NASDAQ100 WEEKLY - Settimana corta e di consolidamento sugli indici azionari USA...


I BUONI DATI SULL’OCCUPAZIONE USA FRENANO IL RIMBALZO IN ATTO SUI LISTINI AZIONARI A STELLE E STRISCE !

Settimana corta e di consolidamento, quella appena trascorsa, sui maggiori indici azionari USA dopo il rimbalzo di fine maggio. Nella giornata di giovedì scorso sembrava che il rimbalzo potesse continuare ma l’uscita dei dati sull’occupazione più forte del previsto e le conseguenti implicazioni per la futura politica monetaria hanno, de facto, riportato i listini con i piedi per terra chiudendo la settimana con un passivo medio dell’uno per cento. Al solito i titoli tecnologici arretrano più degli altri con, in questo caso, perdite consistenti per MICRON TECHNO, NVIDIA, META PLATFORMS e TESLA. Niente di trascendentale si intende ma, in mancanza di altri catalist importanti, gli investitori seguono l’uscita dei dati macro e temendo un inasprimento della politica monetaria da parte della Federal Reserve con i rendimenti dei Treasury che riprendono a salire, inevitabilmente adottano una strategia conservativa vendendo i titoli azionari. E’ chiaro che durante queste fasi emozionali la dichiarazione del membro della FED di turno affossa o imprime sollievo al sentiment.  

Ma non diamo per scontato che lo stop degli indici azionari di venerdì scorso sia il preludio ad una ripresa della fase ribassista. Infatti, ripartendo dal rimbalzo di due settimane fa, abbiamo notato che tra il 24 ed il 27 maggio le contrattazioni sulle azioni hanno avuto volumi in salita superiori all’80% del totale al NYSE, il che costituisce un "breadth thrust", un segnale di forza che testimonia esaurimento della forza ribassista e solitamente anticipa ulteriori guadagni. Ciò si evince dal grafico di Quantifiable Hedges che ha proposto uno schema in cui si misura la performance di un’operazione consistente nel comprare l'S&P500 dopo 3 giorni con il 70% di volumi in titoli al rialzo. A 3 mesi la “ratio” vincente è di oltre il 90% su 24 segnali dal 1957. Ci sono molti numeri positivi e il vantaggio sembra essere al rialzo. I risultati tra 70 e 90 giorni appaiono particolarmente forti e coerenti. Di seguito è riportato l'elenco completo dei risultati di 80 giorni.

Nel grafico seguente viene riportato il record vincente. Ovviamente ogni volta le fasi sono diverse, al momento ci troviamo di fronte a una FED aggressiva, quindi ostile per i mercati:

Nel frattempo Sentimentrader.com è andato a sua volta a fare il backtest di 3 sedute di seguito con volumi entrati per più dell'80% su titoli in salita, che conferma lo studio di Quantifiable Hedges:

E ha scoperto quanto segue:

- E' un fenomeno abbastanza raro occorso 11 volte negli ultimi 60 anni, e solo una volta si è arrivati a 4 giorni, nel 1982.

- Solo 2 segnali su 11 hanno mostrato perdite a 2 mesi (1980 e 2009), mentre le performance medie sono migliori della performance media dell'S&P 500.

- In generale non è un tipo di fenomeno che si nota all'inizio o nel mezzo di un mercato ribassista, ma alle volte è alla fine come a segnalare un esaurimento della pressione ribassista. Il caveat è che i mercati ribassisti sono eventi abbastanza rari (ne abbiamo avuto 3 negli ultimi 22 anni) il che può influenzare positivamente le statistiche.

- In ogni caso, un episodio di esplosione di interesse all'acquisto dopo una fase di forte debolezza/pessimismo (il Mc Clellan oscillator è balzato sopra 100) è solitamente un segnale che indica una maggiore probabilità di recuperi superiori alla media nei mesi a venire.

Passando agli eventi di politica monetaria, nel corso della settimana scors, la FED ha iniziato il QT, vale a dire la riduzione del proprio bilancio. Dopo la sua rapida esplosione durante la pandemia che l’ha portato a 9.000 mld $, la FED ha iniziato a ridurre le proprie holding di Treasury e MBS ad un ritmo mensile rispettivamente di 30 e 17.5 mld $ per i prossimi tre mesi. Dopodiché, il ritmo raddoppierà su entrambe le componenti per un totale di 95 mld $ al mese. Sarà interessante valutare come reagirà il mercato nel lungo periodo anche se per il momento rimane concentrato sulla crescita.

