Mercato obbligazionario: rendimenti in lieve contrazione


Terminata la tornata elettorale italiana, che un po’ di nervosismo sui listini l’ha portata, riprendiamo le fila dell’analisi dei rendimenti impliciti sul mercato obbligazionario che hanno temporaneamente arrestato la loro salita, concedendosi una piccola pausa di lieve contrazione rispetto alla salita praticamente ininterrotta di diverse settimane. Il dato sull’inflazione europea ha visto una contrazione pari a -0,90% rispetto al mese precedente per un CPI a 101,64 di fatto assolutamente in linea con la stagionalità dell’inflazione area EUR che ha nei mesi di gennaio e luglio i due mesi di contrazione; più tonico invece il dato del FOI italico in salita dello 0,40% rispetto al mese precedente.

DI fatto, per ciò che concerne l’area EUR il dato è in linea con le attese, mentre per ciò che concerne l’Italia il dato è inferiore alle attese; poiché il peso specifico della nostra inflazione è poca cosa e non è certo questa la stella polare della BCE, i mercati hanno incassato il dato che di fatto era già scontato, senza particolari sussulti. In queste ultime sedute abbiamo assistito quindi ad una lieve riduzione dei rendimenti impliciti ma questo non cambia il quadro generale del mercato obbligazionario che si mantiene saldo nella sua impostazione di rendimenti in lieve ma costante aumento.

La nostra consueta lettura del mercato obbligazionario attraverso la ZC-Yield Curve, ci mostra così questa settimana rendimenti impliciti in lieve discesa rispetto alla scorsa rilevazione. Sul tratto a lunga siamo ora tornati in area 1,50% per le scadenze dal 2033 (contro 1,55% della scorsa rilevazione) e poco sotto ad area 1,40% per le scadenze 2031 (contro 1,42% precedente); sulla scadenza a 10 anni siamo ora in area 1,12% rispetto alla precedente lettura di circa 1,16%; per le scadenze dal 2037 torniamo sotto area 1,70% di rendimento per rimanervi anche sulle scadenze dai venticinque anni in poi. SI ferma anche il movimento di maggior ripidità della curva osservato nelle settimane precedenti, che si assesta così anche come inclinazione positiva. Anche i forward su Euribor 6 mesi hanno reagito con una leggera contrazione e sul tratto a lunga siamo ora nuovamente in area 2,20% (contro il 2,30% della scorsa settimana) mentre rimane ormai stabile da tempo la parte a breve.


Anche gli spread e i rendimenti dei benchmark decennali sono ovviamente allineati ai movimenti letti sulla ZC-Yield Curve, con contrazioni generalizzate per tutti. Il decennale tedesco torna frazionalmente sotto area 0,70% di rendimento (da 0,74% della scorsa settimana); anche la Francia passa dall’1% all’attuale 0,94% e l’Irlanda che scende a 1,09%. Movimento all’unisono anche per i c.d. periferici con il nostro Btp che seppur di poco torna sotto il 2,00% di rendimento, il Portogallo che scende a 1,98% e la Spagna che passa a 1,47% da 1,49%. Sul fronte spread, restringono di qualche basis point Portogallo e Italia, mentre risulta in lieve salita la Spagna, rispettivamente a 122 bps, 130 bps e 79 bps.

Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei benchmark decennali dei principali mercati – nonostante la modesta discesa dei rendimenti osservata – rimane stabile l’impostazione generale, confermando quindi il probabile nuovo corso dell’obbligazionario. Il modello Trendycator si mantiene quindi saldamente LONG sia sull’area UK sia sull’area BUND: l’area UK passa da area 1,60% ad area 1,50% ma Trendycator  rimane verde, il Bund torna sotto 0,70% dopo il balzo delle settimane scorse, ma anche in questo caso nessun tentennamento da parte di Trendycator. Di fatto in laterale il nostro Btp che torna nella parte bassa del range 2%-2,20% e Trendycator che prosegue nella sua zona neutrale, sempre in attesa di confermare il BOTTOM realizzato a fine 2017. L’area USA, ormai da tempo avviata al “nuovo corso” vede l modello  Trendycator sempre verde (ormai da oltre 20 settimane) con i rendimenti che hanno raggiunto il target psicologico di area 3,00% per poi ripiegare un po’.

Probabilmente per avere nuovi impulsi degni di nota bisognerà attendere i prossimi dati macro e soprattutto le nuove mosse delle Banche Centrali. A costo di essere noiosi, ribadiamo che il filo rosso per questo 2018 sarà l’inflazione, il cui andamento condizionerà inevitabilmente l’andamento dei rendimenti in primis e l’operato delle Banche Centrali a stretto giro. Il modello continua a proporre aspettative per un mercato obbligazionario diverso da quello osservato negli anni dei QE a pieno regime e con economie ferme al palo se non addirittura in seria crisi, e di questo dobbiamo tenere conto.