Borse in assestamento sui massimi di periodo


I mercati azionari incrementano marginalmente i guadagni delle settimane precedenti, consolidando sui massimi di periodo e sostenuti dalla speranza che un'inflazione in rallentamento possa portare presto a un "pivot" sui tassi Fed. Il rally azionario, sostenuto dalle contestuali prese di beneficio sul dollaro USA, rimane però ancora inserito all'interno di un quadro tecnico dominante debole, se analizzato su orizzonti plurimensili, soprattutto negli USA. In assenza di segnali più convincenti, il rimbalzo in corso si configura quindi ancora come un bear market rally, sia negli USA sia in Giappone, mentre le Borse europee denotano una maggiore tonicità, ma non è comunque verosimile che possano proseguire nel rialzo in assenza di segnali positivi dagli USA.   

Sull'azionario statunitense, l'SP500 (PC 4.033) si assesta sui massimi della settimana precedente, consolidando i buoni recuperi 
dai minimi a ridosso di 3.500 toccati il 13 ottobre (-27% dai massimi di inizio anno a ridosso di 4.810). L'obiettivo del rimbalzo in atto è confermato in area area 4.000-4.130, dove dovrebbero prevalere i realizzi. Perdita di spinta su ridiscese sotto 3.840; il tono tornerebbe debole su ridiscese al di sotto di 3.750, prematuro, e le pressioni ribassiste riprenderebbero su ridiscese al di sotto di 3.550/650, al momento improbabile. In assenza di segnali convincenti, i rialzi eventuali vanno comunque considerati ancora come occasioni per alleggerire/vendere, su orizzonti strategici, in quanto il quadro tecnico su orizzonti plurimensili rimane fragile.


Le sorti del listino azionario sono legate, con correlazione inversa, a quelle del dollaro USA: l'EurUsd (PC: 1,0413) rimane stabilmente inserito all'interno di un trend dominante favorevole al dollaro USA e ha pressoché raggiunto l'obiettivo a 0,9500 (minimo 0,9592 il 28.09). Il forte rimbalzo dai minimi ha riportato l'euro a ridosso di 1,0400-1,0500 (max 1,0509 il 15.11): la tenuta di 1,0200 è importante per conservare un'impostazione tonica e riprendere il rimbalzo in essere - che si configura ancora come un bear market rally - verso la resistenza critica in area 1,0650-1,0800, dove dovrebbero comunque prevalere i realizzi. L'euro tornerebbe debole su ridiscese al di sotto di 1,0200, e le vendite riprenderebbero alla violazione di 0,9800, al momento prematuro. Anche se è ragionevole provvedere ad alleggerimenti tattici delle posizioni detenute in dollari USA, l'esposizione strategica deve continuare a privilegiare il biglietto verde. 

Sull’Eurostoxx50 (PC 3.966) dai picchi di metà agosto a ridosso di 3.825 si è assistito a una marcata discesa al ri-test dei minimi di inizio luglio a 3.343, con un nuovo minimo a 3.236 il 03.10, pressoché ritestato il 13.10. Dai minimi di ottobre si è sviluppato un forte rimbalzo, che ha riportato le quotazioni in prossimità della valida resistenza in area 3.950-4.000, il cui superamento rimane necessario per confermare il miglioramento del quadro tecnico su orizzonti plurimensili. Perdita di spinta sotto 3.700/50; il tono si indebolirebbe nuovamente su ridiscese al di sotto di 3.550-3.600, al momento poco probabile.

Come dicevamo le scorse settimane, "Il driver dei mercati rimangono le politiche monetarie delle Banche centrali, orientate al rialzo dei tassi e al contenimento delle dimensioni dei propri bilanci per contenere quell'inflazione che esse stesse hanno contribuito a creare con anni di politiche ultraespansive; inflazione acuita poi dalle strozzature lato offerta, per i lockdown prima e le tensioni geopolitiche poi. I rialzi dei rendimenti nominali e la contrazione della liquidità globale M2 da inizio aprile mantengono un quadro sfavorevole sui mercati finanziari, provvedendo a sgonfiare quella 'asset class inflation' che era stata alimentata dall'espansione monetaria iniziata in modo aggressivo dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009 e proseguita, in accelerazione, post-CoViD". Il forte rimbalzo della scorsa ottava, legato alla speranza di un prossimo "pivot" sui tassi Fed, conferma la dipendenza strutturale dei mercati dalle politiche delle Banche centrali, più che dall'evoluzione dell'economia reale, e non è certamente sano.

Le materie prime rimangono deboli/laterali, ma rimane opportuno mantenerle in portafoglio su orizzonti strategici, stante il contesto di rendimenti reali negativi sull'obbligazionario (e dell'esposizione al dollaro che rimane la divisa forte del sistema su orizzonti strategici).

OPERATIVAMENTE: si conferma quindi la strategia in essere long commodities e dollaro Usa e short azionario, attuata con i seguenti Etc quotati su Borsa italiana (si ricorda che ancorché quotati in euro comportano un’esposizione lunga sul dollaro Usa: un elemento a favore in questa situazione di incertezza sul fronte geopolitico e di rientro dei capitali negli USA grazie al rialzo dei rendimenti dei governativi):

LUNGHE: Oro (ticker PHAU: PC 158,39); Argento (ticker PHAG: PC 19,046); Platino (ticker PHPT: PC 87,490); Palladio (ticker PHPD: 163,34); Caffè (ticker COFF: PC 0,9899); Cotone (ticker COTN: PC 2,8145); Rame (ticker COPA: PC 30,710); Alluminio (ticker ALUM: PC 3,1260); Zucchero (ticker SUGA: PC 9,4410); Cacao (ticker COCO: PC 2,259) e Zinco (ticker: ZINC: PC 8,940).

CORTE: ETF short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 8,109).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)