Rimanendo sulla FED, ieri il membro Bostic ha chiarito che un’eventuale pausa ai rialzi dei tassi da settembre non sia da intendere come la cosiddetta Fed Put. Non c’è nessuna intenzione da parte della FED di “salvare” il mercato in quanto l’obiettivo al momento è quello di riportare l’inflazione sotto controllo. Lo stesso concetto è stato espresso da Williams. Per il numero uno della Fed di NY il mandato sulla piena occupazione è stato raggiunto ma quello sui prezzi è decisamente lontano. A dare loro man forte, ci ha pensato anche la Presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester (nota colomba passata nella gabbia dei falchi), che ha dichiarato di non vedere prove sufficienti circa l’inflazione che abbia raggiunto il suo picco ed è d’accordo nel sostenere aumenti multipli dei tassi di interesse. Inoltre non si aspetta che la banca centrale si fermi dopo l’estate, anche se ha affermato che l’entità delle mosse potrebbe essere ridotta se l’inflazione scendesse. Infine nulla di fatto, in via ufficiale, dall’incontro a tre tra Powell, Biden e la Yellen sempre sul tema dell’inflazione.

Per quanto riguarda gli investimenti di carattere monetario, i rendimenti dei titoli di stato sono saliti negli USA trascinati, questa volta, da quelli UE, anche se negli States le aspettative di inflazione sono salite di meno, con impatto maggiore sui tassi reali. Purtroppo la scorsa settimana, dopo i dati positivi dell’occupazione pubblica e privata, i mercati obbligazionari sono decisamente tornati a temere la FED, con i rendimenti che mostrano rialzi a 2 cifre sulle scadenze da 2 anni al 10 anni, tornato al 2.94% sfiorando nuovamente il 3%. Anche la Fed Fund Strip è tornata a scontare quasi 200 bps di rialzi entro dicembre.

Dopo la pesante discesa di due settimane fa, risalgono prepotentemente i rendimenti dei titoli legati all’inflazione con il 10 anni che passano dal 2.55% al 2,63% di due venerdì fa al 2,74% di venerdì scorso.

Passiamo l’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Dopo il rimbalzo di oltre il 7% dai minimi di due settimane fa, il listino tech si è preso una pausa che potremmo individuare come una fase di consolidamento se non fosse per l’uscita di buoni dati sull’occupazione che hanno stoppato il rimbalzo e che pone dei dubbi sul proseguimento dello stesso, visto che l’atteggiamento della FED in materia di tassi rimarrà aggressivo. Vedremo da oggi come il mercato reagirà. Graficamente notiamo come il rimbalzo (che potremo definire onda 4) abbia superato la prima area di resistenza a 12500/600 con recupero della mediana del canale ribassista di volatilità, per portarsi sulla successiva resistenza in area 13000 (38,2% di ritracciamento dell’onda 3) che, de facto, ha fermato il rimbalzo. Per i giorni a venire i prezzi dovranno tentare nuovamente di rompere al rialzo codesta area di resistenza abbinata anche alla M.M. a 50 periodi, avendo come target prima l’area 13400/13550 per poi tentare il test in area 13850/14000 (ritracciamento del 61,8% dell’onda 3) dove transita anche la M.M. Exp. a 200 periodi. Viceversa, ma pensiamo e speriamo che ciò non avvenga, il re-test del supporto in area 11500. Il livello dei RSI a 49 indica che di spazio per la continuazione del rialzo ce n’è ancora molto. La settimana si è chiusa a 12548.03 con una perdita del – 1,05% che porta ad un deficit da inizio anno del – 23,11%.

Sull'indice S&P500 ci attendevamo che il rimbalzo effettuasse un test in area 4.120 (ritracciamento del 38,2% dell’onda 3) che aveva funto da supporto ed ora ha funzione di resistenza. Ebbene i prezzi hanno rotto detta area per ben 5 giorni di contrattazioni di seguito all’insù (dove hanno trovato la resistenza della M.M. a 50 periodi) ed all’ingiù, chiudendo la settimana sotto di essa. Vedremo da oggi se il rimbalzo avrà la forza di continuare il suo cammino verso le prossime resistenze poste in area 4225 e poi in area 4300/4320. Viceversa troviamo un supporto di scarso valore in area 4030, poi in area 3930. Il livello di RSI a 50 permette la prosecuzione del rialzo. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4108.54 con una perdita del – 1,20% che porta a segnare un – 13,80% da inizio anno.

Infine l’indice DOW JONES che si conferma il più reattivo essendo l’unico che il proprio rimbalzo di onda 4 dai minimi abbia raggiunto e superato (di poco) la resistenza posta dal ritracciamento del 50% di onda 3 in area 33100. Anche su questo indice, come sull’S&P500, il rimbalzo è stato fermato dalla M.M. a 50 periodi e la chiusura settimanale vede i prezzi chiudere sotto la suddetta area di resistenza dei 33100. Nel caso di continuazione del rimbalzo i prezzi vedono come prossimi obiettivi le resistenze poste in area 33650 poi in area 34000 dove staziona la M.M. Exp. a 200 periodi. Viceversa i prezzi troveranno supporto prima in area 32500 poi in area 32000. Il livello di RSI a 51 permette ulteriori la prosecuzione del rimbalzo. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 32899.70 con una perdita del – 0,94% che porta a segnare un – 9,46% da inizio anno.

