Mercato obbligazionario: fate il vostro gioco…


I movimenti del mercato obbligazionario e valutario di queste ultime settimane, unitamente alla situazione tutt’altro che buona in alcuni Paesi europei in merito alla recrudescenza del COVID, stanno forse preparando il campo a strategie e mosse di carattere politico all’interno dell’Unione Europea e della BCE.

Che c’entra, direte voi, il numero dei contagi COVID con il mercato valutario?
C’entra eccome, ma andiamo con ordine e fissiamo i due concetti di base che se anche apparentemente slegati forniscono una chiave di lettura su alcune esternazioni di Macron e su cosa aspettarsi dalla BCE alla prossima riunione.

Primo punto: nel terzo trimestre di quest’anno l’euro si è rafforzato del +6% contro il dollaro USA, arrivando a solleticare area 1,20 che non si vedeva da un bel pezzo. Punto secondo: in Francia – in modo particolare – è esploso il numero dei contagi COVID, ben oltre rispetto alla fase più critica dell’emergenza, sebbene fortunatamente il numero dei decessi sia piuttosto contenuto.

Ebbene, sul finire della scorsa settimana, Macron ha avvertito che in Francia potrebbe scattare un secondo lock-down, e dalla Germania ha fatto eco la cancelliera Merkel mettendo in guardia i tedeschi sul fatto che i prossimi mesi saranno duri sul fronte COVID. Ecco quindi servito il piatto “indigesto” che vedono potenzialmente salire le probabilità di un ritorno ai mesi bui della quarantena.

Posto che la le parole di Macron svelano certamente la preoccupazione per la crisi sanitaria ancora in pieno vigore, va tuttavia considerato che le preoccupazioni sono anche per i contraccolpi economici. Infatti, la Francia non sta per nulla gradendo il recente apprezzamento dell’euro contro il dollaro USA, essendo ben consapevole che l’Eurozona non può permetterselo, poiché la ripresa economica passa inevitabilmente per le esportazioni che sono forza trainante della sua economia.

Di fatto, il timore è che si possano concretizzare alcuni scenari prospettati da alcuni analisti, i quali mettono in guardia dal rischio di vedere un ulteriore, vigoroso e veloce apprezzamento dell’euro contro il dollaro – con un cambio a breve in area 1,25 che punterebbe nel tempo addirittura a 1,50 – dopo che la FED ha prospettato tassi bassi a lungo e, in generale, una politica monetaria strutturalmente molto espansiva.

Quindi il vero obiettivo di Macron, con l’allarme e la minaccia di un nuovo lockdown, è quello di lanciare un preciso messaggio alla BCE in tema di stimoli monetari. La strategia dell’Eliseo è quindi quella di segnalare ai mercati e alla Banca Centrale che la politica monetaria nell’area dovrà necessariamente essere tenuta ultra-espansiva per molto tempo ancora e che lo stesso ripristino del Patto di stabilità sia al momento un’ipotesi non considerabile.

Politicamente il messaggio è indirizzato ai “falchi” del Nord Europa in seno al board della BCE, in modo da scoraggiare eventuali tentativi di portare la Lagarde ad una politica meno accomodante. Infatti, la Francia pretende sia un euro debole per sostenere l’export, sia acquisti serrati e a lungo termine di bond, così da tenere sotto controllo i costi di rifinanziamento del debito sovrano che quest’anno dovrebbe decollare intorno al 125% del PIL.

Dal canto suo la Lagarde probabilmente sorride, poiché avrà vita facile a proseguire con le misure espansive, poiché la corsa dell’euro indica che il mercato ha ripreso fiducia nell’Eurozona (grazie sia ai potenti stimoli monetari sia al “Recovery Fund”), dopo aver compreso che l’intenzione della Commissione UE è di evitare un bis della disastrosa crisi dei debiti sovrani ad ogni costo.

E per come si sono messe le cose, la BCE di questo passo non avrà altra scelta se non quella di potenziare gli stimoli monetari, anche solo facendone intravedere una durata più lunga. E’ evidente che la Banca Centrale non può permettersi il lusso di un cambio forte che colpisca le esportazioni dell’area nel momento in cui queste servono più che mai per sostenere il rilancio del PIL. Infatti, la domanda interna si è molto indebolita e i pacchetti fiscali varati dai governi hanno fornito un sostegno solo parziale; per cui è palese che le imprese devono ora riuscire ad approfittare della ripresa della congiuntura internazionale, grazie al fatto che l’Area Euro è una potenza esportatrice netta.

Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve, questa settimana, non evidenzia sostanziali variazioni da quanto osservato nell’ultima analisi, con rendimenti sostanzialmente stabili salvo un lievissimo allargamento sulle scadenze medio-lunghe. Infatti, abbiamo ora rendimenti negativi sino alle scadenze 2033, rispetto alla scorsa rilevazione dove i rendimenti negativi arrivavano alla scadenza 20134. La scadenza a 10 anni resta quindi ancora in negativo e stringe lievemente in area -0,15% mentre la scadenza trentennale allarga di qualche bps in più e passa dallo 0,08% allo 0,12%. Si modifica leggermente la forma della curva che diventa poco più ripida, per poi tornare con rendimenti decrescenti dalla scadenza 2042 che esprime il massimo rendimento in area 0,15%. Un po’ più mossi i forward su Euribor 6 mesi, che sul tratto a lunga scendono di 10 bps portandosi poco sotto area 0,50% da area 0,60% della scorsa analisi. Stabile il tratto a breve sempre nell’intorno di area -0,50%.

Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali non si registrano sostanziali variazioni in ottica strategica per la componente obbligazionaria del portafoglio. Il quadro rimane stabile e i rendimenti rimangono sui minimi, con la sola eccezione dell’area UK. Trendycator rimane comunque SHORT sull’area UK, nonostante i rendimenti abbiano messo a segno un cospicuo rimbalzo dai precedenti minimi in area 0,12% ora poco sopra area 0,30%. Sempre laterale il BUND, con il modello Trendycator stabile sullo SHORT e con il rendimento del decennale tedesco che continua ad oscillare tra area -0,50% e area -0,40%. Stabilità anche per il nostro Btp, con i rendimenti che si mantengono nei pressi di area 1,00% e con Trendycator sempre impostato su NEUTRAL e spread stabile poco sopra i 140 bps. Come da tempo a questa parte, immobile l’area USD con rendimenti ancora in trading range tra area 0,60% e area 0,70% e Trendycator stabilmente SHORT.

Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Analisi sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.

Questa settimana proseguiamo l’analisi del governativo malese, visto che il modello Trendycator è ancora favorevolmente impostato e la fase di pullback verso la resistenza a 2,60% pare essersi esaurita. Infatti, come dicevamo la volta scorsa, il Trendycator è stabilmente SHORT da alcune settimane indicando la possibilità di nuove discese, che potrebbero concretizzarsi ora che la resistenza è stata testata e ha respinto le quotazioni in area 2,50%.

Interessante situazione anche sotto il profilo del rischio cambio, vista la recente accelerazione al ribasso da poco sotto area 5,00 ad area 4,89 come si vede bene dal grafico. Il modello Trendycator è ancora LONG, per cui impostato a favore dell’euro ma se la pressione al ribasso dovesse proseguire sotto 4,85 si potrebbero aprire scenari nuovamente favorevoli alla valuta malese.

Ricordiamo che la Malesia gode di un ottimo rating, accreditata di un A3 da Moody’s,di una A per Standar&Poor’s e di una A- per Fitch; il governativo malese ha quindi un potenziale rischio emittente moderato, collocandosi di fatto nell’area medio-alta dell’investment grade.