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Mercato obbligazionario: pausa sui tassi


Banchieri centrali e decisioni di politica monetaria ancora sotto i riflettori, dopo la recente riunione della Bce e in attesa dell’ormai prossima riunione della Fed. Entrambe le banche centrali hanno mantenuto fermi i tassi di interesse in occasione dell’ultimo board, mettendosi in standby per valutare i prossimi dati macro.

Intanto, la Bce ha annunciato la sospensione degli aumenti dei tassi di interesse, visti sia il calo dell'inflazione e sia il crollo dei prestiti. L'annuncio è stato dato da Boris Vujcic, membro del Consiglio della Bce. Come detto, la Bce, guidata dal Presidente Christine Lagarde, ha recentemente interrotto la sua politica di inasprimento monetario senza precedenti, segnando il primo stop in oltre un anno rialzo dei tassi.

L'inflazione nell'area dell'euro che, come sappiamo, ha raggiunto un picco del 10,6% nell'ottobre 2022, è attesa in discesa al 3,1% questo mese. Questo dato è abbastanza in linea con l'obiettivo del 2% fissato dalla Bce nelle recenti previsioni economiche. Stando a quanto si legge su alcuna stampa specializzata, secondo la Lagarde non sono previsti aumenti immediati ai tassi d’interesse e ci si aspettano costi per i prestiti costanti fino al 2024.

Agli osservatori più attenti non è passato inosservato come la Bce abbia iniziato a mutare il linguaggio nella conferenza stampa di giovedì scorso, dove il governatore Christine Lagarde, per la prima volta, ha espresso maggiore preoccupazione per lo stato dell’economia nell’Eurozona piuttosto che per l’inflazione.

I tassi di interesse sono così rimasti invariati per la prima volta dopo quattordici mesi e dieci aumenti consecutivi. Il tasso di riferimento resta al 4,50%, sui depositi bancari al 4,00% e sui prestiti marginali al 4,75%. Alla precisa domanda sul futuro taglio dei tassi, Lagarde ha risposto che sarebbe “troppo prematuro” individuare una data per un primo allentamento monetario, confermando che l’istituto manterrà il suo approccio “data dependent”, cioè si farà guidare di volta in volta dai dati macroeconomici.

Come è facile intuire, e come ci mostrano chiaramente le proiezioni dei tassi forward su Euribor, la nuova linea è “tassi alti per un periodo più lungo”. Stando ad alcuna stampa specializzata, questa linea di condotta sarebbe il risultato di un accordo tra “falchi” e “colombe” della Bce alla vigilia del board di Atene.

I tassi non saliranno più, ma in cambio resteranno a questi livelli per una fase più prolungata rispetto alle precedenti previsioni. Uno scenario che nelle ultime settimane ha spinto i rendimenti a lungo termine ancora più in alto in tutta Europa e anche negli Stati Uniti, posto che anche la Federal Reserve, effettivamente, pare aver deciso di seguire questa strada.

Tuttavia, la recessione morde in Germania ed è facile immaginare che si allargherà in tutto il resto dell’Eurozona. Per questo, dopo lo stop alla stretta di giovedì scorso il mercato inizia a speculare su un primo taglio dei tassi già entro la metà dell’anno prossimo. Un’indicazione in questo senso ci arriva anche dai contratti futures sull’Euribor a 3 mesi che, come sappiamo, segue piuttosto bene l’andamento dei tassi sui depositi bancari.

In realtà la curva Euribor forward attuale sposta un po’ più avanti un potenziale taglio dei tassi, verso fine 2024 con ancora un incremento atteso nei prossimi mesi. Ma si sa, i mercati hanno fretta e così le speculazioni sull’entità e sui tempi degli stimoli monetari non si fermano qui.

Infatti, leggiamo su alcune testate online che, se fino a poco tempo fa il mercato scontava con poca convinzione un paio di tagli entro il 2024, adesso prevede che l’Euribor scenderà al 3% da qui a dicembre del prossimo anno, cioè si aspetta quattro tagli dei tassi da un quarto di punto percentuale ciascuno. E tanto per esagerare un altro po’, da qui a due anni, la discesa è data per proseguirebbe fin sotto il 2%.

Ora, anche in questo caso l’attuale curva Euribor forward 3 mesi ci racconta una storia diversa. Intanto, stante l’attuale struttura a termine dei tassi di interesse, il tasso è visto in area 3,00% non prima di febbraio 2025, per assestarsi su quel livello per molto tempo, senza mai scendere al di sotto, altro che 2,00%.

E comunque, anche questi numeri vanno presi assolutamente con le molle, perché come sappiamo la struttura a termine è in continuo divenire e prendere per scolpite nella pietra previsioni a due anni basandosi sui tassi forward attuali è del tutto privo di senso oltre che potenzialmente pericolo per le strategie di portafoglio.

