Mercato obbligazionario: i mercati tifano per Biden


Tutti con il fiato sospeso. Le elezioni USA 2020 stanno diventando – non inaspettatamente – un film con Trump che minaccia di mandare tutto in tribunale poiché si sente defraudato della vittoria, per altro annunciata arrogantemente ancor prima di conoscere l’esito del conteggio dei voti che era – ed è – ancora in corso in queste ore.

Biden è indiscutibilmente avanti al momento, ma anche se le operazioni di spoglio non sono ancora completate, Trump non ha intenzione di aspettare la fine di tali operazioni. L’altra notte, dopo aver trasformato i risultati chiave da parziali a definitivi e in suo favore, ha annunciato: “Vogliono rubarci i nostri voti. È una grande frode per l’America, è molto triste, ma noi non lo consentiremo. I democratici hanno perso le elezioni e allora sono pronti a ricorrere ai tribunali. Ve l’avevo detto. Ma le elezioni sono finite. Nessuno Stato può continuare a contare i voti di corrispondenza spediti dopo l’election day. Chiederò alla Corte Suprema di bloccare il conteggio in tutti gli Stati”.

A fronte di tali dichiarazioni è comprensibile che i mercati tifino Biden, e anzi quasi ci scommettono esibendo buone performance sia sull’equity sia sul reddito fisso. Anche i preziosi seguono l’onda al rialzo e solo il dollaro è un po’ sotto pressione nei confronti dell’euro. Per altro, il delirio di Trump, oltre ad essere senza precedenti, è anche fondato su un presupposto errato. E sarebbe preferibile credere che sia errato per ignoranza (nel senso di non conoscenza) piuttosto che per mera bieca strumentalizzazione. Infatti, gli Stati attualmente in bilico che stanno verificando le schede inviate dagli elettori – che tra l’altro ricordiamo essere la forma di voto principe negli USA – hanno ricevuto tali schede prima e non dopo il 3 novembre.

Per altro, la possibilità di una “guerra” giudiziaria scatenata proprio da Trump era largamente prevista ben prima delle elezioni; infatti, per voce dello stesso presidente, sia sui social sia nei comizi e nei discorsi ufficiali, aveva già anticipato questa possibilità. Della serie: mettiamo le mani avanti perché devo vincere io e basta. Ci vorranno giorni o forse settimane prima che questa vicenda si risolva e intanto la finanza scommette e spera che alla fine la spunti Biden.

E anche l’Europa è a favore di Biden. Infatti, a Bruxelles si tifa apertamente per il candidato democratico, anche per motivi reconditi e non solo per mera simpatia o perché, ad ogni buon conto, Trump ha spesso e volentieri messo nel mirino il deficit commerciale USA nei confronti della UE. Ed è forse qui il maggior motivo di “appoggio” a Biden: i commissari europei credono che se alla Casa Bianca andrà Biden la leva fiscale sarà utilizzata in misura maggiore a sostegno dell’economia a stelle e strisce.

Due conti per capire perché non solo l’Europa ma anche le altre economie mondiali gradirebbero non vedere un secondo mandato di Trump. L’Unione Europea ha esportato nel 2019 beni e servizi per 384 Mld di euro, con un avanzo di 153 Mld. Di fatto, gli americani sono acquirenti netti di prodotti europei e ovviamente più spendono, più noi produciamo e vendiamo. Ma in generale gli USA importano dal resto del mondo 3.100 Mld USD all’anno, ovvero circa 580 Mld in più di quanto non esportino. Dunque, numeri alla mano, gli USA danno una bella mano non solo all’Europa, bensì anche alla Cina e a decine di altre economie.

Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve, questa settimana, mostrare una sostanziale stabilità dei rendimenti su tutto il tratto della curva, con tutte le scadenze che permangono in area negativa, come già osservato nella scorsa analisi. La scadenza a 10 anni si conferma immobile con rendimento negativo in area -0,26% e la scadenza trentennale passa dal -0,05% al -0,03% di rendimento, in lieve salita. Sempre stabile la forma della curva, ben ripida e con rendimenti decrescenti sempre a partire dalla scadenza 2043; la curva esprime ora il massimo rendimento in area -0,005% per la scadenza 2042 in leggera salita rispetto al -0,01% della scorsa analisi. Discreta stabilità anche per i tassi forward su Euribor 6 mesi, che sul tratto a lunga sono ora poco sopra area 0,30%, con il tratto a breve sempre in ballo tra area -0,60% e area -0,50%.

Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, non è cambiato molto rispetto alla scorsa analisi, salvo per l’area USA che fornisce un primo segnale di possibile cambio scenario. Si allenta la pressione sul nostro debito pubblico con lo spread che torna a ridimensionarsi allontanandosi dalla zona di potenziale allerta. Sull’area UK i rendimenti rimangono sui minimi e sempre poco sopra area 0,20%, con Trendycator stabilmente SHORT. Consolida il recente rafforzamento il BUND, con il modello Trendycator ancora SHORT e con il rendimento del decennale tedesco poco sotto area -0,60%. Migliora il nostro Btp, con i rendimenti che si allontanano dalla zona a rischio e con lo spread nuovamente sotto ai 130 bps; il rendimento del decennale è ora nuovamente di un soffio sotto area 0,70% con Trendycator che si conferma SHORT per la settima settimana consecutiva. Cambia invece l’impostazione degli USA, con i rendimenti che sono entrati in fibrillazione e sono saliti per il clima delle presidenziali: il Trendycator rileva un potenziale cambio di scenario e abbandona lo SHORT (dopo quasi due anni…) e si mette in posizione NEUTRAL. I rendimenti viaggiano verso area 0,90% ma mentre scriviamo queste righe i Treasury consolidano il rimbalzo di ieri e quindi la situazione è in divenire.

Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Analisi sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.

Questa settimana, visto il momento di distensione sui nostri Btp, e visto che la strategia operativa con i livelli chiave dovrebbe essere ormai assimilata (nel caso fare riferimento all’articolo del 29 ottobre scorso), ci occupiamo dei governativi turchi e del relativo cambio EUR/TRY. Questo perché mi sono giunte alcune richieste in tal senso, domandandomi se a questi livelli sia interessante entrare per sfruttare il momento di tensione – momento che dura da un po’ di tempo – sul Paese di Erdogan.

Ho quindi pensato di “rispondere” a tali richieste direttamente con l’analisi in questo articolo, a beneficio di tutti i lettori. Bene, come sappiamo è in atto uno scontro tra Francia e Turchia e, comunque, da tempo sia il debito turco sia la sua valuta sono sotto pressione. Gli investitori internazionali hanno dimostrato chiaramente la loro avversione per i titoli governativi turchi e le nuove vicende non vanno certo nella direzione di una distensione.

Ad ogni buon conto, poiché a noi interessano i numeri e le evidenze del modello Trendycator, vediamo come sono impostati titoli governativi e valuta, per rispondere al quesito se sia il caso di prendere posizione in ottica meramente speculativa e con rischio elevato. Come si vede dal grafico qui sotto, il decennale turco ha toccato un minimo di rendimento a inizio 2020 in area 9,80% per poi rimbalzare con decisione verso area 14%. Il modello Trendycator ha evidenziato anche un BOTTOM ed ha poi cambiato stato da SHORT all’attuale NEUTRAL con una veloce incursione a LONG.

Il trend di medio risulta impostato al rialzo e la resistenza in area 14% ha via via respinto sempre con minor vigore i tentativi di essere superata. Il modello Trendycator non fornisce ancora particolari indicazioni ma sopra il 14% di rendimento le probabilità che cambi stato e diventi LONG sono piuttosto concrete. Superata la resistenza il primo obiettivo è circa in area 16% di rendimento, cioè 200 bps oltre, con un impatto tutt’altro che trascurabile in termini di prezzo dei bond.

Sotto il profilo del cambio è invece più netta la situazione, a tutto svantaggio della valuta turca rispetto al nostro euro. Il grafico sotto non lascia adito a dubbi: il trend del cambio EUR/TRY è in un poderoso trend ascendente di lungo periodo e al momento non si intravedono segni di cedimento. Siamo sui massimi assoluti ormai in area 10 con impulsi continui al rialzo di una certa rilevanza. Il modello Trendycator è in posizione LONG da marzo scorso, ma di fatto salvo qualche momento interlocutorio è da anni che conferma lo stato di continuo indebolimento della Lira turca.

Da queste evidenze dovrebbe risultare abbastanza chiaro che un ingresso sul debito governativo turco rappresenterebbe più una scommessa che altro. Se anche la pressione sui rendimenti dovesse allentarsi e far galleggiare i bond in area 14% avremo però la forza del cambio EUR/TRY a netto sfavore che andrebbe a penalizzare l’eventuale posizione.

La suggestione di “provare a prendere i minimi” è sempre grande, lo sappiamo, e tutti ne siamo spesso affascinati. Posto che nulla vieta di provarci tutte le volte che si vuole, è però chiaro che sotto il profilo tecnico ora non ci sono proprio le condizioni. Il rischio è difficilmente quantificabile, soprattutto sul cambio poiché essendo sui massimi assoluti non abbiamo punti di riferimento per uno stop loss ragionato, ma saremo costretti a prendere la mira a caso.