NASDAQ100 WEEKLY - Sesta settimana consecutiva di ribassi per gli indici azionari USA. Cercasi rimbalzo !


SESTA SETTIMANA CONSECUTIVA DI RIBASSO PER I LISTINI AZIONARI USA. IL RIMBALZO DI VENERDI’ DURERA’ ?

Con la settimana appena trascorsa, siamo a 6 settimane di calo di seguito per i 3 maggiori indici azionari USA (sull’S&P500 non succedeva da oltre 10 anni) che oramai hanno rotto tutti i supporti e con l’indice Nasdaq100 che continua ad essere travolto dalle vendite. Fortunatamente, dopo il selloff a seguito del dato del CPI non molto confortante, si è registrato un parziale recupero nella giornata di venerdì scorso. Ma cresce anche il timore che la FED, per raffreddare l'inflazione, strozzi la crescita e, con essa, gli utili. Inoltre la salita senza tregua dei rendimenti sta andando a comprimere ulteriormente le valutazioni troppo elevate di alcuni titoli/settori (tra cui i titoli dell’indice FAANG, ma non solo). Altresì è strano vedere, con i mercati in significativo calo, un indice VIX che stenta a salire. I timori per la tenuta della crescita poi impediscono al settore bancario di avvantaggiarsi dei rialzi dei rendimenti, a lungo sospirati. La matrice di questo calo sembra essere che la percezione del mercato vede una FED che non riuscirà affatto a gestire una contrazione soft dell'economia, ma finirà col causare un significativo rallentamento. A latere di questi timori, vi è la capitolazione di tutta quella parte di mercato gonfiata dallo stimolo e dalla liquidità dell'anno scorso, che ora collassa. Nel 2018 un crollo analogo è stato sufficiente a far tornare la FED a più miti consigli. Ma in quel caso l'inflazione era bassa. Ora no e quindi l'ìmpressione è che l'ennesimo U-turn, se ci sarà, richiederà stress maggiore. Sentimentrader.com ha fatto i calcoli e mostra che l'impennata in direzione di una maggior restrittività è nell'ottavo percentile. Il livello assoluto non è ancora elevato, come si nota storicamente, ma l'inasprimento molto brusco. 

La violenta discesa, a fronte di utili che hanno tenuto (anche se la crescita è inferiore a quella di quelli europei), ha imposto una bella sforbiciata anche ai multipli USA, i quali sono tornati in linea con la media degli ultimi anni, anche se storicamente restano più elevati, avendo smaltito, in aggregato, la sopravvalutazione. Detto questo, ci sembra che nel breve, i mercati azionari USA stiano un po' esagerando, la disoccupazione è bassa e la domanda di lavoro è forte. L'ammontare di risparmi in mano ai consumatori è elevato ed il livello dell’attività economica è ancora relativamente alto con l'accelerazione nel settore servizi causata dall'uscita dal COVID. Non che la situazione sia idilliaca, ma andare a scontare una recessione in tempi così brevi, con ancora questi numeri, pare esagerato. Secondo noi, questo tipo di “sciacquone” da parte dei mercati, solitamente, precedono rimbalzi significativi.

A conferma di ciò, Sentimentrader.com esce con un altro studio interessante: in settimana la percentuale netta di titoli del NYSE che hanno segnato nuovi minimi a 52 settimane, rispetto ai nuovi massimi, è calata a -30% (e sul Nasdaq a -33%). Si tratta di un numero eccezionale di nuovi minimi rispetto a nuovi massimi, osservato solo 18 volte negli ultimi 40 anni. Di queste 18 volte, 7 si sono verificate nell'autunno del 2008, in pieno crash, e le ultime 4 nel marzo del 2020, in piena esplosione COVID. Bene, come si nota dallo schema sotto, i ritorni medi di questo segnale sono stati assai positivi a 1 o 2 mesi (con buoni “win ratio”) e ottimi ad un anno, con un solo caso di calo, nel primo segnale del 2008, di solo -0.2%.

Le perdite significative nelle scadenze tra il mese e i 6 mesi sono tutte raggruppate nel 2008, nel mezzo della più grande recessione dell'era moderna, mentre in tutti gli altri casi, a 2 mesi la performance è positiva, mentre a 1 mese, solo a marzo del 2020 si ha una perdita. Considerando che al momento la situazione macroeconomica prospetta forse rallentamento ma non una recessione imminente come nel 2008 e nel 2020, questo migliora ulteriormente la prognosi. Ribadiamo che, fermo restando che quasi nulla è certo sui mercati, questi studi insieme con il quadro tecnico, sembrano prospettare nel breve una fase di sollievo con probabilità assai superiore ad una prosecuzione del ribasso.