ORO INDEX 

Dopo due giorni di rialzo per i prezzi dell’Oro, la chiusura di settimana vede un ritorno sui prezzi di chiusura di due venerdì fa a causa del rapporto ottimista sull'occupazione negli Stati Uniti di maggio che è riuscito a confermare le proiezioni sul futuro dell'economia. Le pressioni sui prezzi si stanno manifestando nei servizi e sui costi di input, dall’energia ai costi salariali che stanno aumentando l'inflazione. L'indice dei prezzi rimarrà ostinatamente alto per un periodo ancora lungo ed ovviamente ciò implica che il mercato potrebbe aumentare le aspettative sui tassi a tutto danno delle quotazioni dell’Oro. Graficamente i prezzi dell’Oro, pur avendo disegnato una candela outside rispetto alla precedente, non ha stranamente prodotto alcuna accelerazione in un senso o nell’altro confermando l’attuale confusione ed indecisione da parte degli investitori. Nulla osta che nel breve termine i prezzi possano scendere al di sotto dell’area 1800 $/oz. con re-test del famoso supporto in area 1770 $/oz. Viceversa, ma al momento sembra impossibile, avremo una conferma della positività solo oltre la soglia dei 1900 $/oz.  

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, sul Platino…..udite, udite,….. finalmente i prezzi hanno rotto la barriera psicologica dei 1000 $/oz. con escursus fino alla soglia dei 1040 per poi chiudere la settimana a 1016,4 $/oz. Tutte e tre le medie mobili a 50 ed a 200 (exp e semplice) sono state rotte al rialzo nel corso della scorsa settimana, il che sembra essere positivo per una continuazione del rialzo. Stessa cosa non si può dire sull’Argento che continua a cincischiare tra le aree dei 21,50 e dei 22,50 $/oz. per poi chiudere la settimana nuovamente sotto l’area dei 22 $/oz.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1850.20 $/oz., con una perdita del – 0,38% che porta ad un guadagno del + 1,18% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1851.04 $/oz. con una perdita del – 0,10%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES AGOSTO 2022:

LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)

Nuovo pacchetto di aiuti militari da Washington verso Kiev. Mercoledì scorso il Presidente americano Biden ha annunciato un pacchetto di armi da 700 milioni di dollari, che comprende anche i sistemi lanciarazzi HIMARS, in grado di colpire target fino ad 80 km di distanza. Colin H. Kahl, sottosegretario alla Difesa per la Politica, ha spiegato che per garantire una consegna più rapida dei sistemi HIMARS questi erano stati pre-posizionati dal Dipartimento della Difesa in Europa in attesa dell’approvazione del Presidente al loro trasferimento in Ucraina. Gli Stati Uniti si occuperanno anche di formare gli ucraini nell’uso e nel mantenimento dei sistemi, operazione per la quale dovrebbero volerci circa tre settimane. Biden ha ricevuto assicurazioni da Kiev sul fatto che gli HIMARS non saranno utilizzati per colpire target sul territorio russo. Oltre a quattro sistemi HIMARS, come spiegato in una nota del Pentagono, il pacchetto di aiuti approvato la scorsa settimana includerà cinque sistemi radar di contro artiglieria, due radar di sorveglianza aerea, 1000 Javelin e 50 unità di lancio di comando, 6000 armi anticarro, 15000 colpi d’artiglieria da 155 mm, quattro elicotteri Mi-17, 15 veicoli tattici, oltre a pezzi di ricambio”.

Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, gli Stati Uniti fornendo armi a Kiev stanno gettando benzina sul fuoco: “Non c’è nulla di nuovo in questo, crediamo che gli USA stiano deliberatamente e accuratamente versando benzina sul fuoco – ha detto Peskov mercoledì scorso, come riporta la TASS. Gli USA stanno chiaramente perseguendo una politica per combattere la Russia fino all’ultimo ucraino”.

In un’intervista trasmessa ieri, il Presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che ci sarà una risposta se gli USA dovessero fornire munizioni a più lungo raggio per i sistemi HIMARS. Nel caso in cui questo si verifichi, Putin ha detto al canale TV Rossiya-1 che saranno colpiti “quegli obiettivi che non abbiamo ancora colpito”. Il Presidente russo non ha specificato a che bersagli si riferisse. Putin ha anche detto che le forze aeree russe stanno “rompendo come noci” i droni forniti dagli occidentali a Kiev.

In settimana è stato anche risolto il nodo del sesto pacchetto di sanzioni verso la Russia da parte dell’Unione Europea. Il pacchetto va a colpire il greggio russo trasportato via mare ed i prodotti petroliferi; nello specifico gli stati dell’Unione Europea bloccheranno completamente l’importazione di greggio russo via mare da dicembre, mentre i prodotti raffinati russi saranno bloccati entro otto mesi. Escluso dall’embargo per un tempo indefinito il trasporto di greggio russo tramite il condotto Druzhba, che attraversa Polonia, Germania, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Polonia e Germania hanno fatto sapere che entro fine anno non useranno più il condotto. Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca non potranno rivendere a stati dell’Unione Europea il greggio russo che continueranno ad acquistare o i prodotti raffinati derivati da esso. Questo per questioni di concorrenza, in quanto il greggio russo è meno costoso del Brent. La Bulgaria, invece, potrà importare via mare greggio russo e prodotti raffinati fino alla fine del 2024 (per questioni di posizionamento geografico), mentre la Crozia fino a fine 2023 potrà acquistare gasolio sottovuoto russo. Le sanzioni vanno anche a colpire Sberbank, Credit Bank of Moscow e Russian Agricultural Bank, esclusi dal sistema SWIFT, ed allungano la lista di persone ed aziende legate ai settori militari-industriali russi interessate al congelamento dei beni e al divieto di viaggio.

