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Mercato obbligazionario: e anche i dati macro confermano…


Nell’ultimo articolo avevamo già considerato come fosse evidente un netto cambio di sentiment in merito al primo taglio dei tassi da parte di Fed (soprattutto) e Bce.

Già i dati inerenti all’inflazione e quelli preliminari sulla salute dell’economia avevano indubbiamente spostato l’ago della bilancia verso un taglio dei tassi più in là nel 2024 e non a marzo come avevano scommesso molti ottimisti incalliti che ora vedono ridimensionate le loro aspettative.

E la conferma che speculare sulle intenzioni delle banche centrali nuoce alla salute del portafoglio arriva dagli ultimi dati sulla crescita dell’occupazione negli Usa, dato che ha spiazzato e non poco analisti e mercati.

Infatti, la crescita dell'occupazione negli Stati Uniti ha registrato un aumento poderoso a gennaio, grazie ad un’economia a stelle e strisce che non ne vuole proprio sapere di pigiare sul freno, costringendo le imprese a reclutare e mantenere la forza lavoro.

Notizia certamente confortante per allontanare (e forse provare a prevenire) una recessione nel corso dell'anno, già paventata da più parti o data per certa in alcuni casi.

Venendo ai numeri, i dati del Dipartimento del Lavoro, provenienti dal Bureau of Labor Statistics, indicano un aumento di 353.000 posti di lavoro non agricoli per il mese di gennaio, dopo che i dati di dicembre erano già stati rivisti al rialzo, con l'aggiunta di 333.000 posti di lavoro anziché i 216.000 precedentemente riportati.

Le previsioni degli economisti suggerivano un incremento di 180.000 posti di lavoro, con stime che variavano da 120.000 a 290.000; ad ogni buon conto ben al di sotto del dato effettivo.

Ora, nonostante il rallentamento rispetto al ritmo sostenuto nel 2022 (è chiaro che gli aumenti dei tassi di interesse, sin qui operati, un po’ si facciano sentire), l'aumento dell'occupazione si mantiene ben al di sopra della soglia di circa 100.000 posti di lavoro al mese necessari per soddisfare la crescita della popolazione che entra in età lavorativa.

Così, Il tasso di disoccupazione a gennaio si è fissato al 3,7%, invariato rispetto al mese precedente, contro le aspettative degli economisti che prevedevano un leggero aumento al 3,8%.

Inoltre, il salario orario medio ha registrato un'accelerazione, segnando un aumento del +0,6% rispetto al +0,4% registrato a dicembre 2023, mentre gli analisti avevano previsto un rallentamento, ipotizzando un +0,3%.

È quindi evidente che dati del mercato del lavoro di questo tenore non possono che sbriciolare qualunque aspettativa di un possibile taglio dei tassi da parte della Federal Reserve già a marzo. E già si specula sui tagli nei mesi estivi…

Ma quindi, la domanda sorge spontanea: con un’economia così resistente, con un mercato del lavoro che non vuole saperne di frenare, con aumenti dei salari medi che si riflettono sulle dinamiche inflazionistiche, per quale motivo la Fed dovrebbe anche solo pensare di abbassare i tassi?

Con numeri così è già tanto se non li alza ulteriormente.

E così, giustamente, le obbligazioni (mentre scriviamo queste righe) continuano a fare marcia indietro e sono tornate ad allargare i loro rendimenti, con i Treasury bond decennali che sono tornati al 4,00% di rendimento e il trentennale poco sotto il 4,30%. Seguiti, naturalmente, dai bond europei, con Bund che è ora sopra il 2,20% di rendimento e il nostro Btp che si attesta in area 3,84%.

Chiaramente, sul fronte valutario l'euro ha perso terreno nei confronti del dollaro, con il cambio EUR/USD che già da venerdì ha avviato una bella discesa e si posiziona ora in area 1,075 rispetto ad area 1,11 di fine 2023.

Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra una certa stabilità dei rendimenti su tutto il tratto della curva rispetto alla scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni si posiziona in area 2,64% rispetto al 2,72% precedente, mentre la scadenza trentennale va in area 2,36% rispetto al precedente 2,41%. Sempre immutata la conformazione della curva, che rimane invertita con un differenziale 10Y-2Y in lieve allargamento agli attuali -33 bps dai precedenti -31 bps. Stabile il tratto a breve, con la curva che evidenzia sempre un massimo di rendimento sulle scadenze nella seconda metà del 2024 in area 4,00%. Si modificano invece le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con la curva rimane impennata ma vede ora i tassi attesi poco sotto area 4,00% per la seconda metà del 2024, per poi scendere repentinamente verso area 2,25% nella seconda metà del 2025 e fino ad inizio 2027, data dalla quale i tassi sono rivisti in lenta risalita ora sino ad area 2,75% - 3,00% nel tratto a lunga.

Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali si nota una breve pausa nella risalita dei rendimenti. L’area UK vede il rendimento per il GILT in area 3,76% con Trendycator che si conferma in stato SHORT. I rendimenti del BUND si portano ora poco sotto area 2,20% con Trendycator che conferma la posizione SHORT. In lieve diminuzione i rendimenti del nostro Btp decennale, ora sotto area 3,80% con uno spread stabile in area 157 bps e modello Trendycator che conferma lo stato SHORT. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che salgono marginalmente sotto area 4,00% con Trendycator che resta in stato NEUTRAL.

Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.

Strategia di portafoglio
Le ipotesi avanzate nella scorsa analisi si sono rivelate corrette e le obbligazioni, dopo il rimbalzo dell’ultima settimana, hanno ripreso ad approfondire la correzione partita dai massimi relativi di fine 2023.

Come già detto, i tagli dei tassi, per ora non ancora necessari come ampiamente dimostrato dai dati macro, arriveranno (com’è normale che sia per la ciclicità delle fasi economiche) per cui per i prossimi mesi dovremmo avere una politica monetaria neutrale.

Per altro, non del tutto inaspettatamente, visto che da tempo sia Fed sia Bce avevano ampiamente comunicato ai mercati che si sarebbero mantenuti i tassi altri per un periodo di tempo più lungo del previsto.  

Sotto il profilo tattico e strategico per il portafoglio obbligazionario, restano quindi valide le strategie suggerite nella scorsa analisi, considerando che con una buona probabilità per questo ciclo economico e finanziario i minimi dei bond li abbiamo visti a ottobre 2023.

Poi, ovviamente, non diamo mai nulla per scontato perché abbiamo ormai imparato che le sorprese sui mercati sono sempre in agguato. Ad ogni buon conto, stante la situazione attuale è sensato proseguire con l’accumulo stile PAC su obbligazioni con scadenze via via più lunghe, sfruttando le correzioni per migliorare il rendimento medio ponderato a scadenza.

Sul tratto a breve è ancora interessante e remunerativo gestire la liquidità con strumenti del mercato monetario o obbligazioni a breve termine, in attesa che la curva torni poi a normalizzarsi e abbandoni la forma invertita.

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