La sfida: individuare oggi le Apple o Amazon del futuro. Proviamoci!


Senza naturalmente nessuna garanzia di riuscirci. Ecco varie azioni che – per i business sottostanti – implicano forti potenzialità di crescita. Rispondiamo così a una richiesta di numerosi lettori.

Hot markets

Molti abbonati l’hanno reclamato: individuate delle “small o mid cap” (possibilmente Usa) che possano diventare le “big” del futuro. Il compito è certamente laborioso per la complessità dei temi da trattare e per l’assenza spesso di punti di riferimento stabili. Comunque ci proviamo, perché il compito affidatoci da LombardReport sta proprio nell’identificare azioni, bond, Etf e certificati fra cui l’investitore trovi quello che più gli può interessare. Ci siano consentite però quattro puntualizzazioni.

1°) In alcuni casi la richiesta è stata addirittura da far tremare i polsi: scoprite delle “penny stock” (azioni da meno di 1 euro o di 1 dollaro, sebbene negli ultimi tempi l’asticella sia stata alzata in quest’ultimo caso a 5 $) che possano trasformarsi nelle Apple o Amazon del 2030! Missione ancor più ardua!

2°) Il ragionamento che qualcuno fa (investo su 10 “penny stock” di oggi e fra un decennio cinque saranno magari fallite, tre galleggeranno e due saranno leader mondiali che varranno 1.000 $) non si basa su alcun presupposto statistico. I numeri potrebbero essere ben diversi.

3°) La ricerca che abbiamo effettuato si incentra su azioni che i “tam tam” danno come potenzialmente esplosive. E’ possibile che ciò avvenga, senza però alcuna certezza. Meglio seguirne i trend nel tempo. Cosa che faremo in futuro.

4°) Più che fra le “penny stock” le Faang (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google/Alphabet) del prossimo decennio vanno forse individuate fra le “mid stock” di oggi, cioè fra azioni dalle quotazioni nettamente sopra il dollaro. La sfida in questo ambito ha maggiori potenzialità di riscuotere successo.

Cominciamo allora il compito senza un ordine logico, impossibile dato il contesto. Andiamo invece a fiutare qua e là, cosa che faremo anche in altri articoli domenicali.

Intelligent Systems (INS – Nyse – ultima quotazione 35,7 $) ha già registrato nel corso del 2019 performance eccezionali grazie a una forte crescita dei ricavi nell’ambito delle tecnologie per pagamenti elettronici. In particolare i suoi software vengono ora esportati nei Paesi in via di sviluppo, dove si sono individuate rilevanti potenzialità di espansione. Negli ultimi tempi il titolo si è mosso in un trading range fra 29,9 e 38,7 $ ma c’è chi ritiene che si tratti di una società sottocapitalizzata e che necessita quindi di un rilancio in grande stile per fare un balzo in termini di sviluppo del business. Punti forti: ● tassi di crescita molto elevati nei prossimi anni ● ottima redditività – Punti deboli: ● come già detto la bassa capitalizzazione ● multiplo p/e in corso di 33,3.

In aggiunta: ai gestori professionali piace di più nella fase attuale, come prospettive di crescita di lungo termine, una società olandese, Adyen (ADYEN – Amsterdam), attiva nello stesso settore ma che quota sui 1300 euro e tratta con un p/e a oltre 200! Anche in questo caso infatti le prospettive di crescita sono superlative per i prossimi anni. Importante la tenuta del supporto dei 980 euro.

Siemens Healthcare (SHL - Deutsche Börse Xetra – ultima quotazione 36,7 €) è un nome nuovo poiché la società è stata creata nel 2018, sebbene sia un’affiliata del gigante tedesco Siemens. Attiva nel campo dell’oncologia, a sua volta ha una struttura di capogruppo di diverse aziende specializzate in tecnologie medicali. Sviluppa nuovi prodotti diagnostici, inclusi test per il coronavirus e macchine per imaging a raggi X e risonanza magnetica. Recente l’acquisizione della statunitense Varian, specializzata in apparecchiature per la cura del cancro e soprattutto di radioterapia. Il 2020 è stato un anno di sofferenze per il titolo, che sta registrando una volatilità anomala (40,7%) con massimo a 47,2 Eur (26/5) e minimo a 28,5 Eur (16/3). Punti forti: ● ottime prospettive di business ● cash flow ed Ebit previsti in aumento nei prossimi anni – Punti deboli: ● è un gruppo che si sta strutturando con diverse acquisizioni ● multiplo p/e elevato (24,1).