LA POLITICA USA

Continua il lavoro di un gruppo bipartisan di senatori, guidato dal dem Chris Murphy e dal repubblicano John Cornyn, per la creazione di un pacchetto di misure volto ad introdurre regole più stringenti per l’accesso alle armi. Murphy in un’intervista alla CNN ieri ha detto che pensa che un pacchetto che comprende investimenti sulla salute mentale, sulla sicurezza nelle scuole ed alcune modifiche a leggi inerenti alle armi abbia la possibilità di essere approvato dal Congresso. Secondo Murphy si tratta delle negoziazioni più serie di sempre sul tema: “Ci sono più repubblicani al tavolo che parlano di cambiare le leggi sulle armi e di investire sulla salute mentale che in qualsiasi altro momento dopo Sandy Hook (massacro avvenuto nel dicembre 2012 in una scuola elementare in Connecticut, ndr)“. Nel corso dell’intervista, il senatore Murphy ha aggiunto: “Penso che i repubblicani abbiano realizzato quanto i genitori e i bambini siano spaventati in tutto il paese, penso abbiano realizzato che la risposta questa volta non può essere il nulla”. Murphy ha detto che non sa se al Senato si voterà in settimana sulla legislazione.

Dopo le recenti sparatorie con vittime a Buffalo, in una chiesa in California e ad Uvalde, la scorsa settimana un uomo ha ucciso due dottori, una receptionist ed un paziente in uno studio medico di Oklahoma e sabato intorno alla mezzanotte altre tre persone sono state uccise in una sparatoria a Philadelphia.

Giovedì scorso in un discorso dalla Casa Bianca, il Presidente Joe Biden ha esortato il Congresso ad agire sul tema. In particolare, ha richiesto una serie di misure come il divieto della vendita di armi d’assalto e caricatori ad alta capacità, o nel caso in cui questo non sia possibile, l’aumento dell’età minima per l’acquisto di queste armi da 18 a 21 anni. Biden ha anche chiesto l’annullamento dello scudo di responsabilità che protegge i produttori di armi da cause per atti di violenza commessi da persone con armi di loro produzione. In caso di mancata azione da parte del Congresso, secondo il Presidente gli americani considereranno centrale il tema delle armi alle elezioni di metà mandato di novembre. La National Rifle Association, organizzazione che agisce in favore dei detentori di armi da fuoco, si è schierata contro le proposte di Biden. Secondo l’organizzazione, infatti, le proposte di Biden violerebbero i diritti dei detentori di armi rispettosi della legge.

La speaker della Camera, Nancy Pelosi, giovedì scorso ha detto che i legislatori questa settimana voteranno delle misure sul controllo delle armi. Ci si aspetta che diversi disegni di legge vengano approvati alla Camera, ma al Senato le possibilità sono minori (come detto in precedenza, infatti, un gruppo di senatori bipartisan sta lavorando per trovare un accordo). Pelosi in una lettera ha scritto: “Salvare i nostri bambini può e deve essere una missione aggregante per la nostra nazione”. “A tutti coloro al Congresso che ostacolano la salvezza di vite, voglio dire che la vostra sopravvivenza politica è insignificante se paragonata alla sopravvivenza dei nostri bambini. Non ci fermeremo fino a quando il lavoro non sarà portato a termine”.

Mercoledì prossimo persone sopravvissute alle sparatorie di Uvalde e Buffalo e genitori delle vittime parleranno davanti al Comitato per la supervisione della Camera. La democratica Carolyn Maloney, che presiede il Comitato per la supervisione della Camera, ha detto: “Questa audizione in definitiva riguarda il salvataggio di vite e spero che galvanizzi i miei colleghi di entrambi gli schieramenti ad approvare una legislazione per fare proprio questo”.

LA POLITICA USA – CINA

L’amministrazione Biden sta valutando possibili cambiamenti dei dazi americani sulle importazioni cinesi. Sarah Bianchi, vice rappresentante del commercio degli USA giovedì scorso ha detto in un’intervista a Reuters che l’agenzia sta cercando di affrontare le sfide a lungo termine poste dalla CINA e di avere una struttura tariffaria "che abbia davvero senso”. Bianchi ha sottolineato come il lavoro si stia focalizzando sull’avere “un riassetto a lungo termine della relazione con la CINA, concentrandosi su alcune delle preoccupazioni come le pratiche non di mercato e la coercizione economica”.