Passando ora alle dinamiche della FED, il Financial Stability Report pubblicato in settimana, ha evidenziato un deterioramento delle condizioni di liquidità sui mercati finanziari. Sebbene tale deterioramento non abbia ancora raggiunto livelli estremi, la FED ha avvertito come il rischio di un rapido peggioramento delle condizioni di liquidità sembra più probabile ora che in momenti “normali”. Il problema attuale è che il mercato è giustamente convinto che la FED sia determinata a combattere l'inflazione e quindi disposta a tollerare più che in passato volatilità sui mercati e una certa distruzione della domanda per raffreddare l'economia, ma è la tempestività a preoccupare in quanto nel recente passato la FED ha mostrato molta inerzia quando l'economia veniva artificialmente surriscaldata dallo stimolo fiscale, con crescita e inflazione che acceleravano bruscamente, mentre ora la preoccupazione è che si decideranno ad allentare la stretta quando oramai il rallentamento economico sarà già avviato.

Nonostante questo reale pericolo, quasi tutti i membri FED continuano a ripetere come un mantra che rialzi di 50 bps sembrano appropriati nei prossimi meeting e che l'inflazione va debellata, e rialzi da 75 bps non sono da escludere. Dichiarazioni del genere ovviamente non contribuiscono a rasserenare gli animi. Poco giova ricordare che sono gli stessi membri che 6 o 7 mesi fa si ostinavano a dire che l'inflazione era transitoria e che la crescita andava preservata.

E veniamo al piatto forte della settimana. Le attese di un CPI "benigno" sono andate totalmente deluse. Se il dato base è terminato solo leggermente sopra attese, e in rallentamento, il dato “core” invece ha superato le stime di 0.2% ed è rimasto agevolmente sopra il 6% anno su anno. Certo, gli effetti base permettono un calo dei dati anno su anno da marzo, e lasciano l'illusione che il picco possa essere quello del mese scorso, ma un’analisi dei dettagli sembra indicare che le pressioni inflazionistiche non sono in via di esaurimento. Vi sono stati i cali dei prezzi delle auto usate (anche se i prezzi di quelle nuove sono misteriosamente saliti) e del vestiario, ma la categoria degli alloggi, che pesa quasi il 40% dell'indice, ed è più lenta a reagire, ha mostrato un incremento molto solido. Così come i prezzi di certi servizi, le tariffe aeree, sono stati spinti al rialzo dalla ripresa post limitazioni COVID. Se non altro, si può sperare che, come per auto usate e altri beni, dopo lo slancio iniziale delle riaperture, questi prezzi si normalizzino. I biglietti aerei sono saliti del 18% mese su mese, che è chiaramente un ritmo insostenibile e presumibilmente i tassi dei mutui, già saliti parecchio, si prenderanno cura del costo degli alloggi.

Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino durante la giornata del 9 maggio, che ha visto la manifestazione della vittoria dei russi sulla Germania nazista, a dispetto di chi si aspettava annunci di una ulteriore escalation del conflitto (inutile dire chi), Putin ha, anzi, dichiarato che una nuova guerra globale va evitata. Anche nella settimana scorsa, le dichiarazioni dei vari esponenti dei paesi della UE, da Macron a Draghi a Scholz, sono per una continua ricerca della mediazione fra le parti in causa. Nel frattempo, il presidente della Finlandia, che condivide un confine di 1.300 km (800 miglia) con la Russia, ha confermato domenica che il suo paese presenterà domanda di adesione alla NATO, un importante cambiamento politico provocato dall'invasione russa. Il partito al governo svedese ha seguito l'esempio.

Per quanto riguarda gli investimenti di carattere monetario, nella prima parte della settimana scorsa la “risk aversion” ha raggiunto punte tali da riuscire nell'impresa di far invertire direzione ai tassi, che mostrano marginali cali sia in EU che in US. Questa controtendenza, che non compariva da un po’, potrebbe essere un primo segnale di ritorno del mercato dei tassi a preoccuparsi del livello della crescita, dopo essersi fatto ossessionare dall'inflazione. Se i rialzi dei tassi delle settimane precedenti erano guidati dai tassi reali, la discesa della scorsa settimana, fino a giovedì, è arrivata da un calo delle aspettative di inflazione, un movimento che sicuramente aggrada la FED. Il Treasury a 10Y era tornato ad un minimo del 2,815% guidato ancora dal calo sulle aspettative di inflazione, scese intorno al 2.59%, con la conseguenza che i tassi reali USA sono tornati sopra i 30 bps. Ma con il forte rialzo azionario di venerdì, anche i rendimenti sono tornati a salire e questa mattina il movimento prosegue.

Come detto in precedenza, i rendimenti dei titoli legati all’inflazione si sono portati da un minimo del 2,59% di giovedì scorso, a chiudere la settimana al 2,69%.

