Previsioni di Borsa con le Onde di Elliott e Fibonacci


Previsioni di Borsa con le Onde di Elliott e Fibonacci

Piano Bar di Virginio Frigieri                                                30/12/2021

L’anno che verrà… parte 2 di 2

Nella prima parte abbiamo cercato di mettere in luce una lunga serie di eccessi sui mercati americani che potrebbero portare a seri problemi. Dopo però sappiamo che negli USA c’è una Federal Reserve con le mani molto più libere della BCE, un dollaro che è pur sempre ancora moneta di riferimento negli scambi mondiali di materie prime e soprattutto ci sono gli “Stati Uniti” che non esistono in Europa. Se l’America non può ridere, l’Europa per complesse ragioni storico-sociali e politiche si prepara a un bagno di lacrime.

I prezzi alla produzione in Germania sono esplosi a un +18% su anno precedente e sappiamo quanto dia fastidio l’inflazione ai tedeschi. La “pandemia” ha portato il debito pubblico dei paesi dell’eurozona a livelli molto alti e le banche approfittando di tassi bassi lo hanno sottoscritto.

Giusto per dare qualche cifra lo stock di debito sovrano in pancia alle banche italiane è aumentato di un 9%, mentre le banche dell’eurozona da febbraio del 2020 a febbraio del 2021 hanno incrementato la quota dei titoli di stato nazionali detenuti di oltre 140 miliardi superando la stratosferica cifra di 2000 miliardi di euro. Lo stock di debito pubblico detenuto dalle banche italiane nello scorso mese di agosto ha toccato il picco di 712 miliardi di euro e in termini percentuali relativi, rispetto al totale dei loro asset le banche italiane sono così passate da una quota del 16,9% di debito pubblico al 18,6%. Le banche francesi hanno incrementato l’esposizione al debito del proprio governo in poco più di 6 mesi (febbraio 2020 - settembre 2020) del 18% raggiungendo il record di 431 miliardi di euro. Ma chi più chi meno, il fenomeno ha interessato tutti i governi dell’euro zona e per la prima volta nella storia l’indebitamento della zona euro ha superato il suo PIL. Questa valanga di numeri non può non far tornare alla mente la crisi dei debiti sovrani durante la quale proprio questa crescente esposizione delle banche al debito dei governi era arrivata a minacciare l’esistenza della moneta unica.  A favorire questo aumento di debito in pancia alle banche è stata in parte la stessa BCE che ha ridotto il rischio di insolvenza tramite il programma di acquisto dei titoli di stato ed ha portato i tassi a cui le banche possono acquistare i titoli di stato ai minimi storici e l’inflazione a livelli molto bassi. Aggiungete a questo i 750 miliardi del Recovery Fund e vedete che alla fine possiamo chiudere gli occhi finché vogliamo, ma l’elefante nella stanza c’è … eccome se c’è.