Per contrastare l’inflazione elevata, Biden potrebbe rimuovere alcune tariffe imposte da Donald Trump. Secondo Janet Yellen, Segretario al Tesoro, alcuni dazi danneggiano i consumatori e dovrebbero essere rimossi, mentre per Katherine Tai, rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, le tariffe dovrebbero essere considerate come parte di una strategia volta a spingere al CINA a rispettare i propri impegni commerciali e a fermare le proprie pratiche economiche abusive. L’ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Qin Gang ha affermato che i dazi danneggiano sia la CINA che l’America.

Alla domanda se la decisione sulle tariffe possa avere come esito la rimozione di alcuni dazi su beni di consumo e l’avvio di una nuova indagine su sussidi industriali della CINA ed altre pratiche, Bianchi ha detto che al momento non si esclude nulla.

Lo United States Trade Representative sta portando avanti una revisione regolamentare delle tariffe della Section 301, che potrebbe avere una durata di diversi mesi.

LA POLITICA DELLA FED

Inflazione al centro dell’incontro tenutosi martedì scorso tra Joe Biden ed il numero uno della FED Jerome Powell, il primo da quando quest’ultimo è stato confermato alla guida della banca centrale. Riportando i contenuti di un meeting definito “molto costruttivo”, Brian Deese, il direttore del Consiglio Economico Nazionale, ha detto che Biden ha sottolineato di rispettare l’indipendenza della banca centrale americana. Parlando del rialzo dei tassi d’interesse per frenare la domanda e l’inflazione, Deese ha aggiunto: “Abbiamo corso questa prima parte di gara ad un ritmo molto rapido che ci ha messo in una posizione di forza rispetto ai nostri colleghi, ma questa è una maratona e dobbiamo muoverci e spostarci verso una crescita stabile resistente”.

Prima dell’incontro con Powell, Biden aveva rimarcato il ruolo primario della FED nel controllo dell’inflazione, promettendo di non cercare di “influenzare le sue decisioni inopportunamente”. In un articolo pubblicato lunedì scorso sul Wall Street Journal, Biden ha detto che il suo predecessore ha sminuito la FED, mentre presidenti del passato durante periodi di alta inflazione hanno provato ad influenzare impropriamente le scelte della banca centrale. “Io non lo farò”, ha affermato l’attuale inquilino della Casa Bianca. Per Biden la lotta all’inflazione al momento è la sfida principale in campo economico e il governo statunitense dovrebbe “intraprendere ogni azione concreta per rendere le cose più accessibili per le famiglie durante questo periodo di incertezza economica”.

Janet Yellen, Segretario al Tesoro, ha detto che il Presidente Biden durante l’incontro con Powell “ha sottolineato la sua intenzione di fare tutto il possibile per ridurre i costi che gli americani devono sostenere per voci importanti del loro bilancio”. In un’intervista ad un’emittente televisiva andata in onda mercoledì scorso, Yellen ha affermato che i due compiti della FED riguardano la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Secondo il Segretario al Tesoro il primo di questi due compiti è stato portato a termine, l’inflazione invece è troppo alta “ed è veramente un grosso onere per le famiglie americane”. Yellen ha affermato che la priorità del Presidente è mantenere la piena occupazione, abbassando al contempo l’inflazione, “e penso che questo sia coerente con il modo in cui la FED vede i suoi programmi”. Yellen, che nei mesi scorsi parlava di un’inflazione “transitoria”, martedì in un’intervista alla CNN ha ammesso di essersi sbagliata: “Ci sono stati shock imprevisti e grandi che hanno incrementato i prezzi di energia e cibo, e difficoltà di rifornimento che hanno colpito duramente la nostra economia e che io ai tempi non avevo compreso a pieno”.

Giovedì la vicepresidente della banca centrale, Lael Brainard, in un’intervista ha spiegato che difficilmente la FED metterà in pausa il suo ciclo di rialzi dei tassi: “E’ troppo presto ed abbiamo ancora molto lavoro da fare per portare l’inflazione al nostro target del 2%”. Anche secondo Brainard, quella dell’inflazione è la sfida principale al momento: “Certamente faremo ciò che è necessario per abbassare l’inflazione”. “Partiamo da una posizione di forza. L’economia ha molto slancio”. Due rialzi di 50 punti da adottare ai prossimi meeting, secondo Brainard sono “un tipo di percorso ragionevole”.

La presidentessa della Federal Reserve Bank di Cleveland, Loretta Mester, venerdì scorso ha detto di essere favorevole ad una serie di rialzi aggressivi dei tassi d’interesse. “Non voglio dichiarare vittoria sull’inflazione prima di aver visto prove molto convincenti che le nostre azioni stanno iniziando a funzionare nell’abbassare la domanda per un miglior equilibrio con l’offerta aggregata”, ha dichiarato Mester venerdì in un’intervista televisiva. Nonostante alcuni dati recenti abbiano mostrato un rallentamento della crescita dell’inflazione, Mester frena: “È troppo presto per dire che questo cambierà la nostra o la mia prospettiva sulla politica”. “Il problema numero uno nell’economia resta l’inflazione molto, molto alta, ben al di sopra di livelli accettabili e questo deve essere il nostro obiettivo in prospettiva”. Mester ha aggiunto che se al meeting di settembre non ci saranno prove evidenti di un’inflazione in calo, potrebbe essere ancora favorevole ad un rialzo dei tassi di 50 punti.