Oltre oceano è ormai prossima la riunione Fed di ottobre-novembre 2023, attesissima dai mercati che la osserveranno con la lente d’ingrandimento, con le previsioni sulle decisioni del FOMC che si stanno già rincorrendo da diverso tempo. Anche perché va tenuto in conto che questo sarà il penultimo meeting dell’istituto centrale statunitense prima della fine dell’anno, dopo i numerosi e robusti rialzi dei tassi di interesse effettuati negli scorsi mesi.

Stando alle previsioni di Bank of America, gli analisti si aspettano una sostanziale immobilità del FOMC nella riunione di ottobre-novembre. Secondo loro, la Fed non metterà mano al costo del denaro, ma questo non significherà certo la fine del ciclo di rialzi, poiché si aspettano che la Fed possa ritoccare ancora di altri 25 punti base i tassi di interesse, ma non prima di dicembre.

Dalle previsioni alle indicazioni, fornite dalla Presidente della Fed di Cleveland, sulle prossime mosse dell’istituto centrale. A pochi giorni dalla riunione Fed di ottobre-novembre, Loretta Mester ha parlato di “prospettive ancora orientate verso un altro aumento dei tassi di interesse”, pur sottolineando che, “tra le attuali incertezze economiche, quello attuale è un momento in cui i policymaker devono essere furbi e agili”.

Indipendentemente dalla decisione che verrà presa nel prossimo meeting, ha continuato la Presidente, “se l’economia si evolverà come previsto, probabilmente saremo vicini o ad un punto di mantenimento del tasso, mentre accumuliamo più informazioni sugli sviluppi economici e finanziari e valutiamo gli effetti dell’inasprimento delle condizioni finanziarie”. Di fatto, la riunione Fed di ottobre-novembre potrebbe rivelarsi un momento di pausa in attesa di ulteriori indicazioni sul fronte macroeconomico.

Come sempre, staremo a vedere.

Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra una salita dei rendimenti più accentuata sul tratto a lunga della curva rispetto alla scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni sale in area 3,40% rispetto al 3,38% precedente, mentre la scadenza trentennale sale in area 3,06% rispetto al precedente 2,96%. Ancora sostanzialmente immutata la conformazione della curva, che rimane invertita con un differenziale 10Y-2Y in restringimento agli attuali -22 bps dai precedenti -43 bps. Si confermano anche alcuni potenziali cambiamenti sulla parte a medio, con i mercati che stanno metabolizzando tassi elevati per un lasso di tempo ancora lungo. In lieve discesa il tratto a breve, con la curva che evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze nella seconda metà del 2024 in area 4,22% rispetto al 4,30% della scorsa analisi. Sostanzialmente stabili le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi sia sulle scadenze a breve sia su quelle a lunga. La curva rimane impennata e vede ora i tassi attesi in area 4,20% per metà 2024, per poi rimanere sempre in area 3,00% e con una progressiva risalita verso il 3,75% a partire dal 2029.


Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali (Fig.3) si nota la ripresa alla salita dei rendimenti su tutte le aree valutarie. L’area UK vede il rendimento per il GILT in rialzo in area 4,59% dal precedente 4,54% con Trendycator che si conferma in stato LONG. Volano ancora al rialzo i rendimenti del BUND, che si porta brevemente oltre area 3,00% per poi consolidare intorno a quel livello e con Trendycator che si mantiene robusto in stato LONG. Stabili sui massimi di periodo i rendimenti del nostro Btp decennale, sempre in area 4,86% con uno spread in area 190 bps e modello Trendycator che è confermato in stato LONG. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che continuano a salire e volano al 4,85% rispetto al precedente 4,60% bucando definitivamente i precedenti massimi in area 4,30% registrati a fine 2022, con Trendycator che si conferma in stato LONG.

Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.

Strategia di portafoglio
I mercati obbligazionari sono alla ricerca di un nuovo equilibrio, dopo che sia Fed sia Bce hanno chiaramente spostato la leva dei tassi su standby. Tuttavia, non va sottovalutata la possibilità che entrambe le banche centrali effettuino un ultimo rialzo dei tassi da qui a fine anno.

Ad ogni buon conto, quasi indipendentemente da questo, va considerato che la linea sarà tassi alti più a lungo, per cui potremmo non ancora aver visto il bottom per i bond, soprattutto quelli a lunga scadenza. E infatti la percezione è il mercato sia ancora alla ricerca di un fondo da cui poi provare a ripartire.

La strategia da privilegiare resta pertanto ancora quella di allocare una buna parte di liquidità su strumenti monetari o a breve scadenza che oggi offrono rendimenti interessanti in termini nominali. Sempre valida, per chi ha molto capitale e può permettersi di attendere tempi lunghi per eventuali ritorni in conto capitale, la strategia di iniziare ad accumulare titoli a lunga scadenza che hanno perso molto e che in prospettiva potrebbero mettere a segno un discreto upside di prezzo.