Le sfide dell’anno – Intesa contro Unicredit. Confronto fra azioni aurifere. Bond, Btp Italia o Btp€i?


Trend, dividendi e “total return”, chi vince fra le due banche italiane. Le leader dell’oro che piacciono di più al mercato. Obbligazioni indicizzate all’inflazione, su quali puntare in prospettiva 2023. 

Il report della domenica

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Sembra quasi un derby fra squadre di Milano o di Roma: ormai il mercato si allinea a favore dell’una o dell’altra con un tifo come se si trattasse di calcio. Intesa e Unicredit si confrontano infatti su molti fronti e anche i numeri relativi al 2022 esasperano lo scontro, imponendo all’investitore di valutare su quale delle due convenga puntare. Favorite certamente dal rialzo dei tassi di interesse stanno registrando margini in forte crescita e distribuiranno dividendi interessanti, seppur meno entusiasmanti rispetto a quanto forse si pensasse. Su quale conviene puntare? Cominciamo a comparare i numeri di bilancio.

Anno 2022

Intesa Sanpaolo

Unicredit

Utile netto

5,5 miliardi euro

5,4 miliardi euro

Utile netto contabile

4,35 miliardi euro

6,5 miliardi euro

Ricavi

21,5 miliardi euro

19,1 miliardi euro

Rapporto costi/ricavi

50,9%

47%

Passiamo però subito all’aspetto che interessa gli investitori, ovvero quello degli utili distribuiti.

Anno 2023 / esercizio 2022

Intesa Sanpaolo

Unicredit

Quanto andrà agli azionisti?

5,3 miliardi, di cui 1,6 di saldo dividendi, in aggiunta agli 1,4 miliardi di acconto pagato a novembre 2022 (0,0738 euro). Il cda della banca ha inoltre deliberato l'esecuzione di un buyback per il restante ammontare, previa autorizzazione Bce

5,25 miliardi di euro, con un importo in crescita di 1,5 miliardi rispetto all’anno precedente. Il dividendo in contanti previsto sarà di 1,91 miliardi e il buyback di 3,34 miliardi, previa approvazione Bce

Pagamento dividendo (data)

Stacco 22/5/2023 – Pagamento 24/5/2023

Stacco 24/4/2023 – Pagamento 26/4/2023

Importo dividendo

0,0868 euro per un importo complessivo di 0,1606 euro del dividendo 2023 (relativo all'esercizio 2022). L’ammontare definitivo potrebbe però subire delle modifiche

0,9872 euro

Yield in corso riferito alla quota dividendo che verrà pagata nel 2023 (in rapporto a prezzo chiusura seduta 24/2)

3,47% (a 2,495 euro)

5,41% (a 18,236 euro)

Stima rendimento “total return” 2023 (dividendo + buyback)

Dall’11 al 12%

Sul 14%

Naturalmente si tratta di stime preventive, considerando l’incertezza legata alle operazioni di “buy back”.

Forse c’è chi resterà deluso dei “dividend yield”, date le notizie più generose circolate in passato. Inevitabile cogliere allora eventuali debolezze delle due azioni che si determinassero prima delle date di pagamento. Facciamo così alcuni esercizi di rendimento aggiornato in presenza di movimenti al ribasso basati sull’analisi grafica.

Intesa Sanpaolo

Unicredit

Scenario in corso

Attenzione! Si sta avvicinando a un possibile doppio massimo nell’area dei 2,7-2,8 euro

Su quale “time frame” guardarla? Analizzata a 1.000 sedute è sui massimi di periodo. Esaminata a 10.000 sedute ha solo iniziato un trend rialzista, che troverà una conferma sopra i 28,8-29 euro

Primo supporto e yield correlato

2,38-2,4 euro – 3,6%

16,96 euro – 5,8%

Secondo supporto e yield correlato

2,20 euro – 3,95%

15,0 euro – 6,6%

► Azioni aurifere, tutti i numeri per valutarle

Invece di analizzare l’oro esaminiamo le azioni aurifere. Perché? Uno degli indici di riferimento più utilizzati in tale ambito, il Nyse Arca Gold Miners Index (GDMNTR), ha sorpreso il mercato e non certo in senso positivo: dal 2 febbraio si è infatti caratterizzato per 15 sedute in rosso contro 2 (fra l’altro deboli) in verde, rompendo di nuovo al ribasso la media mobile a 200 periodi e tornando a livelli vicini ai minimi delle ultime 500 giornate di Borsa. La situazione porta quindi a valutare le singole maggiori azioni del comparto, che hanno evidenziato forte volatilità negli ultimi mesi.

Punti forti

Punti deboli

● Investire sui titoli auriferi è un po' come andare a leva sull’oro

● Sono state in passato una copertura contro l’inflazione ma nell’ultimo anno questo ruolo si è indebolito per vari motivi che sarebbe lungo analizzare

● Distribuiscono dei dividendi non trascurabili, rappresentando una diversificazione rispetto al metallo prezioso

● Correlazione inversa con l’andamento del dollaro: di solito un suo rafforzamento comporta un indebolimento del mondo dell’oro

● Il settore di queste società è esposto a costi fissi, mentre le loro entrate fluttuano in rapporto all’andamento del gold

● In taluni casi l’indebitamento risulta rilevante

Questo il quadro generale. E ora le singole realtà più trattate dagli istituzionali, in base alle posizioni detenute da fondi ed Etf. Tutti i riferimenti sono relativi alla quotazione a Wall Street, salvo per Rio Tinto, la cui piazza principale è Londra.

Agnico Eagle Mines (società canadese con proprietà soprattutto in Canada, Messico e Finlandia. Nel 2022 ha prodotto oltre 3,3 milioni di once) – Sigla al Nyse AEM – Ultima quotazione 45,5 Usd

Società solida, sebbene l’indebitamento resti elevato. Margine operativo al 25%.  Volatilità (180 sedute) al 43%. Rendimento da dividendo: 3,5%. Performance a 1 anno negativa del 12%. Gli analisti specializzati sul titolo (15 in totale) sono in prevalenza esposti su uno “strong buy” grazie a un Ebit visto in forte crescita

Anglo Gold Ashanti (società sudafricana che possiede miniere in tutto il mondo e soprattutto in Australia, Africa e Americhe. In circa 30 milioni di once le riserve quantificate) – Sigla al Nyse AU – Ultima quotazione 16,8 Usd

Società abbastanza solida con un indebitamento stabile da alcuni anni. Margine operativo al 18,2%. Volatilità (180 sedute) al 49%. Rendimento da dividendo: 2,6%. Performance a 1 anno negativa del 23,1%. Gli analisti specializzati sul titolo lo considerano sottostimato

Barrick Gold (società canadese con giacimenti principalmente in Congo, Usa e Argentina. Le sue riserve sono stimate in circa 160 milioni di once) – Sigla al Nyse GOLD – Ultima quotazione 16 Usd

Società con non elevate prospettive di crescita del fatturato ma dal basso indebitamento. Margine operativo al 27,2%. Volatilità (180 sedute) al 42%. Rendimento da dividendo: 2,8%. Performance a 1 anno negativa del 29,1%. Gli analisti specializzati sul titolo (23 in totale) sono in prevalenza esposti su uno “strong buy” grazie a un Ebit visto in forte crescita soprattutto nel 2023

Kinross (società canadese con proprietà in Russia, Brasile, Cile e vari Paesi africani. Gli ultimi dati stimano in 33 milioni di once le riserve accertate) – Sigla al Nyse KGC – Ultima quotazione 3,6 Usd

Società dalla bassa profittabilità e con un elevato indebitamento, cresciuto nettamente nell’ultimo anno. Margine operativo al 3%. Rendimento da dividendo 3,3%. Performance a 1 anno negativa del 34,5%. Dati incerti sulle prospettive dell’Ebit. E gli analisti specializzati sul titolo (17 in totale) si suddividono così fra chi si esprime per uno “strong buy” e chi per un “hold”: quindi maggiore incertezza rispetto ai precedenti

Newmont Corp. (con sede negli Usa – Colorado – ha attività in molti Paesi di tutto il mondo. Riserve stimate in 93 milioni di once) – Sigla al Nyse NEM – Ultima quotazione 43,5 Usd

Società con medie prospettive di crescita ma da un buon rapporto cash-debt. Margine operativo al 9%. Volatilità (180 sedute) al 38%. Performance a 1 anno negativa del 36%. Le prospettive di incremento dell’Ebit non sono rilevanti e la valutazione degli analisti specializzati sul titolo (22 in totale) è prudente, con un prevalente “hold”

Rio Tinto (multinazionale anglo-australiana che si occupa di ricerca, estrazione e lavorazione di risorse minerarie, fra cui l’oro) – Sigla alla Borsa di Londra RIO – Ultima quotazione 5.833 Gbx

Una leader molto solida in termini finanziari e di profittabilità, grazie a una notevole diversificazione nei settori estrattivi. Margine operativo al 36%. Basso l’indebitamento e comunque in calo da anni. Volatilità (180 sedute) al 28%. Rendimento da dividendo 7,2%. Performance a 1 anno positiva del 2,9%. Le prospettive di Ebit per 2023 e 2024 sono negative. Di qui un “hold” prevalente da parte degli analisti specializzati sul titolo (21 in totale)

Yamana Gold (produttore di oro e argento con sede a Toronto, in Canada. L'azienda opera in Canada, Brasile, Cile e Argentina. Le risorse stimate variano un po' da fonte a fonte d’informazione ma sono comunque rilevanti) – Sigla al Nyse AUY – Ultima quotazione 5,1 $

I numeri sulla crescita sono stati modesti negli ultimi anni ma il margine operativo risulta ottimo (27%). L’indebitamento sta scendendo. Volatilità (180 sedute) al 49,3%. Rendimento da dividendo 2,3%. Performance a 1 anno positiva 2,6%. Gli analisti specialisti sul titolo (in totale 10) indicano in prevalente un “hold”   

► Btp€i e Btp Italia: facciamo il punto

Inflazione ancora destinata a proseguire in presenza però di tassi al rialzo. L’effetto è inevitabile per le obbligazioni “inflation linked”, con i rendimenti che restano elevatissimi e quotazioni in ribasso, dovute all’effetto “duration” che penalizza le cedole base strutturalmente modeste. Questi titoli di Stato restano pertanto strategici in ogni portafoglio, sebbene in un contesto in evoluzione. In Italia – unico Paese al mondo – esistono due tipologie di tali emissioni, diverse fra loro. Ne ricordiamo il funzionamento poiché negli ultimi mesi vari lettori hanno chiesto precisazioni in merito.

Come riconoscono l’inflazione

Attenzione però…

Btp Italia (inflazione nazionale)

Oltre alla cedola base (più correttamente tasso reale annuo) versano la rivalutazione semestrale dell’inflazione registratasi su base semestrale. Alla scadenza finale si ha solo la restituzione del valore nominale sottoscritto

Nel caso il coefficiente di indicizzazione semestrale fosse inferiore all’unità non verrebbe corrisposta alcuna rivalutazione dell’inflazione

Btp€i (inflazione dell’area euro)

Sia il capitale rimborsato a scadenza sia le cedole pagate semestralmente sono rivalutati sulla base dell’inflazione dell’area euro, misurata dall’Eurostat attraverso l’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (Iapc) con esclusione del tabacco. Di fatto però – data la marginalità della cedola – il vero ruolo protettivo viene dal meccanismo di indicizzazione dell’inflazione sul capitale

La quotazione dei Btp€i sul mercato secondario è effettuata in termini “reali”: quindi il prezzo non tiene conto della componente di indicizzazione. Il prezzo di negoziazione, ovvero quello a cui i Btp€i vengono acquistati e/o venduti sul mercato, è invece ottenuto moltiplicando il prezzo di quotazione per il “coefficiente di indicizzazione” relativo alla data di regolamento della transazione

I Btp Italia presenti sul secondario sono dieci, di cui tre in scadenza nel 2023.

I Btp€i presenti sul secondario sono dodici di cui due in scadenza nel 2023.

Se per i Btp Italia l’acquisto sul secondario dipende soprattutto dal prezzo di mercato, nel caso dei Btp€i è correlato all’inflazione accumulatasi sul capitale, che varia in rapporto alla vita antecedente di ogni emissione.

Il migliore Btp Italia oggi

Btp Italia Nv28 (Isin IT0005517195)

Ha una cedola base dell’1,6% e quota sui 96,9 euro, con una stima di rendimento attuale (naturalmente variabile in rapporto all’andamento dell’inflazione) del 12%

Il migliore Btp€i oggi

Btp€i Tf 0,15% Mg51

Considerando che il fattore inflattivo è uguale per tutti i Btp€i gli elementi determinanti stanno in quanta è l’inflazione precedente e nella quotazione in corso: il 2051 si colloca sui 63 euro, poiché l’effetto “duration” molto elevata – a 18,6 – sta penalizzando il titolo, che potrebbe scendere ancora ma che in futuro avrà ampi margini di rimbalzo. Il rendimento attuale si aggira sul 10,7%. L’emissione è relativamente giovane (debutto 15/1/2020) e quindi non risente troppo di un coefficiente di indicizzazione penalizzante

L’utilizzo delle informazioni e dei dati come supporto di scelte personali è nella completa autonomia del lettore e pertanto solo quest’ultimo è responsabile delle proprie decisioni.

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