Le prossime mosse della banca centrale secondo Mary Daly, presidentessa della Federal Reserve Bank di San Francisco, dovrebbero prevedere rialzi da 50 punti base ai prossimi meeting e, a seguire, un’eventuale pausa per valutare il quadro complessivo. Secondo Daly ci sono alcuni segnali iniziali di un’economia in rallentamento ed un’inflazione in riduzione, ma ci dovranno essere ulteriori progressi prima che la FED modifichi la propria politica monetaria. “Sono certamente a mio agio nel fare ciò che serve per far scendere l’inflazione al livello del quale abbiamo bisogno. Penso davvero che questi numeri dell’inflazione siano durati troppo a lungo e che i consumatori, le aziende e gli americani dipendano da noi per abbassare l’inflazione e frenarla”.

Lunedì scorso Christopher Waller, membro del Federal Reserve Board of Governors, ha dichiarato che pensa che i rialzi dei tassi d’interesse continueranno per il resto dell’anno ed ha fatto sapere che sarebbe favorevole a rialzi oltre al livello considerato "neutro”. Waller ha detto: “In un periodo più lungo, impareremo di più circa il modo in cui la politica monetaria sta influenzando la domanda e come i vincoli di offerta si stanno evolvendo”. “Se i dati suggeriscono che l’inflazione è ostinatamente alta, sono pronto a fare di più”. Secondo Waller la FED può aumentare i tassi e ridurre la domanda senza innescare una grave crisi economica.

Parla di credibilità della banca centrale a rischio, invece, James Bullard (noto falco). “L’attuale situazione macroeconomica statunitense sta mettendo a dura prova la credibilità della FED rispetto al suo target d’inflazione”, ha detto mercoledì scorso il presidente della FED di St. Louis. Bullard ha aggiunto: “La FED deve ancora ratificare la “forward guidance” data precedentemente, ma gli effetti sull’economia e sull’inflazione stanno già prendendo piede”. Pur in presenza di mercati del lavoro statunitensi robusti, secondo Bullard ci sono anche rischi notevoli dati dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dalle possibili conseguenze del lockdown in CINA. L’obiettivo del presidente della Fed di St. Louis è portare i tassi al 3,5% entro fine anno.

Il presidente della Federal Reserve Bank di New York, John Williams, invece, mercoledì scorso ad una conferenza alla Columbia University ha parlato di valuta digitale. Secondo Williams la trasformazione digitale può avere effetti anche sul modo di condurre la politica monetaria. Nell’idea di Williams, il ruolo delle banche centrali “sarà sempre fornire denaro e liquidità per portare stabilità all’economia e al sistema finanziario”. Tuttavia per Williams è fondamentale comprendere i possibili effetti di queste trasformazioni sull’economia, sul sistema finanziario e sull’applicazione della politica monetaria.

DATI MACROECONOMICI

Il Chicago PMI è l'unica delle survey manifatturiere regionali a migliorare nel mese di maggio, battendo un consenso che la vedeva calare solo marginalmente. Il dato di maggio fa un bel balzo in avanti rispetto ad aprile, passando da 56,4 punti agli attuali 60,3 contro un consensus che prevedeva un calo a 55,0 punti. Il dato è rilasciato dall’ISM-Chicago, Inc.

L’indice di prezzo delle case a livello mensile a marzo cresce dell’1,5%, dopo una crescita di febbraio dell’1,9% (rivista da 2,1%). Il dato è rilasciato dalla Federal Housing Finance Agency.

L’S&P/Case-Shiller Home Price Index rilasciato da Standard & Poor’s, che valuta le variazioni nel valore del mercato immobiliare residenziale in 20 regioni degli USA ha sorpreso al rialzo. Ma probabilmente questo sarà il picco di incremento (il Case Shiller è una media a 3 mesi) e i prezzi rallenteranno da Aprile in poi, visto come stanno andando le vendite e come sono aumentate le scorte di case in vendita. Sembra che in molti stiano abbassando i prezzi per vendere, nell'ultimo periodo. Il dato a livello annualizzato a marzo registra un rialzo del 21,2%, contro un consensus del 20% ed un dato di febbraio del 20,3% (rivisto da 20,2%). A livello mensile, invece, la crescita registrata a marzo è del 3,1%, dopo un +2,4% a febbraio.

Il dato sulla fiducia dei consumatori rilasciato dal Conference Board passa dai 108,6 punti di aprile (rivisti da 107,3) agli attuali 106,4 punti, attestandosi sopra al consensus fissato a 103,9 punti.