Ora la Lagarde fa bene a insistere a dire che l’inflazione è vicina al picco e che nel 2022 scenderà, ma concediamoci per un attimo il beneficio del dubbio e supponiamo che le cose non vadano così. La BCE non è mai stata e non è, una vera banca centrale coi pieni poteri di una FED o di una Bank of Japan e di tutte le altre e l’Europa non assomiglia neppure lontanamente agli Stati Uniti d’America. Quindi se l’inflazione dovesse continuare a salire cosa farà la Germania e soprattutto cosa farà la BCE, perché ormai siamo in un “cul de sac” dove, come fai, fai, comunque la sbagli!. Quando partì l’inflazione alla fine degli anni ‘70 le borse non erano assolutamente care come ora e gli stipendi e i salari erano protetti dalla scala mobile che non copriva al 100% ma recuperava una buona parte della perdita di potere d’acquisto. Se hai un’inflazione al 20% annuo, ma una scala mobile che ti recupera un 17% alla fine dell’anno quello che avverte il cittadino è una perdita  del 3% non del 20%. Inoltre, proprio grazie a questo strumento, in quegli anni tutti hanno potuto indebitarsi e sottoscrivere mutui per la casa perché anche se la rata iniziale era salata, nel giro di 2-3 anni, grazie all’inflazione alta e al recupero della scala mobile, il peso della rata diventava ridicolo dato che il tuo stipendio era cresciuto di un 50% e il valore dell’appartamento che avevi acquistato a 100 valeva già 160. Chi invece di puntare sulla casa aveva deciso di puntare sulle azioni potè comprare Fiat e Olivetti tra le due e le tre mila lire negli anni ’82-83 per riconsegnarle al mercato nel 1986 a valori tra le 15 e le 16 mila lire dell’epoca.  Oggi il lavoro è precario, il potere di acquisto degli stipendi odierni in Italia è molto meno della metà, per non dire un terzo di quegli anni e nessuna protezione dall’inflazione esiste più. La UE a voler vedere è ormai sotto attacco a 360°. A Ovest c’è ancora il capitolo Brexit tutt’altro che chiuso nel senso che nessun accordo definitivo è ancora stato trovato. A Sud abbiamo i paesi “spendaccioni” che rischiano di affondare la nave (Portogallo, Grecia, Italia ,Spagna) mentre a nord abbiamo paesi come Olanda, Svezia e Norvegia che solo a sentir parlare di politiche fiscali comuni danno di matto… Comuni con chi? con noi, la Spagna e Grecia?... e ad est per finire abbiamo paesi come la Polonia, l’Ungheria e la Romania che non utilizzano ancora l’Euro, che negli ultimi sette anni hanno visto le loro monete raggiungere minimi storici nei confronti dell’euro e che mal sopportano le direttive europee. La Polonia ad esempio è stata recentemente multata per un milione di euro al giorno perché la UE ritiene che la giustizia polacca non è indipendente e che il governo Polacco limiti l’imparzialità dei Giudici. Insomma, per non farla troppo lunga, il problema è che l’Europa Unita non è mai esistita né dal punto di vista del welfare né dal punto di vista fiscale. Esisterà in futuro ?.  Può darsi... ma certamente non con la babele di paesi attuali e i problemi restano tanti, forse troppi!. Un altro problemino piccolo piccolo è che noi siamo un continente con pochissime materie prime, per cui alla fine dipendiamo sempre da altri. Come non ricordare la notte dei lunghi coltelli di “Giuseppi” quando si doveva raggiungere l’accordo per il recovery-fund e l’accordo non si trovava, finchè alla fine “Giuseppi” dietro impulso degli Stati Uniti sbottò dicendo alla Merkel… “o troviamo l’accordo o facciamo da soli…” … poi arrivò Draghi… E il recente accordo del Quirinale con la Francia? Qualcuno ha capito esattamente cosa si è firmato? Sarà un caso? Io non credo. La sensazione è che ci stiano aspettando al varco. E il varco è il nostro smisurato Debito Pubblico. Adesso i mercati sono “tranquilli” perché dietro c’è la BCE che ci copre, ma se domani la BCE si smarcasse o fosse costretta a smarcarsi, i nostri conti saltano e i mercati lo sanno perfettamente. Quindi se la BCE tiene i tassi fermi si rischia che l’inflazione continui a salire anche nel 2022 cosa che la Germania potrebbe non tollerare. Se al contrario la BCE aumenterà i tassi per tenere a freno l’inflazione, metterà in crisi i paesi del sud europa, Italia in primis (ricordiamoci che ormai il numero di pensionati e il numero di lavoratori che versano contributi all’INPS in Italia è sul filo della parità). Questo è il problema. A gennaio, con la solita storiella del “nero”, l’uso del contante sarà ulteriormente ridotto a soli 1000 euro  e nel giro di poco introdurranno l’euro digitale per poi eliminare tutto il contante. Qualcuno parla di Euro 2 altri di nuova unione europea con nuova moneta. In ogni caso con la digitalizzazione dell’euro e l’eliminazione del contante, le elitè che stanno nella stanza dei bottoni e non rispondono a nessun governo, nessuna legge e nessun giudice avranno diversi vantaggi. All’inizio l’euro digitale avrà lo stesso valore delle banconote (cambio 1:1) perché la mucca prima di girare l’ultimo angolo, deve essere convinta di andare a una festa… ma dopo nel tempo… nessuno può essere certo che quel cambio non potrà essere variato e, se succederà, di certo non sarà a nostro favore. In secondo luogo, quando tutto il denaro sarà digitale, alle persone che contrastano la propaganda governativa del regime verso cui stiamo progressivamente scivolando, potranno spegnere le carte di credito soffocando ogni voce fuori dal coro come accade nelle più collaudate dittature e potranno anche applicare prelievi forzosi alla bisogna, fin anche  al totale prelievo e svuotamento dei conti di certe categorie di persone. Del resto se le popolazioni vengono abituate ad accettare ogni tipo di limitazione delle proprie libertà, senza il minimo sussulto o la minima reazione, le probabilità di ritrovarsi catapultati in tempi di profondo buio, diventano ovviamente alte.

