“Scusi, sono nel panico! Che faccio dei miei risparmi?”. Venti risposte a venti domande


Decine di telefonate e mail da persone conosciute o sconosciute che temono sulle sorti dell’Italia. Proviamo a esaudire i quesiti più temerari o comuni.

Cedole & dividendi

Il report della domenica è “free”. Quelli degli altri giorni disponibili solo per gli abbonati.

Allarme, paura e in certi casi incapacità di affrontare il momento attuale in maniera lucida. Chi vi scrive è stato cronista in tempi di Brigate Rosse, di treni che saltavano in aria, di perversioni golpiste e di crisi economiche e politiche di ogni tipo. Sa che l’Italia ha sempre superato tutto. Chi ci scrive o telefona, chiedendo consigli su come salvare i propri risparmi da un eventuale crollo del Paese, sembra averne dimenticato la storia. Poco importa! Nel rispetto di angosce e quant’altro va fatto il punto sulle tante proposte e domande che ciascuno ipotizza legittimamente per il proprio futuro. E’ una selezione fra le mille strade possibili.

1°) “Quesito inevitabile: mi devo fidare della mia banca italiana? C’è di nuovo un rischio “bail in”?

Il rischio c’è ma esiste in tutta Europa, perché il sistema bancario è ancora fragile, malgrado le dichiarazioni rassicuranti di regolatori e politici. E’ pieno di problemi in Francia, Germania, Olanda e Spagna, per citare i Paesi più significativi del settore. Certamente da noi la situazione potrebbe aggravarsi in presenza di ulteriori debolezze dei Btp. L’opzione migliore consiste una volta di più nel suddividere il proprio patrimonio, soprattutto se rilevante, fra istituti diversi, scegliendo quelli con i migliori parametri di solidità, il che vale comunque solo per i depositi in liquidità. Ogni anno vengono stilate classifiche in merito. Si verifichino allora i coefficienti Tier 1 e Cet 1. Il primo rappresenta la quantità di capitale che consente di consumare perdite senza dover intaccare gli interessi dei depositanti e determina quindi la capacità di operare in condizioni di solvibilità. Il Cet 1 – o Common equity Tier 1 - è un rapporto, espresso in percentuale, calcolato rapportando il capitale ordinario versato con le attività ponderate per il rischio. Per la Bce deve essere superiore all’8% ma meglio ancora se oltre il 10%. Ognuno si informi sui parametri riferiti alla propria banca e agisca di conseguenza.

2°) “Voglio trasferire comunque parte del mio capitale su una banca estera. E’ una scelta giusta?”

Sì purché si rispettano: 1°) le norme in vigore; 2°) la verifica dei parametri sopra indicati anche nel caso dell’istituto straniero prescelto. Poi bisogna gestire questa decisione e la cosa è complessa. Sì quindi più in teoria che in realtà.

3°) “Mi consiglia qualche banca al di sopra di ogni sospetto?”

Le banche più solide al mondo sono quelle finlandesi, canadesi, australiane e neozelandesi. Poi Singapore, Hong Kong e Norvegia. E’ realistico pensare che un italiano vada in uno di questi Paesi e vi apra un conto corrente non essendo informato su norme, costi, sistemi di controllo e quant’altro? La risposta è negativa nel 99,9% dei casi. Poi comunque deve trasferire la liquidità attraverso canali ufficiali, il che significa essere in ogni caso soggetto a eventuali tassazioni aggiuntive da parte italiana se dovessero essere adottate.

4°) “Ma ci sono le nuove banche online europee, per esempio tedesche, belghe e olandesi? Non è il caso di preferirle alle tradizionali?”