Il dato PMI manifatturiero S&P Global cala dai 59,2 punti di aprile, ai 57 punti di maggio, sotto al dato preliminare pari a 57,5 punti. Il dato è rilasciato da Markit Economics.

Anche il PMI manifatturiero rilasciato da ISM ha sconfessato le survey regionali (tutte negative tranne Chicago) uscendo in rialzo e marcatamente sopra attese. Il dato a maggio si attesta a quota 56,1 punti, registrando una leggera crescita rispetto ai 55,4 punti di aprile ed andando oltre al consensus che prevedeva un calo a 54,5 punti.

L’occupazione nel settore manifatturiero passa dai 50,9 punti di aprile ai 49,6 punti di maggio.

In rialzo, invece, i nuovi ordini che fanno un balzo dai 53,5 punti di aprile agli attuali 55,1 punti.

Infine, i prezzi per il secondo mese consecutivo registrano una contrazione passando dagli 84,6 punti di aprile agli 82,2 punti di maggio.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 28 maggio sono state 200 mila, ovvero 11 mila in meno rispetto al dato della settimana precedente (211 mila, rivisto da 210 mila) e al di sotto del consensus fissato a 210 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Gli ordini all’industria a livello mensile ad aprile crescono dello 0,3%, deludendo il consensus del +0,7% e segnando un rallentamento rispetto alla crescita di marzo del +1,8% (rivista da +2,2%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Nel mese di maggio nel settore non agricolo pubblico sono stati creati 390 mila posti di lavoro. Il consensus prevedeva un calo a 325 mila. Ad aprile erano stati creati 436 mila posti di lavoro (dato rivisto da 428 mila).

Nel settore non agricolo privato a maggio sono stati creati 333 mila posti di lavoro, contro una previsione di 325 mila ed una rilevazione di aprile di 405 mila (rivista da 406 mila). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Invariato il tasso di disoccupazione, pari al 3,6% nel mese di maggio come ad aprile e a marzo. Il consensus prevedeva un leggerissimo calo al 3,5%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il salario orario medio a livello mensile a maggio cresce dello 0,3% (come ad aprile), restando appena sotto alla crescita dello 0,4% indicata dal consensus. A livello annualizzato a maggio è stato registrato un rialzo del 5,2%, come previsto dal consensus. Ad aprile la crescita era stata del 5,5%. I dati sono elaborati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il PMI S&P Global relativo al settore dei servizi scivola dai 55,6 punti di aprile agli attuali 53,4 punti. Il dato è rilasciato da Markit Economics.

Il PMI del settore dei servizi elaborato da ISM a maggio si attesta a quota 55,9 punti, contro un consensus pari a 56,4 punti. Ad aprile il dato era pari a 57,1 punti.

L’occupazione nel settore dei servizi registra un rialzo, passando dai 49,5 punti di aprile agli attuali 50,2 punti.

I nuovi ordini con un balzo di tre punti dai 54,6 punti di aprile si portano ai 57,6 punti di maggio.

Infine, i prezzi calano dagli 84,6 punti di aprile agli 82,1 punti di maggio.

PORTAFOGLI AZIONARI

Settimana corta e piatta sugli indici azionari e stessa sorte si è riversata sui nostri Portafogli. Quindi per la settimana appena trascorsa, non abbiamo considerazioni da fare a livello operativo. Crediamo e speriamo nella prosecuzione del rimbalzo per poter raggiungere qualche target o, quanto meno, per poter vendere un paio di titoli che oramai non ci convincono più perdendo il meno possibile e liberando un po' di liquidità per le eventuali occasioni che potranno capitare.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

BROADCOM – 3,43%. La società è impegnata nella produzione di prodotti a semiconduttori come optoelettronica, componenti a radiofrequenza e microonde e circuiti integrati per applicazioni specifiche, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2022 pari a 9,07 $/az. su ricavi per 8,10 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 8,70 $/az. su ricavi per 7,90 mld $. Il fatturato è aumentato del 22,6% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi per il terzo trimestre fiscale 2022 ricavi pari a 8,40 mld $ e l'attuale stima degli analisti per i ricavi è pari a 8,01 mld $.

