Mercato obbligazionario: inflazione record, volano i rendimenti


Chi davvero pensava e credeva che l’inflazione avesse davvero iniziato a piegare la testa è stato deluso oltre che smentito dai fatti. Il caro-vita prosegue inarrestabile la sua corsa e le previsioni per i prossimi mesi non sono per nulla rosee. Infatti, l'inflazione della zona euro va ben oltre le previsioni e registra questo mese un nuovo massimo storico, aprendo la strada alle attese del mercato per un nuovo deciso aumento dei tassi di interesse da parte della Bce alla prossima riunione di fine ottobre.

Rispetto al mese scorso la crescita dell'indice dei prezzi al consumo ha accelerato al 10% dal 9,1% precedente, superando le attese degli economisti che vedevano un'inflazione al 9,7%. Naturalmente, la nuova volata dei prezzi è sempre guidata in via prevalente dalle componenti energia e generi alimentari, ma l'inflazione continua ad allargarsi, investendo praticamente tutte le categorie, dai servizi ai beni industriali, che ora mostrano letture pesantemente elevate.

E, in tema di energia, in particolare per ciò che riguarda il gas, la Germania ha rotto gli indugi e ha varato un piano da 200 miliardi di euro per cercare di fronteggiare le conseguenze della grave crisi energetica che la attanaglia. Il problema è, come sempre, che i tedeschi fanno cosa vogliono sbattendosene allegramente delle regole che loro stessi hanno dettato e dovrebbero rispettare. Infatti, la mossa di Berlino suona (nei confronti degli altri Stati europei e dell’Unione stessa). pressappoco così: “noi abbiamo i denari, voi arrangiatevi”. Chiaro che con il “voi” si intende il resto dell’Unione Europea, la cui (finta e farlocca) unità è stata formalmente mandata in frantumi dall’iniziativa solitaria della Germania.

Ma nella pratica, come funziona il piano tedesco? Molto semplice quanto assolutamente irregolare sotto ogni punto di vista normativo in base ai trattati UE: alle famiglie sarà fatto pagare un prezzo massimo per metro cubo di gas consumato, ma il fornitore pagherà la materia prima ai prezzi di mercato, ovvero la differenza la metterà lo Stato.

La Germania pare essere l’economia più colpita dalla crisi del gas, ma è anche quella che dispone di margini di manovra fiscale più ampi. Così, pensando solo ai propri interessi, anziché attendere o sposare una soluzione europea, ha preferito fare da sola.

In questo modo spera di poter salvaguardare la propria industria a discapito di quella degli altri Stati. Tutelare imprese e famiglie contro il caro bollette significa difendere la produzione nazionale, con la conseguenza che i Paesi che non riusciranno a farlo (per via di bilanci pubblici magri o per qualsiasi altra ragione), vivranno lo smantellamento di pezzi di industria a favore di chi potrà continuare a produrre.

È chiaro che auguriamo alla Germania, con tutto il cuore, di fallire miseramente nei suoi intenti e di trovarsi al più presto nella condizione di non poter più decidere per sé con l’arroganza e il disprezzo verso gli altri che l’ha sempre contraddistinta.

Naturalmente, tutto questo si ripercuote sulle prossime decisioni della Bce e già in molti parlano di un prossimo maxi-rialzo dei tassi da parte della BCE, visto l’incedere ferale dell’inflazione. Stando alle previsioni, per fine anno pare probabile che il costo del denaro si attesterà al 2,50%, mentre entro la metà del 2023, dovrebbe tendere al 3,50%, salvo chiaramente un deciso ripiegamento dell’inflazione europea.

È normale ed evidente che una stretta monetaria di tale portata impatterà negativamente sugli spread. E come ben sappiamo l’Italia è il bersaglio preferito dalla speculazione internazionale. Ora, con la Germania che ha sbriciolato una possibile soluzione europea alla crisi del gas, le prospettive per la nostra economia, manco a dirlo, peggiorano. Senza contare il rischio (certezza…) dell’alterazione della concorrenza tra industria tedesca e italiana grazie al fatto che la prima godrà dei prezzi massimi fissati da Berlino.