Ricordate lo spread? Berlusconi? 2010? Beh, senza voler gufare osserviamo il grafico sotto.

Da un po’ di tempo grazie anche ai piani di recovery approvati da Bruxelles,  lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato Italiani e Tedeschi  era sceso sotto i 120 punti base, ma nelle ultime settimane, sta rialzando la testa; ha superato i 120 p.ti base rompendo la resistenza (riga rossa) che ora sta agendo da nuovo supporto pronto per una nuova galoppata rialzista.

In questi giorni tutti discutono e lanciano pronostici sul prossimo presidente della Repubblica. Draghi o non Draghi? Alcuni sostengono che sia un passaggio inevitabile mentre altri sostengono che per Draghi sarebbe già pronto un posto importante all’interno dell’Unione Europea. Vedremo, ma in ultima analisi credo che la cosa sarà abbastanza ininfluente nel senso che se Draghi non andasse al Quirinale, difficilmente al suo posto potrà andare una persona che non sia un suo referente di fiducia… Alla fine della fiera, prima di pensare all’euro digitale o all’euro 2 o al fiorino o alla nuova unione europea ci sono due momenti cruciali: 1) far scoppiare il bubbone e 2) gestire il caos che ne scaturirà, perché a quel punto il sistema bancario italiano entrerà in crisi per forza. E chi potrà gestire questa fase con la classe dirigente di gnomi che ci ritroviamo? Un Salvini? Un Di Maio? Una Meloni? I sinistroidi? Non sarà più semplice magari con qualche generale, l’esercito e l’aiuto esterno degli Eurogendorf?.  E la Germania cosa farà? Tornerà al suo forte ed amato marco più forte del nuovo euro? Perché la Germania, (ma anche altri paesi) stanno comprando tonnellate di oro fisico? La sconfitta seppur di misura dei cristiano-democratici e della cancelliera Angela Merkel ha portato al governo il partito social-democratico (SPD) che è storicamente molto critico nei confronti della NATO. In un articolo di The Guardian si evidenzia che la partenza di Angela Merkel è un “punto di svolta” che lascia la Germania vulnerabile a tutto, dal populismo e dalla disintegrazione ai cambiamenti climatici fino alla crisi finanziaria.  Secondo Arab News, le elezioni hanno messo l’unificazione post-seconda guerra mondiale a un punto di svolta.

“Mentre l’alleanza franco-tedesca è stata a lungo il motore dell’integrazione europea, la loro cooperazione fluisce e rifluisce a seconda dei titolari di cariche a Berlino e Parigi”

Sui due punti potremmo anche essere d’accordo, ma sul fatto che il fluire e rifluire della cooperazione dipenda solo dai premier che si alternano a Berlino e Parigi, da quando leggo qualche report di socionomica, viene da dire che le tendenze dell’umore dominante, incidono forse ancora di più delle cariche di vertice. La storia dimostra che quasi sempre i grandi mercati ribassisti prefigurano il conflitto politico. Le medesime relazioni che erano solide come la roccia durante una tendenza rialzista si dissolvono come neve al sole in una recessione. Gli accordi transfrontalieri che sono stati vantaggiosi durante la salita, diventano onerosi durante la discesa. I vecchi rancori risorgono, nascono nuove lamentele e le regioni che sono andate d’accordo fino a poco tempo prima, scendono in dispute commerciali, disaccordi finanziari, argomenti territoriali e se il mercato orso è abbastanza grande anche in conflitti armati. 