Domo (DOMO – Nasdaq – ultima quotazione 40,3 $) è anch’essa una recente debuttante sui mercati finanziari, con un’Ipo realizzatasi nel 2018. Da allora ha registrato forti movimenti sia al rialzo sia al ribasso, dovuti in parte alla sua particolare strategia operativa nel settore del cloud computing. Utilizza una piattaforma specifica progettata per fornire ai clienti un accesso diretto, semplificato e in tempo reale ai dati aziendali, imponendo un coinvolgimento minimo nell'IT. Punti forti: ● ottime prospettive di crescita ● storicamente la società ha realizzato risultati superiori alle aspettative – Punti deboli: ● redditività ● i livelli di indebitamento sono ancora alti ● bisogna convivere con una volatilità estrema, tipica del settore.

In aggiunta: dal 1° gennaio il titolo ha registrato un “upside” dell’85,4% ma è stato superato - nell’ambito delle stocks dello stesso settore - da Docusign (+191,8%) e da ServiceNow (+59,5%). Quest’ultima e Intuit sono in realtà le favorite nella fase attuale, sebbene per il mondo cloud la preferenza vada alle leader cinesi.

E si facesse a meno delle singole azioni e si preferisse un Etf?

Una modalità certamente più semplice di gestire le possibili evoluzioni future delle small caps tecnologiche sta nell’utilizzare un Etf. Quelli quotati in Italia si riferiscono genericamente all’intero comparto e soprattutto alle big. Negli Usa invece sono presenti vari cloni più specifici. Fra i tanti segnaliamo l’Invesco S&P SmallCap Information Technology (ticker PSCT), che negli ultimi anni ha sovraperformato il relativo indice e soprattutto quello riferito alle grandi capitalizzazioni.  Purtroppo non è armonizzato. Resta allora l’alternativa di un Etf generico sulle azioni tecnologiche quotate a Wall Street. In particolare evidenziamo l’SPDR S&P US Technology Select Sector (Isin IE00BWBXM948), quotato naturalmente su Borsa Italiana.

Inuvo (INU – Nyse – ultima quotazione 0,374 $) è davvero una “penny stock”. Opera nella fornitura dei servizi di analisi di mercato. L'azienda utilizza l'intelligenza artificiale per esaminare campagne di marketing e contenuti sponsorizzati allo scopo di creare strategie pubblicitarie mirate. La sua nuova piattaforma IntentCloud, basata su cloud, ha ricevuto forte attenzione da parte degli investitori, dato che Inuvo ha recentemente assicurato che consente ai clienti di sviluppare elaborazioni in misura più veloce del 300% rispetto ai metodi tradizionali e per di più alla metà dei costi. A giugno, la società ha inoltre presentato IntentKey Ai, tecnologia brevettata di apprendimento automatico progettata per rispecchiare il modo in cui il cervello umano associa istantaneamente idee, emozioni, luoghi, persone e oggetti. Sempre a giugno il titolo ha superato 1 $ per poi ridiscendere precipitosamente. Punti forti: ● l’operare nei servizi sul cloud ne fa inevitabilmente una protagonista per il futuro, anche perché ben altri progetti sono in fase elaborativa ● le potenzialità di apprezzamento appaiono rilevanti – Punti deboli: ● redditività poco soddisfacente ● c’è chi mette in dubbio le possibilità di un forte sviluppo nel lungo termine, salvo che arrivino nuovi servizi e soprattutto sviluppi rivoluzionari di IntentKey.

Rapid 7 (RPD – Nasdaq – ultima quotazione 70,5 $) è un’azione già ben sostenuta dai mercati, come dimostrano i recenti tripli massimi. Ha senso allora inserirla nella nostra lista? Sì perché si tratta di una società che sta crescendo molto nell’ambito della sicurezza informatica, a seguito di alcune acquisizioni. Le soluzioni proposte sono varie e puntano soprattutto al cloud. Il titolo quota sui 61,2 $ dopo aver ben tre volte dal luglio 2019 superato i 60 e testato nei giorni scorsi i 68 $. In questo caso forniamo il consensus degli analisti (pur non conoscendone le modalità di valutazione): dei 15 che seguono il titolo 14 sono per il “buy” e solo 1 per un “hold”. Punti forti: ● molto bene le prospettive di crescita ● il settore è uno dei più gettonati in previsione futura – Punti deboli: ● redditività bassa ● il titolo è certamente caro ma solo una decisa rottura dei 68 $ darà un segnale di nuova forza.

