Bond - Non possiamo comprare Berkshire Hathaway ma Popolare di Bari sì!!


Nuovo caso di subordinato Tier 2 nel portafoglio del retail, cui spesso è stato imposto con abili lusinghe. Regolatori e vigilanti – tanto severi in altri casi – dove erano?

Cedole & dividendi

Regolatori, controllori e quant’altro: fra Unione europea (madre di quell’esasperazione che è la Mifid 2) e singoli Paesi – quindi l’Italia nel nostro caso – il sistema finanziario è soggetto a continue nuove normative e verifiche che tenderebbero a difendere il risparmiatore. Così non è, perché chi le scrive e le esegue spesso conosce molto bene la materia da un punto di vista teorico ma quasi sempre ignora la pratica. Tutto ormai è “normato” (per usare un termine tecnico) e gli effetti sono distorcenti, con una vera e proprio mancanza di libertà imposta da poteri forti che vogliono favorire la vendita del gestito (polizze, gestioni patrimoniali e fondi) ma boicottare quella di singoli prodotti, come possono essere, per esempio, obbligazioni o Etf privi di quegli inefficaci “oggetti” come Kiid o Kid, semplici e spesso imprecise traduzioni di documenti scritti originariamente in altre lingue. Su questo tema torneremo in futuro ma oggi vorremmo mettere in luce la contraddittorietà di una situazione ormai tirata per i capelli.

Ogni anno scoppia la bomba di qualche banca minore italiana che deve essere salvata dalla mano pubblica. E ogni anno si scopre che piccoli e medi investitori hanno in portafoglio obbligazioni subordinate dell’istituto di credito in default. Ora è il caso della Banca Popolare di Bari, che ha emesso tre Tier 2: la prima da un importo di 6 milioni di euro scade il 27 novembre 2020; la seconda, da 15 milioni di euro con scadenza nel 2025, è stata sottoscritta da un investitore istituzionale; la terza e maggiore, proposta a fine 2014 nei mesi seguenti l’acquisizione di Tercas, è di oltre 213 milioni di euro, riconosce una cedola del 6,5% e scade a dicembre 2021 (Isin IT0005067019). Prevede inevitabilmente la convertibilità in capitale ordinario nel caso di necessità patrimoniali della banca. Diverse migliaia di investitori retail ne sono stati sottoscrittori e ora tremano per il meccanismo appunto del “burden sharing”, procedura disciplinata dall'articolo 132 della direttiva UE/2014/59 Bank Recovery and Resolution Directive, da applicarsi in caso di dissesto di un istituto bancario.

Una storia che abbiamo già visto troppe volte e che porta a chiedersi: come mai il regolatore accetti che ignari investitori possano collocare i propri risparmi su strumenti ad altissimo rischio mentre è loro rifiutata l’eventualità di mettere in portafoglio obbligazioni a nobilissimo rating (un caso per tutti e più volte segnalato quello di Berkshire Hathaway – valutazione AA+), solo perché non trattate sulle Borse di casa nostra o prive di prospetti o regolamenti di offerta certamente utili come principio ma spesso fallaci e/o imprecisi nelle informazioni rese disponibili.

Delle due l’una: o non si contratta né Popolare di Bari né Berkshire Hathaway o si rendono disponibili entrambe, lasciando agli intermediari e ai consulenti la giusta scelta di offrirle ai propri clienti. Il mercato finanziario deve essere – per sua natura – affrancato, seppur controllato. Che senso ha impedire l’acquisto di un bond ad altissimo rating (fra l’altro quotato magari sulla Borsa di Francoforte) e consentirlo invece per strumenti a leva – addirittura 5 o 7 – regolarmente accessibili da chiunque utilizzi una normale piattaforma di trading? Forse siamo scimuniti noi o forse c’è qualcosa che non va nella regolamentazione dei mercati? Ognuno si dia la sua risposta!