Passiamo l’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Nella settimana appena trascorsa, sono continuate le vendite per i titoli tecnologici o ad alta crescita grazie anche all’uscita del dato non confortante sul livello dell’inflazione (CPI) che ha prodotto un’ulteriore accelerazione dei prezzi culminata con un nuovo minimo del listino a 11692, molto vicino al supporto in area 11500. L’esagerazione di tali vendite ha, però, prodotto un’inversione di sentiment negli investitori che, visti i prezzi di saldo, hanno ricominciato ad acquistare tra il fine giornata di giovedì e per tutto il venerdì, mitigando sensibilmente le perdite settimanali dell’indice. Anche se non si è andati in zona di ipervenduto di breve, il rimbalzo dovrebbe svilupparsi in qualcosa di più ampio e duraturo che, come scritto in apertura di articolo. Al momento, i prossimi obiettivi rialzisti dovrebbero toccare in sequenza le aree 12650, 13050 e 13500. Viceversa, la prosecuzione del ribasso, alternato a qualche piccolo rimbalzo, avrebbe come obiettivo l’area 10000/10100 Nonostante l’aumento della volatilità vista negli ultimi giorni, l’indice non si è ancora portato in regime di ipervenduto con l’RSI più vicino ai 40 che ai 30. La settimana si è chiusa a 12387.40 con una perdita del – 2,41% che porta ad un deficit da inizio anno del – 24,10%.

Sull’indice S&P500, confermata la nuova fase ribassista in 5 onde, nella scorsa settimana i prezzi sono andati a testare il primo obiettivo ribassista in area 3930, rompendolo e facendo registrare un nuovo minimo a 3859. Da quella area l’indice ha prodotto un rimbalzo poco sopra l’area 4000 dove ha chiuso le contrattazioni settimanali. La prosecuzione del rimbalzo vede come obiettivi i 4070, poi 4155 infine l’area 4250. Viceversa, in caso di proseguimento della discesa, prossimi obiettivi in area 3750 e 3660. La settimana di contrattazione si è chiusa a 4023.89, con una perdita del – 2,41% che porta a segnare un – 15,57% da inizio anno.

Infine anche sull’indice DOW JONES viene confermata la fase ribassista in 5 onde, pur presentando meno negatività rispetto agli altri due indici maggiori. A livello grafico, rotto il precedente minimo di fine febbraio in area 32275, i prezzi hanno registrato un nuovo minimo a 31228 per poi rimbalzare e chiudere la settimana in area 32200. La continuazione del rimbalzo vede come primi obiettivi le aree 32400, 32850 e 33350. Viceversa, la continuazione del ribasso vede come obiettivi l’area 30800, quindi l’area 29500. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 32196.66 con una perdita del – 2,14% che porta a segnare un – 11,40% da inizio anno.

ORO INDEX 

Spesso si dice, nell’analizzare i vari strumenti finanziari: “Se il titolo non va al rialzo, scende !”. Nel senso che può anche congestionare per un po' di tempo, ma alla lunga prende la direzione opposta. E ciò è quello che sta accadendo in questa fase alle quotazioni dell’Oro.

La commodity nella settimana appena trascorsa ha visto la sua peggiore performance settimanale in circa un anno. E l'azione sui prezzi potrebbe non migliorare molto in questa settimana poiché il sentimento è diminuito tra gli analisti di Wall Street e gli investitori al dettaglio, secondo gli ultimi sondaggi settimanali sul metallo giallo. Non solo i prezzi dell'Oro hanno terminato la settimana con una perdita del 3,7%, ma con quella passata siamo alla quarta settimana consecutiva di perdite. Il mercato dell'Oro è stato colpito da una significativa pressione di vendita poiché il dollaro USA è stato scambiato vicino al livello più alto degli ultimi 20 anni e sebbene alcuni analisti abbiano affermato che il metallo prezioso è in zona di ipervenduto, al momento deve ancora affrontare alcuni venti contrari, tra i quali la reiterata aggressività della politica monetaria da parte della FED. Solo gli investitori al dettaglio sono rimasti rialzisti nel breve termine, ma il sentiment è diminuito drasticamente rispetto alla scorsa settimana, quando il 61% di essi erano rialzisti.

Ma veniamo all’analisi grafica con i prezzi che prima hanno rotto il supporto dei 1845 $/oz. spingendosi fin sotto la soglia dei 1800 $/oz. (solo in intraday) per poi recuperare tale soglia e chiudere la settimana a 1808.2 $/oz. prezzi che non si vedevano dallo scorso febbraio. Rotta anche la trendline ascendente, le prospettive sono per una continuazione del ribasso come primo obiettivo l’ennesimo re-test di area 1770 $/oz. Viceversa, ma le speranze sono tenue, il recupero dell’area 1845 $/oz e conseguente consolidamento sopra di essa.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio notiamo che il Platino, continua a stare sulle montagne russe con escursioni giornaliere che vanno dall’area 925 ai 990 $/oz. chiudendo la settimana sui minimi a 930 $/oz., ben sotto la M.M. a 50 periodi. Mentre continua lo sfondone per l’Argento che continua ad inanellare sedute negative andando a registrare un minimo a 20,42 $/oz. per poi chiudere a 21 $/oz rimanendo in costante zona di ipervenduto, L’auspicato rimbalzo non è avvenuto ma pensiamo e speriamo che qusta settimana sia quella buona.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1808.20 $/oz., con una perdita del – 3,96% che porta per la prima volta nell’anno ad una perdita del - 1,12% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1810.68 $/oz. con una perdita del – 3,84%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES GIUGNO 2022:

LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)

I ministri degli esteri degli stati membri del G7 e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea si sono incontrati a Weissenhaus, in Germania, e in un comunicato congiunto pubblicato sabato hanno manifestato la loro solidarietà e il loro supporto all’Ucraina, oltre che la volontà di mettere ulteriore pressione economica e politica sulla Russia. “Alla presenza dei ministri degli esteri di Ucraina e Moldavia – si legge nel comunicato congiunto – sottolineiamo la sovranità, l’integrità territoriale, l’indipendenza ed il diritto all’autodifesa dell’Ucraina ai sensi della Carta delle Nazioni Unite”. Nel comunicato viene ribadito l’impegno a sostenere l’Ucraina, anche per quanto riguarda la ricostruzione, e viene ribadita pure la richiesta alla Russia di terminare la guerra. Inoltre viene specificato che non verranno mai riconosciuti “i confini che la Russia ha tentato di cambiare con un’aggressione militare”. I ministri degli esteri hanno anche annunciato che ci saranno ulteriori sanzioni per le “élite” russe. Tra i temi affrontati anche quello della sicurezza alimentare; Annalena Baerbock, ministra degli esteri tedesca, ha detto: “La gente morirà in Africa e in Medio Oriente e ci troviamo di fronte ad una domanda urgente: come si può sfamare la gente nel mondo? La gente si chiede cosa accadrà se non abbiamo il grano di cui abbiamo bisogno che prendevamo da Russia e Ucraina”. Nel comunicato rilasciato sabato, in risposta ai rischi legati alla sicurezza alimentare, i ministri degli esteri del G7 si dicono decisi a “contribuire con ulteriori risorse a sostenere tutti gli sforzi pertinenti che puntino a garantire disponibilità ed accessibilità di cibo, energia e risorse finanziarie così come beni di prima necessità per tutti”. Sul fronte dell’informazione, gli stati membri del G7 hanno dichiarato che denunceranno “la politica di manipolazione dell’informazione e interferenza della Russia”, mentre sul fronte energetico è stata esposta la volontà di accelerare gli sforzi “per ridurre e porre fine alla dipendenza da forniture energetiche russe più velocemente possibile”.

La TASS riporta che Dmitrij Medvedev, ex presidente della Federazione Russa ed attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ha dichiarato: “al nostro paese non interessa del non-riconoscimento del G7 dei nuovi confini [dell’Ucraina]; ciò che importa è la vera volontà della gente che vive là. Non dimenticate il precedente del Kosovo, nostri amici occidentali”.

Intanto ieri, domenica, Finlandia e Svezia hanno fatto due passi importanti verso la NATO. Il presidente finlandese Sauli Niinistö ha confermato che il suo paese vorrebbe entrare a far parte dell’alleanza atlantica: “Oggi, noi, il presidente e la commissione di politica estera del governo, abbiamo deciso insieme che la Finlandia si candiderà per l’adesione alla NATO”. Oggi il parlamento finlandese si riunirà per discutere la proposta di adesione. Per quanto riguarda i vicini svedesi, il partito Socialdemocratico al governo domenica ha annunciato che il partito lavorerà affinché la Svezia chieda l’adesione alla NATO. La ministra di stato svedese Magdalena Andersson ha detto: “La cosa migliore per la sicurezza della Svezia e per gli svedesi è aderire alla NATO”. “Riteniamo che la Svezia abbia bisogno delle garanzie formali di sicurezza che derivano dall’adesione alla NATO”. Il partito Socialdemocratico ha anche detto che in caso di approvazione della candidatura, lavorerà per esprimere “riserve unilaterali contro il dispiegamento di armi nucleari e di basi permanenti sul territorio svedese”. Andersson andrà oggi al parlamento per assicurarsi il sostegno per la candidatura. La Turchia aveva espresso perplessità recentemente circa l’adesione dei due stati scandinavi, chiedendo a Stoccolma e ad Helsinki di fermare il sostegno ai gruppi militanti curdi. Tuttavia lo stesso segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg si è detto fiducioso circa la possibilità di affrontare le preoccupazioni esternate da Ankara senza rinviare le adesioni. Fiducioso anche il segretario di stato americano Antony Blinken.

