Bond ore 12.00 – Btp in rosso. Alerion senza sprint. Argentina a sorpresa. Lira turca indietro


Seduta problematica per i nostri titoli di Stato e le notizie non sono positive nemmeno su altri fronti, con un segnale evidente: aumenta la volatilità.

Cedole & dividendi

Il mercato mette in relazione le difficoltà dei nostri Btp con l’andamento positivo dell’indice Ifo tedesco, attestatosi a 96,3 punti a dicembre, in rialzo rispetto a novembre e sopra il consenso degli economisti a quota 95,5 punti, ragionando in termini di legame inverso: se l’economia migliora crescono i rischi di un cambiamento di politica monetaria da parte della Bce rispetto agli annunci degli ultimi mesi. In realtà una rotazione così veloce appare al momento azzardata, sebbene la debolezza delle quotazioni e quindi l’aumento dei rendimenti trovino riscontro negli altri titoli di Stato europei. Il Bund è sceso oggi al -0,23% di yield, mentre uno scatto ancora più netto coinvolge l’Oat francese. Tutto il settore registra comunque una forte volatilità e quindi giungere a conclusioni definitive sarebbe avventato.

Qualche numero sul Btp decennale – Di nuovo vicino all’1,4%, lo yield in realtà non dà ancora un’indicazione rialzista, che avverrebbe solo al superamento dell’1,5% (graficamente parlando dell’1,49%), corrispondente anche al terzo pivot point di resistenza su base “daily”. Il movimento ha fatto sì che tutti gli indicatori si siano girati sul “buy”, relativamente appunto al rendimento e quindi al “sell” per il titolo di riferimento, appunto il Btp a dieci anni. Il trentennale è invece al 2,44% e in questo caso occorre valutare come resistenza per lo yield il 2,55%. Nella fase in corso attendere è d’obbligo, tanto più considerando la forte correlazione con gli altri governativi europei. Gennaio potrebbe poi essere delicato in presenza di difficoltà del Governo in carica. Inoltre si dà per scontato che nel 2020 gli spread dei periferici europei rispetto al Bund si amplieranno, determinando un quadro più complesso in confronto all’andamento nel 2019.

Alerion delude – Da oggi sul secondario il nuovo Alerion Tf 3,125% Dc25 Eur (Isin XS2083187059 – taglio 1.000) sta registrando una seduta fiacca, con una discesa -soprattutto subito dopo l’apertura – sotto quota 100, il che appare abbastanza anomalo e attribuibile solo a shortisti che vogliano puntare a riacquisti su quotazioni ancora più basse. Poi però dopo le ore 10.00 si è registrato un movimento positivo, che ha portato il titolo sopra 100 ma senza lo sprint iniziale che ha caratterizzato altri debutti: per esempio – relativamente al caso più recente – quello di Ivs.

Argentina a sorpresa – Il nuovo Governo peronista ha deciso di ristrutturare il debito nei prossimi due anni come passo fondamentale per uscire dalla crisi. A Buenos Aires si parla così di “default virtuale”, parola ambigua che non sembra tuttavia spaventare gli investitori. Anche quelli italiani. I titoli lunghi appaiono infatti in rialzo ma a comprarli sono soprattutto trader. Il 2117 cedola 7,125% in Usd (Isin US040114HN39 – lotto 1.000) in mattinata ha messo a segno un +3,4%, tornando sui 47/47,5 Usd contro minimi dell’anno sui 37 Usd. Volumi e controvalori risultano in ogni caso abbastanza contenuti.

Lira turca a 6,6 contro euro – Movimento decisamente ribassista per la divisa di Ankara, che ritrova il livello dei 6,6 e anzi lo supera. Non lo si vedeva dal maggio scorso e il trend va in direzione opposta alle notizie di un certo miglioramento dell’economia. A causarlo – oltre a fattori politici – incide il forte calo dei tassi di interesse, passati in pochi mesi dal 24% al 12%, il che ha certamente fatto correre le emissioni ad alta cedola offerte sul mercato nel corso soprattutto del 2019. Un esempio riguarda la Bei 9,25% scadenza ottobre 2024: è passata dai minimi di 68 Try fino agli attuali 100,3, con una performance straordinaria, in parte attenuata però dalle oscillazioni della valuta. L’attuale fase di debolezza della lira potrebbe così riaprire piaghe, che si sperava guarite, per chi ha investito o vuole investire sul Try. Da un’operatività fissata su rialzo delle quotazioni e della valuta ora ci si ritrova in un contesto in cui si può puntare solo sulla seconda e questa svolta attenua fortemente l’interesse nei confronti delle obbligazioni espresse nella moneta turca.