Hock Tan, Presidente e CEO della società, ha affermato: "Il fatturato del secondo trimestre di Broadcom ha subito un'accelerazione sequenziale ed è stato guidato dalla solidità del networking e dell'archiviazione dei server. Prevediamo che questo slancio continui nel terzo trimestre. Abbiamo generato 4,2 mld $ di flusso netto di cassa e prevediamo che rimanga forte anche nel terzo trimestre. Coerentemente con il nostro impegno a restituire la liquidità in eccesso agli azionisti, nel trimestre abbiamo restituito 4,5 mld $, inclusi 1,7 mld $ di dividendi in contanti e 2,8 mld $ di riacquisti di azioni". Il Consiglio di amministrazione della società ha autorizzato un nuovo programma di riacquisto di azioni fino a 10 mld $ di azioni ordinarie fino al 31 dicembre 2023. Questa nuova autorizzazione di riacquisto di azioni si aggiunge al programma di riacquisto di azioni autorizzato a dicembre 2021, in base al quale la società può riacquistare gli attuali 3 mld $ rimanenti di azioni ordinarie fino al 31 dicembre 2022 Inoltre, Broadcom e VMware hanno annunciato un accordo in base al quale Broadcom acquisirà tutte le azioni in circolazione di VMware in una transazione in contanti e azioni che valuta VMware ca. 61 mld $, in base al prezzo di chiusura delle azioni ordinarie VMmare del 25 maggio. Inoltre, Broadcom assumerà 8 mld $ di debito netto di VMware. Secondo i termini dell'accordo, che è stato approvato all'unanimità dai CdA di entrambe le società, gli azionisti di VMware sceglieranno se ricevere 142,50 $/az. in contanti o 0,2520 azioni ordinarie Broadcom per ciascuna azione VMware. La scelta degli azionisti sarà soggetta ad un riparto proporzionale, con il risultato che circa il 50% delle azioni di VMware verrà scambiato con un corrispettivo in contanti e il 50% sarà scambiato con azioni ordinarie Broadcom. Sulla base del prezzo di chiusura delle azioni ordinarie VMmare del 25 maggio. Al termine della transazione, sulla base delle azioni in circolazione di ciascuna società alla data del presente documento, gli attuali azionisti di Broadcom deterranno circa l'88% e gli attuali azionisti di VMware deterranno circa il 12% della società combinata su base completamente diluita.

LULULEMON ATHLETICA + 2,44%. La società è un designer e rivenditore di abbiglia-mento tecnico sportivo che opera principalmente in Nord America e Australia, ha riportato utili nel primo trimestre 2022 pari a 1,48 $/az. su ricavi per 1,61 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,43 $/az. su ricavi per 1,53 mld $. Il fatturato è cresciuto del 31,6 % su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi per il secondo trimestre 2022 utili tra 1,89 e 1,94 $/az. su ricavi tra 1,75 e 1,775 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,77 $/az. su ricavi pari a 1,71 mld $. Inoltre la società ha affermato che ora si aspetta utili per tutto il 2022 tra 9,35 e 9,50 $/az. su ricavi tra 7,61 e 7,71 mld $, mentre l'attuale stima degli analisti per gli utili è di 9,28 $/az. su ricavi di 7,54 mld $.

Calvin McDonald, CEO della società, ha dichiarato: "Nel primo trimestre del 2022, il continuo aumento del business ci ha permesso di ottenere un buon inizio d'anno. Questi risultati forniscono una solida base per l'inizio del nostro prossimo viaggio quinquennale con il nuovo piano di crescita di Power of Three 2. Voglio ringraziare il nostro team in tutto il mondo per essere rimasto disponibile e per aver continuato a lavorare ad alto livello per raggiungere gli obiettivi prefissati, affrontando con successo le sfide all'interno di un ambiente difficile mentre continuiamo a far crescere il marchio".

OKTA + 14,32%. La società utilizza un software basato su cloud per gestire i diritti di accesso digitale delle aziende, semplificando il lavoro per i dipendenti e aiutando i datori di lavoro a tenere traccia di chi è chi sulle loro reti. Con oltre 6.500 integrazioni predefinite per applicazioni e provider di infrastrutture, i clienti possono utilizzare in modo semplice e sicuro le migliori tecnologie per la propria attività. Ha riportato una perdita nel primo trimestre fiscale 2023 pari a 0,27 $/az. su un fatturato di 415.0 mln $. La stima degli analisti per una perdita pari a 0,34 $/az. su un fatturato pari a 388.99 mln $. I ricavi sono aumentati del 63,5% su base annua. La società ha detto che prevede una perdita nel secondo trimestre fiscale 2023 tra 0,31 e 0,32 $/az. per un fatturato tra 428.0 e 430.0 mln $. L'attuale stima degli analisti è per una perdita di 0,33 $/az. per un fatturato di 422.25 mln $. Infine la società ha detto di aspettarsi una perdita per l’intero anno fiscale 2023 tra 1,14 e 1,11 $/az. su un fatturato tra 1,805 e 1,815 mld $. L'attuale stima degli analisti per il 2022 è per una perdita di 1,25 $/az. per ricavi è pari a 1,78 mld $.

Todd McKinnon, A.D. e co-fondatore di Okta, ha affermato: "Abbiamo ottenuto solidi risultati nel primo trimestre, evidenziati dalla forza dell’aumento di nuovi clienti, dal tasso di fidelizzazione netto basato sul dollaro e dal successo che stiamo riscontrando con i grandi clienti mentre continuano il loro viaggio verso il cloud. Le organizzazioni di tutto il mondo hanno chiarito che l'identità è la base per i loro progetti di trasformazione digitale e per gli ambienti di sicurezza zero trust. Okta è il leader riconosciuto nell'identità e siamo fiduciosi nella nostra capacità di cogliere maggiori opportunità di mercato".

SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.

ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (06/06/2022)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.

Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.