Nuova visita di una delegazione americana a Kiev, questa volta composta da senatori repubblicani e guidata dal leader della minoranza al Senato, Mitch McConnell, che sabato ha incontrato Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino in un video, commentando l’incontro, ha detto: “Abbiamo discusso circa molte aree di supporto per il nostro stato, inclusa difesa e finanza, così come il potenziamento delle sanzioni contro la Russia”. Come riporta Interfax Ukraine, Zelensky durante l’incontro con il gruppo di esponenti politici statunitensi ha espresso la propria speranza circa una tempestiva approvazione da parte del Senato americano di un pacchetto di ulteriori aiuti per Kiev.

LA POLITICA USA

Lunedì scorso il Presidente Joe Biden ha firmato lo Ukraine Democracy Defense Lend-Lease Act, disegno di legge precedentemente approvato da Senato e Camera, che ha l’obiettivo di semplificare il processo per il prestito o l’affitto di aiuti militari all’Ucraina; Kiev potrà ricevere equipaggiamento militare statunitense con un processo semplificato, che vedrà il pagamento agli USA in una data futura. Biden ha detto dallo Studio Ovale: “Sto firmando un disegno di legge che fornisce un altro importante strumento per sostenere direttamente il governo dell’Ucraina e il popolo ucraino e la loro lotta per difendere il paese e la democrazia contro la brutale guerra di Putin”. “Il costo della lotta non è basso, ma cedere all’aggressione è ancora più costoso”.

Sempre in merito al sostegno all’Ucraina, lunedì scorso Biden ha esortato il Congresso ad approvare un pacchetto di aiuti militari ed umanitari a Kiev da 33 miliardi di dollari, prima ancora di provare a far passare i nuovi fondi di aiuti Covid-19. In precedenza il Presidente si era espresso a favore di un passaggio congiunto dei due pacchetti. “Precedentemente – ha dichiarato Biden – mi ero raccomandato che il Congresso intraprendesse un’azione attesa da tempo sui tanto necessari finanziamenti per i trattamenti, i vaccini e i test Covid, come parte del disegno di legge Ukraine Supplemental”. “Tuttavia, sono stato informato dai leader del Congresso di entrambe le parti che una tale aggiunta rallenterebbe l’azione sull’aiuto ucraino urgentemente necessario, un punto di vista espresso con forza da diversi repubblicani del Congresso”. Biden tuttavia ha chiesto anche l’approvazione del pacchetto di nuovi finanziamenti per la lotta al Covid: “Senza un tempestivo finanziamento Covid, altri americani moriranno inutilmente”. “In autunno, se saremo colpiti da nuove varianti, sarà troppo tardi per ottenere gli strumenti necessari per la protezione, cure fondamentali che saranno disponibili in Europa, ma non negli Stati Uniti”.

Effettivamente la risposta del Congresso non si è fatta attendere per quanto riguarda il sostegno a Kiev. Martedì, infatti, è arrivata l’approvazione della Camera al pacchetto di aiuti per l’Ucraina, con una somma addirittura superiore a quella richiesta dal presidente. La Camera ha approvato con 368 voti favorevoli e 57 contrari fondi per oltre 40 miliardi di dollari. Sul disegno di legge ora deve pronunciarsi anche il Senato, dove vige un equilibrio tra il numero di esponenti repubblicani e democratici. Fiducioso in merito al passaggio del pacchetto il senatore repubblicano Rob Portman, che ha detto di aspettarsi un sostegno sufficiente da parte dei repubblicani per l’approvazione: “Penso che passerà. Ci sarà un significativo sostegno repubblicano”. Il pacchetto prevede, tra le altre cose, ulteriori 11 miliardi di dollari per la Presidential Drawdown Authority, che permette al Presidente di autorizzare il trasferimento di articoli e servizi dalle scorte statunitensi senza l’approvazione del Congresso di fronte ad un’emergenza. Inclusi anche 6 miliardi di dollari per assistenza alla sicurezza, 5 miliardi di dollari per far fronte all’insicurezza alimentare a livello globale causata dal conflitto, quasi 9 miliardi di dollari per un fondo di sostegno economico all’Ucraina e 900 milioni di dollari per incrementare l’assistenza ai rifugiati. Ieri il leader della minoranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell, ha detto che si aspetta che il pacchetto da 40 miliardi di dollari venga votato mercoledì prossimo, in seguito ad un voto procedurale correlato previsto per oggi.

Per far fronte alla riduzione di esportazioni alimentari dall’Europa causata dalla guerra in Ucraina, la Casa Bianca ha preparato un piano che punta ad aiutare gli agricoltori americani ad aumentare la loro produzione, piano che il Presidente Biden ha illustrato mercoledì scorso parlando di un’America in lotta su due fronti: sul fronte interno ad impegnarla sono l’inflazione e i prezzi in crescita, mentre all’estero è impegnata nel sostegno agli ucraini e a chi soffre la fame nel mondo a causa della guerra innescata dalla Russia. L’amministrazione statunitense intende aumentare il numero di contee ammissibili per l’assicurazione per la doppia coltura, ovvero il ricorso ad una seconda coltura sullo stesso pezzo di terra nel corso dello stesso anno. La Casa Bianca pianifica anche di raddoppiare i suoi investimenti nella produzione nazionale di fertilizzanti.

