Dollaro giù, borse e preziosi in forte rialzo


I dati sull'inflazione USA, che permane su livelli molto elevati ma con dei segnali distensivi, consentono ai mercati di ridurre le tensioni: la speranza di arrivare presto a un "pivot" sui tassi Fed porta a veloci prese di beneficio sul dollaro, unitamente a forti e generalizzati rimbalzi sui mercati finanziari. Si tratta, tuttavia, di un rally ancora inserito all'interno di un quadro tecnico dominante sull'azionario sempre debole, se analizzato su orizzonti plurimensili, soprattutto negli USA. Ci sono comunque le condizioni per una prosecuzione della fase di rimbalzo, dalla cui forza si capirà meglio il destino dei mercati nei mesi a venire.  

Sull'azionario statunitense, l'SP500 (PC 3.968),
dai minimi a ridosso di 3.500 toccati il 13 ottobre (-27% dai massimi di inizio anno a ridosso di 4.810) si sta sviluppando un movimento di rimbalzo, con obiettivo area 4.000-4.130, dove dovrebbero prevalere i realizzi. Il tono tornerebbe debole su ridiscese al di sotto di 3.750 e le pressioni ribassiste riprenderebbero su ridiscese al di sotto di 3.550/650, al momento improbabile. In assenza di segnali convincenti, i rialzi eventuali vanno comunque considerati ancora come occasioni per vendere, in quanto il quadro tecnico su orizzonti plurimensili rimane fragile.


Le sorti del listino azionario sono legate, con correlazione inversa, a quelle del dollaro USA: l'EurUsd (PC: 1,0343) rimane stabilmente inserito all'interno di un trend dominante favorevole al dollaro USA e ha pressoché raggiunto l'obiettivo a 0,9500 (minimo 0,9592 il 28.09). Si sta sviluppando un buon movimento di rimbalzo dell'euro, che ha raggiunto e superato di slancio l'obiettivo indicato in area 1,0130-1,0200 ed è indirizzato al test dei massimi di metà agosto in area 1,0370-1,0400. Anche se il quadro tecnico di fondo, su orizzonti plurimensili, rimane decisamente debole per l'euro, è possibile che si sviluppi un bear market rally che dovrebbe comunque esaurirsi al di sotto della resistenza critica in area 1,0650-1,0800. Il tono si indebolirebbe nuovamente su ridiscese al di sotto della parità (prematuro) e le pressioni ribassiste sull'euro riprenderebbero su ridiscese al di sotto di 0,9730, al momento improbabile. Anche se è ragionevole provvedere ad alleggerimenti tattici delle posizioni detenute in dollari USA, l'esposizione strategica deve continuare a privilegiare il biglietto verde. 

Sull’Eurostoxx50 (PC 3.872) dai picchi di metà agosto a ridosso di 3.825 si è assistito a una marcata discesa al ri-test dei minimi di inizio luglio a 3.343, con un nuovo minimo a 3.236 il 03.10, pressoché ritestato il 13.10. Dai minimi si è sviluppato un buon rimbalzo, con un'accelerazione in settimana, che ha riportato le quotazioni a ridosso di 3.900, in prossimità della valida resistenza in area 3.850/3.950, il cui superamento rimane necessario per confermare il miglioramento del quadro tecnico su orizzonte plurimensili. Il tono si indebolirebbe nuovamente su ridiscese al di sotto di 3.550, prematuro. 

Come dicevamo le scorse settimane, "Il driver dei mercati rimangono le politiche monetarie delle Banche centrali, orientate al rialzo dei tassi e al contenimento delle dimensioni dei propri bilanci per contenere quell'inflazione che esse stesse hanno contribuito a creare con anni di politiche ultraespansive; inflazione acuita poi dalle strozzature lato offerta, per i lockdown prima e le tensioni geopolitiche poi. I rialzi dei rendimenti nominali e la contrazione della liquidità globale M2 da inizio aprile mantengono un quadro sfavorevole sui mercati finanziari, provvedendo a sgonfiare quella 'asset class inflation' che era stata alimentata dall'espansione monetaria iniziata in modo aggressivo dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009 e proseguita, in accelerazione, post-CoViD". Il forte rimbalzo della scorsa ottava, legato alla speranza di un prossimo "pivot" sui tassi Fed, conferma la dipendenza strutturale dei mercati dalle politiche delle Banche centrali, più che dall'evoluzione dell'economia reale, e non è certamente sano.

Le materie prime hanno subìto un nuovo marcato rialzo sul finale d'ottava, in particolar modo i metalli preziosi, spinti anche dalle prese di beneficio sul dollaro. È opportuno mantenerle in portafoglio su orizzonti strategici, stante il contesto di rendimenti reali negativi sull'obbligazionario (e dell'esposizione al dollaro che rimane la divisa forte del sistema). 

OPERATIVAMENTE: si conferma quindi la strategia in essere long commodities e dollaro Usa e short azionario, attuata con i seguenti Etc quotati su Borsa italiana (si ricorda che ancorché quotati in euro comportano un’esposizione lunga sul dollaro Usa: un elemento a favore in questa situazione di incertezza sul fronte geopolitico e di rientro dei capitali negli USA grazie al rialzo dei rendimenti dei governativi):

LUNGHE: Oro (ticker PHAU: PC 158,84); Argento (ticker PHAG: PC 19,380); Platino (ticker PHPT: PC 89,250); Palladio (ticker PHPD: 173,49); Caffè (ticker COFF: PC 1,0794); Cotone (ticker COTN: PC 3,0950); Rame (ticker COPA: PC 32,620); Alluminio (ticker ALUM: PC 3,2785); Zucchero (ticker SUGA: PC 9,5520); Cacao (ticker COCO: PC 2,3230) e Zinco (ticker: ZINC: PC 9,312).

CORTE: ETF short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 9,174).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)