Mercato obbligazionario: come va il nostro debito pubblico?


Diamo uno sguardo allo stato di salute del nostro debito pubblico, ora che le acque sono abbastanza calme e lo spread sotto controllo, considerando sia l’esito dell’ultima emissione riferita al nuovo benchmark trentennale sia i numeri di Banca d’Italia in merito allo stock complessivo.

Partiamo dal nuovo Btp scadenza 2050, che ha visto una domanda record per un rendimento del 2,50% e con cedola al 2,45% che è la più bassa mai registrata per un’emissione italiana così lunga. Il successo riscosso dal bond è indiscutibile: sono stati raccolti ordini per ben 47 Mld Euro, a fronte di un’offerta che si è fermata a 7 Mld. D'altronde, siamo in buona compagnia, visto che recentemente il Bonos a 10 anni della Spagna ha ricevuto ordini per 53 Mld e il Belgio ha attirato 23 Mld per il suo decennale. Il buon momento sui mercati finanziari ha convinto il Tesoro italiano ad approfittarne per emettere il nuovo benchmark a 30 anni, che va a sostituire quello con scadenza nel settembre 2049 e rispetto al quale è stato determinato uno spread di 6 punti base, meno dei 9 inizialmente indicati nella guidance.

E qui tutto bene, ma come siamo messi in termini di stock di debito complessivo? E per il 2019 siamo riusciti a rispettare i vincoli europei? Vediamo i numeri. Secondo i dati comunicati da Banca d’Italia, il debito pubblico italiano a novembre è sceso di 2,2 Mld a poco meno di 2.500 Mld Euro. Manca ancora il mese di dicembre e dopodiché saremo in grado di sapere con esattezza di quanto si è mosso lo stock nell’intero anno. Cosa molto importante poiché impatta sul rispetto dei vincoli europei, cioè quel deficit al 2% “concordato” tra il primo governo Conte e la Commissione UE nell’autunno del 2018.

Se confrontiamo i dati di novembre 2019 con quelli di dicembre 2018 riscontriamo che le disponibilità liquide del Tesoro ammontavano a 55,4 Mld Euro, cioè +20,3 Mld dalla fine dell’anno precedente. Questo significa che se a dicembre le scorte liquide fossero state ridotte alla stessa entità di un anno prima, lo stock di debito scenderebbe già di per sé di oltre una ventina di miliardi. A questo va aggiunto l’avanzo di amministrazione, stimato in via provvisoria dal Tesoro a 9,7 Mld.

Ne ricaviamo che in totale, il debito pubblico italiano a dicembre dovrebbe essere sceso di 30 Mld rispetto a novembre: cioè, si dovrebbe attestare poco sopra i 2.400 Mld, un dato che se confrontato con i 2.380 Mld di fine 2018 porta ad una annuale intorno ai 35 miliardi, pari esattamente al 2% del Pil. Quindi dovremmo essere riusciti a stare nei limiti “negoziati”, anche se Mazziero Researh (come riporta alcuna stampa specializzata) ha stimato un indebitamento a fine 2019 di 2.421 Mld Euro cioè un 2,3% del Pil. Uno sforamento di qualche decimale quindi, che però potrebbe essere gestito riducendo le disponibilità liquide del Tesoro.

Torniamo alle nostre analisi, con la nostra consueta lettura del mercato obbligazionario attraverso la ZC-Yield Curve. Tornano ad allargarsi sensibilmente i rendimenti rispetto alla nostra ultima analisi, in maniera composta e senza strappi, sempre all’interno di una volatilità normale. I rendimenti sono ora negativi sino alle scadenze 2027; il tratto a lunga sale verso area 0,60% di rendimento per le scadenze 2050; anche sulla scadenza a 10 anni si sale un po’ e si va in area 0,15%. La curva nel suo complesso incrementa lievemente la sua ripidità, in modo visibile sul tratto a breve, dando alla curva una forma in via di “normalizzazione” dopo tanti mesi con una parte a breve piuttosto erratica. Salgono anche i forward su Euribor 6 mesi che sul tratto a lunga si portano ora ina area 1,04% rispetto ad area 0,98% della scorsa rilevazione, e anche sul tratto a breve si sale ora verso area -0,30%.

Più stabili i rendimenti dei governativi decennali e gli spread contro Bund, con movimenti di piccola entità che non danno il senso di imminenti cambi del quadro complessivo. Il rendimento del decennale tedesco si porta in area -0,21%, il rendimento quello della Francia va allo 0,05% e quello dell’Irlanda si porta allo 0,06%. Sostanzialmente stabile la Spagna che va allo 0,47% così come il Portogallo che si porta allo 0,41% di rendimento. Stabile il rendimento dell’Italia che resta poco sopra all’1,40%. A livello di spread Vs Bund abbiamo Portogallo, Spagna e Italia rispettivamente a 61 bps, 67 bps e 162 bps.

Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali si confermano anche in questa analisi le evidenze tecniche già analizzate nelle scorse settimane, compresa l’ultima in ordine di tempo che riguarda l’inversione sull’area UK. Il modello Trendycator si mantiene quindi sempre NEUTRAL sull’area BUND con il rendimento del decennale tedesco che continua a stazionare nell’intorno di area -0,20% che, ricordiamo, rappresenta la resistenza chiave per un vero cambio di scenario. Il modello Trendycator si conferma anche LONG sull’area UK, con il Gilt che tuttavia corregge e si riporta temporaneamente sotto area 0,70%. Sarà da verificare nelle prossime sedute questa situazione. Imperterrito nella sua lateralità il nostro Btp con il rendimento che prosegue a stazionare nell’intorno di area 1,40% con Trendycator sempre SHORT; sostanzialmente laterali anche i rendimenti USA, con Trendycator che si mantiene SHORT sul decennale, e con rendimenti ora poco sotto area 1,80%.

Bond Weekly Ranking
Riprendiamo l’analisi sotto forma di ranking dei bond con rating sotto l’investment grade, a caccia di idee da rapporto rischio/rendimento un po’ spinto. Il ranking considera i bond in Euro con scadenza dal 01.01.2021al 31.12.2026, aventi rating da BB+ sino a CCC+ e con rendimento minimo del 4,00% lordo.

ATTENZIONE: si rammenta che i bond High Yield hanno un rischio spesso non trascurabile in termini di Credit Risk, per cui non sono da considerarsi come suggerimenti operativi, bensì come mere segnalazioni che non saranno poi seguite in modo organico. Pertanto, chi decidesse di prendere spunto da tali segnalazioni dovrà poi seguire in via autonoma l’andamento del titolo e le eventuali notizie relative all’emittente, controllando con frequenza il mercato.