LA POLITICA DELLA FED

Il Senato giovedì scorso si è pronunciato a favore di un secondo mandato di 4 anni alla guida della FED per Jerome Powell (80 sì contro 19 no), che era stato nominato dal presidente Joe Biden già a novembre. Via libera anche alle nomine di Lisa Cook e Philip Jefferson. Con un margine decisamente risicato, martedì scorso è stata confermata la nomina di Lisa Cook come membro del consiglio dei governatori della banca centrale. La sua posizione è stata confermata con 51 voti favorevoli e 50 contrari; decisivo il sì della vice presidente Kamala Harris. Martedì prima della votazione, il senatore democratico Raphael Warnock ha definito Cook come “perfettamente qualificata per la posizione”, mentre il repubblicano Patrick Toomey ha espresso preoccupazione circa il suo possibile punto di vista sull’inflazione, temendo possa ricoprire un ruolo di colomba. Mercoledì invece la nomina di Jefferson come membro del consiglio della Federal Reserve ha raccolto 91 voti favorevoli e 7 contrari. Resta da approvare la nomina dell’ex funzionario del Tesoro Michael Barr, indicato da Biden come vice presidente della Fed per la vigilanza. Barr giovedì risponderà alle domande della commissione bancaria del Senato.

Jerome Powell, giovedì scorso, in un’intervista a Marketplace ha parlato di quelle che sono le prospettive economiche in relazione alle mosse della FED di contenimento dell’inflazione. Secondo il numero uno della banca centrale statunitense è complicato garantire il cosiddetto “soft landing”, letteralmente atterraggio morbido, cioè riportare l’inflazione al 2% mantenendo forte il mercato del lavoro. Powell ha osservato che con un mercato del lavoro ristretto che spinge al rialzo i salari, sarà impegnativo evitare una recessione che spesso arriva dopo un inasprimento aggressivo della politica monetaria. Powell ha detto: “Il nostro obiettivo ovviamente è riportare l’inflazione al 2% senza che l’economia entri in recessione o, per metterla in questo modo, con il mercato del lavoro che resta piuttosto forte”. “Questo è quello che stiamo cercando di raggiungere. Tuttavia, penso che la cosa che veramente non possiamo fare è fallire nel ripristinare la stabilità dei prezzi. Niente funziona nell’economia, l’economia non funziona per nessuno senza stabilità di prezzo”.

In precedenza, martedì scorso, anche il membro del Board of Governors della Fed, Christopher Waller, ha toccato il tema inflazione: “Sappiamo cos’è successo quando la FED non ha preso sul serio il lavoro sull’inflazione negli anni ’70, e non lasceremo che questo accada”. Waller ha detto che ai tempi, la banca centrale faceva la voce grossa in merito all’inflazione, ma poi perdeva vigore ogni volta che una politica monetaria più restrittiva provocava un aumento della disoccupazione. Secondo Waller i decisori politici della FED non dovranno essere tanto aggressivi come in occasione della serie di aumenti dei tassi di interesse con i quali si contrastò l’inflazione degli anni ’70 e primi anni ’80. Per il membro del Board of Governors, l’economia questa volta può sopportare la serie di aumenti di tassi, che sarà più mite rispetto all’era di Volcker (presidente della Fed dal 1979 al 1987).

Sui probabili aumenti di 50 punti base dei tassi di interessi agli incontri di giugno e di luglio, martedì si è espresso il presidente della FED di New York John Williams, ritenendo tale mossa ragionevole. “Stiamo rimuovendo la politica accomodante piuttosto velocemente e questo ci dà un po’ di spazio per muoverci con qualcosa come l’incremento di 50 punti base nei prossimi due incontri”. Secondo il presidente della FED di New York, il prezzo da pagare per abbassare l’inflazione potrebbe essere un leggero aumento del tasso di disoccupazione.

Neel Kashkari, presidente della FED di Minneapolis, venerdì ha detto che nella lotta all’inflazione l’entità dell’intervento dell’istituto dipenderà in parte dalla velocità con cui si smaltiranno i vincoli energetici e di approvvigionamento.

Per Loretta Mester, presidente della FED di Cleveland, prima che la banca centrale possa prendere in considerazione una pausa nei rialzi dei tassi di interesse, l’inflazione dovrà rallentare in modo convincente. Inoltre con lo scenario attuale con la guerra in Ucraina, i lockdown in Cina ed altri fattori, i rischi per l’inflazione puntano verso l’alto.

