Mercati caldi – Dieci cigni neri per il 2023. Che impongono prudenza


Questa è la visione di un gestore – specializzato in multi asset – della società Robeco. Aspetti complessi vengono analizzati con cura e portano a una conclusione: la circospezione è ancora d’obbligo. Naturalmente – segnaliamo noi – è un’opinione. Che merita comunque una valutazione.

Buy or sell

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I mercati sono stati capaci di superare crisi economiche, sociali e politiche pesanti negli ultimi due anni senza che si potesse temere l’insorgere di cigni neri, cioè di effetti imprevedibili capaci di spostare decisamente la lancetta delle Borse su gravosi “sell”. Per questo motivo ha destato molto interesse uno studio realizzato da Colin Graham, responsabile delle strategie Multi-Asset di Robeco, grande gestore internazionale, che ne ha ipotizzati addirittura dieci per il 2023. In realtà si tratta di eventi solo ipotizzabili, che meritano tuttavia una certa attenzione.

La rivincita di Riccioli d’Oro

Il primo scenario è quello di una “rivincita di Riccioli d’Oro” (favola popolare inglese che sottolinea l'importanza dell'autocontrollo e del rispetto degli altri), ossia di una ricetta economica alla giusta temperatura, né troppo calda né troppo fredda. “In questo contesto l’inflazione statunitense segna il picco in assenza di una recessione, il dollaro si deprezza e la Fed può dormire sonni tranquilli, pur rimanendo vigile”, spiega Graham. “L’espansione fiscale post-Covid rallenta, agendo da freno all’eccesso di domanda. Agli occhi degli investitori, la riduzione del rischio di default rende molto attraenti le obbligazioni high yield.” Attenzione però a non esagerare!

● Ancora redimenti negativi

In alternativa, la Fed potrebbe stancarsi dei bassi tassi di lungo periodo e rivedere il suo obiettivo di inflazione, adducendo una rottura strutturale con il precedente regime che vige sostanzialmente dai tempi della crisi finanziaria globale. “Potrebbe sostenere che l’obiettivo del 2% è troppo vicino allo zero, affermando che la prossima recessione rischia di far precipitare l’economia in una vera e propria deflazione. Ne seguirebbe il panico e per le obbligazioni denominate in dollari Usa ne conseguirebbero rendimenti negativi per il terzo anno consecutivo”.

● Deflazione disastrosa

Ancora peggiore è la prospettiva deflazionistica. Il calo dei prezzi sembra un’ottima notizia ma in realtà spingerebbe i consumatori a non acquistare più, in attesa che i beni diventino ancora più a buon mercato nel breve periodo, e causerebbe quindi una vera e propria recessione. “In questo scenario, se nei mercati finanziari e nell’economia reale la deflazione prevale sull’inflazione significa che le Banche centrali stanno guidando l’economia con il freno tirato, causando una pesante crisi”, chiarisce Graham.

Prima greenwashing e ora impact washing

L’impegno a migliorare il profilo ambientale, sociale e di governance (Esg) delle aziende ha assunto un’importanza enorme e costituisce la base degli investimenti. Il problema è che ha portato anche a un aumento dell’ecologismo di facciata, il greenwashing, quando i buoni propositi di aziende e investitori in tema di Esg non sono comprovabili ma per lo più legati a operazioni di pubbliche relazioni e marketing. Un altro problema crescente riguarda l’impact washing o finto impatto positivo, quando cioè le aziende o gli investitori affermano di generare un impatto sul territorio che tuttavia è difficilmente dimostrabile o misurabile. “È possibile che le dichiarazioni di sostenibilità divengano soggette a controlli più severi da parte di autorità di regolamentazione, media e investitori. Di conseguenza, le grandi istituzioni finanziarie faranno fatica a dimostrare le proprie caratteristiche di sostenibilità in tutti gli aspetti della loro attività”, ribadisce Graham. “Piuttosto che concentrarsi sul miglioramento del proprio profilo Esg e sulla creazione di valore per gli azionisti, le aziende potrebbero finire per vendere o disinvestire dai business che non soddisfano tali criteri e ritirarsi dai mercati in cui le autorità di regolamentazione richiedono norme di sostenibilità più elevate”.

● Premi per il rischio

Una questione meno nota riguarda la propensione al rischio, in cui si chiede agli investitori di indicarne il livello che sono disposti ad accettare. Gli asset vengono in genere suddivisi in tre categorie: “prudenti”, ossia a basso rischio e investiti soprattutto nei titoli di Stato più sicuri; “moderati”, che offrono un mix bilanciato tra azioni ed obbligazioni; oppure “aggressivi”, con un’allocazione azionaria predominante. Il problema è che nel 2022 queste etichette non mostravano grandi differenze. “A fine dicembre lo scarto di performance tra tali profili non superava i 20 punti base (in euro)”, spiega Graham. “Se ciò dovesse ripetersi nel 2023, avremmo un secondo anno di rendimenti negativi per i fondi bilanciati, analogamente a quanto accaduto allo scoppio della bolla tecnologica del 2001-2002”.

