Inflation report – dodici modi per sconfiggere il nemico numero uno


Cedole & dividendi

Non dovete credere a chi vi dice che l’inflazione non c’è! Sono i numeri a confermare il contrario. Non c’è in Italia e ce n’è poca in Europa, ma nel resto del mondo le cose vanno diversamente. Guardate questo grafico e capirete facilmente che il quadro inflattivo appare molto articolato.

Ecco allora due premesse fondamentali:

1°) la brutta bestia intacca pur sempre i vostri risparmi, anche perché c’è un’altra “inflazione”, quella finanziaria di cui nessuno tiene conto.  Se il rendimento medio di un patrimonio tipo è del 3% e il vostro frutta solo l’1% (i numeri sono a caso) perderete ogni anno il 2%, che è una sottrazione di ricchezza equivalente a quella della diminuzione di valore della moneta in cui guadagnate e spendete, pur essendo tutt’altra cosa.

2°) l’inflazione di chi ne ha di più può trasformarsi in un’occasione di profitto. Puntare su titoli “inflation linked” per esempio messicani o australiani significa incamerare l’aumento dei costi di quei Paesi rispetto alla deflazione o quasi di casa nostra, pur con intralci da superare, a cominciare dalla variabile valutaria.

Di inflazione bisogna quindi occuparsi sempre e ci sono investitori specializzati in questo “asset” (termine improprio!), con profitti semplicemente straordinari. Nel 2015 chi ha puntato sugli “inflation linked” inglesi ha incamerato una rimuneratività di quasi il 50%, grazie alla rincorsa delle quotazioni e alla rivalutazione della sterlina. Nel 2016 è andata bene (con profitti certamente minori) a chi ha confidato sugli “inflation linked” Usa. E quest’anno? Difficile dirlo, anche se qualche idea ce l’avremmo; è presto però per esplicitarla.

Cosa la determina                        

Quali cause alimentano l’inflazione? Autorevoli studi (che sintetizziamo al massimo) appurano i tre fattori decisivi nel contesto occidentale:

1°) predominante l’andamento del costo del lavoro nel singolo Paese

2°) determinante l’evoluzione del prezzo del petrolio

3°) influente l’inflazione importata da altre aree del mondo, a causa di meccanismi complessi.

Chi vi dice di non preoccuparvi oggi dell’inflazione sostiene una cosa inesatta, perché due fattori su tre (il secondo e il terzo) stanno andando al rialzo. Quindi – senza nessuna isteria – bisogna dedicare attenzione a questa variabile, inserendo progressivamente in portafoglio strumenti non solo difensivi ma utili anche per una buona crescita del capitale nel lungo termine, così come – se si indovina la strada giusta – nel breve periodo.

Un primo portafoglio di bond, Etf e fondi anti inflation

Le “asset” utili per cavalcare l’inflazione sono molte, dai metalli preziosi a determinate categorie di azioni (non tante in realtà!), ma fra tutte un ruolo decisivo lo svolgono le obbligazioni “inflation linked”, universo molto più ampio e diversificato di quanto generalmente si creda. Moltissimi Paesi del mondo propongono bond di tale tipo, ma spesso si tratta di vecchie emissioni cariche di “inflazione” precedente e quindi molto costose. Ogni emittente ha poi sue concezioni particolari degli “inflation linked”, con strutture anche diverse. Fatte salve queste premesse, ecco una rassegna di strumenti da valutare per puntare sull’aumento del costo della vita.  

Inflazione area euro

1°) Italia Btpi 3,1% scadenza 15/9/2026 (Isin IT0004735152): valuta euro – bond quotato sul Mot – prezzo attuale 120,6 – paga il 3,10% del valore nominale indicizzato all'indice dei Prezzi al Consumo Eurostat, quindi area euro (escluso il tabacco), con capitale indicizzato all’inflazione (tasso attuale 1,1%). Punto debole: il titolo è attualmente caro perché la cedola è elevata rispetto ai tassi di interesse correnti in area euro.

2°) Spagna Bono 1,8% scadenza 30/11/2024 (Isin ES00000126A4): valuta euro – bond quotato sul Mot - prezzo attuale 114,2 - paga l’1,8% indicizzato e il capitale è rivalutato in base all’inflazione europea harmonized Index of Consumer Prices (HICP) ex-tobacco (tasso attuale 1,1%). Punto debole: il titolo è piuttosto volatile.

3°) Francia Oati 0,1% scadenza 25/7/2021 (Isin FR0011347046): valuta euro – bond quotato su Tlx – prezzo attuale 106,9 – paga lo 0,1% rivalutato dell’inflazione francese, con capitale indicizzato sullo stesso parametro (tasso attuale 0,6%). Punto debole: il titolo è caro, come tutti gli Oati.

4°) Etf Lyxor UCITS ETF EuroMTS Inflation Linked Investment Grade (Isin  FR0010174292): valute di negoziazione e di denominazione euro – Etf quotato a Borsa Italiana – prezzo attuale 147,2 euro – sottostante l'indice Ftse Mts Eurozone Inflation-Linked Bond Mid Price, che replica i titoli di Stato indicizzati all'inflazione più importanti e negoziati dell'eurozona – appartiene alla tipologia ad accumulo – di tipo con replica fisica – commissione annuale (Ter) 0,20%. Punto debole: risente dei timori di un possibile aumento dei tassi nel medio periodo.

Inflazione altri Paesi occidentali

1°) Usa Treasury inflation linked 0,25% scadenza 15/1/2025 (Isin US912828H458): valuta dollaro – bond quotato su Tlx – prezzo attuale 98,8 $ – paga lo 0,25% rivalutato dell’inflazione Usa, con capitale indicizzato sullo stesso parametro (tasso attuale 2,1%). Punto debole: la cedola è molto bassa, ma la scelta di questo “i.l.” è dovuta alla quotazione sotto la pari. Attenzione al dollaro nel lungo periodo.

2°) Gran Bretagna Gilti 0,125% scadenza 22/3/2026 (Isin GB00BYY5F144): valuta sterlina – bond quotato su Tlx – prezzo attuale 119 £ - paga lo 0,125% rivalutato dell’inflazione inglese, con capitale indicizzato sullo stesso parametro (tasso attuale 1,60%). Punto debole: la cedola è molto bassa e la quotazione elevata, ma il trend inflattivo è al rialzo e la sterlina decisamente debole rispetto all’euro.

3°) Canada CG inf. link. 1,25% scadenza 1/12/2047 (Isin CA135087B949): valuta dollaro canadese - bond quotato alla Borsa di Francoforte – prezzo attuale 117,8 Cad – paga l’1,25% rivalutato dell’inflazione canadese, con capitale indicizzato sullo stesso parametro (tasso attuale 1,50%). Punto debole: la scadenza scelta è volutamente molto lunga per poter effettuare eventuali mediazioni in rapporto al cambio Eur/Cad.

4°) Australia Notes inf. link. 1,25% scadenza 21/2/2022 (Isin AU000XCLWAB3): valuta dollaro australiano - bond quotato alla Borsa di Francoforte - prezzo attuale 113,8 Aud – paga l’1,25% rivalutato dell’inflazione australiana, con capitale indicizzato sullo stesso parametro (tasso attuale 1,30%). Punto debole: il cambio Eur/Aud, sempre molto volatile.

5°) Etf Ishares $ Tips Ucits Usd (Isin IE00B1FZSC47): valuta di negoziazione euro e valuta di denominazione dollaro Usa – Etf quotato a Borsa Italiana – prezzo attuale 187,6 euro - sottostante l'indice Barclays Us Government Inflation-Linked Bond Index (Tips), che replica i titoli di Stato statunitensi di tale tipo – appartiene alla tipologia ad accumulo – di tipo a replica fisica – commissione annuale (Ter) 0,25%. Punto debole: il rischio cambio.

6°) Etf Ubs Tips 1-10 Eu Hdg (Isin LU1459801780): valuta di negoziazione euro e copertura del cambio rispetto alla valuta di denominazione (dollaro Usa) – Etf quotato a Borsa Italiana – prezzo attuale 10,98 euro – sottostante l'indice Barclays US Government 1-10 Year Inflation-Linked Bond (Eur Hedged), che replica i titoli di Stato statunitensi di tale tipo con scadenza: 1-10 anni – appartiene alla tipologia ad accumulo – di tipo a replica fisica – commissione annuale (Ter) 0,25%. Punto debole: scambi per ora modesti.

Inflazione Paesi emergenti

1°) Fondo Fidelity Emerging Markets Inflation Linked Bond E-EUR-Acc (Isin LU0699195888): valuta di negoziazione euro e copertura cambio rispetto alla valuta di riferimento del comparto (dollaro Usa) – quotazione attuale 11,4 euro - almeno il 70% investito in obbligazioni legate all'inflazione emesse da governi e agenzie governative di Paesi emergenti di ogni parte del mondo (duration media 2,8 – maturity 5,3 – rating medio BB) – appartiene alla tipologia ad accumulo. Punto debole: forte concentrazione su poche obbligazioni.

2°) Fondo Julius Baer Multibond Emerging Markets Inflation Linked Bond Fund Eur (Isin LU0564979515): valuta di negoziazione euro e copertura del cambio rispetto alla valuta di riferimento del comparto (dollaro Usa) – quotazione attuale 54,4 euro - investe almeno i 2/3 del patrimonio in una gamma diversificata di obbligazioni "inflation linked" emesse o garantite da debitori dei mercati emergenti – appartiene alla categoria a distribuzione di cedole (0,5 euro ogni mese - a gennaio 2017 0,45). Punto debole: negli ultimi anni i rendimenti sono stati negativi.  

Un commento finale: questa è solo una piccola proposta di bond, Etf e fondi per piegare l’inflazione. Molte altre sarebbero possibili e sul tema torneremo certamente anche in futuro. E’ evidente come le obbligazioni dei Paesi occidentali siano decisamente care – salvo qualche raro caso – e ciò dipende da vari motivi. Quelle invece dei Paesi emergenti costano poco e rendono tanto. Una combinazione fra i due mondi è quindi inevitabile.