Cosa succederà se dovesse iniziare un bombardamento sui nostri titoli governativi? La BCE potrà limitarsi a difendere il nostro mercato del debito sovrano a colpi di acquisti con il PEPP? Impossibile dirlo, ma la necessità di dover attivare il nuovo scudo anti-spread varato a luglio potrebbe diventare concreta.

Nauseante: anziché fare la cosa giusta – attenzione, non moralmente, ma in base ai trattati, ovvero in base alle REGOLE che dovrebbero valere per tutti gli Stati dell’Unione – con una reazione unitaria dell’Europa contro l’arbitrio della Germania, tutto tace e si fa la cosa più comoda, ovvero in un qualche modo rassicurare Bruxelles sulle politiche che vorrà seguire il prossimo governo.

E meno male che con la conquista del vivere civile attraverso il diritto e la sua applicazione la Legge è uguale per tutti…

Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra un ulteriore balzo dei rendimenti sul tratto a breve e medio della curva, mentre sul tratto a lunga l’aumento resta più contenuto, come già osservato nella scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni cresce deciso portandosi ora in area 3,12% rispetto al 2,45% precedente, mentre la scadenza trentennale si porta ora in area 2,27% rispetto al 2,00% precedente. Shift verso l’alto quasi parallelo rispetto alla scorsa analisi per con la conformazione della curva, che sulla parte a breve mantiene l’accelerazione verticale dei rendimenti, e sulla parte a lunga accentua l’inclinazione negativa per le scadenze dal 2037 in poi. La curva evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze 2034-2035, in aumento rispetto alla scorsa analisi, passando attualmente in area 3,15% dal precedente 2,54% di rendimento. In aumento anche le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi, sia sul tratto a breve sia su quello a lunga. La curva rimane impennata sulla parte a breve e vede ora tassi oltre l’1,5% già per il 2023. Salgono anche i rendimenti sul tratto a lunga, ora sopra area 3,00% per le scadenze dal 2024 sino al 2035.

Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, si nota l’esplosione dei rendimenti su tutte le aree valutarie. L’area UK vola e schizza e si porta ora sopra area 4,10% di rendimento per il GILT con Trendycator sempre in stato LONG. Decisa salita dei rendimenti anche sul BUND, che va in area 2,20% a livelli che non si vedevano dal 2013 e con Trendycator ancora in stato LONG. Inutile dirlo, schizzano al rialzo anche i rendimenti del nostro Btp decennale, con una punta addirittura verso area 5,00% e in aumento ora in area 4,60% rispetto ad area 3,55% del mese scorso con Trendycator sempre LONG. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che riprendono la marcia al rialzo, ora ben saldi in area 3,80% dopo aver toccato un massimo al 4%,00 ancorati nei pressi di area 3,00% e con Trendycator sempre LONG.

Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.

Analisi in evidenza
Proseguiamo la nostra consueta analisi del cambio EUR/USD, importante valuta di riferimento per gli investimenti sul reddito fisso, vista la grande varietà di bond denominati in questa valuta.

Non si attenua la forza del dollaro, che ha fatto registrare nuovi minimi al nostro euro. Tutti gli elementi, macro e non solo, giocano a favore della valuta USA, anche se nelle ultime sedute abbiamo assistito ad una reazione dai minimi in area 0,95 livello che non si vedeva da tempo immemore.

Con la rottura del livello di parità, l’accelerazione al ribasso ha avuto gioco facile e il target tra 0,90 e 0,80 (che pareva quasi provocatorio) è ad un passo dall’essere toccato. La reazione osservata in queste sedute, forse scatenata sia da motivi tecnici (leggasi eccessivo ipervenduto) sia da motivi macro (leggasi inflazione nell’area Euro che non molla), potrebbe portare ad un test di area 1,00 ora resistenza dopo lo sfondone di fine settembre.

Al momento il modello Trendycator rimane impassibile in stato SHORT sulla nostra divisa, anche se iniziamo ad osservare una divergenza positiva con il Trendycator Oscillator. Presto per dire se siamo sui minimi e se il dollaro sia a fine corsa, per cui bene stare attenti e mantenere un atteggiamento neutrale nei confronti del cambio EUR/USD.

Certo che se grazie alla Germania l’UE piomba in una nuova profonda crisi, è chiaro che per il nostro euro possiamo recitare il de profundis.