Piano Bar : le domande dei lettori...


Piano Bar : le domande dei lettori…          

Un lettore scrive:

Poco tempo fa tale Guido Maria Brera noto finanziere diceva in tv che il debito lo potrebbero comperare gli italiani che hanno i soldi sui cc guadagnandoci un poco e salvando il paese, ma questo se fossimo un paese tipo 'Wir sind ein Volk' e siamo il contrario; e credo che molti sarebbero immediatamente d'accordo ad una patrimoniale con la condizione che si faccia un governo di competenti e imprenditori tipo questo Brera, F. Mutti dei pomodori (che ha aumentato lo stipendio dei dipendenti di sua sponte), magari Cairo a trattare in Europa che ha il pelo sullo stomaco ma non precedenti penali. Non so se quello che sostiene Brera sia vero ma la mia domanda è: si parla di patrimoniale all'1% 2% ora, dato che si dice che la ricchezza privata nei cc degli italiani è pari al debito pubblico, da ignorante ne deduco che il debito pubblico calerebbe del 1% o 2%, a che servirebbe?
PS anche a me interessa lo zucchero. Grazie Dott Frigieri

Non ho seguito l’intervista che ha visto lei di Guido Maria Brera imprenditore e scrittore che ha sposato alcuni anni fa la conduttrice Rai Caterina Balivo, ma sul fatto che in Italia servirebbe una classe dirigente competente e preparata penso che, vedendo quello che accade ogni giorno, possiamo essere tutti d’accordo. Che sia facile trovarla non è semplice considerato il numero di somari che la scuola e le Università hanno sfornato  negli ultimi 30 anni, con gente che le lauree se le è addirittura comprate senza aprire mai un libro, ma qua il discorso diventerebbe lungo. Per quello che riguarda il discorso patrimoniale, la liquidità sui conti correnti penso superi di poco i 1.400 miliardi, mentre i risparmi complessivi degli italiani superano i 4.400 miliardi. E’ evidente che con una patrimoniale del 1-2% ci fai poco. Infatti i tedeschi che sono sempre pronti a darci buoni consigli, nei giorni in cui si discuteva MES SI / MES NO ci consigliavano una patrimoniale del 15% delle ricchezze complessive. In altre parole se il nostro lettore avesse appena sottoscritto un mutuo per comprarsi la casa  e non avesse genitori/parenti benestanti a questo punto dovrebbe vendersi o svendersi visti i tempi,  la casa appena comprata col mutuo e portare la famiglia a dormire sotto i ponti!!. Apprendo poi che qualche personaggio politico che più che di sinistra definirei “sinistro”  suggerisce, persa per persa di arrotondare al 20%.... ma fermiamoci qua.

Un altro lettore scrive:

Egr Dottore seguo con interesse i suoi segnali, anche se non mi ritrovo con le sue valutazioni di politica economica. e ciò non per partito preso, disposto quindi a cambiare idea. a tal proposito mi chiedo e le chiedo: è vero che l'Europa monetaria senza l'Europa politica è un non senso, ma se non avessimo la BCE che ci compra i Titoli di Stato, oggi che fine faremmo? non so se abbia letto il bel libro di Vito Tanzi "questione di tasse" relativo alla storia economica dell'Argentina. Quando non ha più potuto pagare i debiti accumulati dai peronisti, nel giro di qualche anno, la ricchezza nazionale si è ridotta del 50%, i risparmi si sono volatilizzati e l'inflazione è andata alle stelle. Non crede che avverrebbe la stessa cosa in Italia se Salvini vincesse le elezioni e ci portasse fuori dall'Unione monetaria e dall'Europa?
Proprio perché questo pericolo esiste, ad esempio, non ho acquistato il BTP Italia. Se vince Salvini chi ce lo rimborsa? senza BCE a farci da scudo? Gradirei un suo parere. grazie comunque per il suo lavoro.
Ps: lo zucchero lo consideriamo partito o no?

Partiamo dall’ultima; lo zucchero ha fatto un bel breakout e siamo entrati. Per la prima parte della domanda, i suoi dubbi sono ovviamente legittimi, e per agganciarci alla domanda precedente, senza una classe dirigente all’altezza penso anch’io che uscire dall’euro porrebbe diversi problemi. Voglio tuttavia ricordare, senza la pretesa di convincere nessuno, che uno Stato senza una banca centrale che batte moneta e fa da prestatore di ultima istanza NON è uno Stato. Ricordo ancora che fino al 1981 siamo stati felici con la nostra Banca d’Italia che faceva il suo mestiere e il Tesoro che poteva emettere debito fissando a priori il tasso d’interesse. Chi voleva sottoscrivere sottoscriveva e l’inoptato veniva rastrellato dalla Banca d’Italia che lo chiudeva in un cassetto. Poi un bel giorno l’allora Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, senza nemmeno passare da un’interrogazione parlamentare decide di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro con la benedizione dell’allora governatore Carlo Azeglio Ciampi. Da quel momento la Banca d’Italia cessa di essere prestatore di ultima istanza e non può più acquistare i titoli rimasti inoptati, il quale a sua volta è costretto a renderli appetibili sul mercato ovvero ad aumentare i tassi di interesse. Quello fu il PECCATO ORIGINALE che portò l’Italia da un rapporto debito/PIL del 57,7% del 1980 al 124,3% del 1994, nonostante per tutti quegli anni le spese dello Stato si siano sempre mantenute al di sotto della media europea e dal 1991 al 2005 siano state inferiori persino a quelle della Germania. A chi volesse approfondire tutta la storia di quegli anni consiglio il libro di Angelo Polimeno “Non chiamatelo Euro” che attraverso le testimonianze e le memorie di un grande giurista democristiano della prima repubblica, il prof. Giuseppe Guarino ripercorre gli avvenimenti che hanno preceduto il Trattato di Maastricht e l’arrivo di un Euro che il prof. Guarino ha più volte denunciato come una “moneta illegittima”.

Prima del divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia nel ’79 c’era stato poi un altro peccato originale che fu l’adesione dell’Italia allo SME (Sistema Monetario Europeo) che prevede il mantenimento di una parità di cambio prefissata. Questo comporta che gli stati che esportano di più non solo non sono costretti a rivalutare le loro divise, ma si trovano anche nella condizione di abbassare i tassi di interesse sui loro titoli impiegando le risorse   risparmiate in ricerca e tecnologia. Gli altri Stati  che invece hanno un disavanzo commerciale e che per compensare le importazioni avrebbero bisogno di svalutare la moneta, non possono farlo e sono inoltre costretti ad emettere titoli di Stato con tassi di interesse sempre più alti e  a diminuire le quote da destinare ad investimenti ed occupazione. Noi evidentemente eravamo nel secondo gruppo.

Ho voluto chiarire questi due aspetti di non poco conto che condizioneranno tutti gli avvenimenti degli anni successivi. Ora è chiaro che oggi come oggi un Ital-exit non sarebbe una passeggiata così come è altrettanto chiaro che la banca d’Italia dovrebbe riprendere appieno il suo ruolo ante 1981, perché se esci dall’euro e pretendi di continuare a rifilare il tuo debito all’estero allora oltre che morto sei pure un coglione e tutto sommato se muori è pure meglio per chi rimane!.

Il vero problema quindi riguarda quel 30% (euro più, euro meno) che è in mano a banche e risparmiatori stranieri e la super patrimoniale di cui sopra potrebbe avere un senso solo se andasse in quella direzione, di saldare i debiti esteri e riprenderci le chiavi di casa nostra. Perché alla fine entrare nell’euro senza un bicchiere in tavola (senza costituzione, senza un sistema fiscale unificato, senza un unico esercito, senza un ministero e un ministro dell’economia europeo che parli per tutti etc. etc)  è stato come lasciare la nostra casetta, piccola ma accogliente per andare ad abitare in un grande e lussuoso palazzo, le cui chiavi però sono in mano ad altri e noi ogni volta si deve suonare il campanello ed aspettare che qualcuno ti apra (se ti apre).

Ha senso chiedere il permesso a Bruxelles per poter ricostruire le nostre città rase al suolo dal terremoto? Forse che il Giappone dopo la tragedia di Fukushima ha dovuto chiedere il permesso a qualcuno per riparare ai danni del Tifone e della Centrale nucleare? Il Giappone ha un rapporto debito/Pil che supera abbondantemente il 250%. Avete mai visto un giapponese o un politico giapponese strapparsi i capelli per questo? Se il debito pubblico resta in mano ai cittadini del paese che lo emette, l’equazione diventa semplice: Debito Pubblico=Ricchezza Privata e quando muori tuo figlio si trova un pel pacco di titoli di stato che riscatterà quando vuole perchè la Bank of Japan sarà ancora lì a fare il suo mestiere!.

Ad ogni modo comunque la si pensi, chiudo questo argomento cercando di tracciare uno specchietto con i pro e i contro di una simile operazione poi ognuno la pensi come vuole.

Vantaggi di un ritorno alla Lira

  1. 1- Moneta svalutata

(Francia e Germaniacome ricorda Guarino nel libro di cui sopra vollero a tutti i costi che entrassimo al primo turno, proprio per evitare che noi potessimo svalutare la nostra liretta e spaccare loro le ossa. Con la moneta svalutata, aumenterebbe la competitività delle nostre aziende che avrebbero maggior facilità ad esportare. (facciamo noi i cinesi d’Europa invece di lasciar fare tutto a loro) .

  1. 2- Aumento della produzione Industriale

Con la liretta debole aumenta la produzione industriale per effetto di una maggiore domanda

  1. 3 - Migliora l’Export

La moneta svalutata aumenta la domanda di beni dall’estero e l’Italia tornerebbe in poco tempo tra i top d’europa.

  1. 4 - Aumento dell’occupazione

Con la ripresa dell’Industria sale l’occupazione diretta e indotta. In poco tempo avremmo i muri tappezzati di AAA cercasi…. e molti nostri giovani troverebbero facilmente impiego qua anziché scapparsene all’estero.

  1. 5 - Crescita del PIL

L’aumento dei salari e degli investimenti farebbe aumentare il PIL molto più di adesso.

Svantaggi di un ritorno alla Lira

  1. 1 - Tassi d’interesse

Se torni alla Lira ributtandoti nelle braccia del “Dio Mercato” i Tassi d’interesse aumenterebbero e lo Stato avrebbe difficoltà a finanziarsi. (Evitabile se si liquidano gli stranieri e si fa come in Giappone)

  1. 2 - Gestione Debito Pubblico

Una moneta debole riaccenderebbe l’inflazione. Ovviamente non bisogna tornare ai livelli dell’’82, ma con un po’ di inflazione il Debito pubblico andrebbe a scendere dal momento che le vecchie emissioni rendendo meno si deprezzerebbero in caso di vendita anticipata ed anche se tenuti fino alla scadenza il 100 restituiti alla scadenza avrebbe un potere d’acquisto reale leggermente inferiore. Il problema è che per fare queste operazioni serve gente preparata che sappia gestire molto bene le cose e non un branco di scappati da casa come abbiamo oggi. (problema della classe dirigente di cui al quesito precedente)

  1. 3 - Classe Politica capace e competente

Che al momento si fatica ad intravedere e uscire senza questo presupposto rischia, se possibile, di peggiorare ulteriormente le cose.

  1. 4 - Delta cambio sfavorevole

Nel 1999 il cambio tra lira ed euro fu fissato a 1936,27 lire. Quindi le 1000 lire del ’99 valevano poco più di 50 centesimi di euro. Quindi per comprare qualcosa che costava 1000 lire di dovevano spendere 0,5165 €. Nel 2020 ciò che valeva 1000 lire a parità di potere d’acquisto ne richiederebbe oggi 1403,07 pari a una rivalutazione del 40,3%. Quindi secondo il vecchio cambio si tratterebbe di oltre 72 centesimi di euro, ovvero 31% in più rispetto ad allora, o se vogliamo dirla ina altro modo le stesse lire avrebbero un potere di acquisto inferiore del 31% rispetto a 20 anni fa. L’altro problema è che se i risparmi di allora sono stati investiti in questi anni in qualcosa che abbia reso più del 30% questo rendimento sarebbe come cancellato tornando alla lira. Questa l’opinione di coloro che vedono la catastrofe in caso di ritorno alla lira.

Mi limito ad obbiettare che quanto meno bisogna tener conto di 20 anni di inflazione, e che se per entrare nell’euro abbiamo dovuto accomodarci sul cambio deciso dagli altri, nessuno può impedire ad uno stato che ritorna sovrano con la propria moneta di cambiare gli euro da restituire alla BCE al cambio che vuole. Se per ogni euro ti accredito 3.000 lire invece di 2.000 una tantum e solo al momento del passaggio forse il problema scompare… Dice ma dopo se fai una roba così anche gli europei vorranno tenere quel cambio anche dopo quando vengono in vacanza… se gli conviene si accomodino, perché una moneta troppo debole impedirà loro di venderci qualsiasi cosa… Ok noi non compreremo più macchine tedesche e chissè ne frega!. Quando in Italia abbiamo avuto il boom economico degli anni 60, gli italiani viaggiavano sulle 500 e le 600 che a quell’epoca erano scatole di sardine appoggiate su quattro ruote… ma eravamo felici e cantavamo Volare!

alla prossima

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