No, in quanto spesso si tratta di realtà private nate da pochi anni e che potrebbero non assicurare le protezioni necessarie in situazioni di difficoltà che dovessero presentarsi. Disponiamo di un elenco di banche di tale tipo ma non sempre è chiaro (almeno a chi scrive!) costi, commissioni e modalità riferite alle garanzie di quanto versato sui conti correnti. Non pochi italiani del nord preferiscono – quando aprono una posizione all’estero – PostFinance di Poste Svizzere, che prevede anche un c/c in euro, oltre che in varie altre valute (dollaro Usa, sterlina, yen, dollaro australiano, dollaro canadese, corona danese, corona norvegese e corona svedese). Di tutte le possibilità è certamente quella più valida.

5°) “E le altre banche svizzere non sono più l’airbag assoluto?”

Meno che in passato se ci si riferisce alla detenzione di capitali nella Confederazione, perché il rapporto costi/benefici si è fortemente ridotto. L’utilizzo di una fiduciaria italiana come intermediario non protegge da eventuali “patrimoniali” e comporta comunque oneri aggiuntivi. Lugano, Zurigo e dintorni vanno bene solo per chi ha la residenza fiscale in Svizzera o in Paesi extra Ue e vuole detenere i propri capitali nella cassaforte rossocrociata. In altre parole situazioni da super ricchi!

6°) “Alcuni istituti di credito svizzeri sono ormai formalmente di diritto Ue per le filiali dell’area euro e quindi non comportano questi problemi. Sono la soluzione ideale?”

In un certo senso sì, perché si è soggetti - per i cittadini Ue - per esempio al regolatore tedesco detenendo formalmente il denaro in Germania; in realtà resta su conti italiani, senza le complicazioni del possesso di capitali all’estero e con la solidità alle spalle del sistema Svizzera. C’è tuttavia da capire cosa succederebbe se il nostro Paese uscisse dall’area euro ma quest’opzione consideriamola irrealistica. Per ora risulta che una sola banca (Ubs) abbia fatto una simile scelta ma si dice che anche altre la imiteranno in futuro.

7°) “Ho il figlio che vive negli Usa. E se trasferissi i miei capitali laggiù?”

No, scelta del tutto errata. Innanzi tutto occorre che il trasferimento avvenga su medesimi codici identificativi. Comunque bisogna avvalersi dei canali ufficiali, il che comporta o l’utilizzo di una fiduciaria o la dichiarazione mediante quadro RW del modello dei redditi. Effettuare il passaggio mediante contante espone a rischi enormi, sia di verifica in uscita dall’Italia sia del controllo della sua origine negli Usa, dove in materia non si scherza. E’ il caso di ricordare che chi esporta in liquidità più di 9.999 euro deve dichiararlo alle autorità italiane al momento del passaggio negli uffici doganali di confine.

8°) “Ho deciso: compro oro e gioielli in Italia e li trasferisco in una cassetta di sicurezza all’estero. Così non pago eventuali patrimoniali e mi copro da qualsiasi altro rischio. Faccio bene?”

E’ un’alternativa valida solo per chi conosce un mercato complesso quale quello dei preziosi in senso lato. La detenzione comporta comunque una possibile vendita futura ma in quel caso  non sarà semplice affidarsi a intermediari stranieri. Inoltre l’apertura di cassette implica l’utilizzo di una banca, che può segnalare l’operazione alle autorità fiscali del suo Paese e quindi all’Italia. Ci sono certamente dei caveau privati, molto costosi e adatti solo per opere d’arte o oggetti comunque di grandissimo valore.

9°) “Perché correre tanti rischi? Meglio scegliere una strada più semplice, quella di acquistare obbligazioni di banche straniere solidissime o di società tedesche e poi detenerle su un conto deposito in Italia. Così devo solo affrontare l’incertezza di una patrimoniale”

Indubbiamente si tratta di una soluzione facile e che non richiede specifiche conoscenze, salvo quella della solidità dell’emittente. Ci sono però due problemi da affrontare: la diversa valuta in cui sono emesse le obbligazioni per esempio di validissime banche australiane o nordiche; la liquidità di molti bond societari tedeschi, che fra l’altro quasi sempre espongono al rischio tassi.

