Situazione molto delicata quella che si sta venendo a creare sui mercati dopo un avvio di maggio caratterizzato dalle nuove tensioni USA-Cina, Brexit e problemi europei. Non di meno a casa nostra, causa la continua diatriba interna al Governo, torna ad ampliarsi lo spread e il nostro debito governativo soffre un po’.
In realtà, a ben guardare, gli spread contro Bund sono tutti in allargamento poiché il decennale tedesco e nuovamente sotto il -0,10% di rendimento e sta distaccando il termini di “fly to quality” tutti gli altri governativi europei compresi i più virtuosi come ad esempio Austria o Olanda.
Che sia come sia da inizio mese è chiaro che i mercati hanno cambiato il bias e soprattutto le Borse hanno avviato una correzione che se da un lato non è ancora ben definita dall’altro pare non promettere nulla di buono. Le elezioni europee incombono e questa è evidentemente una bella “grana” per i mercati poiché – a prescindere dagli esiti – ad urne chiuse potrebbero volerci mesi per trovare un accordo politico sulla spartizione delle cariche istituzionali, tutte in scadenza.
Sappiamo che l’economia in Germania è in affanno, anche se l’istituto statistico federale Destatis ha rilasciato i dati sul PIL tedesco, risultato in crescita dello 0,4% nel primo trimestre e dello 0,7% su base annua. Questo allenta un po’ i timori di recessione, ma le nubi sull’UE si addensano comunque e gli investitori vendono debito dei periferici e si posizionano sui titoli “core”.
Non stanno gli americani, poiché come sappiamo sia le vendite al dettaglio sia la produzione industriale sono in calo nel mese di aprile, rispettivamente diminuite dello 0,2%, e dello 0,5%. E non è quindi un caso che Trump sia tornato ad invocare il taglio dei tassi, sostenendo che se la FED lo farà, “non ce ne sarà per nessuno” e che “vinceremo facilmente la guerra commerciale”. Per altro, pare non sia per nulla un mistero il fatto che il taglio dei tassi sia da tempo il principale obiettivo del Presidente USA.
Cosa farà la FED ovviamente lo sanno solo gli angeli per ora, ma ad ogni buon conto il mercato pare proprio voglia credere al taglio dei tassi. Infatti i rendimenti dei governativi USA sono in costante contrazione dalla fine del 2018e ora gravitano intorno ai minimi da un anno e mezzo a questa parte. Il decennale è scivolato sotto area 2,40% mentre il biennale è andato al 2,16%.
Rimane poi il nodo della curva USA dei tassi invertita – che sappiamo potrebbe preludere a cose poco simpatiche – ma per contro la stessa curva si sta allargando nel tratto 2/10 anni, evento che generalmente dovrebbe avere connotazioni positive. Tutti questi fattori stanno incidendo sull’andamento dei mercati che pare abbiano perso smalto ed euforia nel volgere di una notte.
Ci verrebbe voglia di utilizzare parte della liquidità che abbiamo a disposizione ma le incognite al momento sono ancora troppe e ormai con le elezioni europee alle porte – mancano ormai pochi giorni – riteniamo sia meglio rimanere liquidi e attendere gli esiti e, soprattutto, le reazioni dei mercati ad urne chiuse.
Per ciò che concerne il nostro portafoglio, il clima di tensione porta una lieve correzione dal massimo storico registrato poco più che una settimana fa con un NAV a 113,67. Ai prezzi correnti di mercato il NAV vale oggi 113,11 ed esprime un progresso del 2,24% da inizio anno e un progresso del 3,92% dai minimi di novembre.
Portafoglio come di consueto aggiornato nell’apposita sezione.