La scorsa settimana il presidente Joe Biden ha detto che la lotta all’inflazione rappresenta la sua priorità economica ed ha anche sottolineato il ruolo primario della FED in questa lotta. In una dichiarazione di mercoledì scorso nella quale ringraziava il Senato per la conferma della nomina di Lisa Cook nel Board of Governors ed invitava a procedere che le altre nomine (come detto in precedenza, ora manca solo quella di Michael Barr), Biden ha affermato: “Anche se non interferirò mai con l’indipendenza della FED, credo che abbiamo costruito un’economia forte ed un mercato del lavoro forte e sono d’accordo con ciò che il presidente Powell ha detto la scorsa settimana, che la minaccia numero uno a questa forza è l’inflazione”. Inoltre il Presidente ha sottolineato che la sua amministrazione ha annunciato nuovi passi intrapresi in collaborazione con il settore privato per abbassare il costo di internet ad alta velocità per decine di milioni di americani. “E il Congressional Budget Office ha riportato che il deficit del bilancio federale nei primi sette mesi di questo anno fiscale è diminuito di 1,5 trilioni di dollari”, ha aggiunto Biden.

Durante un’audizione alla commissione per i servizi finanziari della Camera, giovedì scorso il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha detto che pensa che la banca centrale possa abbassare l’inflazione senza innescare una recessione in virtù di un forte mercato del lavoro, bassi costi del debito ed un forte settore bancario. Yellen ha spiegato che l’inflazione è alimentata da diversi fattori, tra questi le impennate nei prezzi dell’energia causati dalla guerra in Ucraina e i problemi alla catena di approvvigionamento dovuti alla pandemia; inoltre il segretario al Tesoro ha sottolineato che anche altri paesi sono alle prese con l’alta inflazione: “Questo dimostra che ci sono fattori, oltre alla spesa negli Stati Uniti, che sono determinanti per l’inflazione”.

DATI MACROECONOMICI

Le attese di un CPI "benigno" sono andate totalmente deluse. Certo, il dato base permette un calo rispetto a marzo e lascia l'illusione che il picco possa essere quello del mese scorso. L’indice dei prezzi al consumo a livello annualizzato ad aprile sale dell’8,3%: un dato di crescita superiore a quello previsto dal consensus del +8,1%, ma inferiore a quello di marzo del +8,5%.

Il dato core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) ad aprile a livello mensile cresce dello 0,6%, un balzo superiore sia al consensus dello 0,4% che alla crescita di marzo dello 0,3%.

A livello annualizzato, invece, ad aprile si registra un rialzo del 6,2% contro un consensus del 6% ed un dato di marzo del 6,5%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

I sussidi di disoccupazione sono saliti marginalmente ma restano su livelli storicamente mol-to bassi. Il numero di richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 7 maggio sono state 203 mila, una rilevazione in linea con quella di 202 mila (rivista da 200 mila) della settimana terminata il 30 aprile. Il consensus indicava un calo a 195 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

L’indice dei prezzi alla produzione core (quindi escludendo il settore del cibo e dell’energia) a livello mensile ad aprile cresce dello 0,4%, rallentando rispetto alla crescita di marzo dell’1,2% (rivista da +1%) ed attestandosi sotto al consensus del +0,6%.

A livello annualizzato la crescita è dell’8,8%; ovvero inferiore al dato di marzo del +9,6% (rivisto da +9,2%) ed appena sotto al consensus di +8,9%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il dato preliminare di maggio sulla fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan ha marcato un nuovo minimo decennale, con le aspettative vicine al minimo di marzo. Esso si attesta a quota 59,1 punti; vale a dire, ampiamente sotto al consensus di 64 punti e al dato di aprile di 65,2 punti.

PORTAFOGLI AZIONARI

Nulla di nuovo, nella settimana appena trascorsa, sui nostri Portafogli azionari, ad eccezione dell’acquisto eseguito nel Portafoglio “The Challenge” sull’ETN WISDOMTREE SHORT USD LONG EUR, in ottica sempre di parziale copertura dei titoli USA presenti nel portafoglio, al momento della futura rivendita. Per il resto, ovviamente vista la discesa dei prezzi, numerosi alert sono scattati sui titoli già in Portafoglio in ottica di acquisto per un ulteriore lotto (v. ALIBABA, FASTLY, ZOOM, ecc.) ed altri su titoli facenti parte del nostro basket ma non ancora in Portafoglio. Stiamo riflettendo sul da farsi in quanto la nostra visione è per un rialzo di breve per poi andare a vedere nuovi minimi e pertanto potrebbe essere possibile acquistare tali titoli a prezzi inferiori rispetto a quelli odierni. Tentiamo solo un acquisto, sempre ai nostri prezzi, su un settore che non dovrebbe scendere molto e che ci ha già dato una buona soddisfazione di recente e quindi abbiamo piazzato un ordine in BUY Limit sull’ETF L&G CYBER SECURITY.   