10°) “Per me il dilemma non esiste. Altro che denaro all’estero! Apro presso la mia banca italiana dei conti in valuta – per esempio dollaro Usa, franco svizzero, corona norvegese o corona danese – e poi acquisto titoli di Stato dei relativi Paesi da tenere fino a scadenza. Basta solo saper gestire l’aspetto fiscale!”

La soluzione elimina solo parte del problema ma certamente ha il vantaggio di annullare il rischio Italia tenendo il patrimonio a portata di mano. Oggi si adatta molto bene ai Treasuries Usa, che garantiscono rendimenti eccellenti anche su scadenze medio/corte. E’ veramente complesso trovare invece bond governativi svizzeri, norvegesi o danesi, per citare quelli indicati. Meglio piuttosto Australia e Canada, seppur solo poche banche offrano l’opzione di conti nelle relative valute. Naturalmente la liquidità complessiva – extra investimenti – deve rimanere contenuta in 51.645,69 euro al massimo per sette giorni lavorativi continui. Oltre, per eventuali plusvalenze, si va in dichiarazione dei redditi.

11°) “Il pericolo è la Troika, che da anni aleggia sull’Italia. Se arrivasse imporrebbe subito una ‘bella’ patrimoniale. Come difendersi?”

Ecco la domanda più imbarazzante. Certamente oggi si è ancora in tempo per prepararsi a quel rischio e si può fare con due criteri, quello dei sotterfugi o quello dei modi legali. I primi appartengono al mondo dei furbetti e se l’Italia ha il debito che ha lo si deve anche a loro. I secondi sono tanti: per esempio suddividere con atti notarili un patrimonio familiare fra i diversi componenti di maggiore età anticipando così eventuali incrementi delle imposte di successione, grazie anche alle favorevoli franchigie oggi in vigore, e sperando in tassazioni ‘extra’ solo sopra certi livelli. Il tutto deve avvenire però nel rispetto delle norme in vigore. Un altro modo legale consiste nell’acquistare beni fisici su cui una patrimoniale non potrà incidere, quali gioielli, oro fisico ecc. La casistica potrebbe allungarsi e sfiorare anche complesse strutture giuridiche meno aggredibili da imposte sui patrimoni.

12°) “Io non temo la patrimoniale ma una ristrutturazione del debito italiano. Come posso proteggermi?”

Vendendo i Btp e trasferendo il relativo capitale su altri titoli che quotino sugli stessi livelli. Oggi ciò vuol dire soprattutto bond in valute emergenti, che comportano tuttavia il rischio di cambio. Il gioco vale la candela? Impossibile dirlo.

13°) “Bond esteri o cash? La domanda è molto semplice”

E’ come chiedere: preferite le bionde o le brune o – nel caso delle nostre gentili lettrici (che sono tante) – i biondi o i bruni? I fautori della liquidirà in conto sono numerosi e non vogliamo deluderli. Sappiano però che con un’inflazione arrotondata all’1,5% annua (salirà o scenderà nei prossimi mesi e anni? Impossibile prevederlo) e con costi dei conti correnti e altro si perde ogni mese una bella cifra, che si abbiano 10.000 euro o 10 milioni di euro. Il primo vero pericolo è questo, sicuro come il calar della notte. Ci si può convivere ma occorre esserne coscienti. Molti italiani non lo sono ancora.

14°) “Ho deciso di mettere al sicuro il mio patrimonio investendo in polizze ramo 1, con gestione separata. Ho fatto bene?”

Sì, salvo che si concretizzi il rischio di una ristrutturazione del nostro debito. Quelle di diritto italiano hanno infatti buona parte del patrimonio investito in Btp. La scelta migliore è di diversificare la nazionalità e sceglierne anche di diritto lussemburghese o irlandese, regolarmente proposte da intermediari nazionali, così da ridurre il rischio Italia.

