Morgan Stanley pessimista sul futuro dei portafogli bilanciati


Per certi versi interessante e per altri un po’ azzardato un recente studio di Morgan Stanley in merito alle previsioni a lunghissimo termine per gli investimenti. Lo studio si è concentrato sui ritorni dei portafogli c.d. bilanciati – per cui misti azioni-obbligazioni – nei prossimi dieci anni e la previsione è poco allettante.

Gli analisti che hanno condotto lo studio sono Andrew Sheets e Serena Tang, per voce dei quali Morgan Stanley è piuttosto sicura che nel corso dei prossimi dieci anni si vivrà un periodo di magra in termini di ritorni medi dei portafogli bilanciati. Stando quindi alle previsioni della banca d’affari USA, i ritorni medi saranno dimezzati rispetto a quelli a cui siamo stati abituati sino ad oggi come investitori.

In base a quali considerazioni gli analisti si aspettano tutto questo? Secondo loro le cause che porteranno al periodo di vacche magre sono da ricondurre alla crescita economica globale e all’inflazione debole, cui vanno naturalmente aggiunti i rendimenti obbligazionari bassissimi. La previsione di Morgan Stanley, come dicevamo, è basata su un portafoglio tradizionale con 60% azioni e 40% obbligazioni.

Ebbene, Sheets e Tang hanno fissato al 2,8% i ritorni medi annui per tale tipologia di investimento, cioè circa la metà rispetto alle medie storiche degli ultimi vent’anni. I due analisti si dicono concordi sul fatto che l’outlook sui ritorni medi dei portafogli bilanciati sarà particolarmente deludente, specificando che avanti a noi si apre un arco temporale di dieci anni molto diverso rispetto al decennio seguito alla grande crisi finanziaria. Chiaramente, il riferimento è alle politiche monetarie espansive condotte dalle Banche Centrali, i cui effetti sono oggi fortemente presenti sulle dinamiche dei mercati.

Non entriamo nel merito dell’analisi e tantomeno nel merito delle previsioni – che tra l’altro ci siamo sempre guardati bene dal formulare – e prendiamo come plausibile il dato scaturito dal lavoro degli analisti USA. Di fatto, che i portafogli bilanciati siamo meno redditizi rispetto al passato è cosa ben nota, poiché dal 2015 con il QE i rendimenti del reddito fisso hanno iniziato a contrarsi per giungere sino in area negativa. E’ quindi del tutto normale che un asset bilanciato abbia visto scendere la sua redditività a parità di altre condizioni.  

Ed è altrettanto chiaro che, stando le politiche monetarie attuali, sino a che non vi saranno cambiamenti significativi la situazione è destinata a rimanere tale e quale ad oggi, con mercati obbligazionari poco remunerativi che “appesantiscono” la performance dei portafogli bilanciati. Che poi tutto questo si mantenga inalterato per i prossimi dieci anni è tutto da vedere.

Tornando al nostro portafoglio, prosegue il consolidamento nei pressi dell’ultimo massimo storico, in pieno accordo con la fase di stasi dei mercati e la lateralità del mercato obbligazionario nel suo complesso. Il nostro NAV infatti vale oggi, ai prezzi correnti di mercato, 117,45 contro i 117,65 di due settimane fa. Il progresso ad oggi incassato è quindi stabile ed è sempre sopra il 6,00% da inizio anno e sempre in area 8% dai minimi di novembre 2018. La performance cumulata si mantiene stabile sempre vicina al 9%, considerando che a febbraio del 2016 il NAV iniziale del portafoglio valeva 107,99 e che contro i 117,45 attuali porta ad un risultato complessivo dell’8,76%.

Portafoglio come di consueto aggiornato nell’apposita sezione.