L’indice di fiducia dei consumatori visibile nel grafico sotto, dal valore più basso del 2021 toccato a febbraio era risalito fino a tornare positivo a ottobre e novembre seppure di poco, ma questo mese è ritornato in territorio negativo a -1,8.

Un altro indicatore significativo è l’INDICE ZEW che misura il livello delle aspettative economiche sia a livello di singolo paese che a livello dell’intera area euro; il grafico sotto riportato mostra il suo picco 2021 a maggio per poi scendere a 22,3 in ottobre e risalire attorno a 30 nei mesi di novembre e dicembre.

Questi due indicatori che scendono entrambi negli ultimi mesi dell’anno mentre l’indice Dax si involava a nuovi massimi ci forniscono un primo alert. Una terza fonte di informazioni utili sul sentiment è fornito dai cambi valutari. Nei momenti di maggior paura i trader tendono a spingersi su valute relativamente stabili come il Dollaro USA , l’Euro, e i Franchi Svizzeri, mentre i momenti di euforia ed autocompiacimento tendono a rimandare i trader negli angoli più rischiosi dell’universo Forex. In questa ottica, le economie orientali critiche dell’Europa stanno mostrando livelli record di ansia mentre i commercianti del Forex abbandonano le loro valute. Il 19 novembre lo zloty polacco è sceso a un minimo intraday di 0,2088 che è il valore più basso nei confronti dell’euro dalla crisi finanziaria del 2008. Il fiorino ungherese ha appena rotto i minimi del 2020 e il Leu della Romania è sceso a 0,202 che è il suo minimo storico nei confronti dell’Euro.

Molti esperti credono che gli aumenti dei tassi di interesse dovrebbero evitare il deprezzamento della valuta. Eppure il 18 novembre la Banca Centrale Ungherese, ha alzato i tassi ma la fuga dal fiorino verso porti più sicuri è continuata e Bloomberg, quattro giorni dopo sembrava sorpreso di questo. La repubblica Ceca e la Polonia hanno effettuato rialzi dei tassi anche più ampi, ma senza risultati apprezzabili. Negli anni passati, i  vecchi lettori ricorderanno che a più riprese, su questa rubrica, abbiamo spiegato che le banche centrali non possono guidare i prezzi finanziari, dal momento che le loro decisioni derivano dalle stesse tendenze dell’umore sociale che si registrano prima su quei prezzi finanziari. Nel caso dei tassi di interesse, le banche centrali si limitano ad adeguare i loro tassi di riferimento in risposta a movimenti dei prezzi che i trader obbligazionari hanno già registrato in anticipo. L’ultimo esempio di inefficace confusione delle banche centrali è offerto dalla Turchia. Lo scorso mese di Marzo il comitato di politica monetaria della Turchia ha aumentato i tassi di interesse al 19%, una mossa che Reuters descrisse come “una mossa anticipata per scongiurare l’aumento dell’inflazione e una lira in calo”. (Reuters 18/03/21).

Risultato: L’inflazione è esplosa al 20% mentre la Lira Turca ha perso il 50% nei confronti del Dollaro.  A ottobre la banca centrale turca ha fatto una inversione a “U” tagliando il suo tasso di interesse principale “sfidando gli avvertimenti del mondo degli affari”. (FT, 18/11/21).

