Special Edition: report sull'oil


Come sapete seguiamo da tempo l'andamento del petrolio e da tempo stiamo studiando tutto il materiale che ci arriva sull'argomento con la precisa volontà di darvi del valore aggiunto.

Bene, oggi facciamo una chiamata forte: il petrolio ha trovato una base e da qui non farà più nuovi minimi!

La nostra conclusione si basa su varie analisi e studi, facciamo un sunto di tutto ciò che abbiamo approfondito in questi mesi di studi.
Partiamo dal lato dell'offerta: notizia di queste ultime settimane è che l'Arabia Saudita alzerà da fine mesi i prezzi per l'Asia e gli Stati Uniti. Con ciò non è del tutto chiaro se la guerra sui prezzi iniziati dall'Arabia sia definitivamente finita, ma questo è già un segnale di distensione importante.
Continuando nella nostra analisi, abbiamo approfondito con il supporto di vari analisti l'argomento shale oil e nello specifico la correlazione fra Rig Counts (numero di trivelle) e prezzo del Wti.

Come potete vedere dal grafico n.1 la correlazione fra numero di trivelle attive per l'estrazione dello shale oil e l'andamento del prezzo del Wti è molto chiara.

Cala il numero di numero di trivelle quando il prezzo dell'Oil è oramai sui Bottom, la logica infatti parrebbe esserci.

In realtà la correlazione c'è ma la logica no!

Qualcuno infatti ad una prima analisi potrebbe pensare che se calano gli oil rig allora anche l'offerta del petrolio dovrà calare, la realtà ahinoi è molto più complessa e come potete vedere dal grafico due non è assolutamente così.

Come vi dicevamo la realtà è più complicata di quello che sembra: il numero di trivelle attive sta calando ma l'output aumenta e questo è dovuto al fatto che l'efficienza delle trivelle è aumentata moltissimo negli ultimi anni con una estrazione di Shale oil molto alta nei primi giorni ma poi in calo in forma quasi logaritmica. Pare anche che l'offrire la terra per le trivellazioni sia diventato un vero business per i proprietari di terra che sono ben contenti di avere più pozzi possibili per avere più fees. Inoltre segnaliamo che la produttività di shale varia drammaticamente da un pozzo ad un altro con il numero di trivellazioni che sta aumentando più velocemente rispetto al numero di pozzi completati.

In poche parole il Rig Count non è di per se un indicatore di bottom reale per il Wti anche se nel passato la correlazione è stata chiara.

Quello che invece nel passato ha dato chiari segnali di bottom e pare confermalo con logica anche questa volta pare arrivare dal mercato dei cambi nello specifico dall'UsdNok.

La correlazione è ovviamente inversa e se osservate il chart n.3 l'UsdNok pare davvero arrivato.

Inoltre.

Abbiamo trovato un interessante chart con l'andamento grafico medio degli ultimi 6 bottom storici fra il 1986 e il 2009.
Come potete notare il chart storico (in nero) è molto simile all'andamento del Wti degli ultimi mesi (in rosso).
La storia parrebbe ripetersi.

Ultimo ma non ultimo.

Analisi tecnica sul wti.
Come potete vedere dal grafico settimanale il Wti ha trovato un importante supporto dinamico dato dalla trendline di lungo periodo, con oscillatori in chiara divergenza positiva.

Passando al chart daily.
Vediamo una importante configurazione di inversione rialzista in corso che darebbe come primo target l'area 67 dollari.

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All in all: non è più tempo di stare corti sull'Oil ed anzi sopra a quota 55 $ bisognerà pensare al long con target area 65.

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