La scorsa settimana si è svolta la riunione della BCE, che come da attese ha lasciato invariato sia il piano di stimoli monetari sia i tassi di interesse, di fatto rispettando le aspettative dei mercati. Mercati che però sono stati appesantiti dai dati sull’inflazione che pare proprio non avere nessuna intenzione di abbassare la testa.
Infatti, Germania e Spagna hanno comunicato un dato sull’inflazione rispettivamente a +4,6% e a +5,5%, mentre a livello europeo Eurostat ha comunicato un tasso di inflazione per l’Eurozona al 4,1%. Di fronte a questi numeri ci sta che il mercato obbligazionario non l’abbia presa bene, perché all’orizzonte intravede un rischio sempre più concreto di inversione a U nella politica monetaria della BCE.
Se l’inflazione non si ammansisce un po’, la BCE si vedrebbe costretta ad agire nel board di dicembre, riducendo in modo consistente gli stimoli monetari se non addirittura iniziando ad alzare i tassi d’interesse. E tutto questo in uno scenario non così inverosimile di stagflazione per l’Europa, che per l’Italia – oltretutto – sarebbe lo scenario peggiore possibile, dato il nostro elevatissimo debito pubblico.
Sul fronte dei mercati azionari, nel frattempo, è ripresa la marcia verso i massimi, quasi incuranti del pericolo di repentino cambio in tema di politica monetaria e un po’ troppo fiduciosi che il dato della crescita USA inferiore alle attese sia solo un piccolo inciampo temporaneo.
Però è chiaro che in caso di azione delle Banche Centrali prima di quanto si era preventivato, a causa dell’inflazione galoppante, anche i mercati azionari non gradiranno e inizieranno a scendere. Al momento solo l’obbligazionario sta scontando uno scenario poco incoraggiante, per cui siamo di fronte ad una divergenza tra i due asset che andrà osservata con grande attenzione.
Intanto gli alleggerimenti fatti sul nostro portafoglio qualche settimana fa non hanno spostato di un millimetro l’andamento del nostro asset e questo ci conferma che abbiamo tenuto le cose giuste. Infatti, siamo sempre nei pressi dei massimi storici, con un andamento poco mosso, quasi in trading range, che rispecchia molto bene l’assetto del portafoglio in questo momento, e che si può riassumere in una sola parola: attesa.
Ci siamo messi alla finestra per tempo e ora possiamo osservare con calma e il giusto distacco gli eventi, pronto ad intervenire forti di oltre un 40% di liquidità disponibile. Una serie di asset che potrebbero essere interessanti e trovare posto per una quota, ancora da decidere, potrebbero essere un manipolo di titoli legati all’inflazione se si confermasse questa tendenza al rialzo.
Per ora quindi aggiorniamo il nostro portafoglio e facciamo il punto di come sta andando, come di cosueto. Al close di ieri, il portafoglio valorizza un NAV a 106,37 in buon progresso rispetto ai 106,10 della precedente valorizzazione. Non siamo nemmeno molto distanti dal massimo storico a 106,65 toccato a settembre. La performance su base annua torna a salire e si attesta ora al 4,06% con la volatilità totale che scende all’1,33% come quella negativa che scende allo 0,28%.
Portafoglio ed equity line aggiornati nell’apposita sezione.