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

ELECTRONIC ARTS + 1,35%. La società che sviluppa, commercializza, pubblica e distribuisce software e contenuti per videogiochi, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2022 pari a 0,80 $/az. su un fatturato di 1,75 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,43 $/az. su un fatturato pari a 1,77 mld $. I ricavi sono cresciuti del 35,6% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2023 tra 0,76 e 0,85 $/az. su un fatturato tra 1,20 e 1,25 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,83 $/az. su un fatturato di 1,44 mld $. Infine la società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno fiscale 2023 tra 2,79 e 2,87 $/az. su un fatturato tra 7,90 e 8,10 $ mld. L'attuale stima degli analisti per il 2023 per gli utili è pari a 7,43 $/az. su ricavi pari a 8,02 mld $.

Andrew Wilson, CEO della società, ha affermato: "Il 2022 è stato un anno record, con centinaia di milioni di giocatori in tutto il mondo che si sono uniti ai nostri giochi per giocare, guardare e creare insieme. Con giochi straordinari, costruiti attorno a potenti IP, realizzati da team incredibilmente talentuosi e un impegno eccezionale nei nostri servizi live, l'anno fiscale 2023 è destinato a essere un anno di innovazione e crescita per Electronic Arts".

EXELON + %. La società è una holding di servizi di pubblica utilità impegnata, tramite Generation, nel settore della generazione di energia; attraverso ComEd, PECO e BGE, nelle attività di fornitura di energia, ha riportato utili nel primo trimestre 2022 pari a 0,64 $/az. su un fatturato di 5,32 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,66 $/az. su un fatturato pari a 4,62 mld $. Il fatturato è diminuito del 46,1% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede utili per l’intero anno 2022 tra 2,18 e 2,32 $/az. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,26 $/az.

Chris Crane, Presidente e CEO di Exelon, ha affermato: "Il primo trimestre è stato una pietra miliare per Exelon poiché abbiamo completato con successo la separazione del business della generazione e intrapreso il nostro percorso come principale società di servizi di trasmissione e distribuzione. Allo stesso tempo, è continuata la nostra attenzione sui fondamenti dell'esecuzione operativa e finanziaria. Oltre a fornire energia affidabile e sicura ai nostri oltre 10 milioni di clienti, abbiamo anche continuato ad investire sui nostri valori fondamentali. Abbiamo assegnato 2,4 mln $ in borse di studio a 24 studenti frequentanti college e università nere e abbiamo aperto le domande per il nostro fondo di capitale di equità razziale pari a 36 mln $ per aumentare l'accesso ai finanziamenti per le piccole imprese di proprietà di minoranze nelle comunità sottoservite".

MICROCHIP + 19,22%. La società che sviluppa, produce e vende prodotti semiconduttori utilizzati dai propri clienti per una varietà di applicazioni di controllo integrate, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2022 pari a 1,35 $/az. su un fatturato di 1,84 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,25 $/az. su un fatturato pari a 1,82 mld $. I ricavi sono cresciuti del 25,7% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2023 tra 1,32 e 1,36 $/az. su un fatturato tra 1,918 e 1,992 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,28 $/az. su un fatturato di 1,86 mld $.

Il CEO della società, Ganesh Moorthy, ha affermato: "Abbiamo realizzato un altro trimestre di forte crescita e redditività durante lo scorso trimestre e abbiamo chiuso l’anno fiscale 2022 con un'eccezionale crescita dei ricavi del 25,7% rispetto al quarto trimestre fiscale dell'anno precedente. I risultati del trimestre sono stati prossimi alla fascia alta delle previsioni e rappresentano una testimonianza della resilienza del nostro modello e della forza del team mentre continuiamo a lavorare in un ambiente di fornitura difficile. Riteniamo che la nostra attenzione all'eccellenza operativa ci posizioni bene per raggiungere l’obiettivo di margine a lungo termine del 68%, obiettivo di margine operativo del 45% e obiettivo di flusso netto di cassa del 38%, attraverso i cicli del settore”.

WYNN RESORT + 11,42%. La società è uno sviluppatore, proprietario e operatore di resort di destinazione a casinò. Possiede e gestisce due resort destinati a casinò, ovvero Wynn Las Vegas e Encore at Wynn Macau, ha riportato una perdita nel primo trimestre 2022 pari a 1,21 $/az. su un fatturato di 953.30 mln $. La stima degli analisti era per una perdita di 1,15 $/az. su un fatturato pari a 986.36 mln $. I ricavi sono cresciuti del 31,4% su base annua.

Craig Billings, CEO della società, ha affermato: "I risultati del primo trimestre 2022 riflettono la continua forza sia di Wynn Las Vegas che di Encore Boston Harbor, dove l'incessante attenzione dei nostri team sull'ospitalità a cinque stelle e sulle esperienze di livello mondiale combinata con la forte domanda dei clienti hanno fornito un nuovo record nel primo trimestre per l'EBITDA rettificato in entrambe le proprietà. A Macao, rimaniamo fiduciosi che il mercato trarrà vantaggio dal ritorno delle visite quando le restrizioni di viaggio diminuiranno".

SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.