15°) “Ma sono realmente lo strumento migliore per dormire sonni sereni?

Le gestioni separate di diritto estero proteggono bene ma garantiscono – in termini di rendimento – solo la variabile inflattiva. Attenzione poi ai costi, talvolta maggiori rispetto a quelle italiane. Comunque anche su questo tema la diversificazione è fondamentale.

16°) “Ho optato per l’acquisto di una casa all’estero, da mettere a reddito. Nella peggiore dei casi ci andrò a vivere io. Ho sbagliato?”

Per chi ha capitali rilevanti è una vecchia classica alternativa sempre valida. Oggi però l’immobiliare è caro in tutta Europa, salvo in alcuni Paesi dell’est. Poi comunque c’è da pagare un’imposta specifica perché le persone fisiche residenti in Italia, che possiedano immobili all’estero, a qualsiasi uso destinati, hanno l’obbligo di versare l’Ivie. Ci sono solo poche eccezioni. Attenzione infine alle tasse locali, che in alcuni Paesi sono molto più elevate rispetto all’Italia.

17°) “I miei piccoli risparmi li ho trasferiti su un wallet in cui raccolgo bitcoin. Il futuro è lì, lontano da Btp e rischio Italia”

Può essere. Occorre ricordare però a chi propone quest’opportunità che una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate chiarisce come le operazioni in valute virtuali, se detenute da privati, quando generino proventi devono farli rientrare nella categoria “redditi diversi” da inserire nel quadro RW della propria dichiarazione annuale, così come avviene per le valute tradizionali. Ci si espone quindi all’insicurezza e all’instabilità dello strumento nonché a tassazioni ordinarie e forse straordinarie.

18°) “Diversifico al massimo e sopravvivo a tutti gli imprevisti della finanza”

Ottima regola, ancorché oggi non sia più sufficiente. La diversificazione rischia di diventare in certi casi confusione e saperla gestire non è facile.

19°) “Il problema lo risolvo alla radice. Me ne vado e prendo la residenza fiscale per esempio a Malta”

La fuga è una delle scelte possibili ma chi lo fa rinuncia anche al piacere del cappuccino italiano al mattino, al nostro stile di vita, alla terra delle Ferrari e della migliore cucina del mondo. Magari - restando - si arrabbia ogni giorno ma accetta di vivere in uno dei Paesi più vivaci e belli del pianeta. E poi occorre essere coscienti che trasferirsi è più complesso di quanto si pensi. Non è solo questione di vivere 183 giorni in un’altra terra ma anche di troncare ogni rapporto con il proprio passato, perché ormai il fisco contesta qualsiasi relazione che possa far ipotizzare una fuga fittizia: ciò vuol dire niente più prima casa, niente auto immatricolata in Italia, niente polizze assicurative, niente figli a scuola e ancora tanto altro. E’ un passaggio che si adatta quasi solo ai giovani, che non abbiano nulla di intestato, o agli anziani, che smontino totalmente la propria vita.

20°) “C’è una ricetta ideale per investire oggi in maniera prudente, evitando il rischio Italia?”

E’ ovvia ma c’è: mantenere – malgrado tutto – i propri risparmi in Italia investendoli (almeno in parte) in Bund indicizzati all’inflazione, magari acquistati con un Pac, in Us Treasuries corti e in obbligazioni societarie in euro di big straniere. Resta il rischio di una patrimoniale, che comunque si pagherebbe anche trasferendo legalmente capitali all’estero, con oneri aggiuntivi di ogni tipo. E’ una proposta insignificante? Forse ma resta la più razionale fra tutte quelle possibili. Sperando che i Cir (Conti individuali di risparmio) stabilizzino almeno in parte i nostri Btp.

Non accontentarti solo degli articoli Free!

Registrati gratuitamente e avrai accesso senza limitazioni ai servizi premium per 7 giorni!