Mercati obbligazionari stabili, Borse sotto pressione


Cari lettori di Rischio Contenuto ben ritrovati.
Riparte un nuovo anno sui mercati, e già dalle prime battute non pare avere una cera migliore di quanto visto per buona parte del 2018. L’anno appena passato si è chiuso con i mercati azionari in flessione mediamente del 10% e l’obbligazionario in media ha perso circa il 3,5%. Il 2019 ha già visto un avvio piuttosto negativo per i mercati azionari, tuttavia ora in recupero parziale, mentre l’obbligazionario di fatto si è mantenuto stabile.

Infatti, in queste ultime giornate l’attenzione dei mercati europei è stata rivolta alle minute dell’ultima riunione BCE, le quali non hanno riservato sorprese. Le quotazioni dei principali titoli governativi e i relativi spread hanno quindi mantenuto le posizioni conquistate nelle settimane precedenti. Solo il Bund si sta portando verso i minimi di rendimento di inizio anno in area 0,15%.

Secondo quanto circola nelle sale operative questo accumulo sui Bund dovrebbe essere dettato dalle incertezze sul voto del Parlamento inglese sull’accordo Brexit oltre a timori di recessione in area Euro. Quali che siano le ragioni sta di fatto che il Bund pare aver riconquistato il suo “status” di bene rifugio tra i governativi solo in parte però “spiegato” dai dettagli forniti dalla BCE.

Le minute della riunione di dicembre infatti hanno confermato l’atteggiamento prudente di Draghi indicando come la situazione economica rimanga “fluida e vulnerabile, con rischi che possono tornare ad avere un ruolo prominente e nuove incertezze possono emergere”. La Bce prosegue ne considerare i potenziali rischi “bilanciati”, ma in equilibrio delicato “per la persistenza di incertezze legate a fattori geopolitici, la minaccia del protezionismo, la vulnerabilità dei Paesi emergenti e la volatilità” sui mercati finanziari.

Confermato nelle minute BCE anche la possibilità di ricorrere ad un nuovo programma Tltro, così come affermato da Draghi in tema di “rivedere il contributo delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine alla posizione complessiva della politica monetaria”. Per ciò che concerne i dati sulla crescita economica questi “sono stati più deboli delle attese, riflettendo una domanda esterna più debole e alcuni problemi specifici di singoli settori e Paesi”, tuttavia la BCE crede che “la forza sottostante della domanda domestica continua a sostenere l’espansione nell’Eurozona e un graduale aumento delle pressioni inflazionistiche”.

Cosa aspettarsi? Poste le questioni in questi termini – come per altro già in parte scontato dal mercato – il principale strumento di politica monetaria delle BCE sarà d’ora in poi la leva sui tassi, avendo posto termine al QE e avendo solo imbastito la questione delle aste Tltro. E di conseguenza si riveleranno molto probabilmente determinati i dati macro dell’eurozona: cioè di fatto, in assenza di recrudescenze a livello politico (la protesta in Francia è tutt’altro che risolta…) i mercati dovrebbero tornare ad essere “guidati” dai dati macro ma le tensioni istituzionali sono ancora tali da non poter escludere nulla.

Il nostro portafoglio riprende a salire con vigore e ai prezzi correnti di mercato ha un NAV pari a 110,91 in crescita di quasi il 2% dal minimo di fine novembre a quota 108,84. Inoltre ora siamo forti di ulteriore liquidità (circa il 20% del portafoglio) grazie al rimborso di tutti i titoli che andavano a scadenza nel 2018.

Il netto miglioramento della “percezione” sul nostro debito pubblico ha portato enorme beneficio ai governativi in portafoglio che hanno recuperato moltissime posizioni. Bene anche l’inserimento del trittico di fondi, tutti in utile, con il Multibonds che spicca a +4%.

Portafoglio aggiornato nell’apposita sezione.