Risultato: la Lira Turca si è nuovamente schiantata con un calo del 35% rispetto al Dollaro, dopo quella decisione. Come passare da un semplice deprezzamento della valuta ad una crisi economica vera e propria. Ora gli importatori hanno sospeso le vendite perché non sono in grado di fornire ai distributori prezzi precisi. Anche i commercianti di materie prime non riescono a determinare i prezzi  e si rifiutano di vendere anche in mezzo ad una chiara carenza di materie prime. Le vendite a credito sono fuori questione: chi vende i propri prodotti vende solo per contanti. Il rendimento delle obbligazioni in lire turche è balzato sopra al 21% che è il nuovo massimo dal 2019 e i Credit Default Swaps che proteggono gli obbligazionisti da un default sovrano il 23 novembre sono balzati sopra i 500 punti base (nuovo massimo annuale). A conferma di quanto affermato prima il partito di Erdogan che è al potere da quasi vent’anni nelle elezioni del 2019 dopo un quarto di secolo ha perso per la prima volta le elezioni municipali. Secondo i sondaggisti il sostegno al partito scenderà presto sotto al 30% rispetto al 43% preso nelle elezioni del 2018. Lo scorso 23 novembre la polizia ha eretto barriere ad Ankara e Instanbul mentre gruppi di manifestanti sfogavano la loro furia contro il partito al potere. Qualora il caos per problemi analoghi si dovesse estendere alle economie più sviluppate della zona euro, il passaggio dal mercato rialzista al mercato ribassista sarà completato e produrrà probabilmente un vero e proprio colpo di spugna sulle economie europee ed anche l’Inghilterra, nonostante la Brexit, difficilmente potrà essere risparmiata.

C’è infine un ultimo (ma non ultimo per importanza) aspetto da considerare in mezzo a tutti i problemi fin qua elencati che riguarda i rapporti con la Russia di Putin e la NATO.

Le esercitazioni militari messe in atto dalla Russia in Bielorussia a poche miglia dal confine polacco ha spinto il Daily Mail lo scorso 12 novembre a titolare: “Crescono i timori che Valdimir Putin si stia preparando per un’invasione nell’Europa orientale.”

Il giorno prima il presidente bielorusso Alexander Lukashenko aveva minacciato di interrompere le forniture di gas all’Europa provocando un aumento dei prezzi del 7%. In quell’occasione il primo ministro polacco Mateusz Marawiecki etichettò la provocazione come un “nuovo tipo di guerra”.

Solitamente questo tipo di provocazioni sono dominanti durante la coda di un mercato rialzista, mentre il conflitto armato vero e proprio arriva dopo, nel bel mezzo o subito dopo un mercato ribassista.

A questo punto, l’intero concetto di NATO, sembra voltare un angolo importante e all’inizio di ottobre Bloomberg titolava “quattro crisi portano la sicurezza USA-EUROPA a un punto di svolta”.

In questo articolo si evidenziava che dal 1990 non si erano mai raggruppati tanti problemi per l’alleanza di sicurezza transatlantica.

In particolare si citavano:

  •   - La questione dei sottomarini che la Francia doveva fornire all’Australia, bloccati dagli Stati Uniti
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  •   - Il Nord Stream 2 è un'altra questione che ha fatto infuriare diversi politici statunitensi. Si tratta del gasdotto sottomarino che              dovrebbe portare il gas naturale dalla Russia alla Germania. Gli Stati Uniti sostengono che in questo modo gli alleati europei            diventerebbero ancora più dipendenti dalla Russia per le loro forniture energetiche.
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  •   - Il caotico ritiro delle forze armate statunitensi dall’Afghanistan danneggerebbe gli sforzi per mantenere gli stati Uniti allineati con       l’Europa su altre questioni legate alla sicurezza.
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  •   - Infine la perdita delle elezioni da parte di Angela Merkel per i motivi citati all’inizio di queto articolo.

Anche queste problematiche avranno il loro peso nelle vicende dei prossimi anni. Le basi Nato furono gettate il 4 Aprile del 1949, quanto 12 paesi firmarono il Trattato del Nord Atlantico non molto tempo dopo l’inizio dell’onda III di grado Cycle sul Dow Jones Industrial Average.

L’alleanza dura da quasi 73 anni, ma durante il mercato ribassista ad un certo punto si sfalderà così come si sfascerà l’Unione Europea.

Buon Capodanno a tutti e alla prossima!.