settimana scorsa. In questo caso il rating è AAA e l’aliquota fiscale di riferimento (12,5%) è quella delle organizzazioni sovranazionali: valuta Mxn, scadenza 7/10/2041, zero coupon con quotazione di sottoscrizione iniziale a 20,38, importo di 2 miliardi Mxn, taglio minimo 100.000 Mxn (= 4606 euro) e Isin XS1500528234. Sul secondario lo si ritrova sui 22.

Rischio maggiore: parlare in questo caso di rischio di cambio ha poco senso, poiché l’investimento iniziale può essere davvero minimo e con impatti micro nel caso di una fase di ulteriore debolezza del peso. Più che altro occorre fare attenzione alla politica monetaria messicana, ma con un lotto base equivalente a circa 935 euro cosa può davvero preoccupare? Se riuscite a farlo vostro sul mercato “Otc” non esitate a prendere posizione e…poi lasciate correre!

Bei entra sul Mot con uno “step up” in dollari, che va analizzato sebbene poco interessante in termini di rendimento, almeno al momento attuale: valuta Usd, scadenza 3/10/2026, tasso fisso crescente (1% per le cedole in pagamento nel 2017 e 2018; 1,20% per le cedole in pagamento nel 2019 e nel 2020; 1,40% per le cedole in pagamento nel 2021 e 2022; 1,60% per le cedole in pagamento nel 2023 e 2024; 1,80% per le cedola in pagamento nel 2025 e 2026), importo di 40 milioni di Usd, lotto minimo 2.000 Usd e Isin XS1486060640. Attenzione al fatto che l'emittente si riserva la facoltà di rimborsare anticipatamente alla pari, in corrispondenza di una qualsiasi data di pagamento dal 3 ottobre 2021 incluso.

Rischio maggiore: in condizioni normali questo bond non avrebbe dovuto essere preso in considerazione, perché ha una redditività modestissima, ma in Italia i “fan” di Bei sono tanti e incondizionatamente attratti dalle sue emissioni. Questa – che fra l’altro trova difficoltà a quotare al Mot, con scambi per ora modestissimi – la si compra sui 98. Conviene attendere: fra un anno o due scenderà anche sotto i 90 e allora diventerà (forse!) interessante.

Quattro Etf da reddito sull’azionario globale

Volete ottenere un flusso regolare di dividendi puntando sui diversi mercati azionari del mondo? Ecco quattro Etf dell’emittente SPDR – tutti quotati su Borsa Italiana – riferiti appunto al contesto globale.

SPDR S&P Emerging Markets Dividend Etf: Isin IE00B6YX5B26, a replica fisica, solo con posizioni lunghe (quindi al rialzo) e con rischio di cambio Usd/Eur. L’indice di riferimento Msci Emerging Markets Dividend Opportunities replica i titoli azionari con alto rendimento da dividendi dei mercati emergenti di tutto il mondo.

A distribuzione semestrale di dividendi: rendimento attuale riferito ai dividendi versati nel 2016 – 0,6309 Usd = 0,57 euro - e rapportati alla quotazione di oggi (12,7 euro): 4,49% lordo.

SPDR S&P Euro Dividend Aristocrats Etf: Isin IE00B5M1WJ87, a replica fisica, solo con posizioni lunghe (quindi al rialzo) e con valuta di riferimento euro. L’indice S&P Euro High Yield Dividend Aristocrats replica le 40 società dell’eurozona col più elevato rendimento da dividendi.

A distribuzione semestrale di dividendi: rendimento attuale riferito ai dividendi versati nel 2016 e rapportati alla quotazione di oggi (20,91 euro): 3,1% lordo.

SPDR S&P US Dividend Aristocrats Etf: Isin IE00B6YX5D40, a replica fisica, solo con posizioni lunghe (quindi al rialzo) e con rischio cambio Usd/Eur. L’indice S&P High Yield Dividend Aristocrats replica circa 100 titoli azionari dell’indice S&P Composite 1500, con i più elevati rendimenti da dividendi e che li hanno aumentati di anno in anno per almeno 20 anni consecutivi.

A distribuzione trimestrale di dividendi: rendimento attuale riferito ai dividendi versati nel 2016 - 0,866 Usd = 0,78 euro - e rapportati alla quotazione di oggi (39,6 euro): 1,97% lordo.

SPDR S&P Pan Asia Dividend Aristocrats Etf: Isin IE00B9KNR336, a replica fisica, solo con posizioni lunghe (quindi al rialzo) e con rischio cambio Usd/Eur. L’indice S&P Pan Asia Dividend Aristocrats replica circa 60 titoli azionari con elevati rendimenti da dividendi dell’area dell’Asia e del Pacifico.

A distribuzione semestrale di dividendi: rendimento attuale riferito ai dividendi versati nel 2016 - 0,90 Usd = 0,81 euro - e rapportati alla quotazione di oggi (36,2 euro): 2,23% lordo.

La strategia consigliabile è quella di realizzare un piano di acquisto nel tempo, magari con periodicità a 2/3 mesi e posizionamenti successivi alla data di pagamento dei dividendi, trimestrali o semestrali a seconda dell’Etf.  

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