Diamo una possibilità alla pace

Non ci sono solo cattive notizie. Nella visione consensuale prevale la convinzione che la guerra in Ucraina, che nel 2022 ha causato tanta volatilità sui mercati e scatenato una forte inflazione in tutto il mondo, continuerà. Se tuttavia la pace prendesse il sopravvento, ci sarebbe un’inversione favorevole. “Potremmo assistere a un cosiddetto ‘dividendo’ di pace: l’Ucraina metterebbe in sicurezza i suoi confini con gli aiuti europei e i flussi di grano, petrolio e gas riprenderebbero, ponendo fine alle strozzature”, spiega Graham. “Gli altri Paesi allenterebbero le restrizioni ai viaggi e al commercio, consentendo all’inflazione di scendere e alle catene di approvvigionamento di riallocarsi più rapidamente. Le economie mondiali, in particolare quelle europee, avrebbero un vantaggio in termini di costi energetici”. In questo caso non si tratterebbe di un cigno nero ma l’ipotesi resta un’ipotesi e se non si realizzasse…

● Media antisociali

I social media sono un altro campo di battaglia, anche se si combatte con le parole anziché con le armi. Una regolamentazione più severa nei confronti dei colossi tecnologici, che hanno spinto al rialzo i titoli growth, potrebbe paradossalmente finire per favorire i titoli value. “Tornerebbero così alla ribalta i problemi di protezione dei dati, con conseguente nuovo giro di vite contro i social media e inasprimento della regolamentazione delle grandi piattaforme tecnologiche e dei social media”, sostiene Graham. “Ciò cambierebbe la leadership del mercato azionario: le società value con un’attenta gestione del capitale e la capacità di generare utili di qualità ne otterrebbero i maggiori benefici su base relativa”.

Governi senza tregua

C’è poi la possibilità di “cambi di governi shock”, come nel caso del Regno Unito che nel 2022 ha visto avvicendarsi tre primi ministri. “È il primo anno di questo secolo in cui non si verificano elezioni in un paese del G7”, sottolinea Graham. “Tuttavia, potremmo assistere a un importante cambio di politica al cadere di un governo ‘importante’, come è accaduto a Boris Johnson e un mese dopo a Liz Truss, con conseguenti picchi di volatilità”. Ciò evidentemente è un rischio che va al di là della Gran Bretagna.

● Stravolgimenti di ogni piano

La breve premiership di Truss e il disastroso piano di tagli fiscali, che ha costretto la Banca d’Inghilterra ad assumere misure d’emergenza per proteggere il settore pensionistico, hanno dimostrato quanto possano essere ancora fragili alcuni sistemi finanziari. “In questo scenario, gli asset privati subiscono una fuga di liquidità, gli investimenti liability-driven (modelli di business assicurativi incentrato sull'assunzione e la gestione dei rischi) vengono messi in discussione e le banche sono sottoposte a maggiori controlli”, afferma Graham. “In tal modo si scoprirebbe quali investimenti siano stati finanziati solo perché in quel momento la liquidità veniva concessa a basso costo”.

Progressi nell’azzeramento delle emissioni nette

Infine, l’impegno economico ad azzerare le emissioni inquinanti nette potrebbe sorprendere in positivo. “Non si può fare marcia indietro sul clima: le prove del cambiamento climatico continuano ad aumentare e la COP27 ha evidenziato come la politica giochi un ruolo chiave per determinare l’equilibrio tra ambizione e attuazione climatica”, conferma Graham. “Nel lungo periodo raggiungere la sicurezza energetica significa investire di più nelle tecnologie pulite e nelle soluzioni climatiche per colmare il divario tra ambizione e attuazione. Potremmo così assistere alla creazione di un ’super-fondo’ multinazionale per agevolare la transizione verso le emissioni zero, sostenuto da diversi governi.” Ottima scelta! Ma se non si realizzasse?

In sintesi: rimanere contrarian

Nessuno possiede una sfera di cristallo in grado di prevedere perfettamente gli eventi che influenzano i rendimenti di mercato, e anche se ne fossimo dotati, la storia recente dimostra che gli investitori possono ancora interpretare erroneamente la risposta del mercato”. Come conclusione si afferma che in Robeco il team Sustainable Multi-Asset Solutions è pronto ad affrontare un altro anno turbolento e prevede di investire con un approccio contrarian, che nel 2022 ha generato valore. Si è inoltre fermamente convinti che la battaglia per il clima e la transizione verso la sostenibilità subiranno una nuova accelerazione.