Btp Italia maggio 2023: conviene o no?


Poco o nulla in termini di potenziali performance di prezzo, tanto in relazione alla difesa dall’inflazione. Lo dice l’esperienza dei suoi predecessori. Con due variabili molto incerte.

Cedole & dividendi

La domanda è inevitabile: il nuovo Btp Italia maggio 2023, in collocamento sul Mot da lunedì e di cui ora si conosce la cedola base, fissata nello 0,45% (e della quale – come sempre – si potrebbe assistere a un eventuale rialzo al termine del periodo di raccolta degli ordini, opzione in realtà poco probabile), conviene oppure no? Come si comporterà nell’immediato? Questa volta la risposta è abbastanza semplice: sul mercato infatti ci sono già tre titoli a scadenza simile e a cedola base non troppo lontana da quella del nuovo Btp Italia maggio 2023. I quali si stanno comportando così:

 Btp Italia

 Cedola base

 Quotazione (1)

 Aprile 2023

 0,50%

 100,35

 Aprile 2024

 0,40%

   99,73

 Ottobre 2024

 0,35%

   99,45

  1. (1) Di chiusura venerdì 12 maggio

Il fatto che tutti fossero a scadenza 8 anni, mentre il nuovo Btp Italia maggio 2023 lo è a 6 anni non incide, perché ciò che importa è la vita residua. Considerando che l’esordiente si inserisce fra l’aprile 2023 e il maggio 2024 come cedola base, c’è da aspettarsi che, anche in termini di quotazione, venga a collocarsi fra i due, almeno nella fase iniziale. Puntare quindi a significative performance di prezzo non avrebbe senso: nel migliore dei casi si tratterà di poca cosa.

Il Btp Italia maggio 2023 va chiaramente visto invece in chiave di protezione dall’inflazione di casa nostra: banale dirlo ma non più di tanto. Il risveglio c’è stato, confermato anche dagli ultimi dati. Quanto continuerà a manifestarsi è impossibile prevederlo, sebbene una cosa sia certa: il trend 2017 si è mosso sull’onda del riavvio dei prezzi del petrolio, come dimostrano i grafici. Il recente calo potrebbe riportare in basso l’inflazione nel breve termine, ma non ci si aspettino crolli e ritorni a fasi deflattive.

Un po’ di Btp Italia in portafoglio fa quindi bene, a condizione di essere coscienti di due variabili non trascurabili:

1°) Il fattore tassi di interesse va preso in considerazione. La quotazione del Btp Italia risente anche di questo elemento di instabilità e avendo una cedola molto bassa – in presenza di tensioni – ne soffrirebbe, scendendo sotto la pari.

2°) Il fattore rischio di credito esiste. Il nostro Paese continua a vivere una fase di estrema instabilità politica, che inciderà sui conti pubblici.

Pertanto prudenza si impone pur riconoscendo la validità dello strumento, l’unico di fatto oggi disponibile per contrastare un riscaldamento del costo della vita relativamente ai parametri italiani.