Teradyne (TER – Nasdaq – ultima quotazione 78,6 $) opera in un comparto iper evolutivo, quello della robotica. Con una particolarità: le sue macchine collaborano fra loro, riuscendo a realizzare catene produttive solitamente complesse e ripetitive, inevitabilmente finora svolte e/o controllate dall’uomo. Le analisi tecniche parlano di complesse verifiche economiche per valutarne la convenienza ma c’è chi ormai paragona la struttura organizzativa proposta dalla società a un modello simile a quello del lavoro delle api. Il “rush” verso il massimo assoluto di 92 $ non esclude che ci siano target ben più alti. Non è questo che interessa quanto il fatto che l’accesso al settore da parte di nuovi concorrenti appare difficoltoso. Punti forti: ● la situazione finanziaria è molto solida e lascia intravedere possibili acquisizione in un’ottica di crescita programmata del business ● il Covid sta convincendo anche i più restii a valutare un massiccio impiego dei robot – Punti deboli: ● il p/e a 22,8 risulta un po' alto ● l’azienda da tempo ha deciso di non pagare dividendi.

Waitr Holdings (WTRH – Nasdaq – ultima quotazione 3,6 $) è una “penny stock” in base alla metodologia che vuole considerare come tali anche i titoli che quotano sopra 1 $ e fino a 5 $. Specializzata nella consegna di cibo si caratterizza per una qualità del servizio migliore rispetto alle concorrenti e soprattutto per un’attività limitata solo ad alcuni Stati degli Usa. Presto potrebbe però diventare una concorrente di Uber e di GrubHub, le due leader del mercato. Da inizio anno ha messo a segno una super performance del 1200% fino ai massimi di 6 $ del culmine dell’“upside” di agosto. Poi è iniziata una pesante correzione, che si dava un po' per scontava. I ricavi sono aumentati nettamente e in questo momento si guarda a Waitr come a un’azione con prospettive di crescita organica di lungo periodo. Punti forti: ● c’è un sentiment positivo abbastanza generalizzato da parte del mercato ● per ora è attiva solo in alcuni Stati ma quando crescerà! – Punti deboli: ● la redditività è bassa ● l’immagine dell’azienda risulta marginale rispetto a quella delle sue concorrenti “majors”.

Il nuovo Etf sul cibo è un bel boccone

Il tema della distribuzione alimentare consente di estendere l’analisi del settore “food” segnalando l’esordio di un nuovo Etf su Borsa Italiana specializzato nell’alimentazione sostenibile. Si tratta di Rize Sustainable Future of Food (Isin IE00BLRPQH31 – valuta di denominazione Usd – Ter 0,45%), emesso da un nuovo protagonista del settore, Rize appunto, che si sta specializzando in cloni di nicchia, quelli oggi più interessanti in prospettiva futura. L’Etf ha come sottostante un indice strutturato sulle aziende che innovano lungo tutta la supply chain alimentare per costruire un sistema nutritivo più sostenibile ed equo. Da notare che potremmo definirlo un “penny Etf”, visto che la sua attuale quotazione si colloca sui 4,2 $.

Trex (TREX – Nyse - ultima quotazione 136,9 $) è tutt’altro che una “penny stock” come evidenzia il prezzo oltre 100 $. In questo caso il business non appartiene al mondo tecnologico ma da esso estrae competenze per l’utilizzo dei materiali. Costruisce infatti componenti riciclati, alternativi al legno e ai ferrosi, destinati alla realizzazione di immobili. Il processo produttivo combina diversi materiali, principalmente legno e plastica, e li forma per creare un composto che ha l'aspetto del legno. Il contenuto di quest’ultimo deriva in gran parte da sottoprodotti come segatura, pallet, trucioli e fibra. La plastica in polietilene è composta innanzitutto di materiali riciclati da oggetti comunemente gettati nelle discariche. Dai minimi di marzo l’azione ha raddoppiato di valore ma il mercato non guarda agli utilizzi attuali quanto alle evoluzioni per altri settori delle costruzioni edili. Punti forti: ● il rendimento totale annualizzato negli ultimi quindici anni è stato del 22% ● il business dovrebbe svilupparsi notevolmente nei prossimi anni – Punti deboli: ● la società quota in Borsa con multipli elevati ● la crescita futura dipende dalla capacità di creare nuovi utilizzi per i materiali prodotti, sull’onda di una richiesta forte negli Usa di case ecologiche (e più resistenti!) di quelle attuali.

In sintesi – Il compito di trovare le Faang o anche solo le mini Faang del futuro – ve l’abbiamo detto – è molto difficoltoso perché le condizioni dell’economia sono completamente cambiate, soprattutto dallo scorso anno. Un modo per seguirle sta certamente nel valutare quello che si chiama la “disruptive economy”, riferita all’azionario di imprese minori e con meno risorse in grado di sfidare con successo le leader in determinati settori. Di questo e di altro scriveremo nelle prossime settimane, così come del tema dei nuovi trend secolari e delle stocks con cui cavalcarli.

                                                                